lcuni li preferiscono di gran lunga ai cani come “miglior amico dell’uomo”; secondo uno studio recente, inoltre, la preferenza nei loro confronti denuncerebbe una personalità non soltanto più introversa ma anche una più spiccata sensibilità ed intelligenza.
Benché condividano i propri spazi vitali con gli uomini ormai da millenni, tuttavia, i gatti restano animali misteriosi, i cui comportamenti appaiono talvolta incomprensibili. Scopriamo quindi qualcosa in più sul meraviglioso mondo di questi felini, tentando anche di comprendere come mai i gatti siano stati investiti di significati simbolici particolari, spesso variabili da cultura a cultura.
Esplosioni
Oggi lo amiamo ma, in diverse epoche il gatto se l’è vista brutta nel suo rapporto con gli esseri umani. Recentemente, ad esempio, uno studio ha evidenziato come, stando alle illustrazioni riportate da alcuni manuali della guerra risalenti al XV e XVI secolo, una tattica per attaccare villaggi nemici o sedare rivolte consistesse nel prelevare gatti in loco, munirli di “zainetti” esplosivi ben assicurati sul dorso e poi ri-spedirli in direzione del villaggio di provenienza. Secondo le previsioni, il gatto per la paura sarebbe corso in direzione di un luogo in cui nascondersi e, nel giro di pochi minuti, sarebbe saltato in aria, provocando l’incendio dei luoghi circostanti….
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Foto per gentile concessione di Ludovica Sparavigna
Vista
Abbiamo spesso creduto che i gatti ci osservassero in un mondo in bianco e nero: in verità le cose non stanno proprio così. Pur non avendo una definizione di molte sfumature precisa come quella ottenibile grazie agli occhi umani, infatti, i felini sono in grado di percepire i colori: questo significa, in buona sostanza, che non vedono molto bene i dettagli degli oggetti. Nella loro retina ci sono i recettori del blu, del verde, del giallo ma mancano quelli del rosso, del marrone dell’arancione. Tale deficit, tuttavia, è bilanciato dalla buona capacità di captare i movimenti. Tutto sommato, si tratta di caratteristiche perfettamente in linea con le abitudini di questi animali: a queste si associa, infatti, l’ottima vista notturna. In sintesi, il gatto possiede un occhio che diventa molto più efficiente in condizioni di scarsa luminosità: il merito di ciò va al tapetum lucidum che, se da una parte limita la messa a fuoco, dall’altra aumenta fino a 6-8 volte la vista al buio. Questo strato di cellule funziona accrescendo la quantità di luce che può essere catturata dalla retina. Inoltre, a causa della conformazione facciale, il gatto vanta un angolo visivo di 200 gradi, contro i 180 di quello umano: la sua vista, a tutti gli effetti, è quella di un predatore feroce ed attento
Animale domestico?
Secondo l’opinione di molti, il gatto di domestico avrebbe ben poco: pur vivendo nelle nostre case, infatti, preserva la sua aura di mistero e solitudine che, molto spesso, lo porta ad allontanarsi dalla casa del padrone, anche per sempre, qualora ne abbia la possibilità. Vero è che la storia della domesticazione del felino è assai più breve di quella che ha visto nascere il legame indissolubile tra cane e uomo: tuttavia studi recenti hanno verificato come già 5.300 anni fa, in Cina, gli abitanti del villaggio di Quanhucun dessero da mangiare i propri scarti vegetali ai gatti, presumibilmente con l’obiettivo di tenerli nei paraggi per assicurarsi il raccolto dagli attacchi dei topolini. Insomma, una sorta di amicizia con i felini esiste anch’essa da tempi assai remoti anche se, evidentemente, non è riuscita a modificare radicalmente la natura dei gatti: che spesso a noi continuano ad apparire assai più vicini alle tigri con cui sono strettamente imparentati.
Lingua
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Vi è mai capitato di essere “coccolati” da un gatto che, al massimo delle proprie effusioni decide di leccarvi con affetto? In caso affermativo, certamente ricorderete la sensazione singolare provata dal contatto con la lingua del felino: estremamente dura e ruvida, infatti, sembra il perfetto accessorio per un cacciatore quale è il gatto. Per la verità, le piccole papille che ricoprono l’organo conferendogli quella curiosa consistenza hanno la funzione principale di aiutare l’animale nelle sue operazioni di toelettatura: come una sorta di pettine, diremmo noi, aiutano a snodare il pelo che, come sappiamo, i gatti lavano accuratamente molto spesso.
Perché il gatto “fa la pasta” (o “il pane”)?
Probabilmente non è l’esperienza più gradevole da subire, soprattutto per quei piccoli graffietti che alla fine si ritrovano sugli oggetti che ne sono stati “vittima”: eppure quando le zampe del vostro gatto si muovono come le braccia di un essere umano intento ad impastare qualcosa, probabilmente, l’animale vi sta dimostrando il suo affetto. Tale azione, infatti, è tipica dei cuccioli che usano farla in direzione delle mammelle in modo da stimolare la secrezione del latte: certo, quelle unghie sfoderate possono fare anche discretamente male ma sappiate che, in quel momento, il vostro animale, per quanto adulto possa essere, si sta relazionando a voi come a sua madre.
Danni
Qualche tempo fa, una notizia diffusa in tutto il mondo destò un certo scalpore negli utenti della rete: pareva che la Nuova Zelanda avesse deciso di mettere al bando per sempre i gatti, tentando in ogni modo di eliminarli attraverso sterilizzazioni di massa e norme restrittive relative al possesso dell’animale domestico. In particolare il progetto era fortemente voluto da Gareth Morgan, economista neozelandese nonché esperto di questioni ambientali. La sua tesi si fondava su un assunto molto semplice: il gatto è un predatore e, in quanto tale, a causa della sua presenza capillare può essere responsabile dell’alterazione degli equilibri naturali.
Chiaramente il dottor Morgan non progettava alcuno sterminio di massa dei mici, né tanto meno il governo neozelandese aveva piani del genere: semplicemente si sottolineava come, in un ambiente quale neozelandese, oltretutto quindi insulare, l’impatto dei felini domestici avesse portato alla sparizione di diverse specie di uccellini, tanto amati dagli animali cacciatori. In effetti, il gatto rientra a buon diritto nella lista delle Cento specie più invasive al mondo stilata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura: per intenderci, nello stesso elenco troviamo la zanzara tigre e il ratto. La sua capacità di adattamento lo rende un animale che riesce facilmente a colonizzare nuovi territori. Quindi, se pensate che il vostro gatto abbia danneggiato il divano, tutto sommato, ritenetevi fortunati.
Foto per gentile concessione di Ludovica Sparavigna
Escrementi
Si dice spesso che il gatto è un “animale pulito”: le ragioni di questo luogo comune sono principalmente evidenti nell’abitudine del felino di seppellire i propri escrementi, operazione che compie anche quando utilizza la lettiera, ossia nell’ambiente domestico. Eppure questo uso è acquisito istintivamente e nasce proprio dalle attitudini selvatiche del gatto: nascondere le feci, infatti, consente al gatto non soltanto di prevenire il rischio di infezioni da parassiti ma, soprattutto, di non far sentire l’odore rilasciato ai predatori che potrebbero trovarsi nel suo territorio e costituire un pericolo per l’incolumità sua e della prole. Ecco perché i cuccioli imparano da subito tale atteggiamento dalla madre: a meno che non voglia esplicitamente marcare il territorio, il gatto preferisce non farsi individuare e nascondere accuratamente il risultato dei propri bisogni.
Baffi
Un predatore che si rispetti ha bisogno dei suoi strumenti del mestiere: tutto l’organismo del gatto è, in effetti, progettato per questo scopo. Tra tutti i dispositivi di cui Madre Natura ha dotato i felini, per sondare meglio il territorio ed adattarlo alle proprie esigenze di caccia, probabilmente uno dei più singolari consiste nei baffi: così lunghi, simpatici e al tempo stesso eleganti, i baffi del gatto, infatti, hanno una funzione ben precisa. Il loro nome più specifico è vibrisse e il loro ruolo è strettamente collegato al senso del tatto: essi, infatti, sono in grado di registrare anche minimi cambiamenti nella pressione dell’aria ed aiutano il gatto a percepire gli ostacoli. Per questa ragione costituiscono un sostegno fondamentale per orientarsi al buio, anche negli spazi angusti.
Le vibrisse (Foto per gentile concessione di Ludovica Sparavigna)
Sacralità
Adorato come animale sacro o addirittura disprezzato perché legato al maligno o, magari, perché foriero di sventure: la sola cosa certa è che per un gatto, in virtù della sua regale maestosità, resta piuttosto difficile passare inosservato. Gli antichi egizi avevano addirittura una divinità nella quale erano stati traslati i tratti del gatto, Bastet: il felino era quindi adorato dalla civiltà nilotica in quanto animale sacro alla divinità la quale era legata ad elementi quali la fecondità ed il calore solare. Nel mondo islamico, il buon rapporto tra umani e gatti è andato avanti anche nei secoli successivi: il Profeta Maometto amava profondamente i gatti sicché concesse ad essi il raro dono di poter osservare la dimensione ultraterrena come quella terrena. Di fatto, ancora oggi, se vi trovate in un paese di cultura musulmana, vi capiterà facilmente di vedere gatti aggirarsi per le strade e, eventualmente, entrare indisturbati nelle moschee.
Ben diverso, come è noto, fu il rapporto del mondo medioevale cristiano con i gatti: anche qui ai felini venivano attribuiti poteri soprannaturali ma, in questo caso, essi erano soprattutto la testimonianza del legame dell’animale con il diavolo e con i suoi emissari sulla Terra nel corpo di donne, le streghe. Fu probabilmente la stessa adorazione di cui erano oggetto nelle età più antiche a determinare, nel medioevo, questa assurda diffidenza che, non di rado, portò i malcapitati felini a bruciare su roghi improvvisati.
Superstizione
All’epoca le cose potevano mettersi ancora peggio se il gatto mostrava un bel pelo nero lucido: e, del resto, gli strascichi di questa antica credenza sono ancora osservabili oggigiorno. A molti sarà capitato di incontrare qualcuno che tremava al pensiero di un gatto nero che aveva incrociato il proprio percorso. Ma cosa ha fatto guadagnare ai felini una fama così iniqua? Secondo alcuni, le radici della superstizione secondo la quale il gatto nero porta sfortuna andrebbero ricercate nelle notti dei secoli passati quando era uso obbligato per i viaggiatori servirsi delle carrozze. Al calar delle tenebre, la scarsa (per lo più assente, in verità) illuminazione delle strade non consentiva di individuare gatti neri lungo il cammino dei cavalli: questo poteva causare incidenti, con gli equini che si imbizzarrivano. In generale, comunque, essendo il nero un colore associato all’oscurità e al lutto, in epoche in cui il gatto era considerato il compagno ideale delle streghe, una nota negativa in più poteva essere costituita dal colore del manto: purtroppo ancora oggi migliaia di gatti neri vengono uccisi da ignote mani criminali che temono di subire il potere malefico del gatto nero, restando invece vittime della più meschina ignoranza.
Fonte: scienze.fanpage.it
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