È una delle medicine complementari oggi più in vigore in Italia e nel mondo.
Il Reiki è tra le cure complementari più diffuse ed utilizzate tra gli Infermieri. Essa è una disciplina molto antica che si basa sul cosiddetto “tocco terapeutico”. Il Collegio Ipasvi di Genova ha fatto da apripista in Italia per lo studio di tale tecnica, che da qualche tempo viene insegnata in varie parti della nostra Nazione. Vediamo di cosa si tratta.
corso reiki
Alcuni Infermieri diventati esperti di Primo Livello Reiki
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Gli Infermieri da sempre sono affascinati dalle cosiddette “cure complementari”. Il Reiki è una di queste.
Il Reiki fa parte delle Healing Touch ed è una delle medicine complementari più studiate scientificamente e clinicamente a livello internazionale. Il National Center For Comlemantary and Integrative Health (NCCAM), l’ente americano che studia e censisce le medicine non convenzionali, nel 2006 ha definito il Reiki come “un metodo di guarigione alternativo in cui l’operatore posiziona o avvicina delicatamente le proprie mani al corpo della persona con l’obiettivo di facilitarne la guarigione”.
Da oltre 30 anni medici, paramedici e operatori collaborano per testare con rigore scientifico questa tecnica messa a punto dal giapponese Mikao Usui agli inizi del novecento, e diffusasi ben presto in tutto il mondo.
Uno dei primi studi conosciuti sul Reiki è datato 1985, condotto dagli americani Braund e Schlitz, e indagava gli effetti della cura sullo stress. Da allora gli studi si sono moltiplicati, con rigore scientifico sempre maggiore, in particolare per quello che riguarda la gestione del dolore, gli effetti collaterali in pazienti trattati con farmaci chemioterapici, gli effetti su alcuni valori ematici (in particolare la neutropenia), sulle patologie cardiache (nel dettaglio sulle aritmie) sulla guarigione delle ferite, sull’ansia e sulla depressione.
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Gran parte di queste ricerche, insieme alle molte altre condotte su Reiki, sono raccolte da PubMed, la banca dati biomedica online sviluppata dal National Center for Biotechnology Information (NCBI) presso la National Library of Medicine (NLM). Il valore scientifico delle informazioni è garantito dalla selezione manuale dei contenuti condotta da qualificati comitati scientifici.
Sono più di 2000 le pubblicazioni che, inserendo “Reiki” come parola chiave nella ricerca, compaiono tra i risultati; e il numero cresce, ogni anno, sempre di più. Alla ricerca scientifica è seguito l’inserimento di Reiki negli ospedali: negli Stati Uniti per esempio, tra i primi ad inserire i trattamenti Reiki nelle carte dei servizi in diversi ospedali, l’insegnamento di Reiki è previsto nella formazione infermieristica nell’ambito delle Complementary and Alternative Medicine (CAM).
È opportuno qui chiarire che non si tratta di un sistema terapeutico da usare per guarire specifiche patologie, ma di una tecnica di supporto alla medicina allopatica al fine di ridurre l’utilizzo dei farmaci per una migliore compliance dell’utente.
Esso, infatti, può essere affiancato alle terapie convenzionali senza rischio di controindicazioni o interazioni con qualsiasi altro tipo di farmaco o trattamento.
Come funziona il Reiki?
Attraverso il “tocco”, l’operatore Reiki entra dapprima in contatto con il campo energetico della persona e si armonizza, in modo che il ricevente non viva questo tocco come un’invasione; a questo punto inizia il passaggio di “energia”: l’operatore, opportunamente istruito, si connette alla fonte energetica e diventa un canale, un catalizzatore di energia, che viene convogliata verso il ricevente attraverso le mani.
L’operatore è quindi un tramite, un canale: non rischia di andare in riserva di “energia personale ” e nemmeno di prendere disequilibri dal ricevente, come per esempio avviene nella pranoterapia.
Nella visione orientale, il corpo si ammala laddove l’energia al suo interno non scorre in maniera fluida: una situazione traumatica, specie se ripetuta nel tempo o di elevata intensità, porta una stasi oppure un mancato arrivo di energia in quelli che comunemente vengono chiamati “organi bersaglio“; e come avviene per la scarsa o mancata circolazione sanguigna, in breve tempo l’organo si ammala, producendo tutta una serie di sintomi che, se trascurati, portano alla malattia cronica o addirittura alla situazione non reversibile.
Inducendo uno stato di rilassamento e migliorando la circolazione energetica, Reikipotenzia l’effetto del farmaco riducendo il dosaggio.
Cosa c’entra il Reiki con gli infermieri?
In un rapporto tecnico dell’OMS del 1996 si legge: “gli infermieri di tutto il mondo sono divenuti sempre più consapevoli del fatto che ampi gruppi di popolazione in ogni paese stanno usando approcci tradizionali (che fanno riferimento alle varie etnie e culture, Nds) e complementari per mantenere o recuperare la propria salute. In molti luoghi gli infermieri sono stati innovatori di questo movimento.
Nei paesi industrializzati si stima che circa la metà della popolazione ricorra regolarmente ad approcci sanitari complementari. Nei paesi in transizione e in quelli in via di sviluppo la percentuale è addirittura superiore.
Alcuni di questi approcci complementari possono far parte di un piano terapeutico con il paziente se sono appropriati e accettabili.
Il tocco terapeutico, l’uso di infusi, il massaggio ed altri approcci complementari possono favorire l’assistenza infermieristica. Il personale infermieristico deve essere preparato a guidare i clienti nella scelta tra i differenti approcci assistenziali, complementari e tradizionali. La formazione dovrebbe mettere gli infermieri in condizione di capire i diversi approcci, la loro compatibilità con altre forme di cura e la loro accettabilità in seno alla tradizione culturale. Gli infermieri condividono la responsabilità di essere aperti e consapevoli circa tutto ciò che attiene all’assistenza sanitaria in cui lavorano” (OMS, Ginevra 1996).
Gli insegnamenti impartiti nei giorni scorsi presso il Collegio Infermieri di Genova derivano dalla scuola Reiki giapponese; al termine del seminario, a tutti i partecipanti è stato consegnato un “Attestato di Primo Livello Reiki – Shoden” secondo gli insegnamenti impartiti dall’Associazione Italiana Reiki (AIRE), oltre al l’attestato per i crediti ECM.
In autunno, sempre presso il collegio genovese, una nuova edizione e nuove opportunità per i colleghi di incontrare, conoscere e fare propria questa meravigliosa disciplina.
La disciplina si sta diffondendo radicalmente in tutta Italia e sempre più Infermieri, anche se spesso non ufficialmente, la studiano e la pratica.
FONTE : http://www.nurse24.it/infermieristica-e-reiki/
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