La pioggia nel deserto: il potere invisibile della gratitudine – La preghiera del cuore-
La vicenda che ti racconto oggi è tratta dal libro “L’effetto Isaia” di Gregg Braden, un’opera straordinaria che esplora le dinamiche delle nostre preghiere e il motivo per cui, a volte, i desideri sembrano non realizzarsi.
Un libro che approfondisce anche i tre elementi fondamentali per attivare la legge di attrazione: pensiero, emozione e sentimento.
La storia vede Gregg e il suo amico David (un nome inventato, ma la storia e’ vera) avventurarsi nel deserto.
Immagina questa scena: due uomini, due borracce d’acqua e un mare di sabbia che si estende per chilometri. Sopra di loro, un sole implacabile che domina il cielo da settimane.
In Messico è in corso una delle peggiori siccità da secoli. La terra, arida e screpolata, sembra quasi spezzarsi sotto i loro piedi. Un piccolo rivolo d’acqua che sgorga dalla borraccia di Gregg evapora prima ancora di toccare il suolo.
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La situazione è estrema, eppure David sorride e dice: “Siamo venuti qui a chiamare la pioggia.”
Dopo un lungo cammino, i due raggiungono un luogo particolare: al centro del deserto si trova un cerchio perfetto di pietre che David aveva il giorno prima disposte con cura e rispetto. Ogni pietra e’ stata posizionata con amore verso la terra e l’universo.
Questo cerchio, chiamato “Ruota di medicina”, un cerchio sciamanico, funge da punto focale per chi prega, come una mappa che connette il mondo umano alle forze cosmiche.
David spiega che, per la sua cultura, questo cerchio è il modo di onorare la vita. Al contrario di molti gesti rituali degli occidentali, spesso ripetuti senza vera consapevolezza, questa ruota è un atto di gratitudine autentica. Non è un’abitudine, ma un’esperienza vissuta con il cuore.
David si toglie le scarpe e entra nel cerchio. In totale silenzio, comincia a camminare intorno alle pietre, rendendo omaggio a ognuna di esse, bisbiglia piano, ringrazia. I suoi movimenti sono fluidi, precisi, come se percepisse la posizione di ogni pietra senza bisogno di vederla. Gregg lo osserva con meraviglia. Quando David conclude il giro, si copre il viso con le mani e rimane in meditazione per qualche minuto.
Poi apre gli occhi e dice: “Possiamo andare, il nostro lavoro è finito.”
E aggiunge: “Anche la tua presenza silenziosa, attenta, amichevole e senza giudizi ne ha fatto parte”.
Stupito, Gregg chiede: “Tutto qui? Non dovevamo pregare per la pioggia?”
David sorride e risponde: “No, Gregg. Non ho pregato per la pioggia… ho pregato la pioggia !!!.Se avessi chiesto la pioggia, essa non sarebbe mai arrivata.”
La 5a modalità di preghiera: il segreto perduto
Questa storia ci mostra la potenza della preghiera autentica, quella che va oltre il semplice “chiedere”. David condivide una verità tramandata dai saggi della sua comunità: quando chiediamo qualcosa, stiamo dando energia a ciò che manca. Continuare a chiedere significa rafforzare l’idea che quella cosa non esista ancora !
La sua preghiera, invece, è iniziata con gratitudine per tutto ciò che già esiste: il caldo, il vento, persino la siccità. Non c’era nulla da giudicare come positivo o negativo. Poi, ha scelto di sperimentare una nuova possibilità: la pioggia.
David racconta come ha percepito la pioggia sulla pelle, sentito il profumo della terra bagnata e il suono delle gocce che colpivano il suolo. Ha immaginato la gioia dei bambini che corrono sotto l’acqua e il cielo che si riempie di nuvole cariche.
Non stava creando nulla di nuovo, ma ringraziava per una realtà che, a livello quantistico, esiste già. La pioggia e’ arrivata!
Questa storia è reale ed è proprio questo che la rende ancora più potente. Gregg Braden ha condiviso questa esperienza come una favola moderna, ma dietro la narrazione c’è la verità di un’antica saggezza, di una preghiera che ha davvero portato la pioggia nel deserto.
Un insegnamento da portare con NOI
La vera preghiera non è una richiesta, ma un ringraziamento. Ogni cosa esiste già nell’universo: pregare significa scegliere quale realtà sperimentare e farlo con tutto il cuore.
Questa storia non è solo una favola ispiratrice: la pioggia è arrivata davvero, come testimonianza concreta del potere di una preghiera autentica e vissuta con consapevolezza. Non dimentichiamo che il reale si intreccia spesso con l’invisibile, e che ciò che crediamo possibile può manifestarsi quando lo viviamo con tutto noi stessi
Nel libro “La Scienza Perduta della Preghiera”, Gregg Braden ci conduce in un viaggio affascinante, condividendo ciò che ha scoperto nei suoi numerosi viaggi e introducendoci a una forma di preghiera che va oltre il semplice chiedere: il vero potere della preghiera risiede nel superare il dubbio e nel coltivare una connessione autentica con ciò che desideriamo.
Braden ci rivela che non è sufficiente esprimere desideri con parole o gesti esteriori: è la qualità del nostro sentire interiore a fare la differenza. Attraverso tecniche e insegnamenti tramandati dalle scuole di antica saggezza, come quelle praticate nei monasteri tibetani, impariamo che la preghiera è un’esperienza attiva, capace di influenzare la nostra realtà.
Secondo l’autore, le emozioni sono la chiave. Non esistono parole magiche o formule predefinite per ottenere ciò che cerchiamo: è il nostro stato emotivo, l’intensità del nostro sentire, a inviare un messaggio all’universo. Gli antichi sapevano che la preghiera è la forza più potente nell’universo, in grado di interagire direttamente con la materia e di trasformare il mondo attorno a noi.
Se immaginiamo la preghiera come un semplice “fare” – un’azione esterna, come congiungere le mani o recitare frasi prestabilite – il suo effetto sarà breve e limitato. Ma Braden ci ricorda che la vera preghiera non è ciò che facciamo, bensì ciò che siamo.
La preghiera è uno stato del cuore. Quando proviamo una sincera emozione nel profondo, quel sentire diventa una preghiera costante, un dialogo ininterrotto con la creazione. Ogni pensiero, ogni emozione genuina che sentiamo è come un messaggio inviato allo specchio dell’universo, che Braden descrive come la Mente di Dio, pronta a riflettere ciò che proviamo nel cuore.
Se siamo in grado di sentire qualcosa nel profondo, di viverlo emotivamente come fosse già reale, allora stiamo aprendo la porta affinché quel qualcosa si manifesti nella nostra vita. La vita stessa diventa una preghiera vivente, uno specchio che riflette fedelmente le nostre emozioni più intime.
Riadattata da www.spaziosacro.it
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