Che Tipo di Donna Sei? Scopri la Tua Femminilità
Scritto da Simona Oberhammer
«Mi dicono che sono troppo dura»
«Faccio fatica ad imporre la mia volontà. Sono debole e fragile»
«In famiglia mi fanno notare che mi comporto come un generale»
«Il mio compagno non mi rispetta».
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Sono frasi che sento dire spesso dalle donne. Hanno una caratteristica: sono l’una l’opposto dell’altra. E spesso vengono riassunte in una frase che dice: «Non mi sento equilibrata».
Perché? Perché le donne si sentono o troppo rigide o troppo cedevoli?
C’è un motivo.
Non vivono bene la loro femminilità.
Il principio femminile e maschile
Se siamo nate donne è proprio dal principio femminile che siamo caratterizzate. Come gli uomini sono caratterizzati da quello maschile. Ciò non significa che nelle donne non ci sia una parte di energia maschile e negli uomini una parte di energia femminile. Per essere in equilibrio una donna deve però avere come energia principale quella femminile e come energia secondaria quella maschile.
Per chiarezza ecco una schematizzazione con delle percentuali. Anche se è una semplificazione esagerata può aiutarti a comprendere il concetto.
La donna in equilibrio dovrebbe avere:
· un 60-70 per cento di energia femminile
· un 30-40 per cento di energia maschile.
Cosa succede se le percentuali cambiano?
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Se l’energia maschile aumenta di percentuale c’è la donna troppo maschile. Io la definisco donna mascolinizzata. Metaforicamente la donna ruvida.
Se invece è l’energia femminile ad essere troppa, senza una certa dose di quella maschile, c’è la donna con una femminilità in eccesso. Io la definisco donna iperfemminile. Metaforicamente la donna molle.
Ma come sono queste donne? Forse te lo stai chiedendo.
Ecco una descrizione.
La donna ruvida: la mascolinizzazione
Per riconoscere la donna mascolinizzata non dobbiamo pensare che si presenti vestita come un uomo, oppure che sia poco truccata o poco curata. Potrebbe invece anche indossare abiti ricercati, avere le unghie smaltate e i tacchi alti. Ciò che la rende una donna mascolinizzata è il suo comportamento. Vediamolo.
L’affetto
Per questa donna è difficile esprimere l’affetto. Se ti abbraccia la senti che resta rigida, mantiene il corpo distaccato. Oppure ti stringe in una rude stretta da cow-boy e subito si stacca. Spesso preferisce una stretta di mano al contatto del corpo.
Il lavoro
È facile riconoscere una donna mascolinizzata in ambito lavorativo. Di solito è la più intransigente, la più aggressiva. O la più cameratesca, quella con la battuta sempre pronta. Per il resto, non condivide emozioni, sensazioni, sentimenti. Sembra impermeabile, inattaccabile. Racconta fatti di cronaca, ma della sua vita ben poco. Fa fatica a capire le situazioni, i problemi altrui.
L’amicizia
Se ha delle amiche la donna mascolinizzata sarà la perfetta organizzatrice di uscite, eventi, decisioni, iniziative comuni. Cena al ristorante? Ha già prenotato e deciso l’itinerario e i posti in macchina. Indica con sicurezza dove parcheggiare, dà consigli sul menù e destina i posti a tavola: «Tu lì, tu alla sua destra, tu dall’altra parte… ».
I figli
Se ha figli, una donna mascolinizzata stabilisce con loro norme ben precise. «Poche discussioni. In questa casa ci sono regole da rispettare!».
Sul modo di educare i figli è piuttosto intransigente. E lo sostiene davanti agli altri genitori, al partner, agli insegnanti. È la madre che non si lascia affatto impietosire da uno scoppio improvviso di pianto, se non è più che motivato. Che non cede di fronte ai tentativi di evitare interrogazioni, impegni presi, doveri. «Ti alzi e vai» sono le sue parole.
Questa madre non abbraccia e bacia i figli troppo spesso, fa fatica ad accarezzarli sussurrando dolcemente: «Ti voglio bene, tesoro».
L’adolescenza
L’adolescente mascolinizzata è piuttosto individualista, con il viso poco aperto alle emozioni. Spesso è decisionista, grintosa e determinata, sempre in battaglia con tutti: amici, ragazzi, interessi, scuola, sport. Nella sua vita non ci sono partecipanti, ma solo vincitori o vinti.
La coppia
E infine, il rapporto col mondo degli uomini.
Come li vive, in generale, una donna mascolinizzata?
Quando può li dirige, dà ordini, indica cosa fare. «No, non devi fare in questo modo. È così che si fa». Oppure: «Prendi questo, passa di là, porta quest’altro, andiamo su… ». Lei sa meglio di lui qual è il film migliore per la serata, o il dentista più competente, l’abito più adatto, l’itinerario più veloce.
E ha già deciso.
Nelle discussioni è categorica:
«Ho il diritto di sapere… ».
«Certo che è una mia decisione. E mi assumo le mie responsabilità».
«Allora, come spieghi questo comportamento?».
Spesso le piace sfidare gli uomini. Non tanto – o non solo – per sedurre, ma per misurarsi su chi è il migliore. Nel lavoro, nello sport, nel gioco, nello studio… La competizione è il suo forte, è il carburante della sua vita.
La donna molle: l’iperfemminilità
Vediamo invece come si riconosce una donna iperfemminile.
Riprendiamo gli esempi di prima.
L’affetto
Lei quando abbraccia sospira, abbandonando il viso sulla spalla. Si lascia avvolgere e cerca conforto, calore, tenerezza. Chiude gli occhi. In alcuni casi si abbarbica strettamente. «Tienimi stretta» sembra dire il suo corpo.
Il lavoro
Spesso è la più assecondante, quella che non vuole scontri, evita i litigi, scansa le situazioni spinose. Oppure è la persona che preferisce tacere perché si sente sempre e comunque inadeguata. I suoi giudizi, pensa inesorabile, sono certo sbagliati, le sue parole senza peso. Lei stessa è un essere trasparente, di cui non importa nulla a nessuno. Chiude occhi, bocca e orecchie e svolge in silenziosa riservatezza il suo lavoro.
L’amicizia
Nel gruppo delle amiche, una donna iperfemminile lascia sempre decidere gli altri. Per lei va bene comunque. Se gli altri sono contenti, lei si adatta. Su di sé accetta proposte, consigli, indicazioni. Spesso li chiede, in cerca di sicurezza e protezione. Protesta debolmente nelle discussioni, obietta senza troppa convinzione. E alla fine cede.
I figli
Se ha figli, una donna iperfemminile è una chioccia protettiva. Arruffa le penne alla minima contrarietà, al primo accenno di pericolo, schierandosi in difesa del “suo bambino”. Che può essere anche un maturo signore professionalmente affermato.
È la madre premurosa che rincorre il figlio aprendogli lo zainetto: «Fa’ vedere se hai preso tutto… ».
Nella giornata chiama una, due, dieci volte per le raccomandazioni: ai figli propri e altrui, agli amici dei figli, ai nipoti…
È una mamma globale.
Estremizza spesso e volentieri. Due linee di febbre ed è già panico. Una giornata storta della figlia e subito va in ansia: «È in crisi… Sarà la scuola, il suo ragazzo, o qualcosa che non vuole dirmi?».
Più che risolvere i problemi li prevede, li anticipa, simula cause e conseguenze.
Le madri iperfemminili si illuminano ad ogni piccolo gesto d’affetto che ricevono, piangono quando i figli si trasferiscono, si commuovono per ogni piccola cosa. E fanno un mare di telefonate.
L’adolescenza
L’adolescente iperfemminile si fa sommergere da chiunque di richieste, consigli, approvazioni. È pronta a intenerirsi per ogni cosa, a disperarsi se il suo ragazzo si dimentica un giorno di chiamarla. E cerca di essere sempre carina con tutti. Perché piacere a tutti è proprio ciò che più desidera.
È anche la ragazza sempre incline a considerarsi “un po’ meno”. Un po’ meno bella, un po’meno intelligente, un po’ meno simpatica di tutte le altre.
La coppia
Con il mondo degli uomini le cose vanno più o meno nello stesso modo. Lei pensa di non valere molto, cerca un uomo che le dia forza, sicurezza e protezione.
È la donna che focalizza tutto nella relazione affettiva. Il partner diventa il “centro del mondo”. Lei, per lui, è sempre disponibile: ai suoi orari, alle sue telefonate – che arrivano o non arrivano – ai suoi programmi. Si dedica alle passioni di lui, anche se la annoiano.
Si veste come piace a lui, anche se non si sente a suo agio con quegli abiti. Persino le amicizie di lui diventano le sue.
E se cambia uomo?
Cambia anche lei, adeguandosi al nuovo partner.
Gli uomini che sceglie spesso sono quelli che la fanno soffrire: è nel dolore che la donna iperfemminile sente che l’amore c’è davvero. Non consciamente, è ovvio. È a livello inconscio che questa donna cerca storie d’amore laceranti, a cui dedicare tutta se stessa. Diventando la vittima della situazione.
Se più relazioni falliscono cresce dentro di lei una rabbia inespressa, ammantata di paura, verso gli uomini. «Sono crudeli, insensibili, prepotenti. Ti fanno soffrire, sono egoisti… ».
La donna in equilibrio
Vicino alla donna mascolinizzata e a quella iperfemminile, c’è però anche la donna in equilibrio.
Purtroppo è piuttosto rara perché le donne oggi devono ancora fare un passo importante nella capacità di esprimersi con la loro energia di genere.
Mi spiego meglio.
Le donne, dopo la rivoluzione femminile, hanno raggiunto un obiettivo fondamentale.
Sono diventate libere nel fare.
Sono libere di lavorare, guadagnare, studiare, di scegliere il partner, di decidere i loro obiettivi personali.
Le donne devono però ancora fare un secondo passo importantissimo.
Riuscire a diventare libere nell’essere.
Cioè diventare libere nel loro modo di esprimersi, “al femminile”, attraverso il loro sentire, i loro codici espressivi.
Le donne devono ottenere risultati e diventare protagoniste della loro vita attraverso una “forza morbida”. Cioè utilizzando l’energia femminile con equilibrio.
Né troppa.
Né troppo poca.
Attraverso un percorso al femminile è possibile raggiungere questo risultato: diventare donne forti e morbide.
scritto da Simona Oberhammer
http://www.macrolibrarsi.it/speciali/che-tipo-di-donna-sei-scopri-la-tua-femminilita.php?pn=2668
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