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Il paradosso del cammino spirituale: trasformarsi pur restando se stessi. Autenticita’ e coraggio nella trasformazione

Il paradosso del cammino spirituale: trasformarsi pur restando se stessi

Autenticità e coraggio nella trasformazione

C’è un paradosso che tutti i veri cercatori spirituali prima o poi incontrano: più avanziamo nel cammino, più comprendiamo che non c’è nulla da raggiungere. Più ci trasformiamo, più ritorniamo alla nostra essenza originaria

Come scriveva Meister Eckhart: “l’occhio con cui vedo Dio è lo stesso occhio con cui Dio vede me”.  Non andiamo verso qualcosa di esterno, ma ritorniamo alla sorgente che ci ha sempre abitato. La trasformazione non aggiunge, ma spoglia: ci restituisce alla nostra essenza

La spiritualità autentica non chiede maschere di perfezione, non richiede di apparire saggi o luminosi. Al contrario, come ricordava Carl Gustav Jung, il cammino passa dall’integrazione dell’ombra: “Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”

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È questa autenticità, a volte scomoda, che ci rende vivi. Siamo chiamati a mostrare le nostre ferite e i nostri splendori, a danzare tra apertura e protezione. Non sempre è il tempo di rivelarsi, e non sempre è il tempo di custodirsi: il ritmo dell’anima è fatto di maree, e onorarlo significa rispettare la nostra verità più profonda

La vera scienza della vita interiore è semplice: presenza !

Thich Nhat Hanh ci ha insegnato che “la pace è ogni passo”, che spiritualità e quotidianità non sono due strade separate, ma il medesimo respiro che ci accompagna cucinando, camminando, accarezzando un albero. .

Ci sono momenti di smarrimento, ciò che San Giovanni della Croce chiamava la Notte Oscura dell’Anima.

Non è un fallimento, ma un passaggio necessario. È il momento in cui le vecchie certezze si spezzano, in cui l’identità costruita non regge più. Il seme deve morire al suo guscio per diventare albero

È qui che serve coraggio, non quello rumoroso degli eroi, ma quello silenzioso di chi accetta di non controllare, di arrendersi al processo di trasformazione

“Prova a rimanere nella tempesta”, scriveva Rumi, “perché proprio lì il cuore si apre e l’anima impara a volare”. Questa “piccola morte” dell’ego è l’inizio di una nascita nuova

Il coraggio vero è lasciar andare ciò che credevamo di essere, per incontrare chi siamo da sempre

Lungo questo cammino, scopriamo che la vera spiritualità non richiede che indossiamo maschere di perfezione o saggezza. Al contrario, ci invita a una radicale autenticità, a mostrarci esattamente come siamo, con le nostre luci e le nostre ombre

Questa autenticità è una danza delicata tra apertura e protezione. Ci sono momenti in cui il cuore si spalanca, rivelando le sue profondità più vulnerabili. E ci sono momenti in cui è saggio ritirarsi, proteggere quella sensibilità che è tanto preziosa quanto fragile. Entrambi questi movimenti sono sacri, entrambi sono necessari

L’autenticità non significa esporre ogni frammento della nostra anima in ogni momento. Significa piuttosto onorare il ritmo naturale del nostro essere, sapere quando è tempo di aprirsi e quando è tempo di custodire

Il vero viaggio spirituale non richiede tecniche complicate o rituali elaborati. Richiede semplicemente presenza, nell’amore, nella preghiera, nella connessione con la natura e con gli esseri che ci circondano

I miei maestri più profondi sono gli alberi, esseri che comunicano attraverso una saggezza silenziosa che risuona direttamente con l’anima

Medito camminando. Prego camminando. La spiritualità non è separata dal movimento della vita quotidiana: è il suo stesso respiro

Eppure, questo cammino non è sempre luminoso. Attraversiamo quella che i mistici chiamano “l’oscura notte dell’anima, periodi di stanchezza infinita, di apparente disconnessione, di piccole morti dell’ego

Questi momenti non sono fallimenti spirituali, come  dicevo sopra, ma passaggi necessari di trasformazione

È qui che incontriamo la necessità del coraggio. Non il coraggio chiassoso dell’eroismo, ma il coraggio silenzioso di chi si arrende a un processo di trasformazione che non può controllare o prevedere

Il coraggio di chi avverte che sta per affrontare un cambiamento così radicale che potrebbe sconvolgere l’intera esistenza, non perché sia qualcosa di negativo, ma perché richiede una fiducia cieca per poi “rinascere nuovi”

Questo coraggio è la disponibilità a lasciar andare ciò che credevamo di essere

È la capacità di stare fermi nel centro della tempesta, mentre tutto ciò che è familiare viene spazzato via. È la fiducia che, al di là del tumulto della trasformazione, ci attende una pace più profonda, una vita più autentica

Per quanto possiamo prepararci, non centreremo mai l’obiettivo finale perché tutto è in movimento, tutto cambia continuamente. La vera saggezza sta nel fluire con questo cambiamento mantenendo intatta la nostra essenza più profonda.

È un equilibrio delicato: arrendersi completamente al flusso della vita senza perdere il proprio centro

La risposta alla domanda “chi sono?” può sembrare sfuggente in questo vortice di cambiamenti. Eppure, sotto tutte le trasformazioni, rimane una verità semplice e immutabile

E la mia certezza fondamentale e’ : “sono figlia di DIO e di altro non ho bisogno

Siamo figli del Divino.  Anche in noi c’e’ divinita’. Questa identità fondamentale non può essere scossa da alcuna tempesta esterna o interna

La spiritualità autentica non ci chiede di diventare qualcun altro, ma di riscoprire chi siamo sempre stati. Non ci chiede di aggiungere qualcosa a noi stessi, ma di togliere i veli che oscurano la nostra luce naturale

È questo il grande paradosso del cammino spirituale: più ci trasformiamo, più diventiamo autenticamente noi stessi. E in questo paradosso risiede la nostra liberazione

In un mondo che spesso confonde la complessità con la profondità, il nostro cammino testimonia una verità diversa: che la vera profondità sta nella semplicità del cuore che sa riconoscere ciò che è reale

GRAZIE!

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