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 Gli Alberi come Maestri silenziosi: la pratica del Tree Qigong

 Gli Alberi come Maestri silenziosi: la pratica del Tree Qigong

Buonasera a tutti i miei lettori e, in modo particolare, un saluto al mio Maestro di Qi Gong e ai praticanti e a tutti i Maestri che mi seguono. Ora vorrei condividere con voi un tema che unisce alcune delle mie passioni: il Qi Gong e gli Alberi. Sono ancora una neofita, quindi se non sarò sempre precisa siate clementi!

 L’albero come trasformatore energetico

Secondo i Maestri Taoisti antichi, gli Alberi non sono semplici organismi vegetali, ma veri e propri trasformatori energetici. Nella tradizione del Chi Nei Tsang: il lavoro sul massaggio degli organi interni, gli insegnamenti introducono fin dalle prime lezioni il lavoro con l’energia degli alberi

Gli alberi hanno la capacità di assorbire energie “pesanti” e trasformarle: un processo energetico che ricorda, per analogia, la trasformazione dell’anidride carbonica in ossigeno

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Questa capacità di trasformazione non è solo metafora. Nella medicina cinese antica si parla del Qi come di qualcosa che si trasforma continuamente: dal grossolano al sottile, dal torbido al puro.
Il termine QI si riferisce all’energia vitale che permea l’universo e il corpo umano

L’albero fa esattamente questo: assorbe attraverso le radici elementi densi, pesanti, terrestri e li trasforma in linfa, foglie, fiori. Prende anidride carbonica e la converte in ossigeno. Gli antichi taoisti chiamavano questo processo “Hua”, trasformazione, lo stesso termine usato per descrivere come l’essenza vitale si trasforma in energia e l’energia in spirito nella pratica meditativa

Ma c’è una distinzione importante, spesso trascurata: non si tratta di “prendere” energia dall’albero come se fosse una risorsa da estrarre. Si tratta invece di entrare in risonanza con il suo campo energetico (concetto essenziale anche nella nostra Dendroterapia energetica)

Il termine usato nella tradizione e’ “ganying”, stimolo e risposta, lo stesso usato per descrivere la risonanza tra il praticante e l’universo. E’ una relazione, non un’estrazione

 L’albero come archetipo della postura umana

L’albero è un asse verticale solidamente radicato: mantiene la rettitudine pur nutrendo la sua spinta verso l’alto. Se lo pieghiamo, ritorna dritto perché è profondamente ancorato. Questa qualità si chiama “zheng” nella tradizione cinese: rettitudine, correttezza, allineamento verticale

L’analogia albero-essere umano è fondamentale nella pratica del Qigong e si ritrova in molte posture

Possiamo immaginare il corpo umano come una mappa che rispecchia la struttura arborea: i piedi sono le radici che attingono all’acqua sotterranea, il perineo è la base del tronco dove le radici si raccolgono, la zona lombare è il tronco centrale dove il fuoco dei reni sostiene la verticalità, le spalle sono il punto di passaggio tra tronco e rami, la fronte rappresenta le foglie che captano la luce, la sommità del capo è la cima dell’albero che tocca il cielo

Questa mappa non è casuale: riflette il percorso dell’energia che sale lungo la colonna vertebrale come la linfa sale nel tronco. L’albero ci insegna che per elevarsi serve prima radicarsi profondamente

Si dice nella tradizione: “le radici sono profonde quanto i rami sono alti”. Questo insegna che per elevarsi spiritualmente serve prima radicarsi nell’essenza vitale profonda

 I cinque doni energetici degli alberi

Gli alberi ci offrono cinque insegnamenti che corrispondono ai cinque elementi della medicina cinese: radicamento profondo come l’elemento Terra e Acqua, resilienza come l’elemento Legno, trasformazione come il Fuoco, connessione verticale come il Metallo, generosità come la Terra che nutre

Il radicamento profondo delle radici insegna che per elevarsi serve prima affondare. La resilienza del legno mostra quella flessibilità elastica che si piega ma non si spezza, non la rigidità che si frantuma

La trasformazione continua dell’albero attraverso le stagioni riflette la capacità di rinnovarsi: perdere foglie e rigenerarle, morire apparentemente in inverno e rinascere in primavera. La connessione verticale fa dell’albero un ponte tra la terra profonda e il cielo alto, tra ciò che è denso e ciò che è sottile. La generosità si manifesta nel dare ombra, frutti, legno, ossigeno senza mai chiedere nulla in cambio

 L’elemento Legno e la postura di tonificazione

Nella Medicina Tradizionale Cinese, l’elemento Legno è collegato al Fegato che governa i tendini, ma in senso più ampio anche muscoli e legamenti. Questo collegamento indica che la salute del Fegato è fondamentale per la flessibilità e il movimento del corpo; un suo squilibrio può portare a rigidità e tensione, mentre una sua armonia assicura elasticità e libertà di movimento

Nella postura di tonificazione del Legno, l’energia parte dall’interno dei piedi, percorre l’interno del corpo attraverso gambe, addome, diaframma, torace, braccia, e termina alle dita delle mani con una sensazione di presa controllata. Questa sensazione non è casuale: il Fegato governa la capacità di afferrare la vita, di tenere la propria posizione saldamente ma senza rigidità

Nel Qigong la ricerca dell’equilibrio tra contrazione e rilassamento è costante: i movimenti di flessione ed estensione mirano a mettere in tensione funzionale il sistema, non a sovraccaricarlo. I muscoli e tendini dovrebbero essere come le fibre del legno: forti ma elastiche, capaci di condurre l’energia senza bloccarla. Quando i tendini sono troppo contratti, il Fegato ha eneria in eccesso; quando sono troppo lassi, il Fegato e’ invece in deficit.

L’albero insegna il giusto mezzo: abbastanza teso da stare eretto, abbastanza morbido da flettersi al vento.

 Il Fegato: il generale d’armata

Il canone antico di medicina cinese descrive il Fegato come “il generale d’armata” da cui derivano strategie e piani. Come generale, il Fegato analizza il territorio del corpo e identifica i punti deboli, pianifica la difesa contro gli attacchi esterni di vento, freddo, umidità, coordina gli altri organi in risposta alle minacce,e mantiene la circolazione fluida dell’energia in tempi di pace

Quando il Fegato è forte, la persona ha determinazione chiara e decisa, capacità di pianificazione a lungo termine, coraggio, dinamismo senza aggressività. Quando il Fegato è squilibrato, se stagnante si manifesta frustrazione, rabbia repressa, tensione muscolare; se eccessivo porta ira esplosiva, mal di testa, ipertensione; se debole causa indecisione, paura, mancanza di iniziativa

Ma c’è un aspetto più sottile: il Fegato governa lo “Hun”, l’anima eterea. Mentre l’anima corporea è legata al Polmone e alla terra, l’anima eterea è legata al Fegato e al cielo. Quando dormiamo, l’anima eterea viaggia; quando ci svegliamo, torna a risiedere nel sangue del Fegato. Questo spiega perché chi ha il Fegato squilibrato ha sogni agitati

Il Fegato “conserva” lo Hun (l’anima eterea, la componente psichica che dà visione, progetti, creatività e direzione). Lo Hun ha bisogno del sangue del Fegato per essere “ancorato” nel corpo: se il sangue è scarso, lo Hun è poco stabile

Il pino, nella tradizione taoista e in molte pratiche con gli alberi, è associato all’ energia stabile e nutriente. La pratica vicino al pino (o il lavoro di radicamento in generale) aiuta a: favorire il rilassamento, migliorare la circolazione energetica, e “fermare” lo Hun in un contesto somatico sicuro, in termini pratici: dà stabilità emotiva e mentale che supporta la funzione del Fegato.

Quindi l’immagine “ancorare l’anima nel sangue” significa: favorire condizioni (rilassamento, nutrimento, radicamento) perché la componente psichica trovi sostegno nel corpo e non vada “a vagare”

Il Fegato mantiene la sua forza grazie al sostegno del Rene, l’acqua nutre il legno, e alla ricchezza di sangue che il Cuore riscalda. Reni sani e Fegato sano si sostengono reciprocamente, proprio come un albero con radici profonde sviluppa un tronco robusto

 Il simbolismo universale dell’albero

L’albero come asse del mondo è presente in tutte le tradizioni: l’Yggdrasil norreno, l’albero della vita cabalistico, l’ashvattha vedico. Nel Taoismo, l’albero è il tramite tra terra e cielo: svetta verso l’alto ma è profondamente radicato. Questa immagine è centrale nel Qigong: “in piedi sulla terra, la testa che spinge il cielo”.

Le foglie assorbono le energie del cielo, luce, QI cosmico. Le radici assorbono le energie della terra, minerali, QI tellurico. Nel tronco queste due forze si incontrano e si fondono.

Nel corpo umano questa circolazione verticale si manifesta attraverso due canali energetici: il Vaso Governatore che sale posteriormente dalla base della colonna fino al vertice del capo trasportando l‘energia yang ascendente come la linfa grezza che sale dalle radici, e il Vaso Concezione che scende anteriormente dal mento al perineo trasportando l’energia yin discendente come la linfa elaborata che scende dalle foglie.

Questa circolazione verticale è la base di tutta la pratica energetica interna. L’albero la fa naturalmente; noi dobbiamo impararla attraverso il QI GONG.  Un dettaglio sottile: il punto dove questi due canali si incontrano superiormente è proprio dietro gli incisivi superiori. E’ per questo che nelle pratiche taoiste si tiene la lingua contro il palato: per chiudere il circuito. L’albero non ha bisogno di questo ponte, la sua circolazione è già completa.

 La pratica taoista del Tree Qigong

Nella tradizione taoista esistono pratiche specifiche per lavorare con l’energia degli alberi. I maestri insegnavano che gli alberi maturi e robusti, oltre cinquanta o cento anni, hanno abbondanza di energia da condividere; un albero sano può contribuire al benessere assorbendo energia stagnante

Non tutti gli alberi hanno la stessa capacità energetica. Gli alberi vicini all’acqua corrente sono considerati più potenti perché l’acqua trasporta l’energia, amplifica il campo energetico, nutre le radici più profondamente rendendo l’albero più radicato. Gli alberi solitari in cima alle montagne hanno un’energia molto yang, esposti al vento e al sole. Gli alberi in valli protette vicino a ruscelli hanno un’energia più yin, umida, fresca, nutriente.

La scelta del “lavoro” dipende da cosa cerca il praticante. Se ci si sente troppo yin: freddi, letargici, depressi e’ bene cercare un albero come la quercia,energia yang. Se ci si sente troppo yang: febbrili, agitati, insonni e’ bene cercare un albero acquatico come un salice, energia yin

 Pratiche concrete

La pratica fondamentale consiste nel diventare come l’essenza dell’albero al quale si chiede aiuto. Si inizia rilassandosi accanto all’albero prescelto, respirando con calma fino a che respiro e battito cardiaco si stabilizzano. Questo è il rilascio e affondamento: non ci si rilassa collassando verso il basso, ma si rilascia affondando, lasciando che la gravità porti il peso verso terra mentre lo scheletro mantiene la struttura

Poi si visualizzano i confini del proprio corpo che si assottigliano, diventando porosi, permeabili. Il proprio campo energetico inizia a mescolarsi con quello dell’albero. Si immaginano radici che affondano dalla pianta dei piedi, poi dalle ossa del bacino, specialmente dal sacro. Più le radici scendono, più raccolgono acqua, minerali, stabilità dalla terra

Come regola: le radici sono profonde il doppio dell’altezza del corpo

Si percepisce poi la solidità del tronco, la colonna vertebrale. Si sente l’energia che sale dalle radici lungo la colonna vertebrale, si raccoglie nella zona lombare dove il fuoco dei reni scalda e trasforma. Il tronco non è rigido: ha elasticità. Nei venti si flette leggermente ma non si spezza

Da ben radicati, si proietta la parte superiore verso l’alto. Non si spinge con forza: si lascia che l’energia ascenda naturalmente. Come l’albero non spinge verso l’alto ma cresce per natura, così l’energia sale per la sua natura yang. Si trova il punto di equilibrio dove si è contemporaneamente radicati verso il basso, elevati verso l’alto, e nel centro c’è quiete e vuoto !!!
(provate, bellissima sensazione!)

Un’altra pratica è la raccolta diretta dell’energia. Si appoggia la colonna vertebrale al tronco, si mette la mano sinistra a contatto con l’albero all’altezza del plesso solare, la mano destra sul basso addome. Nella medicina cinese il lato sinistro è associato all’energia più mobile, il destro al sangue più sostanziale. Si riceve con la sinistra e si ancora con la destra

L’energia dell’albero entra dal centro del palmo sinistro, sale fino al torace, scende al basso addome dove si accumula.

Si immagina che l’energia dell’albero sia come linfa dolce: ha consistenza, temperatura leggermente calda, qualità nutriente

La respirazione segue un ritmo: inspirando si riceve l’energia dell’albero, con una breve pausa il suo QI  si mescola col proprio, espirando il QI scende e si deposita, con una breve pausa il QI si integra. Questo è il ritmo della respirazione embrionale: lenta, profonda, naturale

L’abbraccio dell’albero crea un’unione. Abbracciando il tronco con entrambe le braccia, appoggiando la guancia al legno, gambe leggermente flesse, si crea un circuito energetico tra se’ e l’albero. La parte anteriore del corpo tocca il tronco, la parte posteriore si apre verso l’esterno

Questo coinvolgere i cinque sensi, facilita uno scambio completo: sentire la corteccia ruvida o liscia, calda o fresca; percepire il profumo del legno, della resina, delle foglie; ascoltare il vento tra le foglie, il silenzio del tronco; osservare la corteccia da vicino, le crepe, i muschi; percepire il sapore sottile dell’aria vicino all’albero o di un pezzettino della sua corteccia tra le labbra ( solo se l’albero non e’ velenoso)

Non si cerca di respirare come l’albero, ma ci si sincronizza con il suo ritmo vitale: inspirando si sente la propria energia salire come la linfa, espirando si sente la propria energia scendere e radicarsi.

Dopo alcuni minuti si potrebbe percepire un campo pulsante tra sé e l’albero, un ritmo condiviso che non e’ ne’ il proprio né quello dell’albero ma un terzo ritmo che emerge dalla risonanza

Una pratica avanzata è diventare come l’albero nelle quattro stagioni.

In primavera si visualizzano gemme che si aprono nel corpo, l’energia del Fegato si espande verso l’esterno, movimenti delicati di apertura delle braccia, sentendo il desiderio di crescere, l’impulso vitale.

In estate si visualizzano foglie che si aprono pienamente, l’energia del Cuore irradia verso l’esterno, la chioma è piena e generosa, sentendo la gioia dell’espansione.

In autunno si visualizzano foglie che cambiano colore e cadono, l’energia del Polmone si interiorizza, si ritira l’energia verso il tronco preparando l’inverno, sentendo la capacità di lasciar andare, il distacco senza tristezza

In inverno si visualizza l’albero spoglio, dormiente, l’energia del Rene si conserva nelle radici profonde, immobilità apparente ma vita che pulsa sotto la corteccia, sentendo la quiete del potenziale, l’essenza conservata

 Scelta e approccio

Per la scelta dell’albero si preferiscono alberi con più di venti o trent’anni per pratiche generiche, oltre cinquanta o cento anni per pratiche profonde (io dico 300-500 anni e piu’) Un albero giovane ha energia vigorosa ma instabile, utile se si cerca stimolo yang. Un albero maturo ha energia stabile e profonda, utile per radicamento e nutrimento.

Si evitino alberi malati, danneggiati o morenti perché la loro energia è stagnante o in ritirata. Un albero sano ha corteccia integra non spaccata, foglie abbondanti e colorate in stagione, rami che si estendono armoniosamente, presenza di vita intorno come uccelli e insetti

Quanto all’orientamento, nella tradizione taoista i diversi lati dell’albero hanno qualità diverse.

Il lato est riceve il sole nascente con energia yang nascente, stimolante

Il lato sud riceve il sole di mezzogiorno con energia yang massima, riscaldante

Il lato ovest riceve il sole calante con energia in transizione, equilibrante

Il lato nord riceve meno sole con energia yin, calmante e raffreddante

Se si cerca radicamento calmante si pratichi sul lato nord. Se si cerca stimolo yang si pratichi sul lato est o sud

Per quanto riguarda il momento, l’alba è quando l’energia della terra inizia a salire, momento migliore per tonificare lo yang, ideale per chi è depresso, apatico, freddo Gli alberi si svegliano e l’energia è ascendente.

Il mezzogiorno con yang al massimo si tilizza solo se si cerca forte tonificazione yang, può essere eccessivo per chi è già agitato.

Il tramonto è quando l’energia inizia a scendere e interiorizzarsi, momento di equilibrio tra yin e yang, ideale per pratiche di centratura

La notte con yin al massimo è pratica avanzata per nutrire lo yin profondo, solo per praticanti esperti

Si evita di praticare durante temporali con energia erratica e troppo yang, vento forte che disperde l’energia e rende difficile concentrarsi,  si eviti quando si è molto turbati perché si porterebbe energia caotica all’albero

Questo non è misticismo ma igiene energetica taoista  Ci si avvicina ad un albero con calma, non di corsa. Gli ultimi dieci o venti passi si fanno lentamente, respirando. Questo permette al proprio campo energetico di presentarsi gradualmente a quello dell’albero

Si pone una mano sul tronco e si chiede mentalmente il permesso. Non si cercano risposte , si sente semplicemente se c’è una sensazione di accoglienza o resistenza. Se ci si sente disagio si scelga un altro albero. Dopo la pratica, con le mani giunte o appoggiate sul tronco, si ringrazia l’albero. Questo chiude lo scambio energetico in modo pulito e dolce

Se possibile si lascia una piccola offerta: acqua alle radici come nutrimento fisico, pulizia di rifiuti vicini come atto di cura, parole sincere come riconoscimento, o grato silenzio che a volte e’ l’offerta più preziosa Gli indiani d’america lasciano anche una piuma d’uccello che hanno raccolto dal terreno OPPURE DELLA SALVIA Questo protocollo riconosce l’albero come essere vivente, non come strumento. Questo cambia la qualità dello scambio che diventa relazionale

 La dimensione temporale

Praticare con lo stesso albero attraverso le stagioni crea una relazione energetica profonda e permette di sperimentare i cicli naturali dell’energia. In primavera l’albero si sveglia, la linfa sale vigorosamente, l’energia è ascendente, espansiva, yang nascente. È ideale per tonificare lo yang, stimolare nuovi inizi, coltivare coraggio, iniziativa, visione. Il rischio e’che se l’albero è troppo vigoroso può causare irrequietezza (per me non e’ cosi’)

In estate l’albero è al massimo della fioritura, l’energia è espansiva, calda, yang pieno. È ideale per praticare gioia, espressione, condivisione, coltivare amore, connessione, felicità. Il rischio e’ eccesso di calore e agitazione (per me non e’ cosi’)

Nella tarda estate l’albero inizia a preparare i frutti, l’energia è trasformativa, dolce, centrante. È ideale per praticare radicamento, nutrimento, trasformazione, coltivare compassione, cura, centratura. Il rischio e’ eccessivo attaccamento e pesantezza. Per me e’ il momento dell’interiorizzazione comune. L’albero inizia il suo “lavoro interiore e ci invita a fare il nostro”

In autunno l’albero lascia andare le foglie, l’energia è discendente, interiorizzante, yin nascente. E’ ideale per lasciar andare, purificare, distillare l’essenziale, coltivare dignità, capacità di distacco, integrità. Il rischio e’ eccessiva tristezza e sensazione di  separazione

In inverno l’albero conserva l’energia nelle radici, l’energia è profonda, quieta, yin pieno. E’ ideale per conservare l’essenza vitale, nutrire lo yin profondo, riposare, coltivare saggezza, quiete, potenziale latente. Il rischio e’ eccessiva introversione, freddezza, isolamento

Praticare con lo stesso albero per un anno intero è una pratica completa: si attraversano tutti e cinque elementi, si sperimentano nascita, crescita, maturità, declino, morte apparente e rinascita

L’aspetto alchemico nascosto

Per i praticanti avanzati, l’albero rappresenta un modello del processo alchemico interno. Le radici corrispondono all’essenza densa e materiale, conservata nei Reni, come le radici accumulano minerali. Il tronco corrisponde all’energia che circola, trasforma e trasporta, come l’energia nei meridiani. La chioma corrisponde allo spirito che capta la luce celeste, sottile, luminoso, espansivo, come lo spirito che si eleva

Il processo alchemico dell’albero segue un ciclo: le radici assorbono in modo ricettivo, il tronco trasforma in equilibrio tra yang e yin, la chioma emette in modo espressivo, poi le foglie cadono e nutrono le radici chiudendo il ciclo. Questo rispecchia il ciclo alchemico grande: raffinare essenza in energia, raffinare energia in spirito, raffinare spirito tornando al vuoto.

Quando si pratica con l’albero a questo livello, si usa il suo processo alchemico naturale per comprendere e attivare il proprio. L’albero diventa maestro silenzioso dell’alchimia interna.

 Le proprietà specifiche degli alberi

Il pino con la sua natura calda e yang nutre energia e sangue, sostiene il sistema nervoso, ancora l’anima eterea. È indicato per debolezza costituzionale, recupero dopo malattia, instabilità emotiva. Il pino è considerato l’albero dell’immortalità nel Taoismo, rimane verde tutto l’anno come simbolo di yang immutabile. La pratica mattutina con il pino è particolarmente indicata per chi ha difficoltà a svegliarsi

Il cipresso e il cedro con natura fresca e leggermente yin riducono il calore, nutrono lo yin, calmano lo spirito. Sono indicati per insonnia, ansia, palpitazioni, eccesso di fuoco. Il cipresso era piantato nei luoghi sacri taoisti perché il suo QI calma lo spirito agitato. E’ utile per chi ha troppi pensieri

Il salice con natura fresca e umida espelle il vento, drena l’umidità, favorisce la flessibilità. È indicato per dolori articolari migranti, rigidità, tendenza a spezzarsi sotto stress. Il salice si piega fino quasi a toccare terra ma non si spezza, è il maestro della flessibilità. Il suo QI insegna al Fegato a non rimanere rigido nelle opinioni e ai tendini a non cristallizzarsi.

L’olmo con natura neutra calma la mente, rafforza il centro, favorisce il radicamento. E’ indicato per preoccupazione eccessiva, pensiero ossessivo, instabilità emotiva. L’olmo ha radici estremamente profonde e tronco massiccio. Il suo QI è centrato e stabile, utile per chi ha la Milza debole o per chi vola troppo in alto senza radicamento

L’acero con natura neutra muove l’energia del Fegato, calma i dolori migranti. E’ indicato per vento interno di Fegato, dolori che cambiano posizione. Le foglie dell’acero si muovono al minimo vento, il suo QI aiuta a percepire e seguire i cambiamenti senza resistenza

L’abete con natura calda purifica, elimina stagnazioni, risolve edemi. E’ indicato per gonfiori, contusioni, ristagni. L’abete rilascia oli volatili che purificano l’aria, il suo QI ha azione dispersiva, utile dopo traumi o quando c’è stagnazione locale

La betulla con natura fresca facilita l’eliminazione, purifica i liquidi. E’indicata per ritenzione idrica, tossine, bisogno di pulizia. La corteccia della betulla si sfalda continuamente, simbolo di rinnovamento continuo. Il suo QI aiuta a lasciar andare i problemi sia fisicamente che emotivamente.

Il pruno o susino con natura neutra sostiene la trasformazione, favorisce la digestione fisica ed emotiva. E’ indicato per difficoltà digestive, incapacità di digerire esperienze. Il susino fiorisce presto in primavera, ancora prima delle foglie, simbolo di capacità di agire anche in condizioni difficili

Un antico proverbio taoista dice: l’albero che rimane rigido si spezza, quello che si piega con il vento sopravvive Questo non è solo un detto sulla sopravvivenza fisica, ma un insegnamento sul modo di esistere nel mondo

La pratica con gli alberi nel Qigong non è una semplice tecnica, ma un dialogo energetico tra esseri viventi. Quando si pratica non si sta rubando energia all’albero, si sta entrando in risonanza con un campo energetico maturo e stabile, imparando da un maestro che incarna i principi del Dao, ricordando la propria natura originaria di esseri radicati e celesti

Gli alberi sono maestri silenziosi perché sono stati qui prima di noi e resteranno dopo di noi. Hanno visto tempeste e bonacce, guerre e paci, nascite e morti. Incarnano il Dao senza sforzo: crescono senza forzare, si piegano senza spezzarsi, muoiono e rinascono

Le qualità che gli alberi insegnano sono le qualità del praticante maturo: radicamento profondo, stabile, nutrito dalla terra; flessibilità morbida ma forte, piegabile ma non spezzabile; resilienza nella capacità di sopportare senza rompersi; verticalità nell’allineamento tra terra e cielo; generosità nel dare senza chiedere, nutrire senza esaurirsi; ciclicità nel comprendere che tutto nasce, muore e rinasce; quiete nell’immobilità apparente con vita che pulsa sotto la superficie.

Quando si diventa come un albero, anche solo per pochi minuti, si sta ricordando la propria connessione verticale tra terra e cielo, attivando il percorso centrale dove scorre l’alchimia, entrando nello stato naturale dove non c’è sforzo ma solo presenza

La prossima volta che si passa vicino a un albero, un pino secolare, un salice che si piega, un cipresso solitario, basta fermarsi un momento. Non serve fare una pratica completa. Anche solo appoggiare la mano sul tronco, sentire il legno sotto le dita ruvido o liscio, caldo o fresco, respirare tre volte con calma, dire grazie dentro o a voce

Questo semplice gesto può aprire un dialogo energetico, centrare la mente dispersa, radicare l’energia che vola troppo in alto, ricordare che siamo parte di una rete vivente più grande.

L’albero non coltiva la perfezione, è perfetto perché è se stesso. Il praticante saggio non cerca di essere qualcosa, diventa ciò che è sempre stato

Quando si pratica con gli alberi si sta tornando a ciò che si è sempre stati: un asse verticale tra terra e cielo, radicato e svettante, materiale e spirituale, mortale e immortale.

L’albero insegna che la vita non è un’espansione, ma una sincronia: il salice con il Fegato, la quercia con il Cuore, l’acacia con il Polmone, il cipresso con il Reni, il faggio con l’energia di tutto il corpo. Ogni stagione, ogni albero, ogni organo è un passo nel ritmo

Il Qigong con gli alberi non è un rituale, ma un’affermazione di come l’essere umano possa tornare a ritrovare la sua essenza Albero

Pensa a un albero. Non si muove mai, ma si muove con la terra. Così anche il praticante: non si frena mai, ma si armonizza con la natura

L’albero è il maestro
Il Qi è il dialogo
La vita è la sintesi

GLI ESERCIZI DI QIGONG CHIEDETELI AD UN BRAVO MAESTRO

Buona pratica. Che possiate trovare  il vostro Maestro umano e il vostro Albero Maestro

GRAZIE

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