KOAN & Z E N
I Koan
Aprirsi al cuore dell’esperienza
Talvolta i praticanti di meditazione Zen si perdono dentro lo Zazen, scambiando il “silenzioso vuoto nulla” per la manifestazione dell’essere. I koan aiutano a riportarti alla vita dell’essere e a controllare, come diceva un Maestro Zen, “se dormi o se sei sveglio”.
La parola giapponese koan, che letteralmente significa “editto pubblico”, indica il resoconto di un incontro tra maestro e discepolo. Abitualmente, durante questo incontro, il maestro Zen assegna un quesito paradossale all’allievo come stratagemma per aiutarlo a liberarsi dal condizionamento mentale della logica dualistica e discriminante.
Se lo ascolti con le orecchie non lo cogli,
solo quando lo udirai con gli occhi, lo coglierai
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
Questo koan, ad esempio, è un invito a udire le cose non solo con le orecchie, ma a immergersi in ciò che si sta facendo coinvolgendo completa-mente tutti i sensi e tutto noi stessi. Se ascoltiamo solo ciò che la nostra mente ci dice, ascoltiamo solo ciò che abbiamo in mente. Se, come nella meditazione Zazen, ci buttiamo senza preconcetti in ciò che facciamo, allora saremo immersi nella realtà del momento.
Seduti in Zazen, ripetiamo mentalmente l’enunciato del koan, fino a quando non viene interiorizzato. Sono tanti i pensieri e le spiegazioni che la mente offre riguardo al koan, ma non bisogna mai accontentarsi di una risposta. Perché non c’è una risposta al koan, c’è solo il farlo proprio nella vita, trasformando ogni attimo di essa in un koan. Seduti in Zazen, immersi in un koan o semplicemente impegnati nella nostra quotidianità, se riusciamo a penetrare la realtà andando oltre le parole e le azioni, possiamo liberarci dalle illusioni e dai fantasmi della mente. Con la mente limpida come il cielo azzurro, possiamo vivere liberi dalla sofferenza derivante dai condizionamenti e dagli attaccamenti. Possiamo vedere la realtà così com’è e vivere il koan o, come dicono i maestri Zen, “essere il koan”.
Lo Zazen
Il Sutra del Cuore
Il Sutra del Cuore: Maka Hannya Haramitta Shin-Gyo
Il Sutra del Cuore viene recitato non solo nello Zen, ma in tutte le tradizioni buddhiste, e contiene l’essenza dell’insegnamento del Buddha. In esso, il Buddha parla a Sariputta, uno dei più saggi discepoli, e racconta come il Bodhisattva della Compassione, Avalokitervara, realizzò un profondo Samadhi, ossia lo splendore totale dell’intuizione interiore.
Avalokitervara è chiamato anche Avalokita, “colui che guarda giù” in modo compassionevole verso tutti gli esseri non ancora consapevoli della loro illuminazione. È un Bodhisattva perché è un essere illuminato al punto di diventare un Buddha ed entrare nel Nirvana, ma ha rinunciato all’estinzione di nascita e morte per aiutare tutte le persone che soffrono.
All’interno del Sutra del Cuore, Il Buddha rivela la natura illusoria di tutto ciò che crediamo reale e dotato di un’esistenza indipendente. Insegna il superamento del Samsara, la ruota di nascita sofferenza e morte, e del Nirvana.
…Poiché tutte le cose sono vuoto, non c’è forma, percezione, impulsi, coscienza; non esistono occhio, orecchio naso, lingua, corpo, intelletto; non esiste colore, voce, olfatto, gusto, tatto, legge; non c’è né il mondo che si vede né il mondo della coscienza, non ci sono tenebre né fine delle tenebre, né vecchiaia né morte, né inesistenza di vecchiaia e di morte…
Questo passo non significa che non esiste nulla e che tutto è vuoto, non è un inno al nichilismo. Il vuoto di cui si parla nello Zen è un pieno di tutto, significa che non esiste nulla che esista da solo come entità propria, ma che tutto è Uno. Quando prendiamo coscienza di questo attraverso lo Zazen e la pratica della costante consapevolezza, realizziamo la nostra unità con l’Universo.
…Esso dice: “Andato, andato, andato all’altra riva ed approdato all’altra riva”…
Il Sutra del Cuore termina con l’esortazione a praticare e a risvegliarci, perché per tutti quelli che praticano seriamente è possibile andare all’altra riva. Naturalmente l’altra riva è già dentro di noi. È il nostro risveglio, l’altra faccia della nostra coscienza.
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I Quattro Voti del Bodhisattva
Koan-ZEN
Lo Zen possiede la pura arte di suggerire la cosa giusta e di indicare cio che non puo essere indicato. Ed in modo cosi semplice che puo sfuggirvi:
dovrete cercarlo, dovrete cercarlo a tentoni, perche di per se l’aneddoto e’ cosi semplice che vi puo sfuggire. Non e’ molto complesso, di fatto la mente non serve; piuttosto un’apertura del cuore, cosi lo potete capire.
Fate attenzione … questo breve aneddoto contiene l’intero significato dello Zen:
Fu chiesto al Maestro Bokuju:
“Ogni giorno ci dobbiamo vestire e dobbiamo mangiare, come possiamo liberarci da tutto questo?”.
Bokuju rispose: “Ci vestiamo, mangiamo”
Colui che chiedeva disse:
“Non capisco”
Bokuju rispose:
“Se non capisci, indossa i tuoi vestiti e mangia il tuo cibo”.
Si racconta che, sulla via del ritorno, Bodhidharma incontro’ due viandanti.
Questi, saputo chi era quell’uomo, gli posero due domande.
Il primo gli chiese: “Che cos’e un illuminato?”
E Bodhidharma rispose: “Tre libbre di lino”.
Il secondo gli domando: “Che cos’e lo Zen?”.
E Bodhidharma rispose: “La vita di tutti i giorni”.
Un’altra volta ho visto un bambino venire verso di me tenendo una torcia
accesa in mano.
“Da dove porti la luce? ” gli ho chiesto. Lui la spense immediatamente e mi disse,
“O Hasan, dimmi dove e’ andata e io ti diro dove l’ho presa”.
Hasan Basri
-In una sutra, il re Hashinoky chiese alla regina: “C’e qualcuno sulla terra che tu ami piu di te stessa?”.
“Vorrei tanto rispondere che ti amo piu di me stessa, ma in realta e’ me stessa che amo di piu di ogni cosa” rispose la donna.
Il re riprese: “Anch’io amo me stesso piu di ogni altro”.
Decisero allora di far visita a Buddha Sakyamuni, per sottoporgli quel problema.
“Le vostre rispettive risposte non sono erronee” rispose il Buddha. “In definitiva, ognuno ama se stesso. Cosi facendo non arreca danno agli altri.
E tuttavia, nell’amar se stesso, l’uomo reca danno agli altri”.
E’, questo, un grande koan.
Maestro Taisen Dashimaru
Prima che una persona studi lo Zen, le montagne sono montagne e le acque sono acque;
dopo una prima impressione nella verita dello Zen,
le montagne non sono piu montagne e le acque non sono piu acque;
dopo l’illuminazione,
le montagne sono di nuovo montagne e le acque di nuovo acque.
Alfred Korzbysk
Un monaco disse a Joshu: “Sono nuovo del monastero. Ti prego di insegnarmi “.
Joshu domando: “Hai mangiato la tua zuppa di riso?”.
Il monaco rispose: “L’ho mangiata”.
Joshu disse: “Allora faresti bene a lavare la tua ciotola”.
In quel momento il monaco fu illuminato.
Lo Zen non ha niente da raccogliere.
Quando la gente che studia lo Zen non vede questo,
e’ perche si avvicina troppo ardentemente.
Ying-An
“Come posso proseguire il mio cammino su questa strada senza smarrirmi?” chiese un monaco.
“Tu credi che questa sia una strada?” fece Joshu.
“Certo: e’ la strada che percorro da tanto tempo.”
“E se ti fossi gia smarrito, da tanto tempo?”
“Come puoi supporre questo?” disse il monaco “E’ semplicemente assurdo.”
“Appunto. Tu mi hai domandato se puoi percorrere ancora questa strada senza smarrirti.”
Se trovi sulla strada un uomo che sa,
non dire una parola,
non stare in silenzio.
Anche una buona cosa non e buona come il nulla.
Amabili fiocchi di neve che non cadono in nessun posto.
Come lo prendero?
Non prenderlo.
Quello che rimane quando non c’e piu avidita e’ il Se.
Panchadasi
Ti Ts’ang chiese a Fa-Yen: “Dove vai?”
Fa-Yen disse: “In giro in pellegrinaggio”.
Ti Ts’ang disse: “Qual e lo scopo del pellegrinaggio?”
Fa-Yen disse: “Non lo so.”
Ti Ts’ang disse: “Non sapere e piu vicino”.
Di una cosa con la bocca chiusa! KOAN ZEN
“Sto per fare una domanda” disse il Re Melinda al venerabile Nagasuma. “Mi puoi rispondere?”
Nagasuma disse: “Per favore fai la tua domanda”. Il Re disse: “Ho gia chiesto”.
Nagasuma disse: “Ho gia risposto”. Il Re disse: “Cosa hai risposto?”
Nagasuma disse: “Cosa hai chiesto?”
Il Re disse: “Non ho chiesto niente”.
Nagasuma disse: “Non ho risposto niente”.
(Ah! … questo “Mondo Zen” ! ! !) Gandalf
Sciamano – Dove porta questo sentiero?
Jonathan – Da dove siamo a dove dovremmo essere.
J. – Nessuno conosce il suo destino fino a quando non vede la via.
S. – E qual e la via, piccolo orso?
J. – La via? Non c’e nessuna via … e’ il nostro cammino a crearla
La Perfezione
“Quando si e’ vuoti di ogni illusione si e’ perfetti. Non e cosi?” chiese un
giovane monaco.
“Non si e perfetti” rispose Joshu.
“In che cosa consiste allora la perfezione?”.
“Nel dimenticare anche la possibilita dell’illusione” disse Joshu.
Siediti su una sedia ancora calda e finirai con il litigare con quello che
c’era seduto prima.
Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko di Engaku, per molto
tempo non riusci a raggiungere i frutti della meditazione.
Finalmente, in una notte di luna, stava portando dell’acqua in un vecchio
secchio tenuto insieme con una cordicella di bambu.
Il bambu si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel momento Chiyono
fu liberata!
Per commemorare l’evento, scrisse una poesia:In questo modo e in quello
cercai di salvare il vecchio secchio,
Poiche la corda di bambu era logora e stava per rompersi.
E poi tutt’a un tratto il fondo si stacco e cadde.
Niente piu acqua nel secchio!
Niente piu luna nell’acqua!
A un uomo che gli confesso:
“Sono angosciato dal nascere e dal morire e dal tempo che non si ferma
mai” Hui-neng rispose:
“Perche non cogli cio che e’ senza nascita, senza morte, senza tempo?”
Ogni cosa lo stesso, ogni cosa distinta.
proverbio Zen
Il tao che puo essere detto, non e l’eterno tao.
Il nome che puo essere nominato, non e l’eterno nome.
Tao Te Ching
Un giorno un uomo avvicino Ikkyu e chiese:
?Maestro, scriveresti per me qualche massima della piu alta saggezza??
Ikkyu prese il suo pennello e scrisse: ?Attenzione.?
?Tutto qui?? chiese l’uomo.
Ikkyu allora scrisse: ?Attenzione. Attenzione.?
?Bene? disse l’uomo ?Non vedo una grande profondita’ in quello che avete
scritto.?
Poi Ikkyu scrisse la stessa parola tre volte: ?Attenzione. Attenzione.
Attenzione.?
Un po’ irritato l’uomo chiese: ?Cosa significa quella parola “Attenzione”??
Ikkyu gentilmente rispose, ?Attenzione significa attenzione.?
Prendi il cavallo vigoroso della mente.
Non si puo entrare due volte nello stesso fiume.
Eraclito
Qual meraviglia soprannaturale e qual miracolo e questo!
Tiro l’acqua dal pozzo, e porto la legna!
P’ang-yun
Un monaco domando a Nansen: ?C’e un insegnamento che sinora nessun
maestro abbia mai predicato??
Nansen disse: ?Si, c’e?.
?Che cos’e?? domando il monaco.
Nansen rispose: ?Non e mente, non e’ Buddha, non e’ cose?.
Un vento molto forte non dura tutto il mattino;
uno scroscio di pioggia non dura tutto il giorno.
Tale e il corso della natura.
E se la natura stessa non puo sostenere a lungo i suoi sforzi,
quanto meno lo potra l’uomo!
Tao Te Ching
?E la nube ad inseguire il vento o il vento a inseguire la nube? Se
s’inseguono tra loro, com’e possibile che giungano ad incontrarsi?? chiese
un monaco.
?S’incontrano? disse Joshu ?nell’ultima profondita della notte, dove la
nube non e’ piu nube e il vento non e’ piu vento.
?Maestro, insegnami a parlare con i miei sogni. Voglio che rispondano alle
mie domande? chiese qualcuno.
?I sogni sono soltanto domande? rispose Joshu.
?E dov’e la risposta?? chiese quello.
?Se tu sapessi dov’e la risposta, non la cercheresti nei sogni? disse
Joshu.
?Perche rido quando dovrei essere serio?? chiese un giovane monaco.
?Perche sei un bambino? disse Joshu.
?E quando saro uomo??
?Allorche ti accorgerai di essere serio anche quando ridi.?
?Ma sara un bene questo??
?Di quale bene parli?? disse Joshu.
Sulla strada per il monte Tai c’era un bambino seduto col capo curvo sulle
ginocchia. Joshu gli si avvicino e gli chiese: ?Ti sei smarrito??
?No, non mi sono smarrito, ti aspettavo? rispose il bambino.
?Aspettavi me ?? esclamo Joshu
?E perche mai??
?Accompagnami a casa? prego il bambino.
?Ma tu hai una casa??
?No?.
?Se e cosi? disse Joshu ?posso provare ad accompagnarti?.
?A casa?? disse il bambino
?Si a casa? rispose Joshu.
Un monaco chiese: ?Gli uomini si agitano e non comprendono cosa li agiti. E
a causa del flusso della mente, vero??
Joshu disse: ?E cosi?.
?Ma come uscire se si e’ nel flusso??
Joshu disse: ?Affondando?.
Rabbi Pinhas citava spesso la massima:
?L’anima dell’uomo gli insegnera? e la ribadiva dicendo:
?Non vi e’ uomo a cui l’anima non insegni continuamente?.
Una volta i discepoli gli chiesero:
?Se e cosi perche l’uomo non l’ascolta??
?Continuamente l’anima insegna? rispose loro Rabbi Pinhas ?ma non ripete
mai.?
Suona la campana che puo ancora suonare
Dimentica la tua proposta perfetta.
C’e una crepa in ogni cosa
Che e’ come la luce che entra dentro.
Per essere un uomo di conoscenza
bisogna essere illuminati e fluidi.
Mistico Yaqui
?Perche l’amore per una fanciulla mi ha fatto soffrire??chiese un
giovane. ?Dovresti dire invece: “Perche la gioia di amare questa fanciulla mi ha
fatto tanto soffrire?” Ma va bene anche il contrario? disse Joshu.
Dolce amore, medita sul sapere e sul non sapere, sull’esistere e sul non
esistere.
Poi respingili entrambi perche tu possa essere.
Una trasmissione speciale al di fuori delle scritture;
indipendenza da parole e da lettere;
puntare direttamente allo spirito dell’uomo;
contemplare la propria natura.
Bodhidharma
Cessa di fare il male;
impara a fare il bene;
purifica il tuo cuore:
questa e la via dei Buddha.
La mente ha il proprio luogo,
e da sola puo fare un cielo dell’inferno,
un inferno del cielo.
Sotto la spada alta levata, c’e l’inferno che ti fa tremare;
ma va innanzi, e trovi la terra della beatitudine.
Miyamoto Musashi
Per cinquantaquattro anni ho appeso stelle in cielo.
Ora mi slancio: tutto si frantuma!
Dogen
?Siccome qualcosa di divino entra nella fabbricazione di una spada, il suo
proprietario e utente dovrebbe rispondere a quell’ispirazione.
Deve essere un uomo spirituale, non un agente della brutalita. Il suo
spirito deve essere unito con lo spirito che anima il freddo acciaio. I
grandi guerrieri hanno instancabilmente istillato questo sentimento nella
mente dei loro studenti. Quando i giapponesi dicono che la spada e’ l’anima del samurai, dobbiamo ricordare tutto quello che e implicito: lealta, sacrificio di se, rispetto, benevolenza e il culto di altri sentimenti superiori.
Ecco il vero samurai.?
D. T. Suzuki
?Come possiamo dare un nome a un sogno?? domando un monaco.
?Ma anche il nome e un sogno? rispose Jo-shu.
?Qual e la sostanza della verita?? chiese un monaco.
E Joshu: ?Ha una sostanza il vento? Ha una sostanza la sete? Ha una
sostanza la morte??
?Non comprendo? rispose il monaco.
Joshu disse: ?Non parliamo ne della sostanza ne della verita. Parliamo
della sete e della morte?.
?Sai piangere tu?? chiese un monaco.
?Credo di saper piangere? disse Joshu.
?Ma allora sei ancora lontano dall’essere saggio, perche i saggi non
piangono?.
?Chi ti ha detto che i saggi non piangono?? chiese Joshu.
?I saggi? rispose quello.
?Allora io non sono saggio? concluse Joshu.
?Cosa intende dire il poeta Kanzan nei suoi versi: “Legge i Sutra ma non
comprende il significato”?? chiese qualcuno. ?Prova a leggere i Sutra? disse Joshu.
?Voglio praticare la saggezza. Dammi il giusto insegnamento per questo?
chiese un monaco.
?Non praticare la saggezza? rispose Joshu.
?Che cosa significa saggezza senza saggezza?? chiese qualcuno.
?Il boccio che cade non torna al ramo? disse Joshu.
?Perche non torna al ramo?? insistette quello.
?Perche e’ una farfalla ? disse Joshu.
?Satori e sapere?? chiese un monaco.
?Il vuoto e il pieno?? disse Joshu.
?Sei tu che devi rispondere? riprese il monaco.
?Il Bodhidharma ha detto: Io non so?.
?E tu che dici??
Tra i trenta e quaranta ci assillano i cinque appetiti,
Tra i sessanta e gli ottanta siam preda di cento malanni;
Ma tra i cinquanta e i sessanta siam liberi da ogni male,
Calmo e quieto il cuore gode di ogni riposo.
Bai Ajuyi
Alzati e fai qualcosa di utile,
il lavoro fa parte del koan!
Hakuin
L’attaccamento e il piu grande fabbricatore di illusioni,
la realta puo essere raggiunta solo da chi e distaccato.
Weil
Una monaca chiese a Joshu:
?Perche quando sto per addormentarmi mi vengono strani pensieri??
?Che cosa vuoi da me?? rispose Joshu.
La monaca ripete la domanda: ?Perche questi strani pensieri??
E Joshu: ?Perche questa strana domanda??.
Siedi. Riposa. Lavora.
Solo con te stesso, mai stanco,
Al margine della foresta, gioioso senza desideri.
Buddha
Un monaco chiese a Yun-men:
?Quali sono gli insegnamenti di una intera vita??
Yun-men gli rispose:
?Una dichiarazione appropriata?.
Vai senza sapere dove.
Porta, senza sapere cosa.
Il sentiero e’ lungo, la via sconosciuta.
Koan Zen
Un uomo aveva piantato dei piccoli salici nel suo giardino e temendo che
qualcuno andasse a rubare le piantine incarico un ragazzetto di stare li a
fare la guardia.
Dopo una decina di giorni non era stato rubato nessun salice.
?Bravo!? disse il padrone al ragazzo.
?Devi aver fatto proprio buona guardia!?
Il ragazzetto tutto contento per l’elogio decise di rivelare il suo sistema
e racconto:
?Avevo paura che qualcuno di notte potesse venire a rubare le piantine
cosi ogni sera le tiro fuori dalla terra e le metto tutte in casa, al mattino
dopo le pianto di nuovo. Come vedete e un sistema che funziona!?
Xiao Fu, Feng Meng Long
Un uomo audace, nobile e coraggioso, rese visita a quattro grandi maestri
di tiro con l’arco, che vivevano insieme in un luogo appartato.
?Voi siete quattro? disse loro. ?Ciascuno di voi si incammini in una delle
quattro direzioni, poi, volgendosi verso di me, scocchi la propria freccia.
Le fermero tutte prima che mi raggiungano?.
?Non e possibile? commento uno dei maestri.
?Quanto dev’essere veloce!? commentarono gli altri.
?Certo e dotato di un magico potere?.
Allora il Buddha Sakyamuni, che era presente, commento:
?C’e ancora qualcosa di piu veloce di quest’uomo audace e coraggioso: la
corsa del sole e della luna e del lampo.
E c’e qualcosa di ancor piu veloce del sole, della luna e del lampo…?.
Maestro Taisen Dashimaru
Quella sera, all’ora giusta, il piccolo Toyo si presento alla porta della
stanza Sanzen di Mokurai.
Batte il gong per annunciarsi, fece tre rispettosi inchini prima di entrare,
poi ando a sedersi in riguardoso silenzio davanti al maestro. ?Tu puoi
sentire il suono di due mani quando battono l’una contro l’altra? disse
Mokurai.
?Ora mostrami il suono di una sola mano?.
Toyo fece un inchino e se ne ando nella sua stanza per riflettere su
questo problema. Dalla sua finestra poteva sentire la musica delle geishe.
?Ah, ho capito!? proruppe.
La sera dopo, quando il suo insegnante gli chiese di illustrargli il suono di
una mano sola, Toyo comincio a suonare la musica delle geishe. ?No, no?
disse Mokurai. ?Questo non serve. Questo non e’ il suono di una sola mano.
Non hai capito niente?.
Invano Toyo meditava per sentire il suono di una sola mano. Senti il respiro del vento. Ma quel suono venne respinto.
Senti il grido di un gufo. Anche questo venne rifiutato.
Piu di dieci volte Toyo ando dal Mokurai con suoni diversi.
Erano tutti sbagliati. Per quasi un anno si domando quale poteva essere il
suono di una sola mano.
Finalmente il piccolo Toyo entro nella vera meditazione e supero tutti i
suoni. ?Non potevo mettere insieme nient’altro?, spiego piu tardi ?cosi ho
raggiunto il suono senza suono?.
Toyo aveva realizzato il suono di una sola mano.
Dopo la morte di Bankei, un cieco che viveva accanto al tempio del
maestro disse a un amico: ?Da quando sono cieco, non posso osservare la
faccia delle persone, e allora devo giudicare il loro carattere dal suono
della voce.
Il piu delle volte, quando sento qualcuno che si congratula per la sua
felicita o il suo successo, afferro anche una segreta sfumatura di invidia.
Quando uno esprime il suo rammarico per la disgrazia di un altro, sento il
piacere e la soddisfazione, come se quello che si rammarica fosse in
realta contento che nel suo proprio mondo ci sia ancora qualcosa da
guadagnare.
La voce di Bankei, pero, sin dalla prima volta che l’ho sentita, e stata
sempre sincera. Quando lui esprimeva la felicita non ho mai sentito
null’altro che la felicita, e quando esprimeva il dolore, il dolore era l’unico
sentimento che io sentissi?.
Un giorno, un discepolo si reco agitato da Bodhidharma e gli disse: ?La mia
anima e tormentata: vi prego, maestro, datele pace!? ?Portami qui la tua anima e io le daro pace ?.
?Come faccio? L’ho cercata, ma non l’ho trovata?.
?Allora e gia’ in pace?.
Un giorno, Hui-neng si reco al tempio vicino dove trovo due monaci che
discutevano di filosofia riferendosi a una bandiera che sventolava al
vento.
?E’ la bandiera che si muove? sosteneva il primo.
?No? ribatteva il secondo ?e il vento che la fa muovere?.
Hui-neng taglio corto:
?Non e ne la bandiera ne il vento, ma e la mente che si muove!?.
Ad un monaco che gli chiese di insegnargli la dottrina, rispose: ?Metti da
parte ogni idea di bene e di male, e guarda qui ed ora il tuo volto originale,
quello che avevi prima di nascere?.
A un altro che gli domando come fare a diventare un Buddha, disse:
?L’unica differenza tra un uomo comune e un Buddha e’ che il primo non sa
di essere un Buddha?.
Abbandona il passato, abbandona il futuro, abbandona il presente, supera
il divenire, con mente libera da ogni tempo, non ritornare ancora alla
nascita e alla vecchiaia.
In un giorno di sole sedere quietamente senza far nulla; arriva la
primavera e l’erba cresce da se.
Zenrin Kushu
Colui che ha superato i desideri e le avversioni, che e calmo, che non
brama rinascere, che domina virilmente i mondi, questo io lo definisco un
illuminato.
Inayat Khan racconta una storia indu di un pesce che ando’ da un pesce
regina e gli domando: ?Sento sempre parlare del mare, ma che cos’e
questo mare? Dov’e??.
Il pesce regina spiego: ?Tu vivi, ti sposi, e hai la tua esistenza nel mare. Il
mare e’ dentro di te e fuori di te, e tu sei fatto di mare, e finirai nel mare.
Il mare ti circonda come il tuo proprio essere?.
Settantasei: ho chiuso con questa vita.
Non ho cercato il cielo, non temo l’inferno.
Lascero queste ossa al di la del Triplice Mondo, non asservito,
imperturbato.
Fuyo-Dokai
Per quanto innumerevoli siano gli esseri viventi
giuro di salvarli; per quanto indomabili siano le passioni
giuro di domarle; per quanto immensi siano i Dharma
giuro di studiarli; per quanto incomprensibile sia la verita di Buddha
giuro di conseguirla.
i “Quattro Grandi Voti”
Provaci se vuoi. Ma lo Zen viene da solo.
Il vero Zen si manifesta nella vita quotidiana, COSCIENZA in atto. Piu di
ogni consapevolezza limitata, esso apre ogni porta interiore verso la
nostra natura infinita.
La mente si libera istantaneamente. Come si libera!
Il falso Zen rovina i cervelli come una panzana inventata dai preti e dai
mercanti per smerciare i loro prodotti. Guardalo in questo modo,
dall’esterno e dall’interno: COSCIENZA dovunque, inclusiva, in tutto te
stesso.
Allora non puoi fare a meno di vivere umilmente, con stupore.
Lo Zen e la Desimbolizzazione del mondo.
R.H. Blyth
?Quella donna che ho molto amato, tutte le volte che la incontro per la
strada non mostra in alcun modo di riconoscermi.
Com’e possibile? Anche lei certamente mi ha amato? chiese un giovane.
?Come puo riconoscerti?? disse Joshu ?le stelle muoiono sull’orlo dei
prati?.
Zazen: grasse zanzare dappertutto.
Taigi
L’erbaccia cresce in fretta lungo il fiume.
Chiun
Le civette dicono ?Vieni, vieni? alle lucciole.
Solo perche esisto sono qui, tra la neve che cade.
Un mondo buono, gocce di rugiada cadono a una, a due.
Ascolta, ogni cosa rabbrividisce la campana della caducita.
Non piangete, insetti; gli amanti, persino le stelle devono separarsi.
Il cuculo canta per me, per la montagna, a turno.
Dal ramo che galleggia sul fiume, il canto di un insetto.
Io faccio un pisolino,
facendo delle montagne d’acqua battendo il riso.
Senza sbagliare, senza ignorare:
un paio di anatre mandarine
si posano, dondolando, dappertutto.
Nan-o-Myo
Ti avverto, chiunque tu sia, oh che tu desideri sondare gli arcani della
natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso cio che cerchi, non
potrai trovarlo nemmeno fuori.
Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre
meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli Dei: oh uomo, conosci te
stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei.
L’esortazione iscritta sul tempio dell’Oracolo di Delfi e un motto greco (????? ???????, gnothi
seauton),
http://poesie-eco-illogiche.webnode.it/notizie/koan-famosi/
PER ALTRI:
“I koan – espedienti che favoriscono la meditazione – sono problemi oscuri ed assurdi, inventati e costruiti con cura, appositamente per indurre il discepolo Zen, a rendersi conto, nel modo più drammatico, dei limiti della logica e del ragionamento”. Vediamo alcuni esempi, di Koan famosi:
– “Puoi produrre, il suono di due mani, che battono una contro l’altra. Ma qual è, il suono di una mano sola?” (Hakuin)
– “Tutte le cose ritornano all’Uno, ma quest’Uno, dove ritorna ?” (D. T. Suzuki)
– “Un giovane, si presentò davanti al maestro, e dichiarò “Vengo da te, perché cerco la liberazione”. ”Chi ti ha incatenato?”, gli domandò il maestro. “Nessuno” rispose il giovane.” Allora sei già libero”, sentenziò il maestro.
– “Se qualcuno ti mostra la luna, è questa che devi guardare, e non il dito che la indica”.
– Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli disse:
“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. Ed incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza è piena?”
“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture, perché le si possa versare dentro qualcos’altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”.
“Un sacerdote, incontrò un giorno, un maestro zen, e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò ”Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos’è la realtà?”. Il maestro gli diede un pugno in faccia.”
Esiste un famoso racconto zen, intitolato “La porta senza porta”.
Nella ricerca della verità, la nostra mente, si ostina incessantemente, a cercare una porta da attraversare, ma, non si rende conto, che, in realtà, la porta non esiste affatto.
L’unica barriera esistente, è la nostra mente, che si frappone fra noi, e la verità. Fino a quando, non rimuoveremo la mente, da questa ricerca, non arriveremo mai, all’illuminazione.
– http://it.wikipedia.org/wiki/Koan
KOAN ZEN:
-Un giorno Chao-chou sprofondò nella neve e si mise a invocare: “Aiutatemi a uscire! Aiutatemi a uscire!” Venne un monaco e gli si sdraiò accanto. Chao-chou si alzò e se ne andò.
-Siccome il tetto perdeva, un Maestro Zen disse a due monaci di portare qualcosa per raccogliere l’acqua. Uno dei due portò una tinozza, l’altro una cesta. Il primo fu severamente redarguito, il secondo altamente lodato.
-Un monaco chiese al maestro Haryo: “Cos’è la via?” Rispose Haryo: “Un uomo che cade nel pozzo a occhi aperti.”
KOAN “DI CASA NOSTRA”.
¬ La Terra è un ambiente ostile, non se ne esce vivi (Alberto Salza)
Dove nasce il pericolo maggiore, cresce anche ciò che può salvarci (Fiedrich Hölderlin)
Vivere è una malattia incurabile, sempre letale (Alfredo Ronchetta)
La tua morte è un fatto che non ti riguarda (Simone De Beauvoir)
I giovani muoiono di continuo (Mick Jagger)
I primi ottant’anni sono molto difficili. Poi muori, e tutto si sistema (proverbio greco)
Una vita in salute e sicurezza è solamente il modo più lento per morire (anonimo)
Gli uomini vivono per vivere, per non morire. Chi teme la morte è già morto (Carlo Michelstaedter)
Non c’è nulla di personale nella morte (Marco Aurelio)
Si passa sempre inconsapevoli l’anniversario della nostra morte (D.H. Lawrence)
Ogni giorno è sempre il primo della vita che ti resta (E. Maolucci)
Prendiamo l’ultima affermazione, di Maolucci, e analizziamola brevemente: «Ogni giorno è sempre il primo della vita che ti resta».
Non appena l’avete letta, probabilmente avrete cominciato a pensare al suo significato e, di conseguenza, vi sono venuti alla mente diversi altri significati “secondari”. Per fare un esempio, qualcuno potrebbe pensare all’ineluttabilità della morte, oppure al fatto che i giorni passati non possono più ritornare ed essere cambiati, o ancora che lo scopo dell’esistenza perde di significato davanti al tempo che inesorabilmente vi sta “rubando” giorni da vivere.
I K?an non sono altro che questo: punti di partenza per riflettere sulla propria condizione. In pratica, una filosofia nella filosofia, che ci fa capire perché è tanto amata dalla religione buddista.
Fonti esterne
Surviving – Istruzioni di sopravvivenza individuale e di gruppo, di Enzo Maolucci e Alberto Salza
KOAN & Z E N
I Koan
Aprirsi al cuore dell’esperienza
Talvolta i praticanti di meditazione Zen si perdono dentro lo Zazen, scambiando il “silenzioso vuoto nulla” per la manifestazione dell’essere. I koan aiutano a riportarti alla vita dell’essere e a controllare, come diceva un Maestro Zen, “se dormi o se sei sveglio”.
La parola giapponese koan, che letteralmente significa “editto pubblico”, indica il resoconto di un incontro tra maestro e discepolo. Abitualmente, durante questo incontro, il maestro Zen assegna un quesito paradossale all’allievo come stratagemma per aiutarlo a liberarsi dal condizionamento mentale della logica dualistica e discriminante.
Se lo ascolti con le orecchie non lo cogli,
solo quando lo udirai con gli occhi, lo coglierai
Questo koan, ad esempio, è un invito a udire le cose non solo con le orecchie, ma a immergersi in ciò che si sta facendo coinvolgendo completa-mente tutti i sensi e tutto noi stessi. Se ascoltiamo solo ciò che la nostra mente ci dice, ascoltiamo solo ciò che abbiamo in mente. Se, come nella meditazione Zazen, ci buttiamo senza preconcetti in ciò che facciamo, allora saremo immersi nella realtà del momento.
Seduti in Zazen, ripetiamo mentalmente l’enunciato del koan, fino a quando non viene interiorizzato. Sono tanti i pensieri e le spiegazioni che la mente offre riguardo al koan, ma non bisogna mai accontentarsi di una risposta. Perché non c’è una risposta al koan, c’è solo il farlo proprio nella vita, trasformando ogni attimo di essa in un koan. Seduti in Zazen, immersi in un koan o semplicemente impegnati nella nostra quotidianità, se riusciamo a penetrare la realtà andando oltre le parole e le azioni, possiamo liberarci dalle illusioni e dai fantasmi della mente. Con la mente limpida come il cielo azzurro, possiamo vivere liberi dalla sofferenza derivante dai condizionamenti e dagli attaccamenti. Possiamo vedere la realtà così com’è e vivere il koan o, come dicono i maestri Zen, “essere il koan”.
Lo Zazen
Il Sutra del Cuore
Il Sutra del Cuore: Maka Hannya Haramitta Shin-Gyo
Il Sutra del Cuore viene recitato non solo nello Zen, ma in tutte le tradizioni buddhiste, e contiene l’essenza dell’insegnamento del Buddha. In esso, il Buddha parla a Sariputta, uno dei più saggi discepoli, e racconta come il Bodhisattva della Compassione, Avalokitervara, realizzò un profondo Samadhi, ossia lo splendore totale dell’intuizione interiore.
Avalokitervara è chiamato anche Avalokita, “colui che guarda giù” in modo compassionevole verso tutti gli esseri non ancora consapevoli della loro illuminazione. È un Bodhisattva perché è un essere illuminato al punto di diventare un Buddha ed entrare nel Nirvana, ma ha rinunciato all’estinzione di nascita e morte per aiutare tutte le persone che soffrono.
All’interno del Sutra del Cuore, Il Buddha rivela la natura illusoria di tutto ciò che crediamo reale e dotato di un’esistenza indipendente. Insegna il superamento del Samsara, la ruota di nascita sofferenza e morte, e del Nirvana.
…Poiché tutte le cose sono vuoto, non c’è forma, percezione, impulsi, coscienza; non esistono occhio, orecchio naso, lingua, corpo, intelletto; non esiste colore, voce, olfatto, gusto, tatto, legge; non c’è né il mondo che si vede né il mondo della coscienza, non ci sono tenebre né fine delle tenebre, né vecchiaia né morte, né inesistenza di vecchiaia e di morte…
Questo passo non significa che non esiste nulla e che tutto è vuoto, non è un inno al nichilismo. Il vuoto di cui si parla nello Zen è un pieno di tutto, significa che non esiste nulla che esista da solo come entità propria, ma che tutto è Uno. Quando prendiamo coscienza di questo attraverso lo Zazen e la pratica della costante consapevolezza, realizziamo la nostra unità con l’Universo.
…Esso dice: “Andato, andato, andato all’altra riva ed approdato all’altra riva”…
Il Sutra del Cuore termina con l’esortazione a praticare e a risvegliarci, perché per tutti quelli che praticano seriamente è possibile andare all’altra riva. Naturalmente l’altra riva è già dentro di noi. È il nostro risveglio, l’altra faccia della nostra coscienza.
I Quattro Voti del Bodhisattva
Koan-ZEN
Lo Zen possiede la pura arte di suggerire la cosa giusta e di indicare cio che non puo essere indicato. Ed in modo cosi semplice che puo sfuggirvi:
dovrete cercarlo, dovrete cercarlo a tentoni, perche di per se l’aneddoto e’ cosi semplice che vi puo sfuggire. Non e’ molto complesso, di fatto la mente non serve; piuttosto un’apertura del cuore, cosi lo potete capire.
Fate attenzione … questo breve aneddoto contiene l’intero significato dello Zen:
Fu chiesto al Maestro Bokuju:
“Ogni giorno ci dobbiamo vestire e dobbiamo mangiare, come possiamo liberarci da tutto questo?”.
Bokuju rispose: “Ci vestiamo, mangiamo”
Colui che chiedeva disse:
“Non capisco”
Bokuju rispose:
“Se non capisci, indossa i tuoi vestiti e mangia il tuo cibo”.
Si racconta che, sulla via del ritorno, Bodhidharma incontro’ due viandanti.
Questi, saputo chi era quell’uomo, gli posero due domande.
Il primo gli chiese: “Che cos’e un illuminato?”
E Bodhidharma rispose: “Tre libbre di lino”.
Il secondo gli domando: “Che cos’e lo Zen?”.
E Bodhidharma rispose: “La vita di tutti i giorni”.
Un’altra volta ho visto un bambino venire verso di me tenendo una torcia
accesa in mano.
“Da dove porti la luce? ” gli ho chiesto. Lui la spense immediatamente e mi disse,
“O Hasan, dimmi dove e’ andata e io ti diro dove l’ho presa”.
Hasan Basri
-In una sutra, il re Hashinoky chiese alla regina: “C’e qualcuno sulla terra che tu ami piu di te stessa?”.
“Vorrei tanto rispondere che ti amo piu di me stessa, ma in realta e’ me stessa che amo di piu di ogni cosa” rispose la donna.
Il re riprese: “Anch’io amo me stesso piu di ogni altro”.
Decisero allora di far visita a Buddha Sakyamuni, per sottoporgli quel problema.
“Le vostre rispettive risposte non sono erronee” rispose il Buddha. “In definitiva, ognuno ama se stesso. Cosi facendo non arreca danno agli altri.
E tuttavia, nell’amar se stesso, l’uomo reca danno agli altri”.
E’, questo, un grande koan.
Maestro Taisen Dashimaru
Prima che una persona studi lo Zen, le montagne sono montagne e le acque sono acque;
dopo una prima impressione nella verita dello Zen,
le montagne non sono piu montagne e le acque non sono piu acque;
dopo l’illuminazione,
le montagne sono di nuovo montagne e le acque di nuovo acque.
Alfred Korzbysk
Un monaco disse a Joshu: “Sono nuovo del monastero. Ti prego di insegnarmi “.
Joshu domando: “Hai mangiato la tua zuppa di riso?”.
Il monaco rispose: “L’ho mangiata”.
Joshu disse: “Allora faresti bene a lavare la tua ciotola”.
In quel momento il monaco fu illuminato.
Lo Zen non ha niente da raccogliere.
Quando la gente che studia lo Zen non vede questo,
e’ perche si avvicina troppo ardentemente.
Ying-An
“Come posso proseguire il mio cammino su questa strada senza smarrirmi?” chiese un monaco.
“Tu credi che questa sia una strada?” fece Joshu.
“Certo: e’ la strada che percorro da tanto tempo.”
“E se ti fossi gia smarrito, da tanto tempo?”
“Come puoi supporre questo?” disse il monaco “E’ semplicemente assurdo.”
“Appunto. Tu mi hai domandato se puoi percorrere ancora questa strada senza smarrirti.”
Se trovi sulla strada un uomo che sa,
non dire una parola,
non stare in silenzio.
Anche una buona cosa non e buona come il nulla.
Amabili fiocchi di neve che non cadono in nessun posto.
Come lo prendero?
Non prenderlo.
Quello che rimane quando non c’e piu avidita e’ il Se.
Panchadasi
Ti Ts’ang chiese a Fa-Yen: “Dove vai?”
Fa-Yen disse: “In giro in pellegrinaggio”.
Ti Ts’ang disse: “Qual e lo scopo del pellegrinaggio?”
Fa-Yen disse: “Non lo so.”
Ti Ts’ang disse: “Non sapere e piu vicino”.
Di una cosa con la bocca chiusa! KOAN ZEN
“Sto per fare una domanda” disse il Re Melinda al venerabile Nagasuma. “Mi puoi rispondere?”
Nagasuma disse: “Per favore fai la tua domanda”. Il Re disse: “Ho gia chiesto”.
Nagasuma disse: “Ho gia risposto”. Il Re disse: “Cosa hai risposto?”
Nagasuma disse: “Cosa hai chiesto?”
Il Re disse: “Non ho chiesto niente”.
Nagasuma disse: “Non ho risposto niente”.
(Ah! … questo “Mondo Zen” ! ! !) Gandalf
Sciamano – Dove porta questo sentiero?
Jonathan – Da dove siamo a dove dovremmo essere.
J. – Nessuno conosce il suo destino fino a quando non vede la via.
S. – E qual e la via, piccolo orso?
J. – La via? Non c’e nessuna via … e’ il nostro cammino a crearla
La Perfezione
“Quando si e’ vuoti di ogni illusione si e’ perfetti. Non e cosi?” chiese un
giovane monaco.
“Non si e perfetti” rispose Joshu.
“In che cosa consiste allora la perfezione?”.
“Nel dimenticare anche la possibilita dell’illusione” disse Joshu.
Siediti su una sedia ancora calda e finirai con il litigare con quello che
c’era seduto prima.
Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko di Engaku, per molto
tempo non riusci a raggiungere i frutti della meditazione.
Finalmente, in una notte di luna, stava portando dell’acqua in un vecchio
secchio tenuto insieme con una cordicella di bambu.
Il bambu si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel momento Chiyono
fu liberata!
Per commemorare l’evento, scrisse una poesia:In questo modo e in quello
cercai di salvare il vecchio secchio,
Poiche la corda di bambu era logora e stava per rompersi.
E poi tutt’a un tratto il fondo si stacco e cadde.
Niente piu acqua nel secchio!
Niente piu luna nell’acqua!
A un uomo che gli confesso:
“Sono angosciato dal nascere e dal morire e dal tempo che non si ferma
mai” Hui-neng rispose:
“Perche non cogli cio che e’ senza nascita, senza morte, senza tempo?”
Ogni cosa lo stesso, ogni cosa distinta.
proverbio Zen
Il tao che puo essere detto, non e l’eterno tao.
Il nome che puo essere nominato, non e l’eterno nome.
Tao Te Ching
Un giorno un uomo avvicino Ikkyu e chiese:
?Maestro, scriveresti per me qualche massima della piu alta saggezza??
Ikkyu prese il suo pennello e scrisse: ?Attenzione.?
?Tutto qui?? chiese l’uomo.
Ikkyu allora scrisse: ?Attenzione. Attenzione.?
?Bene? disse l’uomo ?Non vedo una grande profondita’ in quello che avete
scritto.?
Poi Ikkyu scrisse la stessa parola tre volte: ?Attenzione. Attenzione.
Attenzione.?
Un po’ irritato l’uomo chiese: ?Cosa significa quella parola “Attenzione”??
Ikkyu gentilmente rispose, ?Attenzione significa attenzione.?
Prendi il cavallo vigoroso della mente.
Non si puo entrare due volte nello stesso fiume.
Eraclito
Qual meraviglia soprannaturale e qual miracolo e questo!
Tiro l’acqua dal pozzo, e porto la legna!
P’ang-yun
Un monaco domando a Nansen: ?C’e un insegnamento che sinora nessun
maestro abbia mai predicato??
Nansen disse: ?Si, c’e?.
?Che cos’e?? domando il monaco.
Nansen rispose: ?Non e mente, non e’ Buddha, non e’ cose?.
Un vento molto forte non dura tutto il mattino;
uno scroscio di pioggia non dura tutto il giorno.
Tale e il corso della natura.
E se la natura stessa non puo sostenere a lungo i suoi sforzi,
quanto meno lo potra l’uomo!
Tao Te Ching
?E la nube ad inseguire il vento o il vento a inseguire la nube? Se
s’inseguono tra loro, com’e possibile che giungano ad incontrarsi?? chiese
un monaco.
?S’incontrano? disse Joshu ?nell’ultima profondita della notte, dove la
nube non e’ piu nube e il vento non e’ piu vento.
?Maestro, insegnami a parlare con i miei sogni. Voglio che rispondano alle
mie domande? chiese qualcuno.
?I sogni sono soltanto domande? rispose Joshu.
?E dov’e la risposta?? chiese quello.
?Se tu sapessi dov’e la risposta, non la cercheresti nei sogni? disse
Joshu.
?Perche rido quando dovrei essere serio?? chiese un giovane monaco.
?Perche sei un bambino? disse Joshu.
?E quando saro uomo??
?Allorche ti accorgerai di essere serio anche quando ridi.?
?Ma sara un bene questo??
?Di quale bene parli?? disse Joshu.
Sulla strada per il monte Tai c’era un bambino seduto col capo curvo sulle
ginocchia. Joshu gli si avvicino e gli chiese: ?Ti sei smarrito??
?No, non mi sono smarrito, ti aspettavo? rispose il bambino.
?Aspettavi me ?? esclamo Joshu
?E perche mai??
?Accompagnami a casa? prego il bambino.
?Ma tu hai una casa??
?No?.
?Se e cosi? disse Joshu ?posso provare ad accompagnarti?.
?A casa?? disse il bambino
?Si a casa? rispose Joshu.
Un monaco chiese: ?Gli uomini si agitano e non comprendono cosa li agiti. E
a causa del flusso della mente, vero??
Joshu disse: ?E cosi?.
?Ma come uscire se si e’ nel flusso??
Joshu disse: ?Affondando?.
Rabbi Pinhas citava spesso la massima:
?L’anima dell’uomo gli insegnera? e la ribadiva dicendo:
?Non vi e’ uomo a cui l’anima non insegni continuamente?.
Una volta i discepoli gli chiesero:
?Se e cosi perche l’uomo non l’ascolta??
?Continuamente l’anima insegna? rispose loro Rabbi Pinhas ?ma non ripete
mai.?
Suona la campana che puo ancora suonare
Dimentica la tua proposta perfetta.
C’e una crepa in ogni cosa
Che e’ come la luce che entra dentro.
Per essere un uomo di conoscenza
bisogna essere illuminati e fluidi.
Mistico Yaqui
?Perche l’amore per una fanciulla mi ha fatto soffrire??chiese un
giovane. ?Dovresti dire invece: “Perche la gioia di amare questa fanciulla mi ha
fatto tanto soffrire?” Ma va bene anche il contrario? disse Joshu.
Dolce amore, medita sul sapere e sul non sapere, sull’esistere e sul non
esistere.
Poi respingili entrambi perche tu possa essere.
Una trasmissione speciale al di fuori delle scritture;
indipendenza da parole e da lettere;
puntare direttamente allo spirito dell’uomo;
contemplare la propria natura.
Bodhidharma
Cessa di fare il male;
impara a fare il bene;
purifica il tuo cuore:
questa e la via dei Buddha.
La mente ha il proprio luogo,
e da sola puo fare un cielo dell’inferno,
un inferno del cielo.
Sotto la spada alta levata, c’e l’inferno che ti fa tremare;
ma va innanzi, e trovi la terra della beatitudine.
Miyamoto Musashi
Per cinquantaquattro anni ho appeso stelle in cielo.
Ora mi slancio: tutto si frantuma!
Dogen
?Siccome qualcosa di divino entra nella fabbricazione di una spada, il suo
proprietario e utente dovrebbe rispondere a quell’ispirazione.
Deve essere un uomo spirituale, non un agente della brutalita. Il suo
spirito deve essere unito con lo spirito che anima il freddo acciaio. I
grandi guerrieri hanno instancabilmente istillato questo sentimento nella
mente dei loro studenti. Quando i giapponesi dicono che la spada e’ l’anima del samurai, dobbiamo ricordare tutto quello che e implicito: lealta, sacrificio di se, rispetto, benevolenza e il culto di altri sentimenti superiori.
Ecco il vero samurai.?
D. T. Suzuki
?Come possiamo dare un nome a un sogno?? domando un monaco.
?Ma anche il nome e un sogno? rispose Jo-shu.
?Qual e la sostanza della verita?? chiese un monaco.
E Joshu: ?Ha una sostanza il vento? Ha una sostanza la sete? Ha una
sostanza la morte??
?Non comprendo? rispose il monaco.
Joshu disse: ?Non parliamo ne della sostanza ne della verita. Parliamo
della sete e della morte?.
?Sai piangere tu?? chiese un monaco.
?Credo di saper piangere? disse Joshu.
?Ma allora sei ancora lontano dall’essere saggio, perche i saggi non
piangono?.
?Chi ti ha detto che i saggi non piangono?? chiese Joshu.
?I saggi? rispose quello.
?Allora io non sono saggio? concluse Joshu.
?Cosa intende dire il poeta Kanzan nei suoi versi: “Legge i Sutra ma non
comprende il significato”?? chiese qualcuno. ?Prova a leggere i Sutra? disse Joshu.
?Voglio praticare la saggezza. Dammi il giusto insegnamento per questo?
chiese un monaco.
?Non praticare la saggezza? rispose Joshu.
?Che cosa significa saggezza senza saggezza?? chiese qualcuno.
?Il boccio che cade non torna al ramo? disse Joshu.
?Perche non torna al ramo?? insistette quello.
?Perche e’ una farfalla ? disse Joshu.
?Satori e sapere?? chiese un monaco.
?Il vuoto e il pieno?? disse Joshu.
?Sei tu che devi rispondere? riprese il monaco.
?Il Bodhidharma ha detto: Io non so?.
?E tu che dici??
Tra i trenta e quaranta ci assillano i cinque appetiti,
Tra i sessanta e gli ottanta siam preda di cento malanni;
Ma tra i cinquanta e i sessanta siam liberi da ogni male,
Calmo e quieto il cuore gode di ogni riposo.
Bai Ajuyi
Alzati e fai qualcosa di utile,
il lavoro fa parte del koan!
Hakuin
L’attaccamento e il piu grande fabbricatore di illusioni,
la realta puo essere raggiunta solo da chi e distaccato.
Weil
Una monaca chiese a Joshu:
?Perche quando sto per addormentarmi mi vengono strani pensieri??
?Che cosa vuoi da me?? rispose Joshu.
La monaca ripete la domanda: ?Perche questi strani pensieri??
E Joshu: ?Perche questa strana domanda??.
Siedi. Riposa. Lavora.
Solo con te stesso, mai stanco,
Al margine della foresta, gioioso senza desideri.
Buddha
Un monaco chiese a Yun-men:
?Quali sono gli insegnamenti di una intera vita??
Yun-men gli rispose:
?Una dichiarazione appropriata?.
Vai senza sapere dove.
Porta, senza sapere cosa.
Il sentiero e’ lungo, la via sconosciuta.
Koan Zen
Un uomo aveva piantato dei piccoli salici nel suo giardino e temendo che
qualcuno andasse a rubare le piantine incarico un ragazzetto di stare li a
fare la guardia.
Dopo una decina di giorni non era stato rubato nessun salice.
?Bravo!? disse il padrone al ragazzo.
?Devi aver fatto proprio buona guardia!?
Il ragazzetto tutto contento per l’elogio decise di rivelare il suo sistema
e racconto:
?Avevo paura che qualcuno di notte potesse venire a rubare le piantine
cosi ogni sera le tiro fuori dalla terra e le metto tutte in casa, al mattino
dopo le pianto di nuovo. Come vedete e un sistema che funziona!?
Xiao Fu, Feng Meng Long
Un uomo audace, nobile e coraggioso, rese visita a quattro grandi maestri
di tiro con l’arco, che vivevano insieme in un luogo appartato.
?Voi siete quattro? disse loro. ?Ciascuno di voi si incammini in una delle
quattro direzioni, poi, volgendosi verso di me, scocchi la propria freccia.
Le fermero tutte prima che mi raggiungano?.
?Non e possibile? commento uno dei maestri.
?Quanto dev’essere veloce!? commentarono gli altri.
?Certo e dotato di un magico potere?.
Allora il Buddha Sakyamuni, che era presente, commento:
?C’e ancora qualcosa di piu veloce di quest’uomo audace e coraggioso: la
corsa del sole e della luna e del lampo.
E c’e qualcosa di ancor piu veloce del sole, della luna e del lampo…?.
Maestro Taisen Dashimaru
Quella sera, all’ora giusta, il piccolo Toyo si presento alla porta della
stanza Sanzen di Mokurai.
Batte il gong per annunciarsi, fece tre rispettosi inchini prima di entrare,
poi ando a sedersi in riguardoso silenzio davanti al maestro. ?Tu puoi
sentire il suono di due mani quando battono l’una contro l’altra? disse
Mokurai.
?Ora mostrami il suono di una sola mano?.
Toyo fece un inchino e se ne ando nella sua stanza per riflettere su
questo problema. Dalla sua finestra poteva sentire la musica delle geishe.
?Ah, ho capito!? proruppe.
La sera dopo, quando il suo insegnante gli chiese di illustrargli il suono di
una mano sola, Toyo comincio a suonare la musica delle geishe. ?No, no?
disse Mokurai. ?Questo non serve. Questo non e’ il suono di una sola mano.
Non hai capito niente?.
Invano Toyo meditava per sentire il suono di una sola mano. Senti il respiro del vento. Ma quel suono venne respinto.
Senti il grido di un gufo. Anche questo venne rifiutato.
Piu di dieci volte Toyo ando dal Mokurai con suoni diversi.
Erano tutti sbagliati. Per quasi un anno si domando quale poteva essere il
suono di una sola mano.
Finalmente il piccolo Toyo entro nella vera meditazione e supero tutti i
suoni. ?Non potevo mettere insieme nient’altro?, spiego piu tardi ?cosi ho
raggiunto il suono senza suono?.
Toyo aveva realizzato il suono di una sola mano.
Dopo la morte di Bankei, un cieco che viveva accanto al tempio del
maestro disse a un amico: ?Da quando sono cieco, non posso osservare la
faccia delle persone, e allora devo giudicare il loro carattere dal suono
della voce.
Il piu delle volte, quando sento qualcuno che si congratula per la sua
felicita o il suo successo, afferro anche una segreta sfumatura di invidia.
Quando uno esprime il suo rammarico per la disgrazia di un altro, sento il
piacere e la soddisfazione, come se quello che si rammarica fosse in
realta contento che nel suo proprio mondo ci sia ancora qualcosa da
guadagnare.
La voce di Bankei, pero, sin dalla prima volta che l’ho sentita, e stata
sempre sincera. Quando lui esprimeva la felicita non ho mai sentito
null’altro che la felicita, e quando esprimeva il dolore, il dolore era l’unico
sentimento che io sentissi?.
Un giorno, un discepolo si reco agitato da Bodhidharma e gli disse: ?La mia
anima e tormentata: vi prego, maestro, datele pace!? ?Portami qui la tua anima e io le daro pace ?.
?Come faccio? L’ho cercata, ma non l’ho trovata?.
?Allora e gia’ in pace?.
Un giorno, Hui-neng si reco al tempio vicino dove trovo due monaci che
discutevano di filosofia riferendosi a una bandiera che sventolava al
vento.
?E’ la bandiera che si muove? sosteneva il primo.
?No? ribatteva il secondo ?e il vento che la fa muovere?.
Hui-neng taglio corto:
?Non e ne la bandiera ne il vento, ma e la mente che si muove!?.
Ad un monaco che gli chiese di insegnargli la dottrina, rispose: ?Metti da
parte ogni idea di bene e di male, e guarda qui ed ora il tuo volto originale,
quello che avevi prima di nascere?.
A un altro che gli domando come fare a diventare un Buddha, disse:
?L’unica differenza tra un uomo comune e un Buddha e’ che il primo non sa
di essere un Buddha?.
Abbandona il passato, abbandona il futuro, abbandona il presente, supera
il divenire, con mente libera da ogni tempo, non ritornare ancora alla
nascita e alla vecchiaia.
In un giorno di sole sedere quietamente senza far nulla; arriva la
primavera e l’erba cresce da se.
Zenrin Kushu
Colui che ha superato i desideri e le avversioni, che e calmo, che non
brama rinascere, che domina virilmente i mondi, questo io lo definisco un
illuminato.
Inayat Khan racconta una storia indu di un pesce che ando’ da un pesce
regina e gli domando: ?Sento sempre parlare del mare, ma che cos’e
questo mare? Dov’e??.
Il pesce regina spiego: ?Tu vivi, ti sposi, e hai la tua esistenza nel mare. Il
mare e’ dentro di te e fuori di te, e tu sei fatto di mare, e finirai nel mare.
Il mare ti circonda come il tuo proprio essere?.
Settantasei: ho chiuso con questa vita.
Non ho cercato il cielo, non temo l’inferno.
Lascero queste ossa al di la del Triplice Mondo, non asservito,
imperturbato.
Fuyo-Dokai
Per quanto innumerevoli siano gli esseri viventi
giuro di salvarli; per quanto indomabili siano le passioni
giuro di domarle; per quanto immensi siano i Dharma
giuro di studiarli; per quanto incomprensibile sia la verita di Buddha
giuro di conseguirla.
i “Quattro Grandi Voti”
Provaci se vuoi. Ma lo Zen viene da solo.
Il vero Zen si manifesta nella vita quotidiana, COSCIENZA in atto. Piu di
ogni consapevolezza limitata, esso apre ogni porta interiore verso la
nostra natura infinita.
La mente si libera istantaneamente. Come si libera!
Il falso Zen rovina i cervelli come una panzana inventata dai preti e dai
mercanti per smerciare i loro prodotti. Guardalo in questo modo,
dall’esterno e dall’interno: COSCIENZA dovunque, inclusiva, in tutto te
stesso.
Allora non puoi fare a meno di vivere umilmente, con stupore.
Lo Zen e la Desimbolizzazione del mondo.
R.H. Blyth
?Quella donna che ho molto amato, tutte le volte che la incontro per la
strada non mostra in alcun modo di riconoscermi.
Com’e possibile? Anche lei certamente mi ha amato? chiese un giovane.
?Come puo riconoscerti?? disse Joshu ?le stelle muoiono sull’orlo dei
prati?.
Zazen: grasse zanzare dappertutto.
Taigi
L’erbaccia cresce in fretta lungo il fiume.
Chiun
Le civette dicono ?Vieni, vieni? alle lucciole.
Solo perche esisto sono qui, tra la neve che cade.
Un mondo buono, gocce di rugiada cadono a una, a due.
Ascolta, ogni cosa rabbrividisce la campana della caducita.
Non piangete, insetti; gli amanti, persino le stelle devono separarsi.
Il cuculo canta per me, per la montagna, a turno.
Dal ramo che galleggia sul fiume, il canto di un insetto.
Io faccio un pisolino,
facendo delle montagne d’acqua battendo il riso.
Senza sbagliare, senza ignorare:
un paio di anatre mandarine
si posano, dondolando, dappertutto.
Nan-o-Myo
Ti avverto, chiunque tu sia, oh che tu desideri sondare gli arcani della
natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso cio che cerchi, non
potrai trovarlo nemmeno fuori.
Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre
meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli Dei: oh uomo, conosci te
stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei.
L’esortazione iscritta sul tempio dell’Oracolo di Delfi e un motto greco (????? ???????, gnothi
seauton),
http://poesie-eco-illogiche.webnode.it/notizie/koan-famosi/
PER ALTRI:
“I koan – espedienti che favoriscono la meditazione – sono problemi oscuri ed assurdi, inventati e costruiti con cura, appositamente per indurre il discepolo Zen, a rendersi conto, nel modo più drammatico, dei limiti della logica e del ragionamento”. Vediamo alcuni esempi, di Koan famosi:
– “Puoi produrre, il suono di due mani, che battono una contro l’altra. Ma qual è, il suono di una mano sola?” (Hakuin)
– “Tutte le cose ritornano all’Uno, ma quest’Uno, dove ritorna ?” (D. T. Suzuki)
– “Un giovane, si presentò davanti al maestro, e dichiarò “Vengo da te, perché cerco la liberazione”. ”Chi ti ha incatenato?”, gli domandò il maestro. “Nessuno” rispose il giovane.” Allora sei già libero”, sentenziò il maestro.
– “Se qualcuno ti mostra la luna, è questa che devi guardare, e non il dito che la indica”.
– Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli disse:
“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. Ed incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza è piena?”
“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture, perché le si possa versare dentro qualcos’altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”.
“Un sacerdote, incontrò un giorno, un maestro zen, e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò ”Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos’è la realtà?”. Il maestro gli diede un pugno in faccia.”
Esiste un famoso racconto zen, intitolato “La porta senza porta”.
Nella ricerca della verità, la nostra mente, si ostina incessantemente, a cercare una porta da attraversare, ma, non si rende conto, che, in realtà, la porta non esiste affatto.
L’unica barriera esistente, è la nostra mente, che si frappone fra noi, e la verità. Fino a quando, non rimuoveremo la mente, da questa ricerca, non arriveremo mai, all’illuminazione.
– http://it.wikipedia.org/wiki/Koan
KOAN ZEN:
-Un giorno Chao-chou sprofondò nella neve e si mise a invocare: “Aiutatemi a uscire! Aiutatemi a uscire!” Venne un monaco e gli si sdraiò accanto. Chao-chou si alzò e se ne andò.
-Siccome il tetto perdeva, un Maestro Zen disse a due monaci di portare qualcosa per raccogliere l’acqua. Uno dei due portò una tinozza, l’altro una cesta. Il primo fu severamente redarguito, il secondo altamente lodato.
-Un monaco chiese al maestro Haryo: “Cos’è la via?” Rispose Haryo: “Un uomo che cade nel pozzo a occhi aperti.”
KOAN “DI CASA NOSTRA”.
¬ La Terra è un ambiente ostile, non se ne esce vivi (Alberto Salza)
Dove nasce il pericolo maggiore, cresce anche ciò che può salvarci (Fiedrich Hölderlin)
Vivere è una malattia incurabile, sempre letale (Alfredo Ronchetta)
La tua morte è un fatto che non ti riguarda (Simone De Beauvoir)
I giovani muoiono di continuo (Mick Jagger)
I primi ottant’anni sono molto difficili. Poi muori, e tutto si sistema (proverbio greco)
Una vita in salute e sicurezza è solamente il modo più lento per morire (anonimo)
Gli uomini vivono per vivere, per non morire. Chi teme la morte è già morto (Carlo Michelstaedter)
Non c’è nulla di personale nella morte (Marco Aurelio)
Si passa sempre inconsapevoli l’anniversario della nostra morte (D.H. Lawrence)
Ogni giorno è sempre il primo della vita che ti resta (E. Maolucci)
Prendiamo l’ultima affermazione, di Maolucci, e analizziamola brevemente: «Ogni giorno è sempre il primo della vita che ti resta».
Non appena l’avete letta, probabilmente avrete cominciato a pensare al suo significato e, di conseguenza, vi sono venuti alla mente diversi altri significati “secondari”. Per fare un esempio, qualcuno potrebbe pensare all’ineluttabilità della morte, oppure al fatto che i giorni passati non possono più ritornare ed essere cambiati, o ancora che lo scopo dell’esistenza perde di significato davanti al tempo che inesorabilmente vi sta “rubando” giorni da vivere.
I K?an non sono altro che questo: punti di partenza per riflettere sulla propria condizione. In pratica, una filosofia nella filosofia, che ci fa capire perché è tanto amata dalla religione buddista.
Fonti esterne
Surviving – Istruzioni di sopravvivenza individuale e di gruppo, di Enzo Maolucci e Alberto Salza
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