MALALAI JOIA: “LE DONNE STAVANO MEGLIO PRIMA DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE”
SIBA SHAKIB: “AFGHANISTAN DOVE DIO VIENE SOLO PER PIANGERE”
“Diffondete queste parole
Le donne devono partorire figli che odino la guerra
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
Il mondo viene distrutto dalle mani degli “eroi”
Tocca a noi ora ricostruirlo.
Cantate inni all’amicizia
Cantate inni al dolore
Un mondo e’ stato distrutto fin dove spazia lo sguardo.
Siano benedetti coloro che lo ricostruiranno
Siano benedetti coloro che riusciranno a far rifiorire questo mondo”
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Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
(BAHAM BEYZAIE)
Salvatore Santoru e Malalai e Siba Shakib
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LA PACE NON SI PUO’ MANTENERE CON LA FORZA LA SI PUO’ OTTENERE SOLTANTO CON LA COMPRENSIONE
(albert einstein)
Negli anni sessanta e settanta del Novecento l’Afghanistan era molto diverso da come è conosciuto oggi. Era uno dei paesi più moderni e modernizzati,nonché uno dei più avanzati per quanto riguarda i diritti femminili, dell’area dell’Asia meridionale. Al tempo era governato dal monarca Zahir Shah, che fu l’ultimo monarca nel paese e promosse una costituzione liberale e fu aperto e influenzato dall’Occidente. In seguito alla guerra del 1979-1989 e alla lotta tra i vari signori della guerra nonché alla seguente presa di potere dei talebani e alla guerra del 2001, l’Afghanistan cambiò completamente e divenne quello che è conosciuto oggi. In questo video, pubblicato originariamente dall’utente ‘Farshid Noori’ e ripreso sul canale Youtube di ‘Informazione Consapevole’, si possono vedere immagini inedite dell’Afghanistan dei 60-70.
Malalai Joia: “Le donne stavano meglio prima della guerra di ‘liberazione’”
Dieci anni fa era la più giovane a sedere nel parlamento afgano. Oggi vive nella semiclandestinità perché minacciata di morte. Nel nostro Paese ha parlato di come la condizione femminile sia peggiorata dopo dodici anni di cosiddetta ‘guerra al terrorismo’: “Soltanto le nazioni possano liberare loro stesse”
Malalai ha 35 anni e dieci anni fa era la donna più giovane a sedere nel parlamento afgano. Oggi vive nella semiclandestinità, cambiando continuamente residenza perché costantemente minacciata di morte. Dal parlamento fu espulsa nel 2007, per aver dichiarato in un’intervista che “a differenza degli animali che si trovano in una stalla, quelli che sedevano in parlamento non avevano alcuna utilità“. Si riferiva ai signori della guerra, i criminali che durante i conflitti che hanno segnato l’ultimo trentennio in Afghanistan si sono arricchiti e macchiati di crimini atroci.
Come parte delle iniziative per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne (25 novembre), Telefono Rosa ha invitato Malalai a raccontare la sua storia in diverse città italiane. L’attivista afgana ha così incontrato cittadini e studenti per parlare di come la guerra ha, di fatto, peggiorato la condizione delle donne nel suo Paese.
“Sono qui per raccontare le conseguenze di dodici anni di cosiddetta ‘guerra al terrorismo’ da parte degli Stati Uniti e della Nato e della disastrosa situazione delle donne nel nostro Paese – ha dichiarato Malalai – Sono qui per aprire gli occhi e la mente dei cittadini italiani, per incoraggiarli a supportare soprattutto chi, mettendo a rischio la propria vita, si impegna per promuovere l’educazione in Afghanistan”.
La possibilità di studiare sembra davvero essere la principale preoccupazione tanto di Malalai che di coloro che al contrario temono l’emancipazione femminile: “Negli anni ’60 e ’70 le donne in Afghanistan godevano di alcuni diritti: vestivano abiti moderni, camminavano per le strade e andavano a scuola, specialmente a Kabul.
Ma oggi anche nella Capitale le donne portano il burqa per essere al sicuro, i casi di stupro sono aumentati e molte scuole sono state chiuse”. Per questo il principale strumento di resistenza diventa quello di garantire l’istruzione delle ragazze afgane. “Io faccio del mio meglio affinché le donne con cui entro in contatto diventino consapevoli della loro identità e del loro ruolo nella società. Le incoraggio a studiare perché credo fortemente nel potere dell’educazione che è un elemento chiave contro l’occupazione e verso l’emancipazione” ha spiegato Malalai.
La voce dell’attivista si fa ancora più dura quando arriva a denunciare quella che lei definisce “una presa in giro delle democrazia e della guerra al terrorismo”: “La situazione drammatica della condizione della donna è stata una delle scuse per gli Stati Uniti e per la Nato per occupare il nostro Paese. Purtroppo però hanno rimpiazzato il vecchio regime talebano con i signori della guerra che, come i talebani, si oppongono ai diritti delle donne e hanno commesso essi stessi molte violenze contro le donne.
I governi occidentali in nome della democrazia hanno massacrato e violato diritti umani. Eppure i signori della guerra sono ancora al potere” conclude amaramente Malalai.
E la condizione delle donne continua a peggiorare, soprattutto nelle aree rurali. Secondo l’Unifem (il fondo di sviluppo delle Nazioni unite per le donne), quasi il 90% delle donne afgane subisce abusi domestici, rendendo il Paese uno dei posti più pericolosi al mondo in cui essere una donna.
“Il 25 novembre, mentre nel mondo si celebrava la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, nel mio Paese una donna di 25 anni è stata massacrata, strangolata dal marito” e purtroppo l’elenco delle violenze potrebbe continuare.
Le parole di condanna dell’attivista non risparmiano anche l’Italia: “Anche il vostro governo ha seguito la politica statunitense a supporto dei signori della guerra. E ora che i talebani sono stati invitati a far parte del governo afghano, Roma è rimasta in silenzio”.
Quando interrogata sulla possibilità di vivere fuori dall’Afghanistan, Malalai risponde: “Nonostante i rischi che corro non lascerò il mio Paese, perché credo profondamente che soltanto le nazioni possano liberare loro stesse.
Nessuna nazione può donare la libertà a un’altra”. E lei sembra sicura che quella sia la sua missione.
SIBA SHAKIB:
Un libro incredibile sull’afghanistan e’ quello di SIBA SHAKIB: AFGHANISTAN DOVE DIO VIENE SOLO PER PIANGERE
Si puo’ leggerne un anteprima qui …e’ veramente bello……
https://books.google.it/books?id=E1scBAAAQBAJ&pg=PT33&lpg=PT33&dq=malalai+afghanistan&source=bl&ots=pZl0ghfvwo&sig=AR5jCkwG_0Au8JisrR_VbLCc_2Y&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwith9HF_6rTAhWLAMAKHZvxCFA4ChDoAQhXMAk#v=onepage&q=malalai%20afghanistan&f=false
oppure il libro : LA BAMBINA CHE NON ESISTEVA
http://www.edizpiemme.it/libri/la-bambina-che-non-esisteva
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Chi e’ MALALAI?
Nel 2003 Malalai Joya, a soli 26 anni, fu eletta dai suoi concittadini come delegata alla Loya Jirga (Grande Assemblea) che doveva stilare la carta costituzionale del paese. Già allora Malalai prese la parola e, in un coraggioso discorso divenuto poi celebre, denunciò i crimini dei ‘signori della guerra’ che controllavano, e ancora oggi controllano, la Loya Jirga e i posti di comando del paese. Da quel giorno Malalai vive sotto scorta, è oggetto di continue minacce di morte e ha già subito vari attentati.
Nel settembre del 2005 si tennero le elezioni parlamentari afghane e, grazie al suo indiscusso radicamento nel territorio, alla sua attività di sostegno concreto alla popolazione, al suo impegno a favore delle donne, alla sua lotta per la democrazia e i diritti, Malalai fu eletta con largo consenso per rappresentare Farah, la sua provincia, nella Wolesi Jirga (la Camera dei Deputati afghana).
Malalai Joya è stata attivista di OPAWC (Organization of Promoting Afghan Women’s Capabilities), una ONG che si occupa della promozione dei diritti delle donne e dei bambini organizzando gratuitamente corsi di alfabetizzazione, di formazione professionale, attività di microimprenditoria, orfanotrofi e ambulatori medici.
Il costante impegno civile e democratico di Malalai Joya è presto riconosciuto formalmente a livello nazionale ed internazionale, prima con il premio afghano “Malalai of Maiwand” nel 2001, poi con il premio “Donna dell’anno” assegnatole dalla Regione Val d’Aosta nel 2004 e con il premio per la pace coreano “Gwangju Human Rights Award” nel 2006.
Il 21 maggio 2007 la giovane deputata, con un atto del tutto illegale, è stata espulsa dal parlamento afghano per averne criticato la natura antidemocratica e fondamentalista e denunciato la presenza in esso di ‘signori della guerra’, trafficanti di droga e violatori dei diritti umani.
Nel luglio 2007 il Comune di Firenze ha conferito a Malalai Joya il “Giglio d’Oro” come riconoscimento al suo impegno contro il fondamentalismo e per la democrazia e i diritti. Nel settembre 2007 viene nominata per il premio Sakharov dal Parlamento Europeo. Nel febbraio 2008 le viene assegnato il premio “International Human Rights Film Award” a Berlino. Nell’ottobre 2008 Malalai riceve il premio “Anna Politkovskaya” a Londra e la “Medaglia d’Oro” dalla Regione Toscana.
http://malalaijoyaitalia.blogspot.it/
CHI E’ SIBA SHAKIB?
Scrittrice, regista, attivista, documentarista, è nata e cresciuta a Teheran, in Iran, e ha vissuto a lungo in Afghanistan. Ha girato importanti documentari per raccontare la vita del popolo afgano e la drammatica condizione delle donne. Per Piemme ha pubblicato con grande successo Afghanistan, dove Dio viene solo per piangere, tradotto in 27 lingue e vincitore del PEN Prize, e La bambina che non esisteva, un bestseller internazionale pubblicato in 16 Paesi, dagli USA al Giappone. Quando non gira il mondo, vive tra New York, l’Italia e Dubai.
http://www.battelloavapore.it/autori/siba-shakib
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