Babaco – Carica pentagona Helb.
Generalità
Il Babaco (Carica pentagona Helb.), appartenente alla Famiglia della Caricaceae, e’ una pianta originaria dell’America del Sud (altipiani dell’Equador). Viene coltivata anche in Australia, Nuova Zelanda e in piccola misura in Italia.
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La specie coltivata e’ probabilmente un ibrido intergenerico tra Carica pubescens e Carica Stipulata e viene propagata per via agamica (talea o micropropagazione) perche’ produce frutti apireni.
Pianta erbacea, con crescita rapida e foglie concentrate nella parte alta. I fiori, esclusivamente femminili, originano frutti simili a zucche costolute per partenocarpia.
Predilige ambienti con temperature comprese tra i 6 e i 30 °C, umidi e con frequenti piogge. Il terreno deve essere asciutto e privo di ristagni idrici.
In Sicilia viene coltivato sotto serra fredda. E’ sensibile alla salinita’ dell’acqua di irrigazione.
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Frutti e fiore di Babaco
Produzioni
La produzione puo’ raggiungere i 1.000 quintali/ettaro (20-30 per pianta). Vengono raccolti all’inizio dell’invaiatura, ma per ottenere la miglior qualita’ dovrebbero essere raccolti il piu’ tardi possibile. I frutti maturi, infatti, possono contenere fino al 60% circa di zuccheri, mentre quelli ottenuti in Italia spesso non raggiungono il 3%.
Avversità
Il problema principale del Babaco e’ costituito dai marciumi dell’apparato radicale e del colletto provocati dai funghi del genere Phythophthora, dal Ragno rosso (Tetranichus urticae Koch) e dai nematodi.
Il frutto del babaco si presenta con un tipico colore verde acceso, ma successivamente acquista la colorazione gialla, una volta che arriva alla completa fase di maturazione. Il babaco possiede una forma pressoché simile a quella del peperone. Non a caso, se viene tagliato, presenta una sezione pentagonale a forma di stella. Il suo sapore è decisamente particolare ed insolito. Rappresenta, infatti, un misto di sapori tra la banana, tra il limone e l’ananas. La sua polpa è abbastanza succosa e croccante, al punto tale che le fette del babaco si possono mangiare anche crude e senza rimuovere la buccia.
Una delle sue proprietà consiste nel fatto di essere estremamente dissetante. La sua polpa può essere frullata e servita insieme al limone, all’acqua ed al ghiaccio, realizzando una sorta di bevanda dissetante.
In alternativa, il babaco può essere assunto come viene fatto in Ecuador, ossia bollendo le fette, oppure friggendole. Presenta un sapore dolce e zuccherino, ed è buona regola consumarlo per le sue innumerevoli proprietà benefiche per l’intero organismo. I benefici del frutto del babaco sono talmente numerosi da renderlo quasi un elisir estremamente benefico. Innanzitutto, contiene delle massicce dosi di vitamina C. Consumare due sole fette di babaco, infatti, completa il fabbisogno giornaliero di questa importante vitamina di una persona. La vitamina C che è contenuta nel babaco svolge un’efficace azione contro l’insorgenza delle neoplasie e stimola la produzione di collagene. Il suo consumo, pertanto, aiuta a prevenire la formazione delle rughe ed a mantenere la pelle tonica ed elastica. Inoltre, svolge una potente attività nel contrastare l’insorgenza dei radicali liberi, data la sua alta concentrazione di vitamina A. Il babaco, tra l’altro, è un ottimo prodotto che funge da agente antiossidante. Contiene, oltre alle già citate vitamine, anche diversi sali minerali, tra cui elevate quantità di potassio. Permette, inoltre, di stimolare il sistema cardiovascolare, contrastando il fenomeno della ritenzione idrica. Naturalmente, reintegra l’eventuale carenza di liquidi. Per concludere, citiamo alcune proprietà altrettanto importanti, come il bassissimo contenuto di calorie. Infatti, presenta soltanto 21 kcal per 100 g di babaco.
Contiene un apprezzabile quantitativo di vitamina A, C e sali minerali (soprattutto calcio, fosforo e ferro).
Ha sapore simile ad ananas ed arancia e gli vengono attribuite proprietà antinfettive e digestive.
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/tabelle-nutrizionali/babaco.htm
Macadamia – Macadamia spp.
Generalità
Le specie coltivate di Macadamia (Famiglia delle Proteaceae) sono due: la Macadamia integrifolia, coltivata nei paesi tropicali, e la Macadamia tetraphilla, adatta per le aree subtropicali e temperate.
E’ una specie originaria dell’Australia e attualmente e’ coltivata, oltre che nel Paese di origine, negli Stati Uniti, in Guatemala, in Sud Africa e in Israele. In Italia sono presenti solo alcuni esemplari.
Specie arborea che raggiunge i 10-12 metri di altezza, presenta fiori ermafroditi ad impollinazione entomofila e ornitofila. I frutti, noti anche come “noci del Queensland”, hanno aspetto diverso in quanto, oltre che dalle specie menzionate, possono derivare da ibridi tra le due specie e da varieta’ selezionate
Frutti di Macadamia
Varietà
Le migliori varieta’ presenti sul mercato (Beaumont, Burdick, Cate, Elimback, Kelmac 1 e 2) appartengono alla Macadamia Tetraphilla e sarebbero adatte alla coltivazione nell’Italia meridionale.
Produce i primi frutti dopo 6-7 anni; questi vengono raccolti a terra, dopo la caduta naturale, o mediante raccolta meccanica.
noce di Macadamia, cibo tradizionale dei nativi australiani, che la chiamano Jindilli o Kindal, deve il suo nome a John Macadam, il primo a descrivere il genere. Essa è il frutto di un albero, appartenente alla famiglia delle Proteaceae, originario delle foreste pluviali del nord Australia, oggi coltivato principalmente nelle aree tropicali e subtropicali dell’Australia, delle isole Hawaii, dell’America Centrale, del Brasile e del Sud Africa.
La noce di Macadamia, dal sapore dolce e delicato, rappresenta una ricca fonte di energia per il nostro organismo, contiene 718 calorie ogni 100 grammi di prodotto, un elevato apporto di selenio, dal potere fortemente antiossidante, e di zinco, indispensabile per evitare l’invecchiamento precoce di muscoli e pelle. L’acido palmitoleico in esso contenuto abbassa il colesterolo cattivo, proteggendo da infarti e malattie coronariche, le fibre garantiscono la regolarità intestinale, aumentano il senso di sazietà e riducono l’appetito.
Si tratta di frutti molto nutrienti, ricchi di minerali e vitamine, oltre che di flavonoidi e polifenoli, preziosi antiossidanti che contrastano i radicali liberi, riducendo il rischio di tumore al seno, al collo dell’utero e alla prostata, ed elevate quantità di acido palmitoleico, con effetti positivi sul metabolismo.
L’olio di Macadamia, poi, è usato per la bellezza del viso, guarire le ferite lievi, aiutando le cellule a rigenerarsi, previene le scottature solari grazie al suo effetto idratante, oltre che per rinforzare i capelli e renderli lucenti. Le noci di Macadamia si trovano in commercio per lo più sgusciate e sono impiegate per insaporire e decorare prodotti da forno, insalate, dolci, gelate e cioccolati. Sono un ottimo snack energizzante da consumare anche tostate o con un pizzico di sale.
Ricordate, però, che sono tossiche per cani e gatti, ai quali possono causare debolezze tanto da renderli incapaci di reggersi sulle zampe. I sintomi, però, tendono a scomparire entro 48 ore dall’ingestione
Per approfondire http://www.meteoweb.eu/2015/03/noci-olio-macadamia-proprieta-benefiche-controindicazioni/411450/#vyhWw5KSr8qQJdTC.99
Mirabolano – Prunus cerasifera
Classificazione, origine e diffusione
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Rosaceae
Il Mirabolano (o Ciliegio-susino) è un albero originario del Caucaso e dell’Asia occidentale, introdotta in Europa in epoca preromana.
Frutti di Mirabolano rusticano AMOLO
Caratteristiche generali
Dimensione, tronco e corteccia
Albero (alto fino a 8 metri circa) a fusto eretto, a volte contorto così come le sue ramificazioni, diviso e ramificato fin dalla base o in alto; il tronco snello, diritto poi sinuoso e nodoso, presenta una scorza liscia nei giovani esemplari, ruvida e solcata in quelli adulti e di colore brunastro.
La chioma ha un colore da verde tenero fino a rosso-violaceo scuro nella cultivar Pissardii.
Foglie
Foglie decidue semplici a lamina ovoidale-ellittica con il margine seghettato e una nervatura penninervia ben marcata, lunghe 6-7 cm. Il colore varia dal verde chiaro, a verde scuro fino a rosso-violaceo scuro (cultivar Pissardii).
Strutture riproduttive
I fiori solitari, che si sviluppano in marzo-aprile su peduncoli di 1 centimetro, sono larghi più di 2 cm e hanno petali bianchi (rosei nella cv. Pissardii) e stami a filamento più o meno violaceo. Il frutto è una drupa sferica larga fino a 3 cm, rossa o giallo rosea a maturità, dolce e succulenta.
Usi
Molto utilizzato come portinnesto in frutticoltura, in Francia esistono coltivazioni da frutto, mentre in Italia il Mirabolano ha solo funzione ornamentale, specialmente con la cultivar “Pissardii” che presenta foglie rosso-violacee scure e una bella fioritura rosea.
Gli amoli fanno parte di quella categoria di frutti dimenticati, in Italia sono conosciuti con i loro nomi volgari “rusticani” o “mirabolani” piuttosto che con quello italiano, amoli o prinus cerasifera. L’albero da frutto degli amoli, il mirabolano, amolo, rusticano o scientificamente prunus cerasifera, appartiene alla stessa famiglia del prugno e del ciliegio, cioè quella delle Rosacee.Il mirabolano è un albero molto grande, fino a 8 metri di altezza, con corteccia di colore rossastro e una chioma globosa pure di colore rossastro, tranne in primavera quando si riempie di fiori rosa o bianchi simili a quelli del ciliegio.I frutti del rusticano compaiono in estate, sono come delle susine, dalla buccia rossastra violacea e dal gusto acidulo che tende al dolce via via che raggiungono la piena maturazione.Il mirabolano si è guadagnato l’epiteto di rusticano non a caso, è un albero molto resistente, che non necessita di particolari cure e sopporta anche la siccità, inoltre cresce in qualsiasi tipo di terreno, infatti, nonostante sia originario della zona del Caucaso, si è adattato benissimo anche al clima europeo.
Proprietà:
Utile come coadiuvante nella cura dell’ artrosi, dei reumatismi e della stitichezza.I frutti sono nutrienti, ricchi di vitamine, sali minerali e antocciani come tutti i frutti rossi. Saporiti, anche se un po’ aciduli, vengono anche impiegati per preparare marmellate. Hanno proprietà lassative, dissetanti, diuretiche e depurative. La corteccia è astringente e febbrifuga;
Curiosità: fiori di Bach
Edward Bach scoprì le proprietà di Cherry Plum nella primavera del 1935. Affetto da sinusite, si trovava in uno stato d’animo con la sensazione di perdere il senno, quindi ne ricavò la tintura madre e ne prese varie gocce; ebbe subito la sensazione di essere più presente a se stesso. Infatti, la parola chiave di Cherry Plum è la: “Paura di perdere il controllo sulle proprie azioni, di diventare pazzi”.Il tipo Cherry Plum può sperimentare spesso la soglia della follia, dell’esaurimento nervoso, una disperazione profonda; spesso può apparire introverso, calmo e controllato, ma dentro di sé qualcosa di grosso ribolle, proprio come i fiori di questa pianta che sbocciano fuori stagione, impazzendo, senza autocontrollo alcuno.
AMOLI – Alimentazione Consapevole – Gli amoli hanno proprietà lassative, dissetanti, diuretiche e depurative, ricchi di vitamine, sali minerali e antociani.
Carambola – Averrhoa carambola L.
Generalità
L’Averrhoa carambola, appartenente alla Famiglia delle Oxalidaceae, è un albero originario dello Sri Lanka, dell’India e delle Isole Molucche; diffuso in tutto il Sud-est asiatico, viene coltivato anche in Brasile, Ghana, Guyana e nella Polinesia francese. Il frutto (carambola) ha un bel colore di colore giallo-arancio, e si riconosce facilmente per la sezione a stella a cinque punte.
Frutti di Carambola – Averrhoa carambola L. (foto www.uninet.edu)
Frutto di Carambola – Averrhoa carambola L. (foto http://mgonline.com)
Tecnica colturale
E una pianta molto delicata, tipica dei climi tropicali, ma in Sicilia riesce a produrre anche in pieno campo se riparata bene.
Produzioni
Il frutto (Carambola o Star-fruit), a maturazione ottimale, ha un bel color giallo-arancio. Nei luoghi di origine viene consumato anche verde, spremuto nelle pietanze come un limone o a fette nelle insalate. Il gusto della carambola è un misto di diversi frutti, come limone, ananas, prugna.
Esistono due varietà di carambola: a frutto acido e dolce; quest’ultimo è esportato in Italia, specie nel periodo natalizio. Grazie alla sua forma originale, viene impiegato come guarnimento in pasticceria e nelle preparazione di bevande dal gusto esotico. Prelibati sono i liquori che si distillano dal succo di carambola, mentre la polpa può anche essere trasformata in canditi.
Contiene fenoli e flavonoidi quali acido gallico, catechina, epicatechina e proantociandine e ha trovato impiego nella medicina tradizionale per il trattamento di alcuni stati patologici, come cefalea, nausea, tosse, insonnia, ipertensione e diabete.
Tamarindo – Tamarindus indica L.
Generalità
Il Tamarindo (Tamarindus indica L.) appartiene alla Famiglia delle Papilionaceae. Questo gruppo botanico comprende specie tipiche delle zone tropicali, con fusti poco sviluppati, mentre i rami raggiungono anche i 25 metri di altezza. Le foglie sono alterne, paripennate, brevemente picciolate, lucide nella pagina superiore e pallide in quella inferiore. Le foglioline sono piccole, opposte, ravvicinate, oblunghe, ottuse e glabre. I fiori sono grandi, giallo-verdastri, irregolari, riuniti in infiorescenze a racemo. Il frutto è un legume di colore nocciola, indeiscente, quasi cilindrico, lungo 10-15 cm, largo 2 cm.
Il Tamarindus indica è una pianta originaria dell’India; alto fino a 30 metri, con diametro alla base che raggiunge gli 80 cm; presenta una chioma folta con numerose branche. Le foglioline, lunghe circa 2 cm, sono opposte, in numero di 10-12 paia, di colore verde-chiaro. I fiori, gradevolmente odorosi, sono di colore giallo paglierino variegato. I legumi hanno forma ricurva e sono indeiscenti.
F
Produzioni
Viene impiegata la polpa del frutto; opportunamente purificata mediante dissoluzione in acqua bollente, viene quindi setacciata e il liquido ottenuto si concentra a bagnomaria o posta ad essiccare al sole; contiene saccarosio, acido tartarico, acido citrico, acido malico, tartrato di potassio, sostanze gommose e resinose, amido, ecc.
La polpa di tamarindo può essere utilizzata per uso medico e per la preparazione di bevande e sciroppi (o come frutta essiccata). I frutti hanno proprietà purgative, rinfrescanti e si usano nelle febbri gastriche infiammatorie, nell’itterizia, nella dissenteria, mentre le foglie sono utilizzate in Asia per contrastare le febbri malariche.
Avocado – Persea americana
Generalità
L’Avocado (Persea americana Mill.) è una pianta originaria dell’America Centrale (Messico, Guatemala, Antille), conosciuta già in epoca precolombiana. Oggi l’Avocado è diffuso in America Latina, California e Florida; nel Mediterraneo è presente in Israele e Spagna. In Italia, nonostante nelle aree meridionali vi sia un ambiente idoneo, la coltivazione specializzata occupa solo pochi ettari.
Appartiene alla Famiglia delle Lauraceae.
Pianta arborea di alto fusto sempre verde con sistema radicale molto espanso.
La chioma può raggiungere un’altezza di 15-20 metri. I fiori, in posizione apicale, sono ermafroditi, piccoli, riuniti in racemi e molto numerosi; essendo poco appariscenti, solo in piccola parte sono visibili dagli insetti pronubi e cio’ determina una bassa produttivita’. I frutti sono drupe di forma variabile, di colore verde o violaceo, con un solo seme poliembrionico e una polpa burrosa, ricca in grassi.
Pur essendo una pianta sempreverde, l’avocado presenta, in alcune varieta’, una filloptosi quasi completa in prossimità della fioritura, che puo’ durare anche un paio di mesi.
L’avocado è una pianta dotata di ampie possibilità di adattamento sia ai climi tropicali, subtropicali, che agli ambienti temperati. In zone particolarmente esposte al vento vanno approntate adeguate protezioni soprattutto per le varietà a grande sviluppo e a maturazione tardiva, costituite da frangiventi morti di rete posti ad angolo retto con i venti dominanti.
Varietà e portinnesti
Tre sono le razze o varietà botaniche: la messicana, l’antillana e la guatemalteca, che si distinguono per alcuni caratteri delle foglie che, nei germogli, risultano verdi nelle prime due, bronzato-viola nell’ultima; inoltre solo nella prima presentano un tipico profumo di anice. Nelle varietà oggi coltivate tali caratteristiche non sono ben definite in quanto si tratta di ibridi.
Le cultivar di avocado di piu’ larga diffusione sono caratterizzate dall’impossibilita’ o quasi dell’autofecondazione anche se dotate di fiori ermafroditi. Riguardo alla biologia fiorale, le cultivar di avocado vengono distinte in due gruppi: A e B; nel primo si ha la recettivita’ del pistillo durante la mattinata ma le antere sono piegate e il polline non puo’ effettuare la fecondazione, mentre nel secondo si verifica l’inverso; pertanto, al fine di ottenere la produzione, occorre la concomitante presenza di varieta’ di entrambi i gruppi.
Le varietà maggiormente commercializzate sono:
Ettinger e Fuerte le varietà più comuni, di forma allungata, buccia sottile verde brillante. Nabal di forma più tondeggiante, buccia spessa e polpa di sapore particolarmente delicato. Hass di buccia ruvida che maturando dal verde passa ad un color scuro, considerato da molti l’avocado più buono di sapore.
Il grado di salinita’ dell’acqua irrigua condiziona la scelta del portinnesto, che in presenza di una bassa salinita’ deve essere di razza messicana, viceversa antillana.
Tecniche colturali
Si può considerare una pianta di rapido accrescimento; in tre anni, in condizioni normali, raggiunge le dimensioni di un agrume con oltre 10 anni di età. Le piantine innestate con fitocella si possono porre a dimora sia in autunno che nel periodo fine inverno- primavera. La tendenza attuale e’ quella di adottare sesti dinamici m 5 x 4 per ottenere sesti definitivi di 5 x 8. I benefici che si possono trarre dall’utilizzazione di sesti dinamici sono:
– migliore utilizzazione della superfice durante il primo periodo di coltivazione;
– maggiori rendimenti per ettaro;
– minori costi di lavorazione.
L’avocado necessita di limitati interventi cesori, da eseguirsi per la prima volta dopo diversi anni e successivamente di tanto in tanto al fine di sfoltire la vegetazione.
I costi di impianto sono equivalenti a quelli di un agrumeto. I costi di produzione di un avocadeto sono nel complesso notevolmente più bassi di un agrumeto. Riguardo la quantità di acqua necessaria, mediamente, si può fare riferimento alle esigenze idriche di un agrumeto.
Produzioni
La raccolta dei frutti inizia verso la fine di ottobre-primi di novembre per le varieta’ precoci e termina in marzo-aprile per quelle tardive. Per quanto riguarda le rese, utilizzando un buon clone di Hass su un adeguato portinnesto, le produzioni ad ettaro possono variare dalle 10 e le 20 tonnellate. Il peso dei singoli frutti varia dai 200 ai 500 grammi a seconda della varieta’.
L’avocado è maturo quando risulta morbido ad una leggera pressione delle dita. E’ da usare più come ortaggio che come frutta. La polpa si può condire con olio, aceto, sale e pepe; si può aggiungere al condimento un po’ di senape e uno spicchio d’aglio schiacciato, oppure salsa aurora o maionese. La polpa cremosa può essere spalmata sul pane. Tagliato a dadini arricchisce l’insalata mista.
Questo frutto riesce a rallentare l’invecchiamento cellulare, aiuta a contrastare i depositi di colesterolo e quindi si rivela un vero e proprio toccasana per la salute del cuore. E’ essenziale anche per prevenire il morbo di Alzheimer, favorisce la ripresa dalla depressione, ha poteri antinfiammatori e inoltre è ottimo per trattare i capelli molto secchi
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Papaya – Carica papaya L.
Generalità
La Papaya (Carica papaya L.) è una pianta originaria dell’America Centrale, molto duffusa in Brasile e nelle Isole Hawaii. Nel Mediterraneo viene coltivata in Israele e, in Italia, solo in Sicilia, dove deve essere coltivata, nel periodo invernale, sotto serra, con notevoli problemi per la produzione.
Appartiene alla Famiglia delle Caricaceae, genere Carica, specie Papaya L.
Pianta suberacea, generalmente monocaule, con foglie grandi e con lungo picciolo.
La papaya presenta una biologia fiorale molto complessa.
Vi sono piante dioiche e piante con fiori ermafroditi.
Se il polline dei fiori ermafroditi feconda oosfere di piante ermafrodite o femminili, si ottengono piante con fiori ermafroditi o femminili, mentre se il polline di piante maschili feconda oosfere di piante femminili, si hanno piante maschili, femminili ed ermafrodite. Il dimorfismo dei fiori è molto evidente; infatti quelli femminili, solitari o riuniti in piccoli gruppi e ascellari, sono di colore giallo chiaro, mentre quelli maschili, inseriti su lunghi racemi ascellari, hanno una corolla monopetala giallo chiara a forma di tubo. Il frutto è una bacca caratterizzata da forma e dimensioni molto variabili, più o meno aranciato che racchiude piccoli semi neri, ricoperti da una pellicola mucillaginosa.
Varietà
Le varietà di maggiore interesse sono “Solo”, “Kapoho Solo” e “Sunrise”, tutte con frutti di peso inferiore ai 0,5 kg.
Tecniche colturali
E’ una pianta estremamente esigente nei confronti del terreno, che deve essere sciolto e permettere una rapida percolazione dell’acqua al fine di evitare marciumi radicali e al colletto; la temperatura non deve mai scendere sotto i 0°C.
La Papaya è propagata per seme, allevata secondo forme naturali e con sesti di 3 x 3 metri; non richiede operazioni di potatura. Concimazioni: 120/130 g/pianta di azoto, 80 g di fosforo e 140 g di potassio. Trae beneficio particolare dalla concimazione organica. Le piante, una volta attuato l’impianto, possono essere capitozzate e rinnovate con uno dei tanti germogli.
Produzioni
La raccolta dei frutti viene effettuata a mano, da novembre a giugno. Le produzioni possono raggiungere anche i 150 q.li/ha.
La papaya è un frutto dalle mille qualità e apporta benefici a tanti organi. Sapevate che è utilizzato anche come contraccettivo naturale? Scopriamo tutte le proprietà, i benefici e le controindicazioni della papaya.
Le proprietà della papaya lo rendono un frutto appetibile sotto molti punti di vista. Non sappiamo precisamente dove abbia avuto origine: Malesia e Messico sono le due ipotesi più accreditate.
Si coltiva nei paesi tropicali; il clima ideale per la sua crescita è, infatti, caldo umido. Nonostante venga da lontano si trova piuttosto facilmente nei nostri supermercati; per essere certi di acquistare una papaya di buone qualità e maturata naturalmente è, però, più indicato prenderla nei negozi specializzati in frutta esotica.
La papaya matura soprattutto nei mesi più caldi; in realtà, però, l’albero produce i frutti anche nelle altre stagioni, ecco perché possiamo trovarla quasi sempre.
Le proprietà nutritive della papaya
Dolce e soffice come il burro, la papaya è composta principalmente da acqua; ha, inoltre, una buona quota di carboidrati. Contiene tanta vitamina C e poi ancora vitamina A, vitamina E, vitamina K, acido folico, magnesio, potassio, rame, acido pantotenico, flavonoidi.
Anche i semi sono edibili; alcune delle proprietà della papaya dipendono proprio dalla composizione dei semi.
Antinvecchiamento
La papaya, specie quando completamente matura, contiene una buona quota di sostanze con proprietà antiossidanti, note per la capacità di proteggere l’organismo dall’invecchiamento cellulare. L’assunzione regolare di alimenti antiossidanti aiuta a proteggersi meglio da tutte quelle malattie che hanno tra le cause proprio l’invecchiamento cellulare, soprattutto tumori e disturbi cardiovascolari.
Salute del cuore
La papaya, dunque, è una valida alleata della salute del cuore. Le sostanze antiossidanti della papaya aiutano a prevenire l’ossidazione del colesterolo. Il colesterolo, ossidandosi, si inspessisce e può formare quelle placche aterosclerotiche che sono spesso causa di infarti e ictus.
Inoltre, la papaya è un’ottima fonte di fibre; è stato dimostrato che una dieta ricca di fibre aiuta a ridurre i livelli di colesterolo LDL (quello “cattivo”) nel sangue. Nella dieta che protegge il cuore non può quindi mancare questo frutto.
Salute dell’apparato gastrointestinale
La papaya, specie quando non è completamente matura, contiene papaina, un enzima che agisce allo stesso modo dei succhi gastrici aiutando, quindi, la digestione; questa caratteristica lo rende un frutto indicato, per esempio, alla fine di un pasto abbondante.
Le fibre contenute nella papaya aiutano la regolarità dell’intestino. Inoltre, secondo studi scientifici, queste fibre si legano alle tossine cancerogene del colon tenendole lontane dai tessuti sani; grazie a questa qualità e alle già citate proprietà antiossidanti, possiamo considerare la papaya un valido aiuto nella prevenzione del tumore al colon.
Controindicazioni ed effetti collaterali… contraccettivo orale
I semi di papaya, assunti quotidianamente dall’uomo, sono considerati un ottimo contraccettivo naturale utilizzato da secoli in molte culture, specie in diversi Paesi asiatici. Secondo alcuni studi scientifici condotti sugli animali, l’uso prolungato di semi di papaya potrebbe però portare a infertilità maschile; da ricerche condotte sui conigli sembra, comunque, che si tratti di un’infertilità reversibile; i conigli, infatti, una volta smessa l’assunzione, tornavano fertili dopo 45 giorni.
Le donne in gravidanza devono stare attente al consumo di papaya; il frutto completamente maturo non è considerato rischioso, ma la papaya acerba contiene molta papeina, una sostanza che, oltre alle già citate proprietà digestive, può indurre le contrazioni uterine.
La papaya contiene lattice, può quindi provocare reazioni, anche gravi, nelle persone allergiche a questa sostanza.
Curiosità
Cristoforo Colombo definì la papaya il frutto degli angeli per la sua dolcezza. La papaya può essere degustata in vari modi; uno dei più semplici e forse anche più piacevoli è mangiarla come si farebbe con un melone, cioè semplicemente tagliandola e fette e privandola della buccia.
Cedro – Citrus medica
Generalità
Il Cedro (Citrus medica) sembra sia originario dell’India e della Birmania.
Di questo agrume si hanno antichissime testimonianze. Dalla Persia è arrivato nei Paesi Mediterranei e, probabilmente nel III secolo a.C., in Italia.
Forma arbusti o piccoli alberi, alti fino a 8 metri, con rami spinosi e portamento irregolare.
Le foglie, ovali-oblunghe, con margine dentato, medio-grandi, sono rossicce appena emesse e poi verde scuro.
I fiori sono grandi e in boccio rosso-violacei. Quando si aprono hanno interno bianco ed esterno soffuso di viola. Riuniti in racemi all’apice dei rami, possono essere ermafroditi o maschili per aborto del gineceo. Ha fioritura continua, con flussi principali in primavera e autunno.
I frutti sono grandi, oblunghi od ovali, a superficie liscia o rugosa e piena di protuberanze. con epicarpo spesso e polpa suddivisa in 5-12 segmenti che contengono numerosi semi monoembrionici.
La maggiore importanza economica del cedro deriva dalla scorza che viene utilizzata per la preparazione di canditi, acqua e sciroppo di cedro e per l’estrazione di olii essenziali. Con il succo si preparano bibite. In medicina si utilizza per la preparazione di infusi.
Non molto resistente alle basse temperature, d’inverno il cedro si può defogliare per poi riprendere l’attività vegetativa in primavera.
Cedro Mano di Budda
Varietà
Le cultivar sono divise in due gruppi: cedri acidi e cedri dolci. Le prime, come la specie tipica, hanno fiori e germogli rosso-violocei e polpa acida; le seconde hanno fiori bianchi e polpa più dolce. Tra i cedri acidi ricordiamo la Diamante (o Liscia), la Etrog e la Mano di Budda (con frutti ornamentali privi di polpa); tra le cultivar dei cedri dolci ricordiamo la Corsican e la Salò. Una certa importanza hanno assunto i cosiddetti limoni cedrati, che possono essere considerati come degli ibridi fra limoni e cedri, producenti frutti che ricordano il cedro per la pezzatura e lo spessore della buccia, abbastanza idonea alla candidatura, mentre simile al limone è l’aspetto della pianta, che risulta meno esigente del cedro per quanto riguarda la temperatura.
Proprietà del cedro:
digestive
carminative
stimolanti
germicide
disinfettanti
lassative
antiradicaliche
anticancerogene
antipertensive
anticellulite
stimolanti la crescita di capelli
utile per disturbi renali, disuria e cistite
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/benessere/cedro-in-breve.html
Giuggiolo – Zizyphus vulgaris L.
Generalità
Il genere Zizyphus Miller appartiene alla famiglia delle Rhamnaceae, ordine Rasacee. In questa famiglia ritroviamo anche la Frangula (Frangula alnus) e il Ramno (Rhamnus catartica).
Queste sono piante in genere legnose e spesso spinose caratterizzate da foglie che possono essere semplici, intere, alterne con la presenza di stipole le quali possono modificarsi in spine.
I fiori sono ermafroditi (raramente unisessuali), li troviamo riuniti in racemi o in brevi cime ascellari formati da 4-5 petali e da stami distinti.
Per quanto riguarda il frutto, questo è una drupa che presenta un seme di forma allungata che raramente può essere ricurvo.
Il Giuggiolo (Zizyphus vulgaris L. ) è una pianta conosciuta dall’uomo fin dai tempi; già i Romani ne utilizzavano i frutti e ancora prima i Greci (il nome greco è “Zizyphon”).
La terra di origine di questo arbusto è la Cina, dove ancora oggi viene coltivato.
In Italia la coltura del giuggiolo e poco estesa, infatti viene coltivato solo in 2-3 zone d’Italia come la Toscana, la Campania, e il Veneto tipicamente sui colli Euganei nel borgo di Arquà Petrarca dove viene
prodotto il famoso “Brodo di Giuggole”.
Questa limitata diffusione è dovuta al predilezione del giuggiolo a climi temperati con terreni asciutti, poveri ed aridi.
In queste zone d’Italia il giuggiolo riesce a trovare un ideale clima e un terreno adatto alla vita e al completo sviluppo.
Il giuggiolo è un arbusto a foglie decidue, che può raggiungere i 7 m di altezza riconoscibile per la tendenza a ramificarsi assumendo un aspetto quasi contorto.
Presenta delle radici che penetrano molto in profondità ed è grazie a questo che riesce a sopravvivere in zone caratterizzate da terreni secchi e con climi aridi.
I rami sono spinosi e presentano una forma “zigzagante”, molto flessibili, con la presenza fra un internodo e l’altro di una coppia di spine di cui con la crescita solo una di queste si sviluppa. La corteccia più giovane si presenta di color grigio-chiaro, invece quella più vecchia ha crepe profonde che lasciano intravedere un fondo rossastro.
Il giuggiolo emette le foglie e i frutti in piccoli rami che rinnova ogni anno, di colore verde-chiaro, che derivano da gemme riunite a formare una corona.
Le foglie sono alterne, piccole, lucide e presentano un bordo seghettato. Il picciolo è corto e porta alla base due stipole modificate in spine, dritte e arcuate.
I fiori piccolissimi sono ermafroditi, riuniti in glomeruli ascellari e presentano un calice diviso in 5 lobi verdi triangolari con una corolla formata da 5 petali biancastri, concavi.
La fioritura avviene in giugno-agosto. Il frutto è una drupa ovale/sferica con pericarpo che passa da color verde iniziale a marrone con la completa maturazione con una consistenza simile a quella dei datteri.Il mesocarpo è bianco-giallastro di consistenza farinosa, invece l’endocarpo è legnoso contenete due semi appiattiti anche se è frequente il fenomeno della partenocarpia.La raccolta è effettuata durante i mesi di settembre-ottobre.
Frutti e fiori di Giuggiolo (Giuggiole)
Rametto con germogli di Giuggiolo
Varietà
In Italia non esistono cultivar selezionate, ma solamente dei tipi indicati genericamente:
– a frutto lungo;
– a frutto tondo.
Entrambe sono dotati di buone caratteristiche organolettiche e di buona produttività.
Tecnica colturale
Attualmente e’ scarsamente diffuso in orti, case di campagna, quasi sempre allo stato sporadico, in rari casi si e’ rinselvatichito. Predilige terreni sabbiosi o sassosi o calcarei a reazione neutra o basica, rifugge i terreni umidi e non soffre troppo le basse temperature invernali.
Produzioni
Consumo fresco. Marmellate, sciroppi, confetture, gelatine, canditi, dolci, bevande alcoliche e liquorose (brodo di giuggiole). In Asia sono consumati anche secchi (datteri cinesi). Conservazione in salamoia, in alcol e aceto.
Proprietà medicinali (effetto lenitivo ed antinfiammatorio), è utilizzato per la preparazione di decotti espettorranti ed emollienti.
Cosmesi: maschere emollienti ed idratanti per pelli secche. I semi contengono composti organici con proprietà sedative.
E’ utilizzato per per rimboschimenti. Integratore alimentare per gli animali al pascolo in alcuni periodi dell’anno. Il legno, di colore rosso è molto duro e viene utilizzato in ebanisteria.
Pianta ornamentale.
Le proprietà benefiche, nutrizionali e le controindicazioni delle giuggiole sono diverse.
Il giuggiolo – il cui nome scientifico è Ziziphus Jujuba – è un albero appartenente alla famiglia delle Ramnacee – conosciuto anche con il nome di “dattero cinese” e utilizzato altresì come pianta ornamentale – che produce dei frutti noti come “giuggiole”. Le origini del giuggiolo pare portino in Siria e in Africa settentrionale; successivamente, questo albero venne esportato in Cina e in India – dove viene coltivato da più di 4 mila anni – per, poi, raggiungere anche l’Italia, grazie ai Romani. Ma quali sono i benefici e le proprietà terapeutiche e nutritive di questo prezioso frutto?
Le giuggiole sono estremamente benefiche per chi soffre di pressione alta: sono, infatti, in grado di regolare la pressione sanguigna e ciò per merito dell’alto contenuto di flavonoidi e glucosidi; sostanze che riescono a regolarizzare i livelli della pressione. Il contenuto di antrachinoni aiuta, inoltre, a contrastare la stitichezza: le giuggiole possiedono, infatti, delle discrete proprietà lassative.
Nella medicina orientale, le giuggiole sono un alimento utilizzato per alleviare i sintomi della depressione, nonché nervosismo, irritabilità, astenia e stanchezza, per cui esistono diversi rimedi naturali efficaci.
I semi della pianta, poi, pare siano usati per combattere l’insonnia, gli stati di ansia e le palpitazioni. Le giuggiole possono essere considerate un ottimo rimedio naturale, in grado di aiutare in caso di disturbi alle vie respiratorie causati da allergie o sbalzi di temperatura: proprio questa caratteristica, infatti, le rende una cura adatta ai soggetti allergici, quando sono chiamati ad affrontare l’arrivo di una difficile stagione come la primavera.
L’estratto o il frutto essiccato è, poi, molto utile nella cura e nella prevenzione dei tipici sintomi influenzali e delle infiammazioni alla gola causate da raffreddori o bronchiti. Questo frutto è indicato, inoltre, in casi di asma e contro la raucedine – per cui esistono diverse cure – e le infiammazioni intestinali: vanta, infatti, proprietà espettoranti ed emollienti.
EFFETTI COLLATERALI: CALO DEL DESIDERIO SESSUALE
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Ananasso – Ananas comosus – Ananas sativus L.
Generalità
L’Ananasso (Ananas comosus – Ananas sativus L.) e’ una pianta cespugliosa perenne appartenente alla Famiglia delle Bromeliaceae. E’ originaria dell’America centrale. Viene coltivata, per scopi alimentari, ornamentali e per la produzione di alcuni tipi di fibre, in tutte le regioni tropicali (principalmente Costa d’Avorio, Costa Rica, Kenia) da dove vengono esportati i frutti.
Una volta la coltura in serra dell’ananas era assai praticata in Europa, soprattutto in Inghilterra, in Francia, nel Belgio: si producevano cosi’ magnifici frutti per il consumo locale, ma di costo elevatissimo.
Ha foglie spinose a rosetta, e fiori bratteati riuniti in una spiga che termina con un ciuffo di foglie e in un germoglio centrale. Il frutto (detto ananas) e’ simile a una grossa pigna, formato dall’ingrossamento del rachide della spiga e dalla sua fusione con i frutti freschi carnosi dei quali restano esternamente le brattee.
All’interno la polpa è giallo-chiara con un cuore fibroso.
Varietà e portinnesti
Come per ogni pianta coltivata da secoli ed in paesi diversi il numero delle varieta’ e’ vastissimo: differiscono per le foglie spinose o no, per la grandezza e la forma del frutto, per il sapore piu’ o meno dolce, piu’ o meno acido. Le varieta’ piu’ apprezzate sono: Abaca’, Black e Red Jamaica, Cayenne con o senza spine, Green e Red Ripley, Porto Rico, Red Spanish.
Fiore di Ananas comosus o Ananas sativus
Tecnica colturale
In alcuni paesi l’ananas si coltiva al livello del mare, in altri fino a considerevoli altezze. Non necessita di terreni profondi (ma devono essere ben drenati) in quanto le radici sono superficiali. Abbisogna di clima costantemente caldo e soffre gli abbassamenti di temperatura. La pianta si moltiplica per mezzo dei rigetti che si producono alla base o dei germogli della corona del frutto.
Produzioni
L’ananas si consuma fresco, specialmente con l’aggiunta di liquori, oppure sciroppato (e’ in assoluto il frutto in scatola piu’ consumato in Europa). Viene utilizzato anche per la preparazione di succhi, confetture e canditi. Le foglie degli ananas selvatici, e anche di quelli coltivati, sono usate per la produzione di fibra, la quale, secondo la qualita’, si impiega per la fabbricazione di cordami e tessuti.
Vediamo le caratteristiche nutrizionali dell’ananas e perché oltre ad essere un buon alimento si possa considerare una “pianta officinale”.
L’ananas come fonte di bromelina
Il maggior responsabile della benefiche qualità dell’ananas è la bromelina: un enzima proteolitico, ossia in grado di ridurre le proteine in semplici amminoacidi, isolato per la prima volta dal gambo e solo in seguito rinvenuto anche dal frutto. In generale la polpa è meno ricca di bromelina, pertanto per la preparazione di farmaci o integratori si estrae dal gambo. Questo è un vantaggio anche per l’ambiente, in quanto a scopi alimentari il gambo non ha un valore e perciò rappresenterebbe uno scarto di produzione da smaltire.
La bromelina è tra i rimedi naturali più efficaci e ben assorbiti: si calcola che dopo somministrazione orale ne entri il circolo ben il 40% della dose assunta. Chiaramente questo incide positivamente sulla sua efficacia come fitofarmaco. Ecco quali sono le attività farmacologiche che le sono riconosciute:
la bromelina facilita la digestione degli alimenti ricchi di proteine come ad esempio la carne e questa attività è utile soprattutto in chi soffre di dispepsia;
è un’efficace rimedio antinfiammatorio e antiedematoso e per tale indicazione è in commercio anche come farmaco per il trattamento degli stati infiammatori associati a trauma ed edema anche postoperatorio;
ha una riconosciuta efficacia anche come antitrombotico e una buona azione ipotensiva;
l’azione antiedamatoso la rende utile anche nel trattamento della cellulite, soprattutto complicata da ritenzione idrica anche dolorosa.
La bromelina è controindicata nei pazienti affetti da ulcera peptica, emofilia, patologie epatiche o renali, disordini della coagulazione. Di questo andrebbe tenuto conto anche quanto si sceglie un integratore a base di gambo d’ananas, non solo quando si acquista la bromelina come farmaco. Quest’ultimo, pur essendo senza obbligo di prescrizione, è soggetto a delle restrizioni d’uso: pertanto servirà chiedere consiglio del medico o del farmacista.
L’efficacia in queste indicazioni dipende molto anche dalla posologia: il frutto fresco contiene una sufficiente quantità di bromelina solo per facilitare la digestione di un pasto proteico, ed infatti è comune che venga servita fresca proprio a fine pasto. Per il resto il consumo di ananas fresco è di sicuro un buon metodo per favorire la diuresi e depurare l’organismo, per tutte le altre indicazioni servirà assumere la bromelina come farmaco o integratore.
L’ananas fresco e le sue proprietà
Il frutto fresco è un ottimo alleato per curare il benessere e proteggere la salute a partire dalla tavola.
All’ananas sono riconosciute proprietà eupeptiche, ossia fa parte di quegli alimenti in grado di stimolare la secrezione dei succhi gastrici e di facilitare le funzioni digestive. Questa azione benefica a livello gastrico è amplificata anche dalla presenza di bromelina che, come abbiamo visto, facilita la digestione delle proteine.
Secondo alcuni studi l’ananas è anche in grado di facilitare il metabolismo dei grassi e, in effetti, le fibre contenute nella polpa del frutto sono in grado, a livello intestinale, di contrastare l’assorbimento dei lipidi. Per questo motivo è tra i frutti d’elezione per chi sta seguendo un regime alimentare specifico a scopo dimagrante.
Tutti questi benefici sono esclusivi del consumo del frutto fresco: le vitamine e la bromelina stessa sono termolabili pertanto cotto l’ananas diventa solo una buona fonte di fibra alimentare.
http://www.greenstyle.it/ananas-proprieta-benefici-151383.html
Palma da cocco – Cocos nucifera L.
La Palma da cocco (Cocos nucifera L.) e’ originaria delle regioni tropicali dell’Oriente, è oggi coltivata sia nel continente asiatico (India, Ceylon, Indonesia) che in America centrale e meridionale (Messico, Brasile); in Africa i paesi maggiori produttori sono Mozambico, Tanzania, Ghana.
Il nome specifico nucifera deriva dal latino, con il significato di portatore di noci. Appartiene alla Famiglia delle Arecaceae (Palmae).
La Palma da cocco è una pianta molto longeva, che può arrivare ad oltre 100 anni di vita; ha un tronco unico, alto 20-30 m, con corteccia levigata e grigia, segnato dalle cicatrici anulari delle vecchie foglie.
Le foglie, lunghe da 4 a 6 m, sono pennate, composte da foglioline lineari-lanceolate, più o meno ricurve, rigide, di color verde brillante.
Le infiorescenze, che nascono all’ascella delle foglie, avvolte da una spata carenata, sono degli spadici ramificati in cui i fiori femminili sono disposti alla base e quelli maschili in alto. I fiori hanno petali lanceolati, 6 stami e ovario formato da 3 carpelli saldati.
L’impollinazione è incrociata, di tipo anemofilo o entomofilo. Il frutto, grosso quanto una testa d’uomo e pesante 1-2 kg, è una drupa con epicarpo sottile, liscio e di colore grigio-brunastro, mesocarpo fibroso, spesso 4-8 cm ed endocarpo legnoso; essendo leggero esso può essere trasportato dal mare a grandi distanze e mantiene a lungo la sua germinabilita’.
All’interno è contenuto un unico seme, ricco di sostanze di riserva localizzate nell’endosperma che è in parte liquido (latte di cocco) e in parte solido (polpa). Al momento della germinazione dell’embrione, la radichetta fuoriesce da uno dei tre poli germinativi visibili anche dall’esterno.
Noci di cocco sulla pianta
Tecnica colturale
La Palma da cocco cresce bene su terreni sabbiosi, salini; richiede luce abbondante e piogge regolari nel corso dell’anno. La Palma da cocco è probabilmente la palma più coltivata al mondo.
Noci di cocco
Produzioni
Le noci di cocco rappresentano una delle principali fonti di reddito per i paesi produttori poiche’ da esse si ricavano un’infinità di prodotti utilizzati e apprezzati anche nei paesi occidentali.
Anche altre parti della pianta sono comunque usate, come le foglie, con cui si realizzano cesti, coperture di tetti, ecc., o le gemme terminali della pianta ormai adulta che costituiscono un ottimo cavolo-palmizio, o ancora la linfa zuccherina che viene fatta sgorgare con opportuni tagli da alcune infiorescenze e dalla quale si ricava una bevanda alcolica nota come Toddy o vino di palma.
La noce di cocco viene utilizzata per intero, come frutto o nelle sue parti: le fibre del mesocarpo, il latte, la mandorla o polpa, il guscio. Dalla polpa, ricca di grasso, si estrae l’olio di cocco, usato nell’industria alimentare e dei saponi.
Avversità
Difficilmente le noci di cocco vengono colpite da parassiti o malattie, salvo la cocciniglia, ma in rari casi.
Il cocco, o noce di cocco (Cocus nocifera), è un alimento ricco di proprietà benefiche per la salute. Gli abitanti delle isole del Pacifico lo considerano un vero e proprio toccasana per la salute e la palma da cocco viene soprannominata “Albero della Vita”.
Per noi il cocco rappresenta un alimento esotico, un cibo fresco tipico della stagione estiva che possiamo trovare in alcuni supermercati e che riusciamo ad avere più facilmente a disposizione quando ci troviamo in spiaggia. Durante un viaggio all’estero però potremmo avere la possibilità di gustare noci di cocco locali. Ecco quali sono i benefici del cocco e perché si tratta di un alimento così tanto amato.
Proprietà del cocco
Quando apriamo una comune noce di cocco, ecco che possiamo gustare la sua polpa. Dalla noce di cocco ancora verde viene ricavata l’acqua di cocco, una bevanda particolarmente dissetante e ricca di sali minerali.
Dal cocco si ottengono anche il latte di cocco, una bevanda vegetale che possiamo affiancare al latte di riso o al latte di mandorle, e l’olio di cocco, che viene utilizzato come prodotto di bellezza ma anche come ingrediente per cucinare e condire, soprattutto in Oriente.
Il cocco è considerato un alimento benefico in particolare per via del suo contenuto di sali minerali. Il cocco infatti è un importante fonte di potassio ma contiene anche altri minerali come magnesio, rame, fosforo, zinco e ferro. Contiene zuccheri naturali, fibre vegetali e amminoacidi. Si tratta anche di una fonte di alcune vitamina, con particolare riferimento alle vitamine del gruppo B, alla vitamina C, alla vitamina E e alla vitamina K.
Calorie del cocco
Il cocco contiene fibre vegetali e acqua, ma anche una parte grassa, che lo rende un frutto molto nutriente e che nello stesso tempo fa salire il conteggio delle calorie. Infatti è bene ricordare che 100 grammi di polpa di cocco, considerando dunque soltanto la parte commestibile, apportano 360 calorie.
Benefici per la salute del cocco
Il cocco secondo la medicina naturale ha la capacità di regolare gli zuccheri nel sangue, di abbassare il colesterolo e di aiutare l’organismo a mantenere la corretta idratazione, in particolare se oltre alla polpa di cocco si consuma anche l’acqua di cocco.
Il consumo di cocco inoltre aiuta a migliorare la digestione, supporta il sistema immunitario, è utile nella difesa da virus e infezioni e contribuisce a regolare il metabolismo e a mantenere un peso del corpo corretto.
Il consumo di cocco inoltre supporta lo sviluppo di ossa e denti forti e sani, aumentando la capacità del nostro corpo di assimilare il calcio e il magnesio. Si ritiene inoltre che il cocco aiuti a prevenire l’osteoporosi, una condizione in cui le ossa diventano fragili e perdono la loro densità.
Dunque il cocco può essere considerato un alimento importante per chi vuole proteggere le proprie ossa ma nello stesso tempo non assume o preferisce non consumare latte e latticini (che tra l’altro sono una fonte di calcio molto discussa) perché vegan o intollerante al lattosio. Infine, per il suo contenuto di acido laurico, il cocco è considerato benefico sia per il sistema nervoso che per il cervello.
Marta Albè DI WWW.GREENME.IT
Pecan – Carya illinoensis (Wangenh.) K. Koch
Generalità
Il Pecan (Carya illinoensis (Wangenh.) K. Koch) appartiene alla Famiglia delle Juglandaceae ed è originaria della zona al confine tra Messico e Stati Uniti.
E’ coltivata soprattutto nel sud degli Stati Uniti, in Brasile, Austraria e Israele. In Italia e’ presente in piccoli appezzamenti specializzati in Sicilia e in altre aree meridionali.
E’ una specie monoica e autofertile, con spiccata dicogamia nella maggio parte delle cultivar. Pianta molto longeva. In primavera produce fiori maschili allungati, e femminili tondeggianti su lunghe spighe. Produce frutti con guscio liscio e sottile, di dimensioni variabili in relazione alla varieta’, con gheriglio di sapore gradevole.
Presenta un rapido accrescimento.
Si adatta a diversi ambienti pedoclimatici, purche’ caldi, a causa dell’elevata lunghezza del periodo vegetativo. E’ a foglia caduca e resiste bene alle basse temperature invernali (fino a -10 °C).
Fiori maschili di pecan
Frutti di Pecan
Varietà e portinnesti
Le numerose varieta’ (circa 500) vengono distinte in orientali (adatte ai climi caldo-umidi) o occidentali (resistono meglio alla siccita’). Alcune varieta’ di origine americana e coltivate in Italia sono: Kiowa, Wichita e Shoshoni.
La propagazione e’ per innesto.
Tecniche colturali
Il Pecan viene allevato a vaso pieno a vento con sesti molto ampi (m 6-8 x 6-8) date le elevate dimensioni che assume la pianta adulta.
Necessita di limitati interventi irrigui e richiede una particolare attenzione per quanto riguarda la potatura, che deve favorire l’emissione di una buona ramificazione nella parte basale della pianta.
Produzioni
La raccolta avviene in ottobre-novembre (subito dopo le noci “classiche”), e puo’ essere effettuata anche a macchina.
Le noci pecan sono apprezzate per il guscio tenero e il gheriglio saporito.
Contengono tra il 65 e il 70 % di olio. Di questo, il 73 % è composto da acidi grassi oleici monoinsaturi e per il 17% da acidi grassi linoleici polinsaturi.
Le noci pecan sono il frutto dell’albero pecan (Carya illinoensis) della famiglia delle Juglandaceae. Ricchi di acidi oleici utile per la cura delle malattie coronariche, aiutano anche ad abbassare il livello di colesterolo. Scopriamole meglio.
Descrizione della pianta
Le noci pecan sono il frutto del “pecan”, scientificamente noto come Carya illinoensis, albero della famiglia delle Juglandaceae, originario della zona al confine tra Messico e Stati Uniti, è oggi coltivato soprattutto nel sud degli Stati Uniti, in Brasile, Australia e Israele.
Come frutta secca, è la più ricca in calorie. Con il suo 87% di grassi, apporta 750 calorie ogni 100 g di prodotto. Le noci pecan cominciarono ad essere coltivate nel 1846, la loro forma è oblunga, arrivando fino a 3 centimetri di lunghezza, e larga fino a un centimetro. Ha un colore marrone scuro e una buccia ruvida. Le noci pecan sono generalmente raccolte da ottobre a dicembre.
Proprietà e benefici delle noci pecan
La noce pecan è composta da proteine (7%), fibra alimentare (7%), grassi saturi (7%), grassi polinsaturi (18%), grassi monoinsaturi (42%) minerali e vitamine: magnesio e manganese, potassio, fosforo, calcio, ferro, zinco, rame, selenio, tiamina, vitamina E, vitamina A, vitamina B e vitamina C.
Il fatto che le noci pecan siano ricche di acidi grassi monoinsaturi, le rende un ottimo antiossidante naturale. Gli acidi oleici sono inoltre gli stessi che troviamo nelle olive e, come è noto, l’olio di oliva è efficace nel combattere le malattie coronariche.
L’assunzione regolare aiuta ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo, aumentando quello buono nel sangue: il potere ipocolesterolemizzante del frutto è dunque notevole. Aiuta quindi a prevenire le malattie circolatorie e l’insorgere di ictus.
L’acido oleico che contengono sembra inoltre aver portato i ricercatori a considerarne l’efficacia antitumorale, in particolar modo contro il cancro al seno. Infine aiutano a mantenere in buona salute la prostata e tengono lontane le infiammazioni.
Uno studio americano condotto da Thomas B. Shea del Centro per la Neurobiologia Cellulare dell`Università del Massachussets Lowellha ha persino dimostrato l’efficacia del frutto nel proteggere i neuroni.
Le noci pecan in cucina e non solo
Una delle ricette più note a base di noci pecan è la pecan pie, crostata di noci nella versione americana, con una pasta frolla esterna e un ripieno a base di noci pecan, sciroppo d’acero, panna, zucchero di canna e altro.
Ma le noci pecan possono essere perfette anche per l’impasto di biscotti e brownies, muffins o torte morbide, oppure possono andare ad arricchire piatti salati, come quiches a base di zucca e porri per esempio, pasta fresca o gnocchi. Se si usano al posto delle noci normali o dei classici pinoli, il pesto ne risulta ancora più cremoso e una ricetta molto originale le vede in compagnia dei funghi nel risotto. Per il risotto, basta far soffriggere il riso (carnaroli o arborio) con poco olio, un paio di cipollotti, e cinque o sei noci pecan tritate.
Aggiungere i porcini freschi o secchi e fatti rinvenire e sfumare con del vino bianco. Aggiungere via via il brodo vegetale bollente. Terminare la cottura con del prezzemolo fresco se si gradisce e del parmigiano. In Italia è poco noto, ma l’olio estratto dalle noci pecan viene utilizzato anche in cosmetica, per nutrire e idratare pelli secche e mature.
Curiosità sulle noci pecan
Esistono circa 500 varietà di noci pecan che vengono distinte in orientali, ovvero adatte ai climi caldo-umidi, oppure occidentali, che resistono meglio alla siccità. Alcune varietà di origine americana coltivate in Italia sono: Kiowa, Wichita e Shoshoni.
L’attenzione per la coltivazione, la raccolta e la produzione di noci pecan è da sempre posta, soprattutto negli stati del sudamerica, alla corretta ricompensa e al non sfruttamento dei lavoratori locali. Le noci pecan si comprano confezionate nei supermercati più riforniti oppure nei negozi biologici. Si possono trovare anche on-line, vi sono aziende italiane produttrici che ne vendono a chili. Cinque chili di noci pecan costano circa 70 euro.
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