30 maggio 2018
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ROMA – Dopo la morte, parte del Dna continua a funzionare: centinaia di geni infatti si risvegliano, aumentano o diminuiscono la loro attività fino a 4 giorni dopo la morte. La mappa di queste funzioni, descritte in due diversi studi, viene riassunta dal sito della rivista Science e può portare a migliori cure per conservare gli organi da trapiantare e metodi per determinare il momento della morte nelle vittime di un crimine.
Il gruppo di Peter Noble dell’università di Washington, studiando l’attività di 1000 geni nel pesce zebra e nei topi, ha scoperto che, sebbene la maggior parte smetta di funzionare nelle prime 24 ore dopo la morte, nei pesci alcuni rimangono funzionanti fino a 4 giorni dopo. Questi geni ‘postmortem’ sono molto utili nelle emergenze, perché agiscono contro le infiammazioni, attivano il sistema immunitario e combattono lo stress. Ma ve ne sono altri ancora più sorprendenti: si tratta dei geni dello sviluppo embrionale che si risvegliano dopo la morte, e di altri che innescano il cancro e diventano più attivi dopo la morte. “Il corpo umano è un laboratorio chimico vivente, dove tutte le trasformazioni avvengono in modo incessante e con i loro tempi. La cosa interessante è capire perché alcuni geni, come quelli dello sviluppo embrionale, si riattivano dopo la morte.
Chi dà questo segnale?”, si chiede il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università Roma Tor Vergata. Saperlo, continua Novelli, “potrà essere utile per attivare i geni che mantengono vivo l’organo in tutte quelle malattie in cui c’è la morte cellulare”. Nell’altro studio i ricercatori dell’Istituto di Scienza e Tecnologia di Barcellona, attraverso lo studio dei dati genetici di 36 tessuti differenti (dai polmoni alla pelle) hanno scoperto che il tempo trascorso dal momento della morte influenza l’attività dei geni e che questo effetto cambia da tessuto a tessuto. “Sapere quali geni sono attivi fino a 3 ore dalla morte aiuterà le analisi forensi a stabilire l’ora della morte solo da un campione di tessuto, e la morte cellulare potrebbe diventare un indicatore per determinare la morte”.
http://www.repubblica.it/scienze/2018/05/30/news/alcuni_geni_sopravvivono_alla_morte_parte_del_dna_continua_a_funzionare-197757547/
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