Cancro e medicine complementari. Laffranchi (Ist. Tumori): “Il 50% dei pazienti vi ricorre per combattere gli effetti collaterali”
Ma la ricerca di un medico “adiuvante” è sempre problematica. Pochissime strutture sanitarie dispongono, infatti, di ambulatori per le medicine complementari. Fanno scuola Lombardia, Toscana, Alto Adige. Se ne è discusso nei giorni scorsi al convegno sui “percorsi d’acqua” organizzato dal polo fieristico di Erba. Un convegno a Milano.
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17 NOV – I dati sono significativi. Almeno a senitire le statistiche di MeTeCo, il comitato per le medicine complementari in oncologia nato all’interno dell’Istituto tumori di Milano. Un paziente oncologico su due farebbe infatti ricorso alla medicina “non ufficiale” per combattere soprattutto i sintomi delle malattia. Ma la ricerca di un medico “adiuvante” è sempre problematica e spesso capita che l’operatore non sia sufficientemente preparato a trattare malati in cura oncologica. Pochissimi ospedali o strutture sanitarie dispongono, infatti, di ambulatori per le medicine complementari. Fanno scuola Lombardia, Toscana, Alto Adige dove a pagamento o con ticket si possono avere trattamenti di fitoterapia, agopuntura, shiatsu o applicazioni di onde elettromagnetiche. La presenza di un ambulatorio pubblico di medicine complementari in collegamento con i grandi centri di cura potrebbe garantire una migliore attenzione ai malati, agli effetti iatrogeni e valutare meglio le risposte della medicina complementare.
E’ quanto si è discusso nei giorni scorsi al convegno sui “percorsi d’acqua” organizzato dal polo fieristico di Erba, in collaborazione con la regione Lombardia e l’Istituto dei tumori di Milano che, attraverso l’attività del Comitato per le medicine comportamentali in oncologia (Me.Te.C.O), sostiene la diffusione di procedure “integrate” che possono risolvere gli effetti collaterali della cura convenzionale, ma anche migliorare l’efficacia dei farmaci chemioterapici o della radioterapia.
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