Lizanne Foster è un’insegnante canadese e ha scritto questo articolo sul suo blog. Dopo aver ricevuto decine di messaggi dagli studenti italiani, ha risposto con un’altra lettera bellissima. Eccole entrambe.
Cari studenti delle superiori del ventunesimo secolo,
la settimana prossima comincerà un nuovo semestre e mi sento costretta a chiedervi scusa. Nonostante tutti i nostri sforzi, noi insegnanti non siamo riusciti a persuadere quelli che hanno il potere politico a cambiare il nostro sistema educativo. A quanto sembra, non siamo capaci di convincere il nostro premier che investire sulla vostra istruzione andrebbe a vantaggio di tutti noi e non inquinerebbe né l’acqua né l’aria.
Perciò, finché i vostri bisogni educativi non prevarranno su quelli delle multinazionali straniere, vi prego di accettare le mie scuse.
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Mi dispiace che dobbiate venire a scuola così presto la mattina, anche se varie ricerche nel campo delle neuroscienze hanno appurato che il cervello degli adolescenti non funziona in modo ottimale prima delle dieci.
Mi dispiace che dobbiate chiedermi il permesso di uscire dalla classe per andare a fare pipì anche se avete già la patente, un lavoro part-time e state prendendo decisioni importanti per il vostro futuro dopo la scuola.
Mi dispiace che ogni giorno siate costretti a stare seduti per sei ore anche se molti studi hanno dimostrato che stare seduti troppo a lungo danneggia sia le capacità cognitive sia la salute
Mi dispiace che siate divisi per età e costretti a procedere attraverso il sistema scolastico con i vostri coetanei come se l’età anagrafica avesse qualcosa a che vedere con l’intelletto, la maturità, le competenze o l’abilità.
Mi dispiace che quelli di voi che incontrano difficoltà a scuola non ricevano il giusto sostegno perché finanziare i vostri bisogni non è tra le priorità dell’attuale politica economica.
Mi dispiace che dobbiate studiare materie che non vi interessano in un’epoca in cui la somma totale delle conoscenze umane raddoppia ogni dodici mesi.
Mi dispiace che vi facciano credere che per ottenere il massimo dei voti dovete competere tra voi, quando i progressi umani sono sempre stati frutto di una collaborazione che spesso a scuola viene considerata “imbrogliare”.
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Mi dispiace che siate costretti a usare dei libri di testo che contengono informazioni superate e troviate a scuola tecnologie obsolete della cui manutenzione nessuno si occupa.
Mi dispiace che quello che chiamano insegnamento personalizzato in realtà non lo sia affatto. L’insegnamento veramente personalizzato costa troppo, lo capite?
Mi dispiace che sia improbabile che la Strategia innovativa, la riforma scolastica della British Columbia tanto strombazzata dal governo attuale, produca cambiamenti significativi a parte un nuovo modo per calcolare quello che si fa a scuola.
Ma, soprattutto, mi dispiace che il sistema educativo vi costringa a far parte di un’economia estrattiva quando il nostro ambiente, senza il quale non ci sarebbe nessuna economia, sta subendo una crisi climatica che ci imporrà una rapida riconfigurazione di tutto quello che stiamo facendo in campo sociale, politico ed economico, e per la quale siamo del tutto impreparati.
Mi dispiace moltissimo.
Vorrei che la vostra curiosità non fosse soffocata dal conformismo scolastico.
Vorrei avere una bacchetta magica per darvi il tipo di scuola in cui ci sono spazi per analizzare ed esplorare, sperimentare e apprendere in modo diverso.
Vorrei avere il potere di riaccendere la passione e il desiderio di imparare che leggo nei vostri occhi prima che entriate a scuola.
Vorrei potervi aiutare a ricordare che prima di essere studenti eravate scienziati che sperimentavano, scoprivano, si ponevano domande e facevano collegamenti.
Eravate anche poeti… vi ricordate quanto divertiva e sorprendeva gli adulti intorno a voi il modo in cui descrivevate le cose?
Siete nati per imparare. Non potete non imparare.
Mi dispiace che vi facciano credere che l’unico apprendimento che conta sia quello che avviene a scuola. Anzi, poi, solo quello che avviene in classe. E nemmeno conta tutto quello che si impara in classe: alla fine conta solo quello che troverete nei test.
Vorrei potervi portare in altri posti dove il sistema educativo pubblico è una priorità di politici convinti che la futura società del loro paese dipenderà dalle caratteristiche del sistema educativo.
In un’epoca in cui la nostra vita dipende dall’ingegnosità nel risolvere i problemi più difficili, sprechiamo le potenzialità che ha la nostra mente di trovare soluzioni creative. L’adolescenza è il periodo in cui gli esseri umani raggiungono il culmine del loro sviluppo cognitivo. Le prove della vostra capacità di pensare “fuori degli schemi” e di trovare soluzioni creative sono ovunque intorno a noi.
Vorrei poter mostrare alle autorità ciò che dovrebbero vedere per rendersi conto di quello che siete capaci di fare, se solo ve ne dessero la possibilità.
Se solo…
Con sincero affetto.
Un’insegnante
Ecco la risposta di Lizanne Foster alle centinaia di studenti italiani che le hanno scritto per ringraziarla
Cari studenti italiani,
i vostri messaggi sono stati strazianti e commoventi. Riceverli mi ha scaldato il cuore, ma ho sofferto nel leggere le vostre frustrazioni. Ho pensato di dirvi qualcosa di più su di me per farvi capire che anche a voi andrà tutto bene.
Sono stata educata negli anni settanta in Sudafrica, durante il periodo dell’apartheid. Ero considerata una cittadina di seconda classe, indegna dei soldi che lo stato spendeva per l’istruzione dei sudafricani bianchi. Sapevo che dopo la laurea ci sarebbero stati dei lavori ai quali non avrei potuto aspirare per via del colore della mia pelle.
Ma sono sopravvissuta lo stesso. Ho avuto la fortuna di crescere in una casa piena di libri. Quando ci comportavamo bene, mio padre ci premiava regalandoci libri e fumetti che venivano dal Regno Unito.
Leggevo continuamente e questo mi aiutava a rifugiarmi nei luoghi più felici della mia mente.
Ho imparato il gioco della scuola, a fare quello che era necessario per tirare avanti. Uno dei “vantaggi” di essere vissuta sotto l’apartheid è stato che sono nata per resistere. Sapevo che quello che mi diceva il governo non era vero, perciò ho imparato a leggere il mondo diversamente, tra le righe e fuori delle righe.
Quando indossavo l’uniforme della scuola, ero una studentessa che stava perfettamente al gioco, quando me la toglievo, ero solo me stessa e imparavo quello che volevo.
Sono diventata insegnante per caso. Era l’ultima cosa che volevo fare, perché a scuola avevo vissuto tante esperienze orribili. I professori ci picchiavano e ci punivano ingiustamente.
Ma quella di insegnante era una delle poche carriere alle quali lo stato consentiva di accedere a chi aveva la pelle del mio colore. E così per venticinque anni ho cercato, prima in Sudafrica e poi qui in Canada, di essere il tipo di insegnante che mi sarebbe piaciuto avere quando ero una studentessa.
Mi dispiace che anche voi stiate vivendo la stessa esperienza degli studenti canadesi e americani perché i politici tagliano i fondi alle scuole pubbliche e incoraggiano la privatizzazione dell’istruzione.
Sappiate che non siete soli in questa lotta.
Sappiate che anche voi ce la farete.
Vi do qualche consiglio per riuscirci meglio.
Accumulate esperienze che vi permettano di uscire dalla vostra zona di sicurezza. Che cosa succede al vostro cervello e al vostro corpo quando passate un’ora in un bosco o sulla riva di un fiume a guardare semplicemente l’acqua che scorre?
Cercate di stare con chi condivide i vostri interessi e le vostre preoccupazioni. La vostra “tribù” è lì fuori che vi aspetta. Unitevi a persone che fanno arte, fanno musica o fanno la differenza in altri modi.
Esprimete quello che avete imparato, quello che avete visto e notato. Disegnate. Cantate. Ballate.
Voi siete importanti. C’è un motivo per cui siete qui. Il mondo aspetta il risveglio della vostra passione e della vostra creatività.
Namaste,
Lizanne
http://www.coscienzeinrete.net/arte/item/2325-cari-studenti,-sono-un%E2%80%99insegnante-e-vi-chiedo-scusa
(Traduzioni di Bruna Tortorella)
Fonte: http://www.internazionale.it/opinione/lizanne-foster/2015/03/12/scuola-studenti-lettera-insegnante
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