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cecita cognitiva
cecita cognitiva

Cecita’cognitiva: guardare oltre il silenzio perche’ quello che appare potrebbe non essere vero

GUARDA OLTRE IL SILENZIO DELLE PERSONE: RICONOSCI LA TUA CECITA’ COGNITIVA

La frase “Gli occhi vedono solo ciò che la mente è pronta a comprendere” di Henri Bergson riflette una verità profonda sulla natura della percezione umana. La cecità cognitiva non è solo un fenomeno neurologico, ma anche una condizione strettamente legata ai processi psicologici che modellano la nostra esperienza quotidiana.

Non percepiamo il mondo in modo oggettivo, ma attraverso il filtro delle nostre esperienze, credenze e aspettative. Questo fenomeno spiega perché a volte non vediamo ciò che è evidente, o perché possiamo ignorare segnali cruciali sotto il peso delle nostre convinzioni.

La cecità cognitiva si manifesta in molti aspetti della vita. Un esempio affascinante è l’esperimento del “gorilla invisibile” di Simons e Chabris. Ai partecipanti viene chiesto di contare il numero di passaggi di una palla tra giocatori in un video. Durante l’esperimento, un individuo travestito da gorilla attraversa la scena. Sorprendentemente, la metà dei partecipanti non nota il gorilla. Questo esperimento dimostra che l’attenzione focalizzata può letteralmente rendere “invisibili” elementi anche molto evidenti.

Un altro esempio potente è la “cecità emozionale”. In situazioni di forte stress o trauma, il cervello può bloccare alcune informazioni visive o sensoriali per proteggere l’individuo. Questo si osserva in casi di incidenti traumatici, dove i testimoni spesso non ricordano dettagli significativi.

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Dal punto di vista clinico, la cecità cognitiva si manifesta anche nei disturbi dell’ansia o della depressione. I pazienti depressi, ad esempio, possono concentrarsi esclusivamente sugli aspetti negativi della loro vita, ignorando completamente segnali positivi o neutri. Questo meccanismo auto-perpetuante contribuisce a mantenere la sintomatologia depressiva.

La psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), lavora proprio su questo fenomeno. Attraverso esercizi mirati, i pazienti vengono guidati a riconoscere e decostruire i filtri mentali che impediscono loro di percepire la realtà in modo più equilibrato. Tecniche come la “ristrutturazione cognitiva” aiutano a ridurre la cecità selettiva, aumentando la consapevolezza e l’attenzione verso aspetti ignorati o sottovalutati.

Esempi pratici mostrano quanto questo fenomeno sia diffuso. Un medico può non notare sintomi evidenti di una malattia se è concentrato solo su una specifica diagnosi iniziale. Un automobilista può non vedere un pedone se sta cercando parcheggio. In entrambi i casi, la mente filtra informazioni non considerate prioritarie, portando a errori potenzialmente gravi.

La consapevolezza della cecità cognitiva è cruciale non solo per i medici o i terapeuti, ma per chiunque voglia migliorare la propria capacità di osservazione e giudizio ed i rapporti con le persone che incontra nella sua vita. È importante ricordare che… Solo attraverso l’allenamento mentale e l’apertura a nuove prospettive possiamo ridurre l’impatto di questo fenomeno, arricchendo così la nostra comprensione del mondo e di noi stessi

Fatte queste premesse siete ora in grado di comprendere il punto focale di questo articolo: un incitamento a guardare oltre l’apparenza.

GUARDARE OLTRE IL SILENZIO : quello che appare potrebbe non essere la realtà. Il benessere di una persona non si vede mai in superficie ma sapendo leggere oltre le righe

La cecità cognitiva può farci ignorare segnali evidenti o sottili perché la nostra mente è focalizzata su schemi di pensiero abituali o aspettative predefinite. Quando vediamo spesso una persona e la nostra esperienza passata ci ha insegnato che sta “sempre bene”, il nostro cervello può non cogliere i segnali di malessere o cambiamento che con una lettura più attenta potremmo notare.
Questa cecità è legata a diversi fattori psicologici:
 Assuefazione percettiva:
Vedendo regolarmente la stessa persona, il cervello smette di analizzare attivamente i dettagli. È come quando smettiamo di notare i mobili di casa nostra: ci sono, ma non li osserviamo più con attenzione.
Bias di conferma:
Cerchiamo (inconsciamente) segnali che confermino l’idea che “va tutto bene” e tendiamo a ignorare o minimizzare quelli che suggeriscono il contrario.
Comunicazione implicita:
Spesso ci aspettiamo che chi sta male ce lo dica direttamente. Se la persona non si esprime apertamente, tendiamo a credere che stia bene, sottovalutando il linguaggio non verbale o piccoli cambiamenti comportamentali.

Un esempio pratico:
Immagina di lavorare con un collega che solitamente è molto socievole. Nell’ultimo mese, ha smesso di sorridere spesso e partecipa meno alle conversazioni. Potresti non notarlo subito perché inconsciamente pensi: “È solo stanco” o “Non ha detto nulla, quindi sarà tutto a posto”. Questo è un classico caso di cecità cognitiva.

Se stai leggendo questo articolo ricorda che:

• praticare l’ascolto attivo e l’osservazione consapevole. Fermarti, anche solo per pochi secondi, a osservare davvero le persone intorno a te.
chiedere direttamente, senza aspettare che siano gli altri a esprimersi. Un semplice “Va tutto bene?” può aprire porte che il silenzio mantiene chiuse.
• essere consapevoli dei nostri pregiudizi e automatismi mentali.
È importante ricordare che...
Spesso i segnali di malessere non sono urlati, ma sussurrati, ed è solo affinando la nostra capacità di osservare che possiamo davvero accorgerci di chi ha bisogno di supporto

Ecco che la cecità cognitiva può insinuarsi silenziosamente nei rapporti di coppia, creando distanze invisibili che impediscono di cogliere i cambiamenti interiori del partner.

Ti faccio alcuni esempi concreti:
 La Routine che Oscura le Emozioni
Dopo anni di relazione, uno dei due partner inizia a sentirsi insoddisfatto o stanco, ma non ne parla apertamente. L’altro, abituato a vedere la relazione stabile, interpreta i silenzi o la distrazione come normali segni di stress quotidiano, senza pensare che potrebbero nascondere un malessere più profondo.
Cecità Cognitiva: “Sta solo attraversando una fase, passerà. Non c’è niente di cui preoccuparsi.”
In realtà: Il partner silenzioso potrebbe provare frustrazione o desiderio di cambiamento, ma non trova spazio per esprimerlo perché percepisce che “tanto non verrebbe notato”.

 Il Cambiamento di Passioni e Interessi
Uno dei partner sviluppa nuovi hobby o cambia gusti, ma l’altro continua a coinvolgerlo solo in attività che piacevano anni prima. La persona che cambia si sente poco compresa, mentre l’altro pensa che tutto proceda normalmente.
Cecità Cognitiva: “A lui/lei è sempre piaciuto fare questo con me, perché dovrebbe essere diverso adesso?”
In realtà: La crescita personale porta inevitabilmente a nuovi interessi, e non riconoscerli rischia di far sentire l’altro invisibile.

3. L’Illusione del “Se Non Ne Parla, Va Tutto Bene”
Uno dei due attraversa un periodo di stress lavorativo o personale, ma non ne parla apertamente. L’altro, vedendolo tacere, assume che non ci siano problemi.
Cecità Cognitiva: “Se fosse davvero un problema, me lo direbbe.”
In realtà: Il partner stressato potrebbe temere di sembrare vulnerabile o di “caricare” l’altro con le sue difficoltà, sperando che un piccolo gesto o domanda possa aprire il dialogo.

 Svalutare i Segnali di Distanza
Il partner diventa meno affettuoso o meno presente, ma questo cambiamento viene interpretato come un normale adattamento al tempo.
Cecità Cognitiva: “Dopo tanto tempo insieme, è normale che ci siano meno attenzioni. Non significa che qualcosa non va.”
 In realtà: Anche piccole distanze emotive possono accumularsi e, se non riconosciute, creare fratture più profonde.

Dare per Scontato il Ruolo dell’Altro
Uno dei due assume sempre il ruolo di “quello forte” o “quello allegro”. L’altro non si chiede mai se questo ruolo sia ancora sostenibile.
Cecità Cognitiva: “È sempre stato così. È la sua natura.”
 In realtà: Chi “regge” il rapporto potrebbe sentire il peso del ruolo e desiderare che venga riconosciuto senza doverlo esplicitare.

Come Contrastare la Cecità Cognitiva
• Fare domande senza aspettare segnali evidenti. Un semplice “Come ti senti davvero in questo periodo?” apre più dialoghi di quanto si pensi.
• Notare i piccoli cambiamenti. Anche lievi modifiche di comportamento possono essere finestre su stati interiori.
• Accettare che la crescita personale del partner sia inevitabile. Ciò che cambia non è una minaccia, ma un’opportunità per conoscere l’altro in una nuova luce.
È importante ricordare che…

In una coppia, non vedere non significa che non esista. Guardare oltre ciò che è evidente può essere la chiave per mantenere viva la connessione

La consapevolezza della cecità cognitiva è cruciale non solo per i medici o i terapeuti,ma anche nella nostra vita , per chiunque voglia migliorare la propria capacità di osservazione e giudizio. È importante ricordare che… Solo attraverso l’allenamento mentale e l’apertura a nuove prospettive possiamo ridurre l’impatto di questo fenomeno, arricchendo così la nostra comprensione del mondo di noi stessi e degli altri.

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