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Come Trasformare La Rabbia
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Come trasformare la rabbia

Come trasformare la rabbia

È molto facile controllare, è molto difficile trasformare. È molto facile controllare. Puoi controllare la rabbia, ma che fai? La reprimi. E che succede quando reprimi qualcosa?

La direzione del movimento cambia: prima andava all’esterno, e se la reprimi, inizia ad andare all’interno – la direzione cambia.

Che la rabbia si dirigesse all’esterno era una cosa positiva, perché il veleno deve essere gettato fuori. È male che la rabbia si muova verso l’interno, perché questo vuol dire che tutta la tua struttura corpo-mente verrà avvelenata. E se continui a farlo per un lungo periodo di tempo… come fanno tutti, perché la società insegna il controllo, non la trasformazione. La società dice “Con­trollati!” e, attraverso questo controllo, tutte le co­se negative vengono gettate sempre più in profondità nell’inconscio, e poi diventano un elemento costante dentro di te. Allora non è più che a volte sei arrabbiato e a volte no: sei arrabbiato e basta. A volte esplodi, e a volte non esplodi perché non c’è una scusa, o devi ancora trovarla. E ricorda si trovano scuse dappertutto!
Sei arrabbiato. Dato che hai represso tanta rabbia, ora non c’è mai un momento in cui non sei arrabbiato – al massimo, a volte sei meno arrabbiato e a volte di più. Tutto il tuo essere è avvelenato dalla repressione. Mangi con rabbia; quando una persona mangia senza rabbia ha una qualità diversa: è bello guardarla, perché mangia in modo non violento. Magari mangia carne, ma la mangia in modo non violento; tu forse mangi solo verdure e frutta, ma se la rabbia è stata repressa, mangi in modo violento.

Quando mangi, i denti, la bocca rilasciano rabbia. Fai a pezzi il cibo come se fosse il nemico. E ricorda: quando gli animali sono arrabbiati, che fanno? Sono possibili solo due cose – non hanno bombe atomiche e non han­no armi – che possono fare? o ti mordono o ti graffiano. 
Queste sono le armi naturali del corpo: unghie e den­ti. È molto difficile che tu faccia qualcosa con le unghie, perché la gente dirà che sei come un animale. Quindi l’unica cosa che ti rimane per esprimere la rabbia o la violenza è la bocca, e anche quella non puoi usarla per mordere qualcuno. Ecco perché diciamo ‘un morso di pane’, ‘solo un morso’.
Mangi il tuo cibo con violenza, come se il cibo fosse un nemico. E ricorda che, se il cibo è un nemico, non ti nutrirà veramente, nutrirà tutto ciò che c’è in te di malato. La gente che ha represso la rabbia mangia di più: nel loro corpo continuano ad accumulare del grasso inutile.

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E hai notato che le persone grasse sorridono sempre? Senza motivo, anche se non c’è una ragione, le persone grasse continuano a sorridere. Perché? Questo è il loro volto, la loro maschera: hanno una tale paura della loro rabbia e della loro violenza che devono conservare sempre una faccia sorridente… e poi continuare a mangiare.

Mangiare di più è violenza, rabbia. Poi tutto questo si diffonde in ogni parte, in ogni campo della tua vita: farai l’amore, ma sarà più violenza che amore, avrà in sé molta aggressività. Ecco perché l’orgasmo profondo in amore diventa impossibile, perché in profondità hai paura che, se perdi completamente il controllo, potresti uccidere tua moglie o la tua amata, o la moglie po­trebbe uccidere il marito o l’amante. Hai una grande paura della tua rabbia!
La prossima volta che fai l’amore, osserva: stai facendo gli stessi movimenti che si fanno quando c’è un’aggressione. Osserva il volto, tieni uno specchio con te in mo­do da vedere cosa succede alla tua faccia! Tutte le di­storsioni della rabbia e dell’aggressione saranno presenti.
Nell’assumere il cibo, diventi arrabbiato: guarda una persona che mangia. Guarda una persona che fa l’amore – la rabbia è diventata così profonda che persino l’amore, un’attività completamente all’opposto della rab­bia, persino l’amore ne viene avvelenato. Allora basta che tu apra la porta e c’è rabbia; posi un libro sul tavolo e c’è rabbia, stringi la mano a qualcuno e c’è rabbia – perché ora sei rabbia personificata.

Con la repressione, la mente viene divisa. La parte che accetti diventa la mente cosciente, e la parte che neghi diventa l’inconscio. Questa non è una divisione naturale: accade per via della repressione. Nell’inconscio tu getti tutta la spazzatura che la società rifiuta. Ma ricorda che tutto ciò che getti via diventa sempre più parte di te: va nelle mani, nelle ossa, nel sangue, nel battito del tuo cuore. Adesso gli psicologi dicono che quasi l’ottanta per cento delle malattie sono causate da emozioni represse: tanti attacchi cardiaci vogliono dire che una tale rabbia è stata repressa nel cuore, un tale odio, che il cuore ne è stato avvelenato.
Perché? Perché l’uomo reprime tanto e diventa malato? Perché la società ti insegna a controllare, non a trasformare, e la via della trasformazione è completamente diversa. Tanto per cominciare, non è per niente la via del controllo, anzi è l’opposto.
Tanto per cominciare nel controllare reprimi, nella trasformazione tu esprimi. Ma non è necessario esprimere verso qualcun altro, perché l’altro è assolutamente irrilevante. La prossima volta che ti senti arrabbiato, vai a correre intorno alla casa per sette volte, e dopo siediti sotto un albero e osserva: dove è andata la rabbia? Non l’hai repressa, non l’hai controllata, non l’hai scaricata su qualcun altro, perché se la scarichi su qualcuno si crea una catena, dato che l’altro è stupido come te, inconsapevole proprio come te. Se scarichi la rabbia su di un’altra persona, e se l’altro è un illuminato, non ci sarà alcun problema: lui ti aiuterà a liberartene, a rilasciarla e a passare attraverso una catarsi. Ma se l’altro è ignorante come te, quando scarichi rabbia su di lui, reagirà. Getterà ancora più rabbia su di te, perché è represso proprio quanto te. Allora inizia il circolo vizioso: tu la scarichi su di lui, lui la scarica su di te, e diventate nemici.
Non gettarla su qualcuno. È la stessa cosa di quando senti di dover vomitare: non vai a vomitare su qualcuno. La rabbia ha bisogno del vomito. Vai in bagno e vomita! Ciò servirà a ripulire tutto il corpo: può essere pericoloso reprimere il vomito, e dopo aver vomitato ti sentirai fresco, alleggerito; ti sentirai bene, sano. Qualcosa non andava nel cibo che hai mangiato e il corpo l’ha rifiutato. Non volerlo tener dentro per forza.
La rabbia è solo un vomito mentale. Qualcosa non va in ciò che hai preso dentro di te, e tutto il tuo essere psichico vuole gettarlo all’esterno, ma non è necessario gettarlo su qualcuno. Dato che la gente lo butta sugli altri, la società ti dice di controllarlo.

Non è necessario gettare la rabbia su qualcuno. Puoi an­dare in bagno, puoi fare una lunga camminata: vuol di­re che c’è qualcosa dentro che ha bisogno di una forte attività per essere liberata. Vai a correre un po’, e sentirai che è stata eliminata, oppure prendi un cuscino e picchialo, combatti con il cuscino, mordilo finché mani e denti sono rilassati. Con una catarsi di cinque minuti ti senti subito alleggerito, e quando capirai questo, non ti scaricherai più su qualcun altro, perché è totalmente stupido.

Quindi la prima cosa, sulla via della trasformazione, è esprimere la rabbia, ma non con qualcuno: se la esprimi con qualcuno non la puoi esprimere totalmente.

Vorresti forse uccidere, ma non è possibile; vorresti mordere, ma non è possibile.

Ma puoi farlo con un cuscino. Il cuscino non reagisce, il cuscino non va in tribunale, il cuscino non ti è nemico, il cuscino non farà nulla. Il cuscino sarà felice, e riderà di te.

La seconda cosa da ricordare: sii consapevole.

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Per restare in controllo, non c’è bisogno di alcuna consapevolezza: lo fai meccanicamente, come un robot. La rabbia appare, e c’è un meccanismo per cui di colpo ti chiudi tutto in te stesso, ti limiti. Se invece osservi, il controllo potrebbe non essere così facile.
La società non ti insegna mai a osservare, perché quando qualcuno osserva è completamente aperto. Questo è parte della consapevolezza: si diventa aperti, e voler reprimere qualcosa ed essere aperti è una contraddizione – la cosa finisce con l’emergere. La società ti insegna a chiuder­ti in te stesso, a rintanarti, senza lasciare nemmeno una pic­cola apertura perché qualcosa possa uscire.
Ma ricordati: se niente ha la possibilità di uscire, nello stesso tempo non riesce a entrare nulla. Quando la rabbia non può uscire, sei chiuso. Stai toccando una bella pietra, niente può entrare; guardi un fiore, niente può entrare – i tuoi occhi sono chiusi, morti. Baci una persona, niente può entrare perché sei chiuso. Vivi una vita insensibile.

La sensibilità cresce con la consapevolezza.

Con il controllo diventi ottuso, morto. È parte del meccanismo del con­­trollo: se sei ottuso e morto, niente può influenzarti, come se il corpo fosse diventato una fortezza, un bastione di difesa. Niente potrà influenzarti, né un insulto né l’amore.
Ma il costo di questo controllo è molto alto… e non è necessario. Diventa il solo scopo della vita: come controllarti – e poi morire! Lo sforzo di controllarti prende tutta la tua energia, e alla fine c’è solo la morte. Così la vita diventa qualcosa di noioso, di morto: stai solo tirando avanti in qualche modo.

La società ti insegna a controllarti e a condannare, perché un bambino si controllerà solo quando sentirà che una cosa viene condannata. La rabbia è una cosa cattiva; il sesso è una cosa cattiva; tutto ciò che deve essere controllato deve essere in qualche modo mostrato al bambino come peccato, come male…
La rabbia è qualcosa di molto vitale, perché è una forza protettiva. Se un bambino non può arrabbiarsi mai, non riuscirà a sopravvivere. In certi momenti devi essere arrabbiato. Il bambino deve mostrare il suo essere; il bambino in certi momenti deve affermare il suo ‘territorio’, altrimenti non avrà spina dorsale.

La rabbia è bella, il sesso è bello. Ma le cose belle possono diventare orrende. Dipende tutto da te. Se le condan­ni, diventano brutte, se le trasformi, diventano divine.

La rabbia trasformata diventa compassione, perché l’energia è la stessa.

 

Un buddha ha compassione: da dove ar­riva la sua compassione? È la stessa energia che prima diventava rabbia, quella stessa energia diventa compassione.
Quindi ricorda che se condanni un fenomeno naturale, diventa velenoso, ti distrugge, diventa distruttivo e suicida. Se lo trasformi, diventa divino, diventa una forza divina, diventa un elisir. Con questo tramite arrivi all’immor­talità, a un essere che non conosce la morte. Ma è ne­ces­saria una trasformazione.

Quando trasformi non controlli mai, diventi solo più consapevole. La rabbia accade, osservala! È un fenomeno bellissimo, energia che si muove dentro di te, e diventa rovente!
È proprio come l’elettricità nelle nuvole. La gente ha sempre avuto paura dell’elettricità: nei tempi passati, quando erano tutti ignoranti, pensavano che questa elettricità fosse un dio arrabbiato, minaccioso, che voleva punirli – che voleva creare paura in modo che la gente lo adorasse e si accorgesse che dio era là e voleva punirli.
Ma ora abbiamo addomesticato quel dio. Ora lo stesso dio passa attraverso il tuo ventilatore, o il condizionatore o il frigo – un dio che ti serve per tutto ciò di cui hai bisogno. Quel dio è diventato un’energia domestica, non è più arrabbiato e non è più minaccioso. Tramite la scienza, una forza esterna è stata trasformata in un amico.
La stessa cosa avviene per le forze interiori, tramite la religiosità. La rabbia è proprio come l’elettricità del corpo: non sai cosa farne. O ammazzi qualcuno o ammazzi te stesso. La società ti dice che se ti suicidi va bene, è un problema tuo, ma non devi ammazzare qualcun altro – e per quanto riguarda la società va bene così. Quindi o diventi aggressivo o diventi repressivo. La religiosità dice che sono sbagliati entrambi.
La cosa fondamentale è diventare consapevoli, arrivare a conoscere il segreto di questa energia, la rabbia, questa elettricità interna. L’elettricità è ‘calda’, e diventa la fonte dell’aria condizionata. Anche la rabbia è calda – e diventa la fonte della compassione.

La compassione è un’aria condizionata interiore. Im­prov­visamente tutto è fresco e bello, e niente può disturbarti, l’esistenza ti diventa amica. Adesso non ci sono più nemici… perché quando guardi attraverso gli occhi della rabbia, ognuno diventa un nemico; quando guardi attraverso gli occhi della compassione, ognuno è un amico, un vicino. Quando ami, dio è dappertutto; quando odi, c’è dappertutto il diavolo. È il tuo punto di vista proiettato sulla realtà.
È necessaria la consapevolezza, non condannare, e tramite la consapevolezza la trasformazione avviene spontaneamente. Se diventi consapevole della tua rabbia, la comprensione si fa strada in te. Solo con l’osservare, senza giudizi, senza dire questo è buono, questo è cattivo – solo osservando il tuo cielo interiore.

C’è il fulmine, la rabbia, ti senti scoppiare, tutto il sistema nervoso trema e si scuote, senti un tremito in tutto il corpo – è un bel momento perché quando l’energia è all’opera puoi osservarla facilmente, quando non c’è non puoi osservare.
Chiudi gli occhi e meditaci sopra. Non lottare, guarda cosa sta accadendo – il cielo pieno di elettricità, tanti fulmini, tanta bellezza – sdraiati a terra e guarda il cielo e osserva. Poi fai lo stesso all’interno.
Ci sono le nuvole, perché senza nuvole non ci può es­sere il fulmine: ci sono nubi nere, pensieri. Qualcuno ti ha insultato, qualcuno ha riso di te, qualcuno ha detto questo o quello… tante nuvole, nubi nere nel cielo interiore e tanti fulmini. Osserva! È una scena bellissima, e anche terribile perché non capisci. È misteriosa, e se il mi­stero non viene compreso, diventa terribile, ne hai pau­ra. Ma quando il mistero viene compreso, diventa una grazia, un dono, perché ora ne hai le chiavi, e con le chiavi sei tu il padrone.
Non è che lo controlli, diventi il padrone perché sei consapevole. Più diventi consapevole, più penetri in profondità, all’interno, perché la consapevolezza va verso l’interno: più consapevole, più dentro; totalmente consapevole, perfettamente dentro; meno consapevole, più all’esterno; inconsapevole – sei completamente all’esterno, che ti aggiri fuori della tua casa.
L’inconsapevolezza è un vagare all’esterno, la consapevolezza è un approfondirsi dell’interiorità.

Quindi guarda!

E se non c’è rabbia sarà difficile guardare: cos’è che puoi guardare? Il cielo è così vuoto, e non sei ancora in grado di guardare il vuoto. Quando c’è rabbia, guarda, osserva, e vedrai presto un cambiamento. Il momento in cui entra in gioco l’osservatore, la rabbia ha già iniziato a raffreddarsi, il calore si è perso. Allora puoi capire che tutto il calore è dato da te: è la tua identificazione che la rende bollente, e nel momento in cui senti che non è più calda, la paura se ne è andata, e non ti senti più identificato con essa, ti senti diverso, vedi una certa distanza. La rabbia è lì, come un lampeggiare intorno a te, ma tu non sei la rabbia.
Inizia a sorgere una collina – diventi un osservatore: giù nella valle c’è il balenare dei fulmini… la distanza cresce sempre di più… e arriva il momento in cui di colpo non sei più legato a quello che succede. L’identificazione è infranta, e nel momento in cui si rompe il legame, subito tutto questo infuocato processo diventa qualcosa di fresco, di nuovo: la rabbia diventa compassione.

Tratto da Osho, And the flowers showered

La rabbia è energia

Non dico che la rabbia è sbagliata. Dico solo che è energia, un’energia meravigliosa. Quando la rabbia appare, sii consapevole, e riconosci in essa il miracolo. Quando si presenta, riconoscila e se rimani consapevole ti sorprenderai – ci sarà una sorpresa per te e può essere la più grande della tua vita: se ne sei consapevole la rabbia svanirà. Si trasformerà, diventerà energia pura: la rabbia si trasformerà in compassione, in perdono, in amore.
E non c’è bisogno di reprimerla, così non ci sarà nessun veleno ad appesantirti. E non sarai arrabbiato, così non farai del male a nessuno. Siete entrambi salvi: l’altro, l’oggetto della tua rabbia, e tu stesso. Prima o soffrivi tu o soffriva quell’altro.
Quello che sto dicendo è che nessuno deve soffrire, basta prendere coscienza, lascia che ci sia consapevolezza. La rabbia arriverà ma sarà ‘consumata’ dalla tua consapevolezza. Non si può essere arrabbiati con consapevolezza e non si può essere avidi consapevolmente, o consapevolmente gelosi. La consapevolezza è la chiave di tutto.

Tratto da: Osho, The book of wisdom

O depresso o sempre incazzato
Ma non c’è un’altra maniera di vivere?

Stai trattenendo la tua rabbia, è dentro di te che si sta accumulando. Basta un piccolo insulto, e scoppi. La tua reazione è completamente sproporzionata all’insulto ricevuto. E molte volte te ne accorgi anche, che non era poi quella gran cosa – e allora perché hai reagito in quella maniera folle?
Certe volte non sei nemmeno stato provocato. L’altro non era nemmeno consapevole di insultarti, e tu ti sei offeso, sei diventato matto. 
Hai portato dentro di te la rabbia per un lungo periodo, e ora sta traboccando. Stava proprio aspettando il momento giusto per trovare una situazione ‘razionale’ e buttare la responsabilità sulle spalle altrui.
La pazienza è possibile solo se non continui a reprimerti, altrimenti diventerai insofferente.
Osserva: normalmente la rabbia non è negativa, fa naturalmente parte della vita, va e viene. Ma se la reprimi allora diventa un problema, allora continuerai ad accumularla. Allora non sarà più una questione di andare e venire; diventerà la tua essenza.
Allora non sarai arrabbiato qualche volta: continui a essere arrabbiato, rimani infuriato, e aspetti solo il momento che qualcuno ti provochi.
An­che un piccolo accenno di provocazione, e già prendi fuoco e fai cose delle quali poi dici di averle fatte ‘a dispetto di me stesso’. Analizza l’espressione ‘a dispetto di me stesso’, come puoi fare qualunque cosa contraria al tuo volere? Ma l’espressione è perfettamente adeguata.
La rabbia repressa crea una pazzia temporanea, qualche cosa che succede al di là del tuo controllo: vorresti reprimerla ma a un certo punto trabocca, esplode. Improvvisamente è sfuggita al tuo controllo. Non potevi far niente, non sapevi come fare – ed è venuta fuori. Una persona così può anche non arrabbiarsi, ma in realtà vive nella rabbia, se la porta sempre dentro.
Se guardi le persone… mettiti al lato della strada e osserva, troverai due tipi di persone, guarda le loro facce. Ci sono due tipi di persone: una è il tipo triste, che sembra sempre abbattuto, che si trascina dietro il peso della vita; l’altra è il tipo arrabbiato – con la pazzia che gli bolle dentro, pronto a esplodere in ogni momento. La rabbia è tristezza attiva; la tristezza è rabbia inattiva. Non sono due cose diverse.

Guarda il tuo comportamento: quand’è che ti ritrovi a essere triste? Sarai triste solo nelle situazioni in cui non puoi essere arrabbiato. Il capoufficio ti criti­ca e tu non puoi reagire, non sarebbe ‘economico’. Non puoi arrabbiarti e devi continuare a sorridere – allora diventi triste. L’energia diventa stagnante. Torni a casa da tua moglie e ogni piccolezza, ogni cosa irrilevante ti fa arrabbiare.
Alla gente la rabbia piace, la gustano, perché sentono che almeno fanno qualcosa. Invece nella tristezza senti che qualche cosa è stata fatta a te.
Eri dalla parte passiva. Ti hanno fatto qualche cosa e tu ti sei sentito impotente: non potevi rimbeccare, render la pariglia, non potevi reagire. Dopo una sfuriata, ti senti un po’ sollevato, dopo un grand’ attacco di rabbia ci si sente rilassati… stai bene, ti senti vivo. Anche tu puoi fare qualcosa.
Non puoi farlo col capo, ma puoi farlo con tua moglie. La quale aspetta il ritorno dei figli – non va bene infuriarsi troppo col marito! È lui il capo e la moglie dipende da lui: è rischioso arrabbiarsi. Aspetterà i bambini, e allora può sgridarli e picchiarli – per il loro bene.
E cosa faranno i figli? Andranno nelle loro camere, a stracciare i libri, a rompere le bambole, a maltrattare il cane o tormentare il gatto. Dovranno reagire, tutti dobbiamo reagire, se no diventiamo tristi.
Le persone che vedi per strada e che sono diventate tristi, – così tanto che la loro faccia non esprime nient’altro – sono persone così deboli, così giù – al gradino più basso – che non possono trovare nessuno con cui arrabbiarsi. Sono persone tristi.
Più su nella scala troverai persone arrabbiate. Più in alto vai, più troverai persone infuriate. Più vai giù più saranno tristi.

Se sei India, guarda gli intoccabili, la classe più bassa, sono tristi. E dopo vai a vedere i bramini – sono pieni di collera. Un bramino è sempre arrabbiato: per ogni sciocchezza diventa matto. È un bramino!
Un intoccabile può essere solo triste perché non ha nessuno più in basso di lui per scaricare la sua rabbia. 
Rabbia e tristezza sono le due facce della stessa energia… repressa.
La pazienza viene se non sei né arrabbiato né triste. La pazienza è un fenomeno meraviglioso. Se non sei arrabbiato con qualcuno, né sei triste ‘a causa’ di qualcuno – rabbia e tristezza se ne andranno entrambi. La tua energia si è sistemata, centrata; sei tornato a casa… pazienza vuol dire che sei tornato a casa. Adesso niente può distrarti o disturbarti, sei così felice, così beato che tutto il resto è irrilevante.
Qualcuno ti insulta: non hai bisogno di sentirti insultato, sei cosi felice. L’hai mai notato?

 

Se sei felice e qualcuno ti insulta non ti arrabbi. Se invece sei infelice diventi veramente arrabbiato e questo dimostra solo la matematicità del fatto.

Se sei infelice, sei pronto ad arrabbiarti, ma se sei felice, la stessa cosa non ti tocca affatto.
Se sei profondamente beato, gustando semplicemente ogni momento della tua vita come se fosse un regalo divino, che importa? Non ne vale la pena, hai già con te una cosa così preziosa e tutto il resto diventa irrilevante.

tratto da: Osho, Nirvana, l’ultimo incubo ECIG

 

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