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Cos'e' Un'esperienza Di Pre Morte Il Parere Degli Studiosi
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COS’E’ UN’ESPERIENZA DI PRE-MORTE – IL PARERE DEGLI STUDIOSI

Tratto da: “La vita oltre la morte” -di Lucia Pavesi-(Libro fuori commercio). Lo studio di questi fenomeni e’ stato avviato in modo sistematico dalla’americano RAYMOND A. MOODY, di cui parleremo piu’ diffusamente nel prossimo capitolo. A questo scienziato spetta l’indiscusso merito di aver portato l’argomento all’attenzione del grande pubblico. Dopo la pubblicazione del suo primo libro, “La vita oltre la vita” (1975), in cui ha raccolto parecchie testimonianze di “sopravvissuti, sempre piu’ numerosi sono stati gli studiosi che hanno avviato sistematiche ricerche in questo campo. Moody ha coniato l’espressione: NEAR DEATH EXPERIENCES “esperienze di pre-morte” e nel suo testo “Nuove ipotesi sulla vita oltre la vita” (1977) da’ questa definizione: “Si potrebbe definire esperienza di pre-morte qualsiasi esperienza conscia e percettiva che abbia luogo durante un incontro con la morte”.

Incontro con la morte puo’, a sua volta, venir definito un avvenimento nel corso del quale la persona interessata rischia seriamente di morire, o di venire uccisa (talvolta al punto di venire dichiarata clinicamente morta); ma, sopravvive e continua la sua vita fisica. Secondo la specifica classificazione di Moody, esistono particolari caratteristiche che compaiono tutte, o in parte, in ogni testimonianza di pre-morte.

INCERTEZZA E INCOMUNICABILITA’
Non tutti coloro che vivono questa esperienza sono consapevoli di trovarsi davanti alla morte e, provando stupore e paura, si domandano: “..Cosa mi sta succedendo?..” Riuscendo, comunque, a percepire sensazioni e pensieri dei medici o di quanti li circondano, tentano inutilmente di comunicare con loro, di chiedere spiegazioni o di avere un contatto fisico.

Il racconto dell’esperienza di Fiorella e’ molto chiaro in proposito: “…Cercai con tutte le mie forze di prendere a calci l’infermiere che mi stava piu’ vicino, ma il mio piede tocco’ solo l’aria”. Silvia tenta di parlare con loro, per fornire importanti indicazioni: “…Avrei voluto aiutarli e consigliare loro di tagliarmi gli abiti che indossavo ancora e che nascondevo una profonda lacerazione dell’arteria omerale. Tentai con tute le mie forze di fare dei cenni… ma ogni tentativo fu vano: non potevano, ne’ vedermi, ne’ sentirmi”.

Alcuni provano addirittura vergogna nel vedere il proprio corpo.
Anna racconta : “…ma non avvertivo dolore… solo un certo imbarazzo per la disposizione dei lenzuoli verdi, che mettevano in evidenza la nudita’ delle mie parti intime”.

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Altri, invece, stentano a riconoscersi. La testimonianza di Andrea ne e’ un chiaro esempio:
“Avevo l’impressione di conoscere quell’uomo inerte, ma non ne ero sicuro”. E aggiunge: “…Mi sentivo un intruso che si trova in casa d’altri…” Ma, passato il primo istante di incertezza, la stragrande maggioranza dei “sopravvissuti” ha dichiarato di aver provato uno stato di beatitudine, nel quale tutto e’ chiarezza e consapevolezza..

SCOMPARSA DEL DOLORE FISICO
Nel preciso istante in cui il morente percepisce cosa gli sta accadendo, non prova piu’ alcuna sofferenza. Chi ha vissuto un’esperienza di pre-morte dichiara di aver provato un immenso sollievo nel momento in cui ha abbandonato il proprio corpo. Qualunque sia la causa determinante lo stato in cui viene a trovarsi, il dolore fisico scompare completamente. La testimonianza di Fabio fornisce un chiaro esempio di quanto dichiarato: “…Provavo un dolore lancinante alla testa e la parte sinistra del mio corpo sembrava immersa nelle fiamme dell’inferno… Di colpo…non provavo alcun dolore, ma solo una piacevole sensazione di leggerezza…”

USCITA DAL CORPO
Generalmente, questa fase interviene nel preciso momento in cui il paziente viene dichiarato morto. Allora, si sente uscire dal proprio corpo e prova una sensazione simile a quella di togliersi un abito. In seguito si puo’ librare nell’aria, sfuggendo alla legge della gravita’. Vede chiaramente se stesso e tutti i tentativi di rianimazione che i medici attuano.

Francesca dice: “…Volteggiavo sospesa nell’aria … Guardai incuriosita i monitor collegati al mio cuore: emettevo un sibilo acuto e sinistro, mentre mostravano una linea perfettamente retta. Avvertivo lo sbigottimento di quanti mi circondavano…”

Qualcun altro racconta di essersi spostato in altri luoghi e di aver visto posti e persone conosciute o no, ma di cui fornisce una perfetta descrizione. “…A un certo punto mi vidi scendere dal letto, camminare sul linoleum candido, aprire la porta a vetri e uscire nel lungo corridoio… Vi erano due panche di freddo metallo… e una scrivania dietro la quale sedeva un’infermiera dai capelli grigi…” Cosi’ dice Silvia nella sua testimonianza.

Ancora piu’ emblematico e’ il racconto di Andrea: “…Entrai in una piccola stanza d’attesa… Tre persone erano sedute sulle poltroncine di pelle… una signora bruna, visibilmente tesa, che fumava accanitamente. Un altro uomo, in piedi, con indosso uno sgualcito impermeabile bianco, aveva il naso arrossato…”

Chi ha vissuto questo genere di esperienza concorda nell’affermare di non essersi sentito ridotto solo a un residuo astratto di coscienza. L’insieme delle sensazioni provate era cosi’ completo da dargli l’impressione di possedere un altro corpo, anche se diverso nella sostanza da quello fisico. La forma spirituale sembrava composta da una sagoma completa di gambe e braccia, ma impossibile da descrivere nel suo reale contenuto. La maggior parte delle testimonianze parla di un “campo energetico” dai colori indefinibili. Scompare completamente il concetto di tempo reale: nessuno e’ stato in grado di quantificare la durata dell’esperienza. Cadendo i confini dello spazio fisico, il paziente puo’ spostarsi da un luogo a un altro semplicemente desiderandolo.

PASSAGGIO DALLA ZONA BUIA ALLA LUCE
Successivamente, il morente avverte una forte spinta verso il vuoto assoluto e viene avvolto da un vento caldo. Generalmente, questo momento e’ preceduto, o accompagnato, da un rumore particolare e forte: un sibilo, un ronzio, un botto, un gong e cosi’ via. Solitamente, la prima parte del viaggio e’ compiuta nell’oscurita’ totale e cio’ ingenera timore e confusione, sentimenti questi che scompaiono alla vista di una “luce meravigliosa”. La grande maggioranza delle testimonianze raccolte narra che il passaggio dalle tenebre alla luce avviene percorrendo uno stretto tunnel, o una galleria immersa nella nebbia. Altri, invece, parlano di caduta in un buco nero (vedi la storia di Fabio): “… Allora una forza sconosciuta mi trascino’ in un tunnel oscuro e il vento caldo mi avvolse completamente”.

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Paolo, invece, dice: “… fui scosso da un rumore… che somigliava molto al suono dei tam-tam nella jungla. Di colpo mi sentii risucchiare entro un vortice di vento caldo… verso una galleria stretta, di cui non si intravvedeva l’uscita… ”

Altri hanno descritto in modo molto diverso questo passaggio. Qualcuno ha dovuto salire una scala, oppure e’ stato proiettato, a immensa velocita’, dalle tenebre alla luce. Alcuni raccontano di aver attraversato, durante il viaggio, una porta o un cancello (vedi La storia di Stefano): “… Il cammino mi fu, per un attimo, ostruito da un pesante portone scuro, che si apri’ subito al mio arrivo. Entrai in un luogo pieno di colori e di pace.”

INCONTRO CON ENTITA’ SPIRITUALI
Dopo avere attraversato le tenebre, il morente si trova in un luogo fantastico, illuminato da una luce cosi’ viva da non poter essere descritta a parole, e in cui ode melodie e canti soavi. Il paesaggio ha diverse varianti: prati verdi, fiori profumati e multicolori, immensi parchi, alte montagne, citta’ fiabesche, limpidi ruscelli, e altro (vedi ancora la storia di Paolo): “… camminavo su un prato verdissimo, sulla cui superficie sorgevano palazzi incredibilmente alti e di una luminosita’ quasi accecante… Dovunque l’organizzazione era perfetta: viali alberati, fontane zampillanti e modernissimi edifici costruiti perfettamente…”

Quasi tutti raccontano di aver incontrato, durante il cammino, varie entita ‘ luminose e sorridenti, che li hanno accolti con grande amore. Queste entita’ emanano una stupefacente luminescenza, molto piu’ splendente di qualsiasi fonte luminosa terrestre e hanno il compito di far da guida, da consiglieri, di accompagnare la persona verso la Luce suprema e, in certi casi, di aiutarla a ritornare nel mondo dei vivi. Generalmente, sono amici scomparsi o parenti del morente, ma possono essere anche dei semplici sconosciuti.

Andrea ricorda: “… venni circondato da una grande folla di gente festosa, che intonava un a melodia dolcissima. Tutti avevano un aspetto sereno e dai loro volti emanava una luce d’amore tanto intensa da non poter essere descritta”.

La sensazione provata e’ quella di essere entrati in contatto con l’amore universale. La sensazione resta nel “sopravvissuto” anche dopo il ritorno alla vita e spesso lo porta a modificare il suo modo di vivere e di condurre i rapporti con il prossimo.

INCONTRO CON L’ESSERE DI LUCE
A questo punto, alcuni raccontano di aver incontrato un Essere Supremo, il cui splendore soprannaturale e’ inesprimibile e la cui luce e’ superiore, per intensita’, a quella di tutti gli altri. Subito dopo l’apparizione, l’Essere entra in comunicazione con il morente, trasmettendo telepaticamente il proprio pensiero, senza utilizzare suoni, gesti o parole. Dalla Luce emanano calore, comprensione e amore infiniti. Vari sono i tentativi di identificare l’Essere, in base alle convinzioni religiose dei “resuscitati”.

I cristriani spesso lo identificano con Dio Padre, o Gesu’ Cristo; i buddisti con Buddha, i mussulmani con Allah, e cosi’ via. L’incontro con l’Essere comporta una profonda e critica autoanalisi della propria esistenza terrena, che scandaglia i recessi piu’ nascosti della coscienza. Tutto cio’ avviene attraverso un riesame completo della propria vita (vedi la storia d i Andrea): “… una luce vivissima mi investi’ e una voce lontana m’indusse a guardare fisso di fronte a me. Il “film” della mia vita scorreva velocemente davanti ai miei occhi.”

L’ESAME DELLA PROPRIA VITA
Chi ha vissuto questo tipo di esprienza afferma di aver rivisto proiettare contemporaneamente, come su un grande schermo, le azioni compiute, dall’infanzie al momento presente. Le immagini sono straordinarie vivide, a colori, tridimensionali e in movimento (vedi La storia di Anna): “… attraverso una sottile nube di nebbia, rividi tutta la mia vita… Tutto scorreva fluidamente nella mia mente, in cui non esistevano piu’ il concetto di passato, o di futuro, ma ogni evento era solo presente…” Lo scopo dell’esame e’ quello di raggiungere una maggiore consapevolezza dei propri doveri e responsabilita’.

Il toccante racconto di Fabio spiega perfettamente questo delicato momento del viaggio: “… vedevo le mie azioni, le persone che avevo ferito e fatto gioire, captavo ogni sfumatura dei loro sentimenti … La paura, l’amore, l’odio, lo sgomento, l’abbandono, la violenza, la generosita’, il perdono che… avevo suscitato… ora erano dentro di me: IO ERO DENTRO GLI ALTRI… Vidi mio padre, mia madre, ne compresi i sentimenti, capii…”

La persona che ha vissuto questa fase riporta con se’ un nuovo desiderio di conoscenza e uno spirito di maggiore solidarieta’ e amore.

LA RILUTTANZA A TORNARE
Il viaggio meraviglioso verso la luce e’ talmente dolce e pieno d’amore, che spesso i morenti dichiarano di non aver provato alcun desiderio di tornare nel mondo (vedi sempre la storia di Fabio). “… Non volevo piu’ tornare indietro! Chiesi alla Luce di fermarmi in quella pace, ma il peso della responsabilita’ chiedeva il giusto riequilibrio…”

Alcuni raccontano di averlo dovuto fare per espresso ordine dell’Essere di Luce (vedi La storia di Luca): “… Qui hai imparato a respirare l’amore universale… Cerca di trasmetterlo… I tuoi compagni… possono riposare… Tu, ora, girati e vai!”

Altri ricordano di aver ricevuto l’ordine da un parente, o da un amico.

Silvia racconta: “…L’abbracciai e le chiesi di tenermi con se’, per sempre… La nonna mi sorrise, ma con affettuosa fermezza mi respinse, dicendo che non potevo rimanere con lei. Il mio cammino non era ancora giunto al termine…”

Qualcuno ha riferito di aver deciso di rientrare unicamente perche’ spinto dal senso del dovere verso chi aveva lasciato. La testimonianza di Paolo ci fornisce un chiaro esempio: “…ora che conosci il significato delle parole “dovere” e “responsabilita’”, il tuo cuore ha deciso di tornare nel mondo per rimediare a tutto il male che hai compiuto… io ti lascio ripartire.”

C’e’ chi, come Anna, ha chiesto e ottenuto il permesso di rientrare: “…hanno tanto bisogno di me. Come posso lasciarli soli ora?… Ti prego, lasciami andare da loro…” e la Luce: “E sia… ma ricorda: la prossima volta dovrai fermarti qui per l’eternita’”.

Particolarmente interessante e’ la testimonianza di un docente di Filosofia, da sempre dichiaratosi ateo. Egli racconta: “… dopo aver riesaminato la mia vita al cospetto dell’Essere di Luce, ebbi la netta sensazione che una forza, come una corrente d’amore, tentasse di opporsi a Lui… Mi sembro’ che quest’ultimo accettasse di piegarsi a un’energia positiva… decise di cedere alle preghiere che altri gli rivolgevano… Ho saputo di essere stato richiamato in vita dall’amore dei miei genitori… La scoperta della potenza dell’amore fu per me una grossa sorpresa… Fino ad allora ero vissuto egoisticamente chiuso nella mia esistenza di intellettuale…”

RIENTRO NEL CORPO FISICO
Questo e’ il momento piu’ doloroso e molti tendono a rimuoverne il ricordo. L’aver abbandonato un mondo di serenita’ e sapere di tornare in un mondo di sofferenza non e’ certo molto piacevole. Alcuni ricordano di essere stati proiettati verso il basso e di essere entrati immediatamente nel proprio corpo, sprofondando poi in uno stato di incoscienza. Il racconto di Stefano fornisce un chiaro esempio: “…Improvvisamente venni sollevato e di colpo spinto verso il basso in una pazzesca corsa a testa in giu’…”

Per altri, come per Fabio, la discesa e’ invece meno traumatica: “… Dolcemente fui respinto dentro il buio tunnel e iniziai il viaggio di ritorno. Il mio corpo inanimato ora giaceva sul lettino dell’ambulanza… lo ritrovai e ne ripresi possesso…”

Alcuni dopo essersi allontanati dal mondo di pace, non rientravano immediatamente nel proprio corpo, ma vagano ancora per qualche tempo (vedi la storia di Andrea):
“… La mia discesa non fu veloce come la salita, ma presto mi ritrovai nella stanza d’attesa dell’ospedale… Riconobbi subito la signora bruna… era mia moglie… Quel corpo disteso sul lettino operatorio sono io… ora devo trovare il mio corpo al piu’ presto… perche’ so di essere ancora vivo.”

“… Fui allora ricacciata indietro… Ero nuovamente sospesa a circa trenta centimetri dal mio corpo… In quell’istante percepii, inequivocabilmente, queste parole: “… staccate il respiratore!” Una disperazione infinita e una rabbia feroce mi sopraffecero… precipitai nel vuoto assoluto…” (Vedi la storia di Silvia).

Ovviamente, le esperienze di pre-morte divergono per contenuto e forma, come per le modalita’ che portano a viverle. Chi ha avuto l’avventura di vivere un’esperienza simile ha raccontato proprie impressioni e proprie sensazioni, esteriorizzandole secondo il suo modello comportamentale. Certo, pero’, ognuna, per essere dichiarata tale, deve racchiudere in se’ una o piu’ delle caratteristiche sopra elencate.

Le testimonianze che ho riportato nella prima parte del libro, forniscono particolari e interessanti spunti di riflessione.

STUDI E RICERCHE CENNI STORICI
Lo studio dei fenomeni di pre-morte e’ stato affrontato scientificamente solo negli ultimi anni. Le tecniche di rianimazione oggi disponibili sono estremamente avanzate, per cui molti pazienti che solo qualche anno fa sarebbero morti, ora possono fornire le loro testimonianze su eventuali esperienze vissute durante il coma. E’, comunque, giusto sottolineare che anche in tempi molto remoti, esistevano tecniche, seppure molto rudimentali, di rianimazione. La Bibbia fornisce numerosi esempi di metodi allora in uso per riportare in vita persone esanimi. Il piu’ diffuso consisteva nell’insufflare aria direttamente nella bocca del morente, pratica che richiama la concezione religiosa dell’anima, intesa come “soffio vitale” e che ha sorprendenti analogie con la moderna respirazione artificiale. Una tecnica diversa, invece suggeriva di scaldare l’addome del paziente.

Tutto cio’ permette di ipotizzare che anche in tempi molto remoti, possono essere accaduti episodi di “ritorno dalla morte” e che il verificarsi di tali fenomeni abbia influenzato, direttamente o indirettamente, la tradizione religiosa e letteraria.

A conferma di tale ipotesi e’ sufficiente ricercare negli antichi testi le testimonianze relative. Vari racconti presentano sorprendenti analogie con i fenomeni oggi chiamati di “pre-morte” e narrano di esperienze direttamente connesse con la morte o di visioni mistiche legate a tradizioni religiose o filosofiche. Platone, nel decimo libro della sua “Repubblica”, narra la storia del soldato ‘Er’. Caduto in battaglia, il suo corpo era gia’ stato posto sul rogo, secondo la tradizione religiosa dell’antica Grecia, quando i soldati presenti per tributare al compagno l’ultimo onore, con sgomento lo videro rialzarsi in mezzo alle fiamme. Il filosofo spiega l’accaduto raccontando che l’anima di Er, dopo aver abbandonato il corpo, si era unita a quella dei compagni uccisi nella stessa battaglia e insieme a loro aveva attraversato un’immensa valle verde, dove avevano incontrato degli esseri divini. In quel luogo fantastico, ogni soldato aveva potuto rivedere tutta la propria vita. Er aveva chiesto il permesso di restare per sempre in quel mondo luminoso, ma un essere divino, la cui luce era assai piu’ forte di quella degli altri, gli aveva ordinato di tornare sulla Terra, con il preciso incarico di raccontare tutto cio’ che gli era stato concesso vedere.

Uno dei testi antichi piu’ significativi sull’argomento di una vita spirituale superiore e’ il “Libro tibetano dei morti”, la cui stesura risale circa all’VIII secolo dopo Cristo. Tale importantissimo documento letterario si basa sugli insegnamenti piu’ antichi, tramandati oralmente da Lama a Lama. Questi dotti sacerdoti, nel comporlo, si prefissero due scopi diversi , ma altrettanto importanti. Il primo era quello di fornire una precisa descrizione dell’esperienza della morte, in modo da preparare i mortali ad affrontare con la migliore disposizione d’animo il distacco dal mondo terreno. Il secondo, ma non meno importante, era quello di aiutare i parenti dei morenti a esprimere solo sentimenti di positiva rassegnazione nei confronti del defunto, evitando in tal modo di trattenerlo con il loro affetto e la loro disperazione. In questo antichissimo testo la morte viene descritta come un viaggio da compiersi attraverso varie e distinte fasi. Vi si narra che l’anima, appena uscita dal corpo si trova immersa nel vuoto assoluto. In quello stadio e’ possibile udire suoni simili al tuono o al fischio del vento. In un secondo tempo, il “morente” ha la precisa visione del proprio corpo fisico, dei parenti, degli amici, dei preparativi in atto per il suo funerale, e soprattutto dei luoghi in cui ha abitato sino ad allora. In quel preciso momento, lo spirito si accorge, con stupore, di essere uscito dal proprio involucro materiale, ma non avendo ancora compreso di essere morto, cerca in ogni momento di comunicare con gli altri. In quella delicata fase, si sente disorientato e , non conoscendo ancora la propria destinazione finale, preferisce temporeggiare in luoghi piu’ familiari. I suoi sensi sono piu’ acuti del normale e ha la capacita’ di spostarsi, quasi istantaneamente, dovunque. Si accorge, inoltre, con meraviglia, che eventuali sue menomazioni fisiche sono scomparse completamente. Allontanandosi dalla Terra, incontra altri esseri simili a lui, immersi in una luce pura, e, finalmente, trova una pace e una serenita’ immense. L’idea che l’anima del morto resti a vagare per un certo tempo nei luoghi in cui ha abitato e’ comune a parecchie tradizioni religiose. Presso molti popoli lo scopo del culto dei morti (sepoltura, cremazione, imbalsamazione ecc.) era proprio quello di dare pace all’anima del defunto, aiutandolo a raggiungere serenamente l’aldila’. Basta ricordare, per tutti, gli antichi Egizi. Presso quell’antichissimo popolo il passaggio verso il mondo superiore era la base su cui si fondavano religione e cultura. I numerosi reperti pervenutici da quella nobile civilta’ testimoniano in modo chiarissimo quanto gli Egizi credessero in una vita ultraterrena.

Altre testimonianze, per alcuni aspetti, piu’ interessanti, riportate in testi classici, pongono l’accento in modo significativo sul mutamento della vita avvenuto in seguito a un’esperienza di “morte”. Dopo aver vissuto un’esperienza del genere, il “sopravvissuto” apprezza maggiormente l’esistenza terrena; egli sa saggiamente distinguere i beni preziosi e duratutri, come l’amore universale, da quelli ingannevoli ed effimeri, apprezzati dall’egoismo umano.

Lo stesso concetto, descritto in modo diverso, e’ presente in molte tradizioni filosofiche e religiose.

Il venerabile BEDA, monaco inglese che visse nel VII – VIII sec., narra la storia di un uomo morto nelle ultime ore della notte e tornato a vivere all’alba. Quel possidente terriero, durante la sua esperienza di “morte”, venne guidato da uno spirito lucente, dall’oscurita’ a un luogo vasto, sereno e piu’ luminoso del sole; qui lo spirito lo esorto’ a tornare nel mondo e a vivere con maggiore semplicita’ e virtu’. L’uomo, conquistato dalla piacevolezza del luogo e della compagnia che vi aveva trovato, non desiderava riprendere l’esistenza terrena, ma il suo destino doveva ancora compiersi e, senza sapere come, si ritrovo’ di nuovo nel suo corpo fisico.

In opere letterarie molto famose e’ stato trattato il tema del “giudizio della vita”, per motivare il cambiamento di vita attuato da un determinato personaggio. Un chiaro esempio si trova ne “Il racconto di Natale” dello scrittore inglese Dickens, il cui protagonista e’ un vecchio avaro, che tormenta i suoi impiegati e nega il minimo aiuto a chiunque. Durante un’esperienza di “morte”, egli viene sollevato da tre spiriti in un mondo luminoso, dove ha la possibilita’ di rivedere tutta la sua nita e di comprendere e condividere i dolori e le pene che il suo egoismo ha provocato. Tornato “in vita”, ha modo di pentirsi e, rinnovato completamente nell’animo, impara a porre l’amore per il prossimo al primo posto nella scala dei suoi valori.

Nota:
From: Guido Da Todi
To: Lista Sadhana
http://it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana/

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