1° parte sul digiuno -dott. Shelton- ( traduttore google)
Il digiuno deve essere riconosciuto come un processo fondamentale e radicale ed `e il modo di assistenza piu` remoto perche’ impiegato sul piano dell’istinto e usato sin da quando la vita apparve sulla terra.
Il digiuno `e il metodo attraverso il quale la natura si libera dei “tessuti malati”, degli eccessi nutritivi, degli accumuli dei prodotti di scarto e delle tossine. Nessun’altra cosa riesce ad eliminare tutto questo tanto bene quanto fa il digiuno.
Esso permette il processo di rinnovamento ed allontana i processi degenerativi dando come risultato uno standard di salute veramente alto.
Ci sono poche condizioni patologiche che un digiuno prolungato non possa aiutare; in molte condizioni disperate esso rappresenta l’unica speranza. Qualsiasi condizione reversibile, e anche molte altre
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
ritenute irreversibili, puo’ essere vinta. Il digiuno `e un processo naturale, non difficile o misterioso e non
provoca veri problemi o pericoli. Quando viene paragonato all’uso di medicinali potenti e procedure chirurgiche, che sono entrambi trattamenti di vita e sempre pericolosi, il digiuno `e veramente una procedura moderata. `E importante che i digiuni prolungati vengano condotti correttamente sotto un’assistenza appropriata. Anche digiuni
molto brevi provocano risultati migliori se condotti sotto condizioni ideali, incluso l’interruzione ed il seguito.
Il dott. Shelton, che ha assistito circa 100.000 digiuni di persone di tutte le eta, gruppi e condizioni rappresenta senz’altro un’autorita’ in questo campo ed `e certamente l’uomo piu adatto a poter scrivere
un volume di questo genere. ?
?
Notizie sull’autore
Nessuno `e pi`u qualificato di Herbert M. Shelton per scrivere un libro sul digiuno.
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
Ha condotto pi`u digiuni di ogni altro uomo sulla terra, `e stato l’autorit`a principale
nel campo. Per oltre cinquanta anni ha diretto una propria istituzione, dove gente
di ogni parte del mondo e in ogni condizione di salute, si `e recata per digiunare e
per imparare a mantenersi in salute.
Nato nel 1895, Herbert M. Shelton ha studiato l’Igienistica Naturale fin dagli
anni del liceo. Nonostante abbia conseguito una laurea nelle discipline igienistiche,
pu`o essere considerato un autodidatta. Scopr`? molto presto gli errori e
l’inconsistenza dei sistemi terapeutici e cominci`o a studiare per conto proprio le
ramificazioni dell’idea che la salute pu`o essere mantenuta solo con un modo di
vivere sano.
Fu uno scrittore instancabile, autore di numerosi articoli e di oltre tre dozzine
di libri. Fu curatore e articolista dell’Hygienic Review, fondata nel 1939 con lo
scopo di eliminare quella paura e quell’ignoranza verso le malattie che hanno
profonde radici nella mentalit`a della gente e di insegnare loro la via della salute.
– 3 –
Capitolo 1
Voi e il digiuno
Digiunare significa molto di pi`u del semplice non mangiare: `e una scienza e un’arte.
Influenza il benessere generale del corpo e gli aspetti psicologici ed emotivi
della vita.
Digiunare, nel senso inteso da noi, significa astinenza totale, per un periodo
di tempo definito, dal cibo. Il termine deriva dalla parola “faesten” che, nell’inglese
arcaico, significava saldo o fissato. In altre parole, il digiuno `e un qualcosa
da portare avanti su basi salde e sotto condizioni controllate e ben fissate.
In termine religioso pu`o significare l’astinenza da alcuni tipi di cibi in concomitanza
a specifiche giornate considerate sante. Ma, comunque, in questi casi si
tratta di un’astinenza parziale e mai totale. Vi sono persone che durante la Quaresima
hanno “digiunato” riuscendo per`o ad aumentare di peso e questo perch`e
sostituivano gli alimenti proibiti con altri molto pi`u grassi e ricchi.
Quelli che ritengono che il digiuno sia l’equivalente del morire di fame si sbagliano
in pieno. Fondamentalmente vi sono due periodi, nel processo di astinenza
dal cibo, di cui ci occuperemo: il periodo del digiuno vero e proprio ed il periodo
della fame.
Man mano che studieremo il fenomeno dell’astinenza, chiariremo definitivamente
le differenze tra queste due fasi. `E necessario, tuttavia, comprendere
dall’inizio che lo stadio del digiuno continua per tutto il tempo in cui il corpo riesce
a mantenersi consumando le riserve immagazzinate nei suoi tessuti. La fame
inizia quando si protrae l’astinenza oltre il limite delle riserve.
Bisogna altres`? comprendere che esiste tutta una terminologia spicciola la quale
getta fumo negli occhi del pubblico lettore. Ad esempio: si sente spesso parlare
dei “digiuni dell’acqua”; tecnicamente si presuppone che una persona che si sottopone
al digiuno dell’acqua rinunci completamente al consumo di tale liquido.
Al contrario, ci`o che si intende nella terminologia spicciola `e una dieta in cui si fa
esclusivamente uso di acqua. Lo stesso vale per le espressioni “digiuno dei succhi
di frutta” o “digiuno degli estratti vegetali”. Di nuovo, in questi casi, si intende
dire che si rinuncia a tutti gli alimenti, ad eccezione della frutta o degli estratti
vegetali.
Il termine “digiuno parziale” viene usato da coloro i quali limitano fino al
massimo possibile ci`o che consumano. L’uso improprio della parola “inedia”, tanto
nel linguaggio comune quanto nella terminologia scientifica, ha causato molti
danni. Il termine deriva dalla parola anglosassone “stearfan” che significa morire
non solo per mancanza di cibo, ma anche per assideramento. Da qui `e nata
l’espressione “morire di freddo”.
In effetti l’inedia costituisce un processo mortale. Non si pu`o morire di inedia
in buona salute. Si pu`o digiunare per alcuni periodi di tempo e conseguentemente
migliorare le condizioni fisiche e ristabilire un buono stato di salute. `E possibile
ottenere effetti benefici astenendosi dal consumare cibo per lunghi periodi di tempo.
Quando ci si accorge che si sta entrando nella seconda fase dell’astensione dal
cibo, bisogna assolutamente interrompere il digiuno.
Ho affermato precedentemente che il digiuno `e uno degli aspetti che formano
un modo di vita nuovo di cui mi occuper`o in questo libro. Non viene usato solo
allo scopo di ridurre il peso. Pu`o essere, e certamente lo `e, altrettanto importante
se inteso come parte della funzione di mantenimento o di ristabilimento della
salute fisica.
L’animale malato o ferito si rifugia in un posto nascosto dove stare caldo, dove
ripararsi dalle intemperie, dove stare calmo e da solo. In tale posto esso si riposa e
digiuna. Potrebbe, ad esempio, aver perso un arto, ma il suo modo di curarsi non
include medicine, bende o interventi chirurgici; rimane l`?, da solo, fino a quando
non avr`a riacquistato le forze.
Nel mondo animale il digiuno rappresenta un fattore esistenziale estremamente
importante. Gli animali digiunano non solo se malati o feriti ma anche durante
i periodi di ibernazione o di letargo estivo (nei paesi tropicali vi sono animali che
dormono per tutta la durata dell’estate).
Alcuni animali digiunano durante la stagione di accoppiamento ed in molti
casi anche durante il periodo di allattamento. Alcuni uccelli digiunano mentre covano
le uova. Altri animali digiunano subito dopo la nascita. Esistono delle specie
di ragni i quali, dopo essere nati, si astengono dal mangiare per sei mesi. Spesso
le creature selvagge portate in cattivit`a, prima di adattarsi al nuovo ambiente, possono
astenersi dal mangiare per diversi giorni. Gli animali riescono a sopportare i
digiuni forzati durante i periodi di siccit`a, di nevicate, di freddo intenso e riescono
a sopravvivere per lunghi periodi di tempo anche quando non c’`e disponibilit`a di
cibo.
Tra gli uomini in diverse parti del mondo, il digiuno si pratica da secoli con
significati religiosi, di auto-disciplina, a scopi politici e come mezzo per curare
il corpo. Solo di recente. si `e sviluppata l’idea che per mantenersi in forze
una persona debba mangiare. Il dottor Felix Oswald, medico olandese arrivato
in America alla fine del secolo scorso, afferma:
?Il metodo curativo basato sul digiuno non `e limitato solo alle creature pi`u evolute. `E risaputo che il dolore, la
febbre, i disturbi gastrici e perfino quelli mentali riducono l’appetito e solo chi `e
inesperto e poco saggio tenter`a di ostacolare la natura a questo riguardo?.
La pratica del digiunare risale all’antichit`a; se ne parla nella Bibbia e negli
scritti di Omero. Veniva usata per curare i malati negli antichi templi egiziani,
greci e in tutti i paesi del Mediterraneo. L’uso del digiuno come cura nelle malattie
acute risale a tempi molto remoti.
Veniva consigliato dai medici arabi durante la lunga notte buia del Medio Evo
europeo. In Italia i medici napoletani fino a circa 150 anni fa, erano soliti utilizzare
i digiuni che a volte duravano fino a quaranta giorni, nei casi di pazienti sofferenti
di febbre.
Io ho iniziato ad occuparmi ed a condurre digiuni dall’estate del 1920. Durante
questo periodo di circa 45 anni, ho condotto migliaia di digiuni che variavano da
un minimo di pochi giorni ad un massimo di novanta, intesi sia come mezzi per
la riduzione del peso, sia come aiuti per permettere al corpo di ristabilirsi dai pi`u
diversi danneggiamenti fisici.
Il caso di un uomo anziano risulta essere di particolare interesse per gli strabilianti
risultati ottenuti.
Il signor A. B. aveva settant’anni ed era malato da molto tempo. Per tredici
anni aveva sofferto di asma bronchiale al punto da essere ricoverato in ospedale
cinque volte durante tale periodo. Era parecchio tempo che soffriva di sinusite. Da
sei anni era completamente sordo all’orecchio sinistro e da alcuni anni era anche
impotente. Portava gli occhiali, era pelato, e presentava i soliti “sintomi minori”
che indicavano una condizione generale non buona ( `e regola comune ignorare tali
sintomi e non considerarli campanelli d’allarme di malattie).
Nonostante fosse stato sottoposto ai soliti metodi curativi per anni, non aveva
ottenuto nessun beneficio da questi. Come tanti altri nelle sue stesse condizioni,
pass`o di male in peggio. `E generalmente risaputo che la cura di solito somministrata
a chi soffre di asma `e solamente un palliativo e che molte volte il paziente
peggiora con il passare del tempo. `E altrettanto risaputo che le cure pi`u comuni
non fanno altro che fornire un sollievo solamente temporaneo a chi soffre di sinusite.
`E necessario aggiungere che viene fatto molto poco per curare la sordit`a
o per l’allargamento della prostata. Infatti, tali condizioni generalmente vengono
definite incurabili.
Dopo la quinta volta che veniva ricoverato nel tentativo di curare l’asma, ed
aver lasciato il suo letto d’ospedale a Chicago, il signor A. B. si rec`o direttamente
all’aeroporto e prese un aereo diretto al Sud, verso una localit`a famosa nella cura
di tale malattia. Poich`e ancora respirava affannosamente, non era sicuro di riuscire
a superare le difficolt`a del viaggio, ma decise di provare lo stesso. Si era convinto
di aver sofferto abbastanza e che i metodi regolari di cura non si erano dimostrati
validi a guarirlo. Allo stesso modo di tanti altri pazienti, si era fidato ciecamente
dei sistemi curativi pi`u usati, ma questi lo avevano deluso.
Una volta arrivato sul luogo, fu subito ricoverato e gli fu ordinato di smettere
immediatamente e per sempre l’assunzione di tutte le medicine che era solito
prendere. ?Che cosa devo fare? – egli chiese – ?se mi viene un attacco d’asma??.
?Stringi i denti e i pugni e sopporta? – fu la risposta – ?Non guarirai mai
se continui ad usare medicine?.
Gli fu ordinato di mettersi a letto e di non ingerire nulla ad eccezione
dell’acqua, fino a nuovo ordine. Il trattamento risulter`a essere peggiore della malattia,
pens`o. Come poteva sopravvivere senza cibo? Il suo fisico era indebolito
da anni di sofferenze e da un lunghissimo periodo di tempo in cui non riusciva ad
immettere la necessaria quantit`a di ossigeno nel corpo. Gli fu assicurato che sarebbe
stato sempre controllato attentamente e che nulla di male poteva, comunque,
accadergli.
Con molta trepidazione si apprestava ad iniziare quella che sarebbe stata una
nuova e sorprendente piacevole esperienza. Digiunare non `e sempre, un’esperienza
piacevole, ma sicuramente `e interessante e perfino gradevole. Il senso di
liberazione e di tranquillit`a che si sperimenta durante un periodo di astinenza da
cibo, permette di scoprire le pi`u remote verit`a della vita, spesso dimenticate o
addirittura immaginate.
Verso le quattro di mattina, della prima notte, da quando aveva iniziato il digiuno,
il signor A. B. fu colpito da un grave parossismo di asma. Se rimaneva
sdraiato a letto non riusciva a respirare, cos`? si mise a sedere sul bordo e chiam`o il
dottore. Questi arriv`o e dopo averlo osservato afferm`o: ?Non c’`e da preoccuparsi;
fra sole ventiquattr’ore ti libererai dai sintomi dell’asma e starai bene?.
Appena il dottore lasci`o la stanza, il sig. A. B. sent`? ancora di pi`u il senso di
soffocamento e la mancanza d’aria. ?Che razza di posto `e questo?? chiese al suo
vicino di letto. ?Neanche si preoccupano di farmi passare questo attacco?. Continu`
o a sentirsi male ancora per qualche minuto, poi la crisi cess`o e sopravvenne
il sonno.
Quando il dottore lo visit`o la mattina successiva, il sig. A. B. si sentiva talmente
bene da aver dimenticato e perdonato l’apparente noncuranza della notte
precedente. La sua felicit`a cresceva man mano che col passare del tempo riusciva
a respirare come quando era bambino, senza il pi`u piccolo accenno di asma. Per
tutto il tempo trascorso in quella istituzione non present`o mai pi`u un parossismo
di asma. Le sue cavit`a erano ancora in processo di prosciugamento e continu`o
il digiuno. Dopo circa sei giorni di astinenza dal cibo, era in grado di evacuare
urina facilmente come un bambino. La prostata si era ristretta fino ad assumere
dimensioni quasi normali.
Continu`o a digiunare e, giorno dopo giorno, osserv`o lo Scomparire dei sintomi,
le sue cavit`a risultarono perfettamente pulite, il respiro normale ed il torace
non dava pi`u sensazioni di dolore.
Al venticinquesimo giorno di digiuno, chiese
al dottore se era possibile interrompere tale pratica. Gli fu risposto che ci`o era
prematuro, che la sua salute non era ancora tornata perfettamente normale e che
sarebbe stata cosa giusta continuare. ?Qui non sei in una prigione? – disse il dottore
– ?e nessuno pu`o costringerti a digiunare contro la tua volont`a. Ma se vuoi il
mio parere, io credo che sia meglio continuare ancora per un po’ di tempo?.
Il sig. A. B. segu`? il consiglio del dottore e prosegu`? nel digiunare. La cosa
che pi`u lo sorprese e che continuava ancora oggi a considerare un miracolo `e che
nel trentaseiesimo giorno di digiuno riacquist`o l’udito all’orecchio che fino ad
allora era rimasto sordo. Il suo udito era cos`? perfetto da permettergli di udire
persino il ticchettio di un orologio tenuto a distanza non troppo ravvicinata. E di
notevole importanza `e il fatto che il recupero dell’udito si `e dimostrato permanente
nel tempo.
Continu`o a digiunare fino al quarantaduesimo giorno, poi riprese a
consumare cibo. Tornato a casa, poche settimane dopo aver interrotto il digiuno,
scopr`? di non essere pi`u impotente. Poich`e la ripresa della potenza negli uomini
ed il superamento della frigidit`a nelle donne sono spesso il risultato di un digiuno,
i direttori della istituzione non furono affatto meravigliati.
Questa storia non `e inventata, `e il reale resoconto del ristabilimento di un
uomo che aveva sofferto per gran parte della sua vita. Non `e un’eccezione, ma
bisogna, comunque, dire che il recupero dell’udito non `e una regola fissa, `e solo
un risultato occasionale del digiuno. Questo perch`e la sordit`a, come la cecit`a,
pu`o essere causata da un’infinit`a di condizioni anormali dell’orecchio, e non tutte
sono rimediabili. Per la stessa ragione, per mezzo del digiuno, la cecit`a viene
recuperata solo occasionalmente anche se non `e del tutto raro il ripristino di una
buona visione negli errori di rifrazione.
Gli incredibili progressi che si verificano durante un digiuno di lunghezza appropriata
e svolto nelle migliori condizioni possono essere apprezzati solo da coloro
che li hanno provati. La tendenza generale sia del medico che del profano,
in relazione a tali recuperi, `e di non dare loro alcun valore, in quanto considerati
troppo fantasiosi per essere reali. Nonostante ci`o, si deve pur dire che gli effetti
del digiuno non sono affatto miracolosi. Se ci si pensa un momento, non si
pu`o fare altro che arrivare alla conclusione che il digiuno rappresenta il modo pi`u
naturale e pi`u ragionevole di cura per il malato.
Per oltre centoquaranta anni, gli Igienisti naturali hanno utilizzato il digiuno
come mezzo per favorire la buona salute e per permettere al corpo di ristabilirsi
pi`u velocemente dalle malattie. Hanno accumulato grande esperienza in questo
campo. Tale esperienza conduce alla radicata convinzione che il digiuno costituisce
una forza costruttiva da utilizzare e sviluppare come parte integrante della vita
moderna.
Naturalmente esiste anche chi critica il digiuno. La maggioranza di queste
persone non `e molto informata su ci`o che voglia dire digiunare correttamente e
quali siano le tecniche migliori. A. Rabagliati, A. M., M. D., F. R. C. S., inglese,
esprime molto bene il concetto in queste brevi parole: ?Le critiche pi`u comuni
rivolte al digiuno vengono scritte da gente che non ha mai saltato un pasto nella
vita?.
Che sia permante o ristabilire la salute, per aumentare o diminuire di peso,
il ruolo del digiuno `e un fattore di importanza vitale che non pu`o essere ignorato
dai sostenitori della salute personale e del benessere fisico e mentale.
Capitolo 2
I chili che scompaiono
Il commercio basato sulla perdita del peso, sul controllo della propria figura, sulle
diete e su tutti i prodotti ed i programmi dimagranti si `e trasformato in uno delle
maggiori industrie dell’era moderna. Ognuno si considera un esperto in materia.
Ogni mese c’`e una nuova dieta che dura l’arco di una cometa e poi lascia il campo
al capriccio o alla moda successiva. Per una settimana si sente parlare di dieta
del gelato alla crema, poi di diete alle banane. Dopo qualche giorno c’`e la dieta
proteica: si possono consumare solo bistecche al sangue.
Mangiate per mantenervi magri!
L’eccesso di peso sta diventando un problema sempre pi`u complesso, non solo
per le donne e gli uomini adulti, ma anche per i bambini. Vi sono diversi fattori
alla base di ci`o, ma in generale si pu`o affermare che l’aumento di peso dipende
dall’abbondanza di cibo a disposizione, dai salari pi`u alti, dai cambiamenti apportati
nel campo del lavoro dalla settimana corta, dall’orario giornaliero ridotto, dai
mezzi di trasporto moderni e dagli innumerevoli macchinari che alleggeriscono
non indifferentemente il lavoro dell’uomo. Proprio nel momento in cui il sistema
di lavoro ridotto ha dimezzato i bisogni alimentari, l’aumento di produzione,
il miglioramento artificiale del gusto e l’aumento dei salari hanno contruibuito a
raddoppiare il consumo alimentare.
Gli Igienisti sono prima di tutto realisti. Nulla pu`o negare il fatto che il modo
migliore, pi`u veloce e pi`u sicuro per perdere peso sia rappresentato dal digiuno
e che il modo pi`u efficace per mantenere il peso–forma si esplica nel rifiutare il
ritorno alle abitudini alimentari errate.
Il deludente metodo, tra l’altro lento, di perdere peso ricorrendo al sistema
“mi metto a dieta” raramente ha successo per il fatto che esso `e un procedimento
a lungo termine, che richiede maggiore autocontrollo e autoconcentrazione rispetto
a quanto una persona normale sia in grado di sopportare. Un risultato frequente
in tali programmi `e quello che, dopo un breve periodo di tempo durante il quale
si perdono pochi chili, la persona obesa ritorna ai soliti eccessi alimentari riac-
quistando immediatamente i chili persi e spesso ingrassando ulteriormente. Solo
raramente osserviamo un individuo obeso continuare una dieta per lunghi periodi
di tempo.
Come ho spesso affermato nei discorsi da me tenuti, e come continuer`o per
sempre a ricordare ai lettori, non bisogna iniziare un digiuno arbitrariamente, cio`e
senza la guida di un esperto in materia. Nonostante il digiuno sia assolutamente
sicuro per ci`o che riguarda la salute, esso coinvolge l’intero organismo umano,
pertanto, dovrebbe essere sempre controllato e diretto da una persona qualificata
che ne conosca le conseguenze e che sappia riconoscere i segnali di pericolo.
Quanti chili si possono perdere?
Il tasso di perdita varia da individuo a individuo,
ma la media per un digiuno a lunga durata oscilla intorno al mezzo chilo
al giorno. Una tale perdita di peso cos`? consistente pu`o essere pericolosa? No,
se condotta sotto controllo appropriato e con i dovuti accorgimenti riguardanti il
riposo.
Citer`o brevemente i pi`u sorprendenti vantaggi del digiuno nella riduzione di
peso:
1. Durante un digiuno si verifica una sicura e rapida diminuzione.
2. Il digiuno `e pi`u piacevole di una dieta limitatrice: manca quel fastidioso
desiderio per il cibo.
3. La perdita di peso non produce flaccidit`a della pelle e dei tessuti. Questo
non accade nelle persone anziane.
Quando l’individuo obeso si sottopone ad una drastica perdita di peso di questo
genere, seguono diverse indicazioni dello svilupparsi di un migliore stato di salute:
1. Il respiro `e pi`u libero.
2. Si verifica una maggiore facilit`a di movimento.
3. Sparisce il “senso di stanchezza”.
4. Sparisce la sensazione di pienezza e di pesantezza di stomaco.
5. I sintomi da indigestione cessano di infastidire.
6. Cessano gli altri disturbi.
7. La pressione sanguigna si abbassa ed il lavoro svolto dal cuore diminuisce.
Tutti questi benefici appaiono notevoli, ma i miglioramenti vanno molto al di
l`a della perdita di peso dimostrando in tal modo che la riduzione del totale di cibo
ingerito d`a come risultato uno stato di salute migliore. Ci sono, infatti, mille
motivi per sostenere che la diminuzione di consumo di zuccheri, amidi e grassi
e la diminuzione generale dell’insieme di cibo utilizzato sia di gran beneficio
all’organismo.
Nel 1962, una donna, sotto la mia guida, inizi`o un digiuno per diminuire di
peso. Alla fine afferm`o: ?`E stata un’esperienza positiva il piacere di osservare i
miei chili svanire. Non mi era mai capitato di vedere il grasso scomparire cos`? in
fretta?. Dopo un digiuno di quindici giorni, intrapreso per calare di peso, un’altra
donna disse: ?Mi sono recata presso una stazione termale molto famosa. Mi
hanno tenuto a una dieta di settecento calorie al giorno. Avevo sempre fame.
Questo digiuno `e stato un piacere.?
Dopo una settimana di digiuno per dimagrire, una terza donna esclam`o: ?`E
stata la pi`u bella esperienza della mia vita. Mi sono goduta sia il digiuno che il
riposo. Non sapevo che le persone potessero digiunare, mi `e piaciuto molto?.
Sono, queste, delle espressioni comuni? Non tanto. Non sempre il digiuno
costituisce quella piacevole esperienza descritta dalle donne in questione, ma
raramente raggiunge livelli talmente spiacevoli da giustificare la sua interruzione
prima di raggiungere la meta preposta. Spesso rappresenta un’esperienza assai migliore
di quelle che la maggioranza delle persone vive giornalmente con le proprie
abitudini alimentari.
In molti casi i pasti vengono seguiti da disturbi o dolori reali. In tali stati,
il digiuno rappresenta un sollievo, da divenire gioia.
C’`e sempre molta soddisfazione nell’osservare il grasso che si dissolve alla
velocit`a di uno o due chili al giorno. Perdere nove chili alla settimana, nei primi
giorni del digiuno, rappresenta un’esperienza altamente piacevole (esistono eccezioni
in cui la perdita di peso non raggiunge tali livelli). Il tasso di calo non `e
uniforme e vi sono periodi in cui non si registrano perdite per uno o due giorni
alla volta. La rapida perdita osservata all’inizio del digiuno non continua per tutta
la sua durata.
Digiunando, non solo si riscontra una sicurezza riguardo al calo di peso, ma
vi `e anche una tranquillit`a difficile da trovare durante un qualsiasi tipo di dieta.
Infatti, a differenza di chi conduce una dieta, chi digiuna non ha sempre fame. Le
sue papille gustative non costituiscono una tentazione costante. Il flusso di succhi
gastrici non viene attivato continuamente.
Pu`o accadere che chi digiuna manifesti un certo tipo di desiderio per il cibo
durante il primo o secondo giorno di digiuno, ma tale desiderio potrebbe anche
non apparire affatto.
Di solito la fame diminuisce a partire da terzo giorno. Ed
a meno che il digiuno non venga interrotto per una ragione qualsiasi, chi digiuna
pu`o continuare a farlo senza accusare debolezza o fame.
Le mie affermazioni, provengono da esperienze personali verificate anche da
svariate ricerche. Due serie di esperimenti condotti da medici ospedalieri molto
qualificati, hanno fornito prove empiriche sufficienti a soddisfare scientificamente
i ricercatori sul fatto che il digiuno non costituisce solo il modo pi`u sicuro e pi`u
veloce per perdere peso, ma `e anche quello pi`u piacevole.
Uno di questi esperimenti fu condotto da Lyon Bloom, medico presso l’ospedale
Piedmont di Atlanta, in Georgia. Egli port`o a termine una notevole quantit`a
di esperimenti sul digiuno inteso come mezzo per dimagrire. Ai suoi esperimenti
seguirono quelli di Garfield Duncan, medico presso l’Universit`a della Pennsylvania,
il quale viene considerato un’autorit`a in campo dimagrante e le cui ricerche
includono le scoperte e le conclusioni raggiunte da Bloom.
Questi due ricercatori scoprirono che gli uomini che digiunano riescono a perdere
in media un chilo e trecento grammi al giorno circa, mentre le donne un chilo
e trecentocinquanta grammi circa. Sia Bloom che Duncan confermano che i digiunatori
non avevano fame. Infatti, essi riscontrarono una sorprendente assenza di
appetito non accompagnata, almeno apparentemente, da tensione fisica o mentale.
Uno dei digiunatori afferm`o: ?Non mi sono mai sentito cos`? bene in tutta la mia
vita?. Una donna che digiunava, dopo quarantott’ore passate senza toccare cibo,
afferm`o spontaneamente che non aveva neanche la met`a della fame solitamente
riscontrata dopo aver saltato un pasto.
Riassumendo i risultati degli esperimenti, Bloom asserisce: ?L’attuale preoccupazione
di mangiare ad intervalli regolari conduce al concetto errato che il
digiuno sia spiacevole?. Continua dicendo che a suo parere, e come avevano provato
i risultati degli esperimenti, il digiuno, sempre ch`e si permetta di fare uso
illimitato di acqua `e ben tollerato dal sistema umano.
In una successiva serie di esperimenti, Bloom permise al digiunatore di continuare
il digiuno per quattro settimane consecutive senza conseguenze spiacevoli.
Leggendo il rapporto dei suoi esperimenti al 111 Incontro Annuale dell’Associazione
Medica Americana, Duncan dichiar`o: ?Anche se brevi periodi di digiuno,
totale possano apparire barbari, questo metodo di riduzione di peso viene tollerato
meravigliosamente?. `E stato provato che le persone obese trovano piacere nel
digiunare totalmente, forse a causa della loro esaltazione basata sul fatto che la
fame non rappresenta un problema nel processo di dimagrimento.
Entrambi osservarono che in digiuni di durata maggiore i livelli di perdita di
peso si misuravano a circa mezzo chilo al giorno. Bloom afferm`o che il digiuno
si era dimostrato un mezzo molto efficace per mantenere il peso sotto controllo.
Nell’individuo sano che digiuna solo per calare di peso non `e necessario il
confinamento a letto, ma un certo esercizio fisico pu`o essere svolto. Al contrario
di ci`o che si pensa comunemente, questo non aumenta il tasso di perdita ma aiuta
a rinvigorire il tono dei tessuti.
La quantit`a di esercizio fisico necessaria per calare di peso `e di per s`e stessa di
gran lunga superiore a quella che l’individuo medio desidera svolgere o comunque,
a quella che una persona qualsiasi dovrebbe svolgere.
Per perdere mezzo
chilo di grasso bisogna giocare ventitr`e buche di golf, segare legna per dieci ore e
mezzo, cavalcare per circa settanta chilometri.
L’esercizio fisico, inoltre, implica il rischio di aumentare l’appetito. Durante
un digiuno, pertanto, dovrebbe essere limitato ed usato solo nella misura
consigliata da chi se ne intende.
Nonostante vi siano diverse velocit`a di metabolismo, la mia esperienza indica
che la maggioranza dei casi di eccesso di peso non `e dovuta a disfunzioni
ghiandolari ma da abituali eccessi alimentari. Non `e vero, infatti, che in certe
persone ogni cibo si trasforma in grasso. La verit`a `e che tali persone non solo
mangiano pi`u di ci`o che dovrebbero, ma anche pi`u di ci`o che in effetti desiderano.
Durante un digiuno, qual’`e il tasso di perdita di peso consigliato? La risposta a
questa domanda `e che, poich´e il digiuno rappresenta l’astensione totale, `e il corpo
stesso a decidere quale sia il tasso di perdita migliore. Di solito, quando i tessuti
grassi appaiono flaccidi, nei primi giorni di digiuno si cala rapidamente. Sono
stato testimone di perdite oscillanti tra i due e i tre chili al giorno. In moltissimi
casi si possono osservare perdite di dieci chili alla settimana.
Nelle persone con un basso tasso metabolico, il calo iniziale `e molto lento,
a volte addirittura irrisorio. Ancora una volta voglio ripetere che ogni digiuno di
durata superiore a pochi giorni dovrebbe essere svolto sotto controllo specialistico.
Comunque, qualora si presentassero difetti organici o afflizioni croniche, quali
malattie cardiache o impoverimenti del sangue, anche i digiuni di durata breve
dovrebbero essere seguiti da uno specialista.
Voglio di nuovo sottolineare il fatto
che, non esistono pericoli riguardanti il digiuno, ma, tutti dovrebbero sapere che
esistono delle pericolose condizioni nascoste, pronte a manifestarsi nei casi di
astinenza da cibo.
Dico questo solo per completare il quadro da me iniziato sul digiuno. Voglio,
comunque, rassicurare il lettore: tali casi sono abbastanza rari. Se si `e in buona
salute, se si seguono correttamente le fasi, se ci si sottopone a controllo specialistico,
il digiuno non sar`a solo un modo per dimagrire, ma rappresenter`a una nuova
avventura, l’inizio di un modo di pensare del tutto nuovo.
Capitolo 3
Vivere senza mangiare
Nel marzo del 1963 i giornali di tutto il mondo riportarono l’incredibile caso
di Ralph Flores, un quarantaduenne pilota californiano, e della ventunenne Helen
Klaben di Brooklyn. Erano i sopravvissuti di un incidente aereo avvenuto in
una zona montagnosa della Colombia britannica, nella parte nord. La coppia fu
ritrovata il 25 marzo 1963, dopo quarantanove giorni di astinenza da cibo.
Per mezzo di fal`o, di vestiti pesanti in cui si erano completamente avvolti, e
della vicinanza l’uno all’altra, riuscirono a sopravvivere al freddo intenso. Durante
i primi quattro giorni subito dopo l’incidente, Helen Klaben si nutr`? con quattro
scatole di sardine, due scatole di frutta e dei cracker. Dopo venti giorni la coppia
consum`o gli ultimi “alimenti”: due tubi di dentifricio. La neve sciolta divenne
il loro cibo per colazione, pranzo e cena. ?Nelle ultime sei settimane – racconta
la donna – ci nutrimmo d’acqua. La preparavamo in tre modi: calda, fredda e
bollita?. Variare in questo modo permetteva di uccidere la monotonia dei pasti
sempre uguali. La signorina Klaben, che al momento dell’incidente aereo appariva
piuttosto grassottella, fu piacevolmente sorpresa, alla fine della sua avventura ,
di scoprire di aver perso circa quindici chili.
Flores, che durante il digiuno forzato era stato costretto a mantenersi attivo,
aveva perso venti chili. I medici che lo visitarono subito dopo il ritrovamento, lo
trovarono in condizioni “sorprendentemente buone”.
Migliaia e migliaia di persone sono sopravvissute senza cibo per periodi di
tempo ancora pi`u lunghi, non solo senza presentare danni, ma traendone addirittura
dei benefici. Periodi di astinenza in condizioni dure quanto quello vissuto da
queste due persone sono estremamente rari.
Qualsiasi possa essere la nostra opinione riguardo le origini della vita, dobbiamo
riconoscere che la natura ha provveduto a tutti i bisogni, fornendo sia alle
piante che agli animali delle scorte da utilizzare nei casi di mancanza di cibo. In
natura le carestie sono molto pi`u frequenti di quanto si possa comunemente immaginare.
Inverni, alluvioni, siccit`a; spesso tali fenomeni naturali lasciano gli
animali selvaggi in seri problemi per ci`o che riguarda il procacciarsi del cibo.
Questo accade raramente agli animali domestici i quali generalmente dipendono
dal padrone per l’alimentazione. Allo stato selvaggio, gli animali erbivori e carnivori
spesso sopravvivono anche con scorte ridotte di cibo. I cani randagi sono
quasi sempre sparuti: allo stesso modo dei cani sono molto comuni i lupi magri
ed affamati, le cui ossa si sono rattrappite; un tempo non era raro trovare bestiame
e cavalli “mezzi morti di fame”. Che cosa succede a queste creature in condizioni
cos`? disastrose? Muoiono di fame? Molto raramente, `e la risposta.
Nel suo Zoological Sketches, il dottor Felix L. Oswald scrive: ?Nei paesi
poco organizzati, gli animali si abituano subito alle vicissitudini della loro vita
selvaggia. Nel 1877 le mucche della pampa brasiliana riuscirono a superare una
terribile siccit`a durata dieci mesi, traendo l’acqua dalle radici bulbose, dalle foglie
di cactus e da buche scavate nei melmosi letti di sabbia dei fiumi. Quel periodo
di siccit`a aveva sterminato quasi completamente il bestiame domestico del Brasile
del sud. Il cibo solido `e solo un requisito secondario?.
?La razza di cani Khamr, in Siria, riesce a sopravvivere in regioni dove un
cacciatore non riuscirebbe mai a praticare la sua professione e dove l’acqua `e
scarsa quanto nei deserti pi`u aridi; nonostante questo si moltiplicano, e le madri
Khamr, come tutte le madri povere, generalmente hanno in dono una numerosa
progenie; si dice che come minimo partoriscano sei piccoli?.
?Un fabbricante di salsicce probabilmente non investirebbe neanche un centesimo
sui cani Khamr: la parola magrezza non `e sufficiente a descrivere la loro
condizione fisica; “sottile come una cinghia tirata” renderebbe di pi`u l’idea, se una
tale espressione pu`o essere usata in una situazione del genere: pelle e tendini tirati
su una intelaiatura di ossa. Ho visto i loro parenti in Dalmazia e mi sono chiesto
come mai non tintinnassero in corsa; ma la Dalmazia `e pur sempre un paese di
vigneti e di conigli mentre il deserto siriano non produce pi`u neanche le bacche.
Senza umidit`a, neanche una magia potrebbe generare frutti?.
`E
molto importante il fatto che gli animali riescano a sopravvivere in tali condizioni
e che si riproducano generazione dopo generazione. Una donnola rinchiusa
pu`o sopravvivere per diversi giorni senza cibo e non appena libera comincer`a
a cercarlo. L’orso che va in letargo, e che non consuma cibo per lunghi periodi di
tempo, partorisce il suo cucciolo e secerne il latte con cui lo alimenter`a. Il salmone
a digiuno ed i maschi di foca sono molto attivi durante il periodo di astinenza
dal cibo. Questi pochi esempi di attivit`a, durante un digiuno, sono sufficienti a
dimostrare che il corpo a digiuno possiede dei mezzi propri per soddisfare i suoi
bisogni energetici.
Uno dei pi`u famosi biochimici svedesi, il Nobel dott. Ragnar Berg, autorit`a
in campo nutritivo, afferma: ?Una persona pu`o digiunare per lunghi periodi di
tempo; so di gente ha digiunato per oltre cento giorni, pertanto non bisogna,
avere paura di morire di fame?.
– 16 –
Il periodo reale di astinenza forzata del sig. Flores e della sig.na Klaben `e
stato di durata relativamente moderata. Il punto non `e per quanto tempo l’uomo
pu`o digiunare, ma quali sono i mezzi della natura che gli permettono di farlo.
Consumo e rifiuto, ristabilimento e rifornimento, sono processi continuativi
ed abbastanza simultanei in tutte le strutture vigenti e non si arrestano durante un
digiuno. L’animale in letargo, nelle regioni pi`u fredde, deve produrre un calore
sufficiente a mantenere caldo il proprio corpo. Durante un digiuno, sia gli uomini
che gli animali devono respirare ed il cuore deve continuare a battere. Il sangue
deve continuare a scorrere e gli organi escretori devono continuare il loro lavoro
per liberare i tessuti dalle sostanze di scarto. Le funzioni vitali devono essere
portate avanti lo stesso, anche se ad una velocit`a ridotta. Le cellule devono essere
rifornite, le ferite devono guarire. Come ho potuto osservare in anni di studi,
tutto ci`o continua anche durante un digiuno, anzi, come dimostrer`o pi`u avanti, lo
sviluppo e la crescita fisica si possono avere pur non consumando cibo.
Tutte le manifestazioni della vita, il moto, la secrezione, la digestione e simili,
dipendono dall’utilizzazione dei materiali del corpo. Se un organo deve lavorare,
esso deve essere rifornito con materiali adatti. In assenza di materiali freschi
da sostituire a quelli gi`a usati, l’organo non lavora e si indebolisce. Se la vita
deve continuare `e necessario un livello basilare irriducibile di attivit`a. Persino gli
animali in letargo, le cui attivit`a sono ridotte al minimo, devono respirare ed il
loro cuore deve battere.
Il caso dell’orso che riesce a partorire durante il letargo e che allatta il suo cucciolo
con latte prodotto anch’esso durante il letargo, offre un esempio significativo
delle svariate possibilit`a che l’animale a digiuno possiede per soddisfare i bisogni
corporei; possibilit`a che provengono da fonti estranee al cibo. Tutte queste attivit`a
necessitano di cibo che deve essere assicurato da qualche fonte mentre l’animale
`e a digiuno.
Per poter pienamente comprendere come l’organismo riesca a sopravvivere
ai periodi di astinenza da cibo, quando questo `e scarso o non pu`o essere digerito,
bisogna analizzare a fondo il processo per mezzo del quale il corpo nutre i
suoi tessuti vitali e compie le sue funzioni essenziali durante i periodi di digiuno
prolungato.
L’organismo normale si autofornisce di una scorta di materiali nutritivi messi
da parte sotto forma di grasso, midollo osseo, glicogeno, estratti muscolari, latte,
minerali e vitamine. Il corpo in buona salute possiede sempre immagazzinata
una scorta nutritiva appropriata e sufficiente a far superare giorni, settimane, addirittura
due o tre mesi di mancanza di cibo. Questo vale sia nei casi di digiuno
forzato, come quello dell’incidente aereo o dei minatori bloccati da una frana, sia
in quelli di digiuno in seguito a malattie che non permettono l’ingerimento
o la digestione del cibo, sia nel caso della libera scelta di chi intende il digiuno
come mezzo per dimagrire. Se non si consuma cibo il corpo si avvale delle pro-
– 17 –
prie riserve per nutrire i tessuti. Quando si esauriscono tali riserve sopravviene il
dimagrimento.
Fondamentale nel digiunare `e il fatto che la “nostra dispensa interna” contiene
nutrimento sufficiente a sostenere il corpo, nella maggioranza dei casi, per lunghi
periodi, in particolar modo quando questa viene conservata e non sprecata inutilmente.
Nel sangue e nella linfa, nelle ossa, specialmente nel midollo osseo, nel
grasso, nel fegato e nelle altre ghiandole, e persino nelle singole cellule che
compongono il corpo vi sono riserve di proteine, grassi, zuccheri, minerali e
vitamine da utilizzare nei momenti di scarsezza o di mancanza di cibo.
N`e l’animale n`e l’uomo possono sopravvivere a lunghi periodi di astinenza
dal cibo a meno che non abbiano internamente quel cibo di riserva con cui sopperire
alle chiamate d’emergenza. L’organismo a digiuno non verr`a danneggiato
dall’astinenza se le sue riserve saranno sufficienti a soddisfare i bisogni nutritivi
dei tessuti. Perfino gli individui magri posseggono nei tessuti le riserve di cibo
che li aiutano a superare i digiuni. Anche queste persone non avranno problemi
nel digiunare per uno svariato periodo di tempo.
Per mezzo del processo conosciuto tecnicamente come autolisi, compiuto dagli
enzimi nei tessuti, queste riserve vengono rese disponibili per l’uso che ne
devono fare i tessuti ai quali vengono portate dal sangue e dalla linfa. Il glicogeno,
o amido animale, immagazzinato nel fegato,. viene trasformato in zucchero
e distribuito ai tessuti a seconda delle necessit`a. `E significativo che anche nei
digiuni prolungati, non si verifichino quelle “malattie da carenza” quali il beriberi,
la pellagra, il rachitismo, lo scorbuto, o altre a dimostrare che le riserve
del corpo sono generalmente ben equilibrate.
Si `e dimostrato che il digiuno migliora il rachitismo ed il metabolismo del
calcio. Nei casi di anemia, durante il digiuno, il numero dei globuli rossi aumenta.
Sono stato testimone di miglioramenti avvenuti durante un digiuno in diversi
casi di pellagra. Digiunando si riesce a mantenere e perfino a stabilire l’equilibrio
biochimico. `E importante sapere queste cose, in quanto, se cos`? non fosse il
digiuno potrebbe sembrare dannoso.
Numerosi esperimenti su animali hanno dimostrato che la sottoalimentazione,
al contrario della sovralimentazione, tende a prolungare la vita ed a sviluppare migliori
condizioni di salute. Altri esperimenti riguardanti il digiuno, piuttosto che
la sottoalimentazione, hanno dimostrato che esso non solo prolunga la durata della
vita, ma d`a come risultato un notevole livello di rigenerazione e rinvigorimento.
Migliaia di esperimenti sull’uomo e sugli animali hanno stabilito il fatto che
quando l’organismo vive senza alimentazione, i tessuti si consumano in ordine
inverso alla loro importanza. Il grasso `e il primo tessuto a scomparire. Prima di
consumare i tessuti funzionali del corpo per fornire il nutrimento ai tessuti pi`u
importanti, quali il cervello ed i nervi, il cuore e i polmoni, vengono usate le
riserve immagazzinate. Il modo di comportarsi dell’organismo riguardo le scorte
di proteine, zuccheri, grassi, minerali e vitamine, di distribuirle, di utilizzarle e di
conservarle rivela un’ingegnosita quasi sovrumana.
Gli aggregati dei tessuti dell’organismo possono essere considerati i “bacini
nutritivi” da utilizzare in ogni modo e in ogni parte in funzione alla necessit`a. Ma
questi tessuti non vengono sprecati indiscriminatamente. Al contrario, lo spreco
degli organi maggiormente importanti viene bilanciato dall’uso limitato da parte
degli organi inferiori dei materiali necessari a quelli principali. Molti dei fattori
nutritivi pi`u essenziali, e questo vale principalmente per alcuni minerali, vengono
trattenuti.
Tutte le ricerche condotte su uomini e animali per stabilire le perdite dei vari
tessuti e degli organi durante periodi prolungati di astinenza da cibo furono compiute
su organismi che erano in procinto di morire di fame e che infatti, alla fine
morivano.
Morire di fame e digiunare sono due stadi di astinenza totalmente diversi
tra loro. Dovrebbe apparire lampante che le perdite estreme, osservate negli
stadi di inedia da astinenza, sono di gran lunga maggiori di quelle di un digiuno di
media durata. In un digiuno normale non si registrano mai perdite estreme. In caso
queste si manifestassero, il digiuno dovrebbe essere immediatamente interrotto.
Bisogna riconoscere le differenze esistenti tra digiunare e morire d’inedia.
Digiunare significa astenersi dal cibo possedendo per`o le riserve adatte a nutrire i
tessuti vitali; morire di fame significa astenersi dal cibo quando tali riserve sono
gi`a state esaurite, danneggiando, in tal modo, i tessuti vitali.
Vi sono dei segnali
precisi che avvertono quando le riserve stanno per esaurirsi. La fame ritorna ad
un’intensit`a tale da spingere la persona alla ricerca del cibo, mentre durante un
digiuno appropriato non esiste desiderio per il cibo. Tale differenza, tra digiunare
e morire di fame, deve servire al lettore per dissipare il concetto che l’inedia si
sviluppa quando si saltano i pasti.
Contrariamente all’opinione popolare e persino professionale i tessuti vitali di
un organismo a digiuno, i tessuti cio`e che portano avanti la vita, non iniziano a
deperire nel momento stesso in cui si inizia l’astinenza. L’organismo a digiuno
cala di peso, ma la perdita, anche in un periodo di tempo prolungato, coinvolge
le riserve e non i tessuti organici.
In natura vi sono numerosi esempi di crescita
durante un digiuno, sia dell’organismo nel suo insieme che delle parti perse. Gli
esperimenti hanno dimostrato che i vitelli a digiuno continuano a crescere. La
stella di mare a digiuno riesce a sviluppare un nuovo stomaco, nuovi tubercoletti
retrattili e nuove braccia. La salamandra che ha perso la coda riesce a formarne
una nuova anche quando si astiene dal mangiare. Questi fatti svelano una verit`a
evidente: il processo del digiuno non interrompe le funzioni costruttive della vita;
queste continuano in maniera sorprendente.
L’efficienza dell’organismo vivente nel regolare il consumo delle sue risorse
durante un digiuno `e una delle meraviglie della vita. Nei periodi di astinenza, gli
organi meno importanti, nonostante si consumino per nutrire i tessuti principali,
non si degenerano fino a che non raggiungono la fase di inedia. L’atrofia muscolare
non supera quella riscontrabile dopo un lungo periodo di inattivit`a fisica, e non
si verificano diminuzioni nelle cellule dei muscoli. Queste si rimpiccioliscono,
il grasso scompare dai muscoli, ma il muscolo mantiene la sua integrita ed
una forza sorprendente.
La perdita di peso varia secondo il carattere e la qualit`a dei tessuti, la qualit`a
di attivit`a fisica ed emotiva svolta e la temperatura che circonda la persona a digiuno.
L’attivit`a fisica, gli stress emotivi, il freddo e i tessuti scadenti accelerano
il processo di calo di peso. Il grasso viene eliminato assai pi`u velocemente degl
altri tessuti del corpo.
La condizione fisica `e, probabilmente, il fattore determinante nello stabilire la
giusta durata di un digiuno. Ad esempio nel caso dei due superstiti dell’incidente
aereo, i quali sopravvissero per quattro settimane senza ingerire cibo, la loro
salvezza fu la neve, che `e acqua, e che li tenne lontani dal pericolo della disidratazione.
Potevano sopravvivere senza cibo, ma la mancanza di acqua sarebbe stata
loro fatale. Volente o nolente, il digiunatore deve avere acqua.
`E
chiaro, dunque, che il digiuno deve essere condotto in maniera intelligente,
adottando le necessarie precauzioni e con buon senso.
Allo stesso modo in cui un nuotatore principiante ricerca la guida e i consigli
di un esperto prima di buttarsi nell’acqua, cos`? anche l’inesperto digiunatore deve
ottenere il consiglio e la guida di una persona fidata, come misura precauzionale,
prima di intraprendere un digiuno di qualsiasi durata.
Capitolo 4
Fame contro appetito
Sono stati fatti molti sforzi per cercare di spiegare il meccanismo che aziona il
senso di fame, ma con poco successo. Io credo che almeno per ci`o che riguarda
gli animali pi`u elevati, non esistano dubbi sul fatto che la fame sia provocata dal
sistema nervoso, ma questo pu`o essere affermato solo in senso generale. Ci`o che la
sensazione di fame rappresenti realmente `e stato argomento di molte speculazioni.
A scopi pratici, `e necessario che si faccia prima una distinzione tra fame reale
e le altre sensazioni che spesso ed erroneamente vengono considerate stimoli
di fame.
Purtroppo molti studi fisiologici compiuti sulla fame si sono limitati a brevi
periodi di astinenza da cibo, al massimo pochi giorni, comunque, non sufficienti
a fornire un’immagine chiara del modo in cui si manifesta la richiesta di cibo da
parte dell’organismo. `E interessante notare che fisiologi affermati descrivono la
fame in molti casi ancora come manifestazione quasi patologica.
La fame `e una sensazione di dolore e di disagio presente nella regione dello
stomaco. Si manifesta nei tipici morsi della fame. `E un morso nello stomaco,
una sensazione spiacevole, un senso di debolezza, tutto ci`o fa parte della mitologia
popolare che circonda l’argomento della fame. Persino il mal di testa viene
scambiato per fame, a volte, anche da professionisti esperti.
La verit`a `e che la fame `e una sensazione normale, non anormale, e che
tutte le sensazioni normali sono piacevoli. `E sbagliato considerarla in termini
di sintomi di una malattia, come sbagliato sarebbe considerare a tal modo la sete
o tutti gli altri desideri normali dell’organismo. La fame normale, come la sensazione
di sete, viene manifestata da una condizione fisica generale, il desiderio
universale di cibo, localizzata nella bocca, nel naso e nella gola. Non esistono
“morsi della fame” nella fame normale, esiste solo una piacevole sensazione nel
naso, nella bocca e nella gola insieme ad una salivazione accresciuta nella bocca.
La persona affamata sa di desiderare cibo, non prova dolore o irritazione.
`E
un appetito falso che si manifesta sotto forma di irritazione leggera, di morsi
– 21 –
allo stomaco, di senso di debolezza, e di vari disturbi di carattere emotivo. Le
differenze tra tali irritazioni ed il reale senso di fame sono abbastaza nette; la
persona abituata a mangiare a tutte le ore, avverte la sensazione di fame molto
raramente e, conseguentemente, confonde tali sensazioni con il reale desiderio di
cibo. Poich`e in genere mangiando si attenuano i sintomi dei disturbi, la persona si
convince che il cibo era proprio quello di cui aveva bisogno. Spesso si tratta solo
di una rivalsa alimentare: l’individuo mangia per dimenticare le proprie miserie
psicologiche alla stessa maniera in cui l’alcolizzato beve.
La fame reale `e selettiva piuttosto che indiscriminata; non richiede l’avido
ingozzamento, ma spesso si indirizza verso un particolare tipo di alimento. E lo
stesso non ha bisogno di “piatti sofisticati” ma si soddisfa con pietanze semplici
Il mangiatore sfrenato che non ha stimoli genuini di fame `e spesso tormentato da
un vago desiderio di mangiare, senza sapere esattamente di cosa abbia voglia. In
genere, un qualcosa di ben stagionato ed esotico.
La fame `e una sensazione intermittente e si manifesta quando esiste il bisogno
di cibo. Non `e mai. continua; coloro i quali hanno “sempre fame” presentano in
realt`a dei sintomi patologici.
Sto forse dicendo che la maggioranza delle persone non sa stabilire quando
ha fame? Si.
A cominciare dalla nascita e dal programma alimentare, di tre
pasti al giorno, comune nella nostra civilt`a moderna, l’uomo medio in una civilt`a
media non sa cosa sia la fame vera.
Poich`e la fame `e la normale espressione di un bisogno di cibo, pu`o essere considerato
sottinteso che quando questa non si presenta, tale desiderio immediato
non sussiste. Quindi, o tale bisogno non `e presente, o la reale capacit`a di far uso
delle materie prime `e assente.
In assenza della fame, non vi `e ragione di far uso
di cibo.
Vi sono basi fondate per credere che il sistema digestivo riceve e digerisce
cibo nella maniera migliore, proprio in assenza di fame e che in tale condizione
i processi digestivi appaiono rallentati o sospesi totalmente. Siamo talmente abituati
a mangiare in determinati orari che a volte ci ostiniamo ad ignorare persino
una forte repulsione al cibo. Che si abbia fame o no mangiamo per routine, come
attivit`a sociale perch`e non c’`e altro da fare o perch`e mangiando, pensiamo di
trovare sollievo alle nostre preoccupazioni.
La regola piu importante nelle nostre abitudini alimentari e, comunque, nella
vita quotidiana `e la seguente: “in salute o in malattia mai forzare del cibo nello
stomaco, a meno che non ve ne sia una spontanea richiesta manifestata per mezzo
di fame reale”.
Negli adulti, l’alcol, il tabacco, il caff`e, l’abuso sessuale, le forti
emozioni e la stanchezza danno come risultato la perdita del normale desiderio
di cibo. Il dolore, la febbre, le infiammazioni ed i disturbi addominali causano
la perdita di appetito. Non esiste modo migliore per l’adulto che vuole sanare
tale situazione che astenersi dal mangiare, fino a che non si presenti un ritorno
di appetito: fino a che il respiro sia normale, la lingua pulita e si ristabilisca il
desiderio per il cibo.
Si dovrebbe consumare cibo solo quando si `e sereni e si `e
riacquistata la padronanza di s`e.
Nelle malattie acute la fame non si presenta per il semplice motivo che le
energie vengono indirizzate verso altre direzioni. Non vi sono energie da sprecare
per un lavoro, quale la digestione, che pu`o essere sospeso temporaneamente.
Non solo l’energia nervosa viene deviata verso il lavoro piu urgente, ma anche il sangue
viene deviato verso quelle parti che ne richiedono in maggior quantita per poter
svolgere il lavoro extra del momento. In questo enorme sforzo, la digestione
viene sospesa allo stesso modo in cui ci`o accade durante ogni arduo sforzo
fisico, come il correre.
Nonostante ci`o, spesso il cibo viene consumato secondo il detto medico che
per poter essere forti bisogna mangiare. In tali casi a volte il cibo viene rigettato
o espulso dal tratto digestivo per mezzo di una diarrea. Se non viene emesso in
questi modi esso costituisce un peso in pi`u per il sistema digestivo, aumentando
l’avvelenamento nel corpo.
Anche se i materiali inutili vengono espulsi dal corpo, lo sforzo che questo
compie nel cercare di liberarsi dal nutrimento non voluto, diminuisce gli sforzi
difensivi ed espulsori del corpo contro la causa della malattia. Le forze vengono
deviate dal compito di guarire e vengono inutilmente impiegate in uno sforzo che
potrebbe essere evitato con il semplice espediente del digiuno. Questa sospensione
temporanea e parziale del tentativo riparatore rallenta il ristabilimento del
paziente. Infatti, la ripugnanza al cibo che si manifesta potrebbe giustamente essere
considerata un segnale di “chiuso per riparazioni” posto all’entrata del tratto
digestivo. Dovrebbe essere notato.
A volte, quando siamo malati, “pensiamo” di voler mangiare, ma questo `e un
desiderio falso che, se viene soddisfatto, aumenta le sofferenze.
Mi ricordo di una
mia esperienza personale quando ero ancora un adolescente. Avevo una febbre
leggera, mi sentivo male, respiravo a fatica, avevo un sapore cattivo in bocca ed
accusavo un senso di malessere generale. Seguendo il mio intuito mi misi a letto.
Ma avevo fame o, comunque, pensavo di averla. Mi sembrava di avere voglia di
sardine. Le volevo cos`? tanto che pensavo di assaporarle in bocca. Quindi, chiesi
a mia madre di portarmi delle sardine. Lei non riteneva che fossero un alimento
adatto ad un ragazzo malato, ma io, da buon bambino intelligente, avevo imparato
che con un poco di insistenza i miei genitori si sarebbero arresi ed avrebbero
soddisfatto il mio desiderio. Cos`? continuai a chiedere sardine.
Finalmente, mia madre si decise ad uscire per andare a comprare una scatola
di sardine. Le sistem`o in un piatto e le avvicin`o al mio letto. Io ne assaggiai un
pezzetto piccolissimo e restituii il piatto a mia madre. Mi ero reso conto di non
volere niente in realt`a. Il mio corpo non voleva nessun tipo di cibo. Anche se a
quel tempo non sapevo assolutamente niente di digiuno, istintivamente digiunai e
senza l’aiuto di medicinali mi ristabilii in poco tempo.
Molte volte ho visto genitori usare ogni mezzo di persuasione per convincere
i loro bambini malati a mangiare nonostante i loro insistenti rifiuti. Un comune
modo di persuasione `e di corrompere i bambini con le promesse di giocattoli, dolci
o guanti da baseball. ?Questo boccone `e per mamma?, `e la frase comune.
?Il dottore ha detto che lo devi mangiare?.
?Se non mangi non guarirai?.
`E solo l’ignoranza a permetterci di intimidire i bambini malati con questi falsi
“altruismi”.
Nella malattia cronica una persona tende a credere di avere fame, ma le
sue sensazioni sono, in realt`a, solo irritazioni del tratto digestivo. Questi sintomi
morbosi scompaiono quando l’individuo digiuna.
Se il desiderio per il cibo fosse
stata la reale indicazione di una necessit`a di alimentazione, i morsi aumenterebbero
con il progredire del digiuno. Il fatto che la “fame” cessi e che il paziente
si senta a proprio agio sono la sicura indicazione che tali sensazioni non sono in
relazione con la fame reale.
Il detto che la fame cessa al terzo giorno di digiuno implica che, invece, sia
presente nei primi due. Di solito questo non risponde a realt`a. `E solo l’irritazione
gastrica che cessa al secondo, terzo o quarto giorno di digiuno.
Quattro buone ragioni per digiunare
Gli scopi del digiuno sono svariati e molti: si estendono dai fattori concernenti
la salute corporea e la riduzione di peso, ai concetti e ai rituali religiosi, anche se
questi ultimi sono in genere di durata troppo breve per essere considerati digiuni
seri, di solito, non superano una giornata.
Sicuramente la riduzione di peso `e una meta desiderabile, ma dobbiamo considerarla
come unica? Non esistono altri fattori igienici coinvolti nel dimagrire?
Non vi sono altri benefici fisici e salutari da ottenere per mezzo di un digiuno
utile?
Il dott. Robert Walter, distintosi per il suo lavoro sull’igienistica, era a capodel famoso Sanatorium Igienistico del Walter Park di Wernesville, in Pennsylvania.
Egli afferma che la “cura della fame”, il modo in cui i Curatori Naturalistici
Tedeschi (German Nature Curists) e i primi Igienisti usavano chiamare il digiuno,
`e estremamente benefico in molte malattie.
Per comprendere il modo in cui il digiuno puo aiutare l’organismo umano dobbiamo esaminare brevemente le aree
fondamentali in cui il digiuno totale, con la sola eccezione per l’acqua, gioca un
ruolo importante.
Abbiamo gi`a iniziato ad esplorare quella che possiamo denominare
l’area numero uno, la riduzione di peso. Non vi sono dubbi sul fatto che il
digiuno produce la strada pi`u veloce, pi`u sicura e pi`u efficiente per dimagrire.
Ma `e importante notare che nei casi delle persone obese, il calo di peso rappresenta
un beneficio aggiunto quando non sia l’unica ragione per digiunare.
Una seconda ragione `e costituita da quella che io definisco compensazione fisiologica,
in cui entra in gioco il delicato equilibrio automatico della natura. Per
poter eccedere da un lato, la natura deve risparmiare da un altro. Questo fatto
vale per tutte le azioni e operazioni degli esseri viventi, inclusi gli esseri umani.
Se si sta riempiendo la vasca da bagno di acqua e contemporaneamente si apre il
rubinetto del lavandino della cucina, il flusso nella vasca diminuisce immediatamente.
Quando si chiude il rubinetto della cucina, subito il flusso d’acqua nella
vasca da bagno torna ad aumentare. Un fenomeno simile si verifica nelle opera-
zioni svolte dal corpo. Se si deve digerire del cibo, una grande quantit`a di sangue
deve affluire agli organi digestivi e l’organismo, conseguentemente, tende ad essere
pigro, ad addormentarsi. Se si svolge un lavoro pesante, il processo digestivo
`e praticamente sospeso.
Digiunare, conservando le energie che l’organismo solitamente impiega per
svolgere il lavoro del sistema digestivo, permette di deviare tali energie verso altri
canali e, quindi, di svolgere altri lavori. L’energia risparmiata da una parte pu`o
essere impiegata da un’altra.
La terza ragione `e quella di permettere il riposo fisiologico, cioe, il riposo
del sistema digestivo, ghiandolare, circolatorio, respiratorio e nervoso.
Si pu`o affermare generalmente che pi`u cibo viene ingerito, maggiore `e il lavoro che deve
essere svolto dagli organi che formano tali sistemi; in presenza di una notevole
riduzione della quantit`a di cibo consumata, gli organi si riposano. Se non si fa
nessun uso di cibo, allora gli organi sono in condizione di riposo totale. Non `e
molto difficile comprendere che in assenza di cibo le ghiandole della bocca e dello
stomaco, il tubo digestivo, il fegato ed il pancreas non devono lavorare e, pertanto,
riposano; ed ugualmente non dovrebbe essere difficile capire che sia il cuore sia le
arterie si sono alleggerite di un peso notevole e quindi, anch’essi riposano. Anche
le ghiandole residenti nell’organismo, all’infuori di quelle che secernono i succhi
digestivi, riducono la loro attivit`a secretrice. La respirazione risulta rallentata ed
il sistema nervoso lavora di meno. Tutto questo significa riposare.
Esiste una teoria che sostiene che il metabolismo e l’inattivit`a dell’uomo a
digiuno ricorda quella dell’animale in letargo. Afferma che solo durante la fase
prenatale dell’esistenza dell’uomo si riscontra una immobilizzazione del tratto e
dei muscoli digestivi maggiore di quella presente durante un digiuno. Questo `e
in parte vero ma bisogna, comunque, tenere presente che l’uomo che digiuna non
`e inattivo come l’animale in letargo, n`e come l’embrione. Infatti, per ci`o che riguarda
la mente e i muscoli, il digiunatore, a meno che non si metta a letto, rilassi
il corpo e tranquillizzi la mente, pu`o mantenersi attivo. Resta vero, comunque,
che pi`u il digiunatore riesce ad avvicinarsi all’inattivit`a dello stadio prenatale dell’esistenza,
pi`u i suoi progressi saranno rapidi. Il ringiovanimento delle strutture
cellulari, sar`a in relazione alla sua inattivita.
La quarta ragione `e costituita dall’importante fattore dell’eliminazione. J. H.
Tilden, medico fondatore della famosa scuola di Igiene e Sanita a Denver, in Colorado,
direttore ed editore di due riviste e scrittore di diversi libri, afferma: ?Dopo
cinquantacinque anni trascorsi nel selvaggio mondo delle terapie mediche, sono
costretto a dichiarare, senza paura di essere smentito, che il digiuno rappresenta
l’unico evacuatore terapeutico sicuro per l’uomo?.
Felix L. Oswald, medico, si dimostra d’accordo con lui, sostenendo: ?Il digiuno
rappresenta il migliore sistema rinnovatore.
Tre giorni di digiuno all’anno purificano il sangue ed eliminano i veleni piu efficacemente di cento bottiglie di
soluzioni purgative?.
Non esiste niente altro che al pari del digiuno sia in grado di aumentare l’eliminazione
delle sostanze di rifiuto dal sangue e dai tessuti. `E molto breve il tempo
che trascorre dal momento in cui il cibo viene trattenuto a quello in cui gli organi
eliminatori aumentano la loro attivit`a e si instaura una reale opera di pulizia
fisiologica.
Con il progredire del digiuno, le secrezioni represse o, pi`u propriamente, i
rifiuti trattenuti, vengono espulsi dall’organismo ed il sistema risulta purificato.
Segue un liberarsi dalle irritazioni: il corpo `e a riposo. In termini di vita, l’individuo
appare “rifatto”. Probabilmente servono solo pochi giorni per liberare il
sangue e la linfa dagli eccessi tossici, ma il digiuno prosegue nella sua azione
e provoca l’espulsione delle tossine che da molto tempo erano depositate nei
tessuti meno importanti.
La scarsit`a nutritiva creata dal digiuno costringe il corpo a consumare (per
mezzo dell’autolisi) tutti i tessuti superflui e le scorte nutritive, utilizzando poi
entrambe per sostenere i tessuti principali dell’organismo. In tale processo, le
tossine accumulate vengono immesse nella circolazione per essere portate agli
organi escretori e, quindi, eliminate.
Il dott. Oswald dichiara: ?Senza impiegare nessun lavoro digestivo faticoso,
la Natura utilizza il tempo libero per compiere le sue pulizie generali. Gli
accumuli di tessuti superflui vengono esaminati accuratamente ed analizzati; le
parti componenti a disposizione vengono smistate verso i dipartimenti della nutrizione?.
L’eliminazione del superfluo e del materiale in eccesso, che non pu`o
essere raggiunta in uno stato di saziet`a, `e compatibile con l’aumento delle forze e
con i processi di riadattamento fisiologico e persino biologico osservati durante il
digiuno.
L’escrezione `e una delle funzioni fondamentali della vita ed `e essenziale per la
continuazione dell’esistenza degli organismi tanto quanto la nutrizione. Pi`u di un
centinaio di anni fa, Sylvester Graham, lo scrittore di Scienze of Human Life (La
scienza della vita umana) e l’iniziatore della prima crociata sulla salute e l’igiene
nel 1831 (da lui presero il nome la farina ed il pane di Graham) sottoline`o il fatto
che in tutti gli esseri viventi vi `e un’economia di dissimilazione ed escrezione
simile a quella della nutrizione. Fino a che un organismo si mantiene in vita,
sono in operazione costante l’assimilazione e la crescita da un lato e l’escrezione
dall’altro.
Esiste costantemente lo sforzo di mantenere la normale purezza dei fluidi presenti
nell’organismo, per mezzo della continua espulsione delle sostanze di rifiuto
e di quelle inutili. Tutto quello che il corpo non pu`o utilizzare in qualit`a di cibo
deve essere espulso, pertanto il processo escretivo deve essere continuo come
quello nutritivo.
Giorno e notte, svegli o addormentati, da prima della nascita fino alla morte,
i processi che permettono l’espulsione delle sostanze di scarto sono ininterrotti.
In linea di massima i due processi, nutritivo ed escretore, vengono svolti da organi
diversi, ma esiste qualche sovrapposizione. Le energie dell’organismo sono
sempre divise tra l’assimilazione e l’eliminazione, ma a volte, un processo assume
un diritto di precedenza rispetto a quell’altro. In condizioni fisiche particolari,
l’escrezione diventa pi`u importante e l’assimilazione viene ridotta al minimo.
Vi `e unap teoria la quale sostiene che durante l’assunzione di cibo l’escrezione
viene soppressa. Tale teoria ritiene che il corpo non pu`o assimilare ed eliminare
nello stesso tempo. Anche se c’`e una parte di verit`a in tutto questo, non possiamo
affermare che sia strettamente cos`?. L’escrezione deve continuare, anche mentre il
cibo viene digerito, altrimenti il materiale di rifiuto si accumulerebbe e si avrebbe
la morte da auto–avvelenamento.
`E pi`u sicuro sospendere i processi nutritivi
per un breve periodo di tempo, piuttosto che interrompere quelli escretori, anche
se la stessa sospensione totale dei processi nutritivi risulterebbe ugualmente fatale.
Solo in senso limitato possiamo dire che sia vero che “l’assimilazione blocca
l’eliminazione”.
C’`e un’altra teoria che afferma che l’aumento di escrezione osservato durante
un digiuno `e solo inerente allo sforzo compiuto dall’organismo per assicurare il
nutrimento ai tessuti principali. In questo caso, il principio `e che poich´e il corpo
liquida i tessuti meno essenziali e con questi nutre e sostiene quelli pi`u importanti,
le tossine accumulate vengono immesse nel sangue e nella linfa e portate agli
organi escretori ed espulse. La ricerca di nutrimento appare il fattore primario,
mentre l’escrezione delle tossine `e secondario allo sforzo di trovare cibo.
Secondo me questo concetto racchiude molta verit`a. Le sostanze di rifiuto e le
tossine sono contenute nei tessuti, specialmente in quelli grassi e in quelli connettivi
e, quando questi tessuti vengono consumati, le tossine accumulate vengono
liberate.
Questo spiegherebbe il continuo aumento della secrezione, in quanto si
pensa che la quantit`a tossica trasportata dal sangue e dalla linfa sarebbe eliminata
in pochi giorni dall’aumento immediato nella secrezione causato dall’astinenza.
Nonostante ci`o, `e razionale asserire che una funzione talmente fondamentale
all’esistenza come quella dell’escrezione sia secondaria ad ogni altra funzione
corporea?
Ho dei seri dubbi al riguardo. L’energia impiegata nei due processi `e
pi`u o meno in relazione costante rispetto ad entrambe. Poich`e il digiuno riduce
il dispendio di energia riferito alla digestione, la quantit`a di essa che viene risparmiata
rimane a disposizione per l’uso in altri canali e per lo svolgimento pi`u
accurato di quei processi e di quelle funzioni che al momento appaiono pi`u importanti
dell’azione digestiva. Il corpo `e in grado di mobilitare le sue forze per
altri scopi, quali l’eliminazione o la guarigione.
Che questa sia la corretta interpretazione dell’azione che si compie `e dimostrato
sia dal fatto che il riposo da solo, senza il digiuno, aumenta l’eliminazione,
anche se non agli stessi livelli, e sia dal fatto che anche la riduzione della quantit`
a di cibo ingerita aumenta l’eliminazione. Sembra, pertanto, che tutto ci`o che
diminuisce il lavoro dell’organismo aumenti quello dell’eliminazione.
Durante un digiuno l’aumento reale dell’escrezione viene osservato anche prima
del consumo delle riserve alimentari. E questo si nota specialmente nell’aumento
del rendimento dei reni che erano precedentemente inibiti nella funzione, come
accade spesso nelle malattie di cuore. In questi casi, l’aumento delle escrezioni
viene osservato prima di ogni possibile miglioramento nell’efficienza cardiaca.
C’`e anche il fatto che, nella parte iniziale del digiuno, come d’altronde in quella
finale, l’aumento dell’eliminazione non `e in proporzione alla quantit`a di tessuti
consumati. L’uso maggiore di energia impiegata nella funzione eliminatrice
sembra essere parzialmente responsabile dell’aumento.
Alcuni domandano: ?Si puo curare il cancro con il digiuno??. La mia
risposta `e che, mentre ho visto casi di cancro diminuire notevolmente durante
un digiuno, non ne ho mai visto uno guarire completamente.
`E stato osservato che i tessuti malati sono i primi ad essere consumati dal corpo
nel tentativo di soddisfare le necessit`a nutritive richieste dai tessuti funzionali e
vitali. Il dott. Berg sostiene che questo `e il pi`u grande effetto guaritore del digiuno,
opinione questa che non mi trova perfettamente d’accordo; l’utilizzazione di tali
tessuti non `e che una piccola parte dei benefici effetti del digiuno.
A proposito del digiuno in relazione ai tessuti e particolarmente al cancro il
dott. Berg afferma: ?Si potrebbe dedurre, forse un po’ frettolosamente, che proprio
i tessuti malati o alterati, con minore resistenza , sono i primi ad essere colpiti
da ci`o. Ma questo non `e sempre vero, ed in particolar modo per ci`o che riguarda
il cancro. Si nota spesso, infatti, che nonostante il paziente dimagrisca, il tumore
continua a crescere; `e veramente un fatto molto chiaro in quanto il tumore
canceroso `e autonomo e spesso incapsulato, quindi, non `e in contatto diretto con
il resto del corpo?.
Pur essendo discutibile il concetto dell’autonomia del tumore, `e vero che in
alcuni casi questo continua a crescere anche durante un digiuno di lunga durata.
A volte, la crescita cancerosa viene notevolmente ridotta nella misura, ma non
ne ho mai visto uno scomparire totalmente. I tumori benigni spesso vengono
intaccati e riassorbiti.
Aggiunge Berg: ?Inoltre, durante un digiuno, quando non vengono consumati
alimenti nuovi, si cerca di fornire al corpo la possibilit`a di mobilitare tutti i prodotti
di scarto accumulati, di consumarli ed eliminarli?. Poich`e il materiale di rifiuto
accumulato `e in gran parte materiale ossidato, si parla di eliminazione invece che
di ossidazione la quale `e provocata dal consumo dei tessuti durante un digiuno.
Durante un digiuno l’espulsione di degenerazioni idropiche, di accumuli edemici,
di rigonfiamenti, infiltrazioni e crescite di genere diverso, `e spesso rapida.
Capitolo 6
Forze ed energie in aumento
?Non mi sento diversa da quando ho iniziato il digiuno. Sto molto bene?.
L’affermazione `e di una giovane donna la quale da tre giorni aveva iniziato
un digiuno per calare di peso. Non aveva notato alcuna diminuzione nelle sue
forze. Infatti, provava una esilarante sensazione, un senso di leggerezza quasi
euforico. Non si tratta di un episodio isolato. Un fatto osservato in migliaia di casi
`e che un gran numero di soggetti, invece di perdere le forze durante un digiuno,
le acquistano. In molti individui che seguivano le comuni “diete energetiche” si
sviluppava una debolezza in continuo aumento, appena intraprendevano un digiuno,
tornavano di nuovo a sentirsi in forze. Per quanto paradossale possa apparire,
`e vero che le persone piu deboli traggono i benefici maggiori dai periodi di
astinenza.
La debolezza, nella maggioranza dei casi, non `e dovuta alla mancanza di
cibo, bens`? ad una condizione di intossicazione dell’organismo.
`E
opinione comune che il soggetto debole debba “rimettersi”. Viene considerato
“troppo debole per digiunare”. Anche quando il paziente continua ad indebolirsi
nonostante il consumo del cosiddetto “buon cibo nutriente” lo si esorta ad
insistere con quel tipo di alimentazione. Mai errore fu piu madornale.
Quando un paziente `e talmente debole da non essere piu in grado di muoversi
nel letto, quando `e soggetto a dolore ed a febbri alte, non possiede l’energia per
svolgere la funzione digestiva. Tornera in salute se alimentato abbondandemente?
Probabilmente si, ma questo non sara dovuto all’alimentazione. Se muore, la
causa di ci`o potrebbe essere stata una sovralimentazione in un momento critico.
Guarira se digiuna? Non sempre. Tuttavia, le probabilita sono maggiori rispetto
al caso precedente.
`E convinzione popolare che l’uomo debba rifornirsi di cibo ad intervalli regolari
e ravvicinati, e che si indebolisce ed eventualmente muore se salta qualche
pasto. Sia in salute sia in malattia dobbiamo mangiare tre o piu volte al gior-
no. Dobbiamo essere sordi, ciechi e muti ai sintomi di malattia e continuare a
mangiare nonostante tali avvertimenti.
Se non ne hai desiderio, fallo ugualmente; se avverti una reale repulsione per il
cibo, non farci caso; se hai nausea, mangia; se le tue funzioni digestive sono cos`?
danneggiate e carenti da renderti impossibile la digestione, mangia comunque.
Questo `e il credo popolare.
Quante volte sentiamo di qualcuno che era stato dichiarato “in grado di poter
essere alimentato” e che poi `e peggiorato? Questo `e un avvertimento talmente
frequente che `e difficile comprendere perch`e il legame tra il consiglio di alimentare
un paziente ed il susseguente peggioramento delle sue condizioni non venga
immediatamente individuato.
Un famoso esempio del passato `e il caso dell’attore
di fama mondiale, Joseph Jefferson; durante la sua ultima malattia, il dott. E. Page,
diffuse il seguente bollettino medico:
16 aprile: non ha trattenuto il cibo.
20 aprile: il paziente appare in migliori condizioni.
20 aprile: ha trattenuto il cibo.
21 aprile: pi`u agitato, condizioni meno favorevoli.
Il sig. Jefferson soffriva di polmonite, una malattia in cui `e particolarmente importante non mangiare. Inoltre, prima di ammalarsi di polmonite aveva sofferto di gastrite per diversi mesi. All’inizio la sua malattia fu definita come
“un attacco di indigestione dovuto ad uno strappo alla dieta, in seguito ad una
visita ad un amico”. Durante la polmonite non manifestava desiderio di cibo, n`e
aveva la possibilita di digerirlo e di assimilarlo, ma nonostante ci`o veniva alimentato.
Segu`? un’ alimentazione forzata con l’aggiunta di cardiotonici. Alla
sua morte fu dichiarato che ?dopo tutto l’eta era quella che era?.
Migliaia di persone ogni anno muoiono prematuramente a causa di una errata
alimentazione. Oggi, come allora, non si sente molto parlare di questi casi. `E un
processo che continua, in quanto si `e convinti di sapersi alimentare bene.
Sembra difficile imparare qualcosa da queste esperienze, anche se accadono
di frequente. Poich`e sono casi che non colpiscono l’opinione pubblica, sono destinati
a rimanere nel buio. Se in questi casi venisse praticato un digiuno, non solo
si allieverebbero le sofferenze, ma si permetterebbe al cuore di riposare e si alleggerirebbe
il lavoro dei reni. Somministrare cardiotonici per “rinforzare” il
cuore e morfina per placare i dolori ed i disturbi causati da un’alimentazione
sconsiderata, invece di astenersi dal cibo, puo uccidere il paziente.
Il malato si ristabilisce se messo a digiuno e subisce delle ricadute se alimentato
prematuramente. Questi risultati dovrebbero fare apparire chiari i gravi danni
arrecati al malato da un’alimentazione insensata.
`E
quasi sempre una regola il fatto che il malato grave riacquisti le sue forze
per mezzo del digiuno man mano che i sintomi della sua malattia scompaiono, al
punto che, nel momento in cui si ripresenta lo spontaneo desiderio di cibo, le sue
forze sono quasi sorprendenti. Non `e raro osservare come un paziente alimentato
regolarmente ma, comunque, troppo debole per alzarsi dal letto, riacquisti forza
quasi immediatamente appena inizia un digiuno e come, alla fine di una settimana
o dieci giorni di astinenza, sia in grado di alzarsi e camminare.
Ho visto casi di malati talmente deboli che sebbene mangiassero in abbondanza non erano
in grado di salire le scale, e ho visto gli stessi pazienti, dopo pochi giorni di
digiuno, correre su e giu per le scale.
Durante gli ultimi anni del secolo scorso ed i primi anni di quello corrente,
molti digiunatori hanno tentato di stabilire quale fosse la mole di lavoro che
l’organismo potesse sostenere durante l’astinenza da cibo.
Erano orgogliosi di
riuscire, meglio durante un digiuno che durante i periodi di alimentazione
normale, a vincere gare podistiche, a stabilire record mondiali di sollevamento
pesi ed a lavorare mentalmente e fisicamente piu a lungo e con maggiore
intensita. Alcuni riuscivano a lavorare oltre il normale orario di lavoro, fino a
tarda notte. Tanner fece una gara di corsa con un giornalista e la vinse; Gilman
Low stabil`? diversi record mondiali di sollevamento pesi; Macfadden continu`o a
sollevare pesi; molti di essi proseguirono a svolgere le proprie attivit`a giornaliere
anche durate periodi di digiuno prolungati.
So del caso di un uomo che lavorava in un ufficio di contabilit`a. Egli afferm`
o che durante i periodi di digiuno la sua mente era pi `u acuta e le sue
reazioni apparivano non solo pi `u precise, ma anche pi `u veloci.
Un digiunatore fu intervistato da un giornalista il quale si rifiutava di credere
che l’uomo con cui stava parlando, gi`a a digiuno da diversi giorni, non accusasse
debolezza fisica. ?Lo posso dimostrare? – disse il digiunatore al giornalista –
?sono piu in forma di lei?.
Il giornalista gli domand`o se con questo intendesse sfidarlo. ?S`?, la sfido a
correre sui cento metri?.
La gara fu organizzata, i due corridori si allinearono alla partenza, si diede
inizio alla corsa. Il giornalista era pi`u giovane del digiunatore e molto pi`u atletico,
ma perse contro quell’uomo che non mangiava da diversi giorni.
Un altro uomo, esperto di digiuno, mi disse: ?Il cervello diventa meravigliosamente
efficiente; il corpo prende coscienza delle proprie forze; l’apatia
e l’avversione verso il lavoro fisico e mentale spariscono, e, giornalmente si
affrontano i propri doveri con, vigore, un’energia e una gioia che tutti gli
uomini dovrebbero provare?.
Naturalmente chi digiuna deve sempre seguire scrupolosamente i consigli dell’esperto.
Questo vale specialmente per gli individui fisicamente deboli le cui
forze possono risultare inferiori a quelle di una persona in buona salute. Comunque,
in tutti i casi, quando l’esperto consiglia di interrompere il digiuno, questo
deve essere fatto immediatamente.
In alcuni casi il digiuno deve essere sospeso dopo due o tre giorni. Bene. Se
– 32 –
questo `e ci`o che l’esperto comanda, bisogna farlo. Come in tutte le altre attivit`a
umane, la saggezza, la cautela ed il buon senso devono essere di guida. Comunque,
nella maggioranza dei casi il digiuno, sotto controllo appropriato, continuato
per la durata adatta alle necessit`a ed ai requisiti fisici dell’individuo, lo render`a
pi`u forte nelle sue condizioni generali, fisiche e mentali.
Capitolo 7
Il digiuno uccide?
Per cancellare ogni remora nell’opinione comune riguardo al digiuno bisognerebbe
discuterne all’infinito. Tuttavia, `e necessario esaminare le posizioni errate
e chiarirle una volta per tutte. La pi`u importante `e l’errata convinzione che il
digiuno possa uccidere.
Bisogna tener conto di un punto basilare: digiunare non significa morire di
fame. Morire di fame significa continuare ad astenersi dal cibo oltre i limiti di
sopportazione dell’organismo; quando cio`e l’individuo ha raggiunto il punto in
cui la debolezza subentra alla forza.
Poich`e ogni digiuno dovrebbe e deve essere
condotto sotto la direzione di un esperto, quando questi ordina di interrompere il
digiuno prima che cessi di essere tale e si trasformi in inedia, bisogna farlo senza
esitazione.
Pu`o l’inedia uccidere se l’astensione dal cibo viene prolungata nel tempo fino
a coprire tutti gli stadi?
Certamente puo; in alcuni casi, dove il buon senso veniva deliberatamente
ignorato, questo `e avvenuto.
. Fisiologicamente `e impossibile morire di fama senza avere raggiunto
una condizione scheletrica, ma la morte puo sopravvenire, mangiando
o digiunando, in ogni momento e per cause diverse.
Il digiuno come `e stato da me descritto in questo libro, non causa la morte. La
morte da mancanza di cibo avviene solo dopo il totale esaurimento delle riserve
alimentari del corpo. Quindi, non avviene immediatamente, poich´e `e possibile
mantenere in vita gli organi essenziali sacrificando quelli meno importanti. Durante
il digiuno, un cancro allo stadio avanzato, una malattia di cuore, la malattia
di Bhght o altra patologia di natura simile possono causare la morte. In questi
casi non `e corretto attribuire la morte al digiuno. Quei pazienti morirebbero anche
senza digiunare e nella maggioranza dei casi `e quasi certo che il processo sarebbe
pi`u veloce se si alimentassero.
. Le storie che tentano di mantenere in vita il mito che al malato si debba somministrare
“del buon cibo nutriente per mantenerlo in forze”, sono completamente
errate.
Se qualcuno muore durante un digiuno, i giornali scandalistici sbandierano la
morte attribuendola all’inedia, senza conoscere le condizioni del digiunatore ed i
reali dettagli del caso.
Tali storie fanno risaltare l’inedia e l’opinione pubblica trae generalmente
un’immagine distorta del digiuno. Quali sarebbero i risultati se i giornali pubblicassero
i dettagli di ogni morte verificatasi in un ospedale di una grande citt`a,
durante l’arco intero di un anno, fornendo il nome del medico assegnato al caso,
il nome dell’ospedale, i medicinali impiegati o gli inteventi eseguiti ed attribuissero
ogni morte alle medicine o alle operazioni?
Una tale procedura potrebbe non convincere l’opinione pubblica sul fatto che tutte le medicine siano nocive, ma
sicuramente lascerebbe tutti i medici costernati.
Naturalmente il digiuno non puo fare miracoli. Specialmente per quei
pazienti in condizioni gravi che adottano il digiuno come ultima risorsa.
Non si puo affermare che il digiuno permetter`a ad ogni uomo, donna o bambino, senza
tener conto delle condizioni e dello stadio della malattia, di ritornare in salute.
I suoi limiti sono gli stessi dell’organismo. Il digiuno non `e una cura. La guarigione
`e un processo biologico spontaneo ed `e limitata alle capacita del corpo, sia
a digiuno che non. I casi disperati che hanno gia raggiunto lo stadio dell’irreversibilita, non potranno ristabilirsi se, come ultima speranza, tenteranno la via del digiuno.
Nella maggioranza dei casi, infatti, il pericolo non `e che il paziente muoia di
fame, ma che venga “’rimpinzato’ fino alla morte.
Quando una malattia `e allo stadio finale e non esise speranza di recupero, mi sembra crudele riempire il
paziente con quantita eccessive di cibo che possono solamente aumentare le sue sofferenze.
Capitolo 8
Il digiuno puo curare?
Se generalmente il digiuno, anche permettendo un notevole calo di peso, non indebolisce
ed anzi facilita l’aumento delle forze, puo considerarsi benefico anche
nei casi di malattia ?
Uno dei maggiori esponenti del campo, George S. Weger, medico, direttore
e fondatore della Weger Health School di Rediands in California ed autore del
libro The Genesis and Control of Disease (La Genesi ed il controllo delle malattie),
afferma: ?Lo scrittore si schiera dalla parte di una minoranza in aumento e
crede nell’efficienza del digiuno. I fatti lo confermano. Niente `e piu gratificante
dell’essere testimoni, durante periodi relativamente brevi di digiuno, del completo
ristabilimento da malattie quali gli eczema cronici, l’orticaria cronica, le ulcere
varicose, le ulcere gastriche e duodenali, l’asma, l’artrite, le coliti, la dissenteria
amebica, l’endocardite, la sinusite, la bronchite, la neurite, il morbo di
Bright, l’appendicite acuta e cronica, i dolorosi tic facciali, le fistole, la psoriasi,
ogni genere di disturbo digestivo, i calcoli urinari e biliari, la pellagra,
i glaucoma, i noduli alle mammelle, gli epiteliomi, le emicranie, l’acidosi,
l’epilessia, il morbo di Parkinson, il morbo di Reynaud, ed anche l’atassia
locomotoria. . .?
?Molte altre malattie potrebbero essere aggiunte alla lista che non vuole assolutamente
essere limitata o rappresentare casi isolati.
Le conclusioni sono state tratte da risultati di gruppo. Molti esclameranno, “`e ridicolo!” Altri sosterranno
che non esiste una “cura per tutto”. Altri ancora potrebbero deriderlo sotto
un atteggiamento di falso rispetto. Per tutti coloro che appaiono scettici voglio
affermare in piena serieta che il digiuno, ed una dieta attentamente formulata, rappresentano
il migliore tentativo di “cura per tutto” che sia possibile immaginare,
profondamente semplice e semplicemente profondo.?
Il dott. Weber non riteneva che il digiuno potesse essere considerato una cura:
infatti, allo stesso modo del dott. Tilden, egli non credeva nelle cure. Io riesco
a spiegare l’uso da lui fatto del termine in questa circostanza solo tenendo conto
del fatto che un uomo abituato a credere nel concetto di “cura”, per l’educazione
ricevuta dopo anni di studi e di pratica medica, cade nell’abitudine di utilizzare il
termine in senso generale piuttosto che nel significato preciso che ha assunto nella
terminologia moderna.
Il punto di vista degli Igienisti, e sia il dott. Tilden, sia il dott. Weger hanno
abbandonato le pratiche della medicina regolare per abbracciare l’Igienistica,
`e che il digiuno non costituisce una cura nel significato moderno dei termine.
Il digiuno non “cura” nulla. Il digiuno `e un periodo di riposo fisiologico. Non
mette in moto alcun meccanismo. `E anzi l’interruzione di ogni fatica. Il riposo
fornisce all’organismo l’opportunita di fare da solo quello che non riesce a fare in
condizioni di sazieta e di attivita completa.
Il termine cura deriva dal latino “cura” che significava attenzione, cautela. Ma
il significato delle parole `e in evoluzione continua.
Il biologo A. D. Darbishire,
precedentemente presso l’Universit`a di Edimburgo, nell’analizzare il mutevole significato
delle parole nel suo Introduction to Biology (Introduzione alla Biologia),
afferma: ?Quando l’aggettivo curioso si distacc`o dal suo significato originale, cura
signific`o premura. Pertanto in un primo momento, per termine cura s’intendeva
assistenza all’uomo sano; assunse poi il significato di trattamento per il malato,
ed infine al trattamento si sostitu? la medicina che avrebbe dovuto debellare la
malattia.
Si parla e si crede fermamente nella cura per la tosse?.
Oggi la parola cura puo significare una medicina efficiente nel guarire una
malattia, o un trattamento sicuro per una malattia o una ferita di qualsiasi genere,
o anche un sistema per trattare le malattie. Quando affermiamo che le cure non
esistono, vogliamo dire che non esistono metodi o sistemi di trattamento in grado
di ristabilire buone condizioni di salute, sia che si tratti di una ferita o si stia parlando
di una “malattia”. Questo sta a significare che non esiste e non pu`o esistere
nessun “metodo sicuro per curare una malattia”. Nessun “tipo di trattamento” `e in
grado di ristabilire buone condizioni di salute.
Ma noi ci spingiamo ancora piu in la ed affermiamo che le malattie non dovrebbero essere trattate, non dovrebbero
essere curate e che non c’`e bisogno delle cure.
Troppo spesso, cio che si intende per cura `e il tentativo di far tornare il malato
in buona salute senza rimuovere le cause della malattia. Curare, nella terminologia
moderna, vuole dire somministrare una medicina o svolgere un rituale,meccanico,
chirurgico o psicologico, che, con un po’ di fortuna, riesca a guarire nonostante le
continue sollecitazioni provenienti dalle cause della malattia.
La continua ricerca di nuove cure `e la ricerca di mezzi adatti a far tornare
in salute il malato con l’applicazione o la somministrazione di un trattamento,
senza avvertire la necessita di eliminare la causa o le cause che sono alla base
del danno arrecato alla salute. Un esempio, ci viene fornito dal cortisone, che
veniva utilizzato per curare l’artrite, le cui cause sono apertamente sconosciute. Il
cortisone non poteva eliminare la causa sconosciuta. La causa era ancora ignorata,
–tuttavia si continuava a somministrare cortisone. L’iniziale miglioramento dei
sintomi fu entusiasticamente attribuito a questa “cura sicura”. Non troppo tempo
dovette passare prima che ci si rendesse conto che questa “cura” era illusoria come
tutte le altre.
La produzione degli effetti puo terminare definitivamente solo se si eliminano
le cause che li sviluppano. Ma la tendenza generale `e di comportarsi
come se tali effetti potessero essere cancellati per sempre, senza la necessita
di rimuovere le cause che li provocano, come se si potesse guarire un alcolizzato
permettendogli di bere ancora,
`E necessario imparare il semplice, ma fondamentale concetto che solo quando
le cause vengono eliminate il corpo, da solo, puo iniziare a guarire. Rimuovere
le cause non significa guarire: significa solo rendere possibile che i processi
ristoratori dell’organismo perfezionino il loro lavoro.
Guarire, a differenza di curare,`e un processo biologico, non `e un’arte.
Un chirurgo pu`o unire i lembi di una ferita e cucirli, ma non pu`o guarire la ferita
stessa. Pu`o rimettere insieme le estremit`a di un osso rotto in maniera tale che non
si separino di nuovo. Ma non pu`o unire le due parti di osso. La saldatura tra le due
parti `e un processo della vita che solo l’organismo vivente `e in grado di compiere.
L’uomo non puo ne produrre ne imitare il processo.
Descrivendo brevemente i processi per mezzo dei quali il corpo provvede ai
suoi danni, il dott. Robert R. Gross di Hyde Park, New York, afferma: ?Sappiamo
esattamente come si forma il callo che salda le due estremit`a spezzate di un osso ed
il ruolo giocato dalle cellule ossee (osteociti), dalla membrana che avvolge l’osso
(periostio), dai fibroblasti (le cellule che producono i tessuti fibrosi) e dai capillari
sanguigni. Sappiamo che l’interrotta continuit`a della pelle guarisce per mezzo
delle “intenzioni”, prima e seconda, per mezzo della presenza di fibroblasti e delle
cellule endoteliali (vasi sanguigni embriologici) che formano un tessuto granuloso
atto a collegare i due strati separati di pelle avvicinandole l’ uno all’altro?.
Questa descrizione tecnica dei processi di guarigione di un osso fratturato o di
una ferita rivelano la lampante verita che il processo di guarigione svolto dall’organismo
vivente, impiega lo stesso meccanismo della produzione di nuovi tessuti,
sia ossei che morbidi, anche nella produzione di pelle, muscoli, vasi sanguigni,
nervi, ossa, vale a dire di tutto l’organismo.
La guarigione viene raggiunta per mezzo degli stessi processi che inizialmente
avevano prodotto i tessuti.
Ripeto: la produzione di tessuto nuovo (istogenesi) nel
guarire una ferita o un osso fratturato, segue lo stesso processo della produzione
di tessuto nell’evoluzione originale dell’organismo da ovulo fertilizzato ad organismo
completamente sviluppato. Questi processi non possono essere n`e prodotti
n`e imitati da nessuno, nemmeno dai medici, per quanto vasto possa essere il loro
bagaglio di esperienza professionale.
I segreti della guarigione sono insiti nell’organismo vivente e nessun fattore
esterno pu`o usurpare le sue prerogative di autoguarigione. Possiamo studiare i
processi che permettono il raggiungimento della guarigione, ma non possiamo
riprodurli. Esiste la scienza della guarigione, ma non l’arte del guarire, in quanto
l’arte, come tale, si distingue dai processi vitali. Non stiamo trattando con l’arte
dei medici, ma con il lavoro dell’organismo vivente.
Pur ammettendo che vi sono molte circostanze, per la maggioranza ferite e
condizioni traumatiche in cui un chirurgo esperto potrebbe essere di aiuto inestimabile,
rimane tragicamente vero che troppo spesso “l’arte del guarire” consiste
nell’interrompere il delicato lavoro dell’ingranaggio della vita.
Solo afferrando completamente il significato del fatto che il guarire `e un processo
naturale, e che i processi per mezzo dei quali si raggiunge la guarigione sono
funzioni dell’organismo vivente tanto quanto i processi della digestione, della respirazione,
dell’escrezione, della riproduzione, possiamo comprendere come le
cosiddette “cure” siano effimere, ma come guarire sia, invece, un processo senza
fine. Possiamo capire perche tutto possa sembrare curativo sebbene non esistano
cure.
Questa breve descrizione dei processi di guarigione dovrebbe rivelare il fatto
che ogni guarigione `e, in realta, un’autoquarigione, e pertanto che il digiuno non
rappresenta una cura, nel senso moderno della parola.
Quando affermiamo che il digiuno non `e una cura intendiamo dire che non cicatrizza le ferite, non salda
le ossa fratturate, non riforma i tessuti, non disintossica dai veleni; non compie
nessuna delle parti comprese nei processi di guarigione. Non facilita l’avvio dei
processi di guarigione, n`e li mantiene operanti. Tali processi sono spontanei e
pronti ad intervenire ogni qualvolta se ne presenti la necessita.
In un certo senso, comunque, si puo dire che il digiuno sia parte integrale ed
essenziale del processo generale di guarigione: fa parte del processo riparatore
chiamato malattia, almeno in molte circostanze e condizioni di vita. Quando
l’organismo perde ogni desiderio per il cibo e lo respinge, dovrebbe essere
compreso che l’astinenza forzata fa parte del processo generale, per mezzo
del quale si cercano di ristabilire delle buone condizioni di salute.
In quanto riposo fisiologico, il digiuno `e solamente una delle condizioni normali
per rendere efficace lo svolgimento dei processi di guarigione interni all’organismo.
Fornisce al corpo l’opportunit`a di compiere la sua autoguarigione con
meno sforzi.
Se consigliamo ad un malato di intraprendere un digiuno, non lo
facciamo con l’idea di somministrargli una cura, ma con quella di fornire al suo
organismo un giusto riposo. Coloro i quali parlano di “cura del digiuno”, o di
“cura della fame” o di “digiuno terapeutico” sono solo vittime delle credenze popolari.
Non lo descrivono come un mezzo di protezione per il corpo. Non dovrebbe
neanche essere considerato la cura del riposo, cosa che `e stata fatta in passato.
Il riposo non cura. I malati traggono beneficio dal riposo tanto quanto le persone
sane. Il riposo `e uno dei naturali bisogni della vita, essenziale per la continuazione
dell’esistenza come lo sono il cibo e l’aria, il calore ed i raggi del sole, l’esercizio
fisico e la pulizia. Non `e pi`u curativo di nessuno di questi elementi.
Il digiuno puo curare? Certamente, secondo cio che `e stato detto, la risposta
`e no. Ma `e anche chiaro che il digiuno, se svolto correttamente e sotto la guida
di un esperto, puo costituire un alleato silenzioso nel processo di guarigione del
corpo.
– 41 –
Capitolo 9
Digiuno: dove e quando?
A prescindere dalle motivazioni e dagli scopi che ci inducono a digiunare, dalla
questione della corretta supervisione e da altri elementi sul digiuno gi`a considerati,
vi sono diverse considerazioni di base da discutere in questa sede: dove
digiunare, quando, e per quanto tempo?
Sebbene tali domande possano a prima vista apparire semplici, racchiudono
problemi complessi che non trovano facilmente delle risposte come si potrebbe
immaginare. Ognuna di esse contiene argomenti che si riferiscono all’individuo,
alle sue condizioni fisiche particolari e ad altri fattori di natura variabile.
Il problema di quando digiunare, ad esempio, coinvolge non solo i fattori
climatici, che di per s`e sono estremamente importanti, ma anche la questione
di quanto tempestivamente possa essere considerato importante per l’individuo
iniziare il digiuno.
Poich`e il digiuno diminuisce la resistenza al freddo, generalmente `e piu piacevole
digiunare in un clima caldo rispetto che in uno freddo. Per questa ragione
molte persone sostengono che `e meglio digiunare d’estate. `E anche vero che il
dott. Oswald consider`o l’inverno perfettamente adatto al digiuno portando l’esempio
dell’animale in letargo per sostenere il suo punto di vista. Inoltre, l’attesa
dell’estate potrebbe rappresentare un temporeggiamento durante il quale le condizioni
del paziente potrebbero peggiorare. Le malattie croniche, con il passare del
tempo, tendono ad aggravarsi.
Io credo che il digiuno debba essere intrapreso in ogni momento dell’anno
secondo le necessita e senza riguardo, al clima. Non bisognerebbe rischiare di
danneggiare la salute aspettando i cambiamenti climatici. Se una persona rimane
al chiuso e al caldo, digiunare diventa facile sia in estate che in inverno. Il digiuno
`e benefico in qualsiasi momento dell’anno e la regola generale dovrebbe essere:
“digiuna quando senti la necessita `di farlo”. Se si avvertono dei disturbi `e
sempre meglio smettere di mangiare fino a che non ci si ristabilisce, senza tener
conto della stagione.
Vi sono vari gradi di inabilita al cibo nei diversi stadi di malattia ed in tutti
questi, un periodo di astinenza servira ad accelerare il recupero. Non bisogna
aspettare di soffrire gravemente per stabilire le necassarie misure riparatrici. Preoccuparsi
delle malattie lievi al momento e nel modo giusto evita che queste si
trasformino in malattie piu gravi.
Purtroppo `e vero, come afferma il dott. Charles
E. Page, Igienista di rilievo ed abitante di Melrose,Massachussets: ?Quasi tutti
i pazienti continuano a mangiare regolarmente fino a che il cibo diventa disgustoso,
spesso stomachevole; dopo ci`o, tutti gli sforzi fatti per stimolare l’appetito,
diventano vani. Inoltre, cosa peggiore di tutte, dopo l’intero fallimento di questo
programma, il paziente di solito si abitua ad ingerire, spesso trattenendo il fiato,
alcune sostanze o “estratti”. Tutto ci`o tende ad aggravare i sintomi, e nel paziente
reumatico, a far evolvere la malattia in forma cronica o a sviluppare la febbre
reumatica; ed `e bene ricordare che lo stesso principio vale per quasi tutti i disturbi
acuti?.
Il digiuno `e un programma preventivo in quanto inizia i processi di purificazione
prima che sopravvengano sviluppi piu gravi. Esso viene usato con successo
in molti casi di malattie croniche, in stato avanzato, ma questo verr`a spiegato in
seguito. Certamente `e pi`u saggio distruggere alla radice questi sviluppi e non
aspettare che i problemi siano diventati pi`u gravi prima di intervenire. Molti di
quelli che stanno leggendo questo libro, si trovano in stati avanzati di malattia e
desiderano sapere cosa possono aspettarsi da un digiuno ragionevole. Gran parte
di questo libro sar`a dedicata al soddisfacimento di tali interrogativi. A questo
punto voglio sottolineare che, se il digiuno puo salvare molte vite, `e ragionevole
aspettarsi che le salvi tutte senza tener conto delle condizioni del paziente nel
momento in cui intraprende il digiuno.
Il dott. Page afferma inoltre: ?Nell’alimentazione forzata non esiste piacere o
nutrimento, solo dolore, avvelenamento ed inedia. La cura del digiuno applicata
universalmente e razionalmente salverebbe migliaia di vite ogni anno?.
Inoltre il dott. Page sottolinea l’importanza della diffusione del digiuno enfatizzando
il fatto che nei casi molto seri, il “buon cibo nutriente”, come viene
comunemente definito, puo uccidere molto piu velocemente di quanto potrebbe
risultare benefico.
La domanda, quando digiunare, trova la seguente risposta: quando se ne avverte
il bisogno, il pi`u in fretta possibile, con le dovute cautele e sotto guida
appropriata, senza aspettarsi sviluppi immediati e miracolosi, un ristabilimento
istantaneo o il dimagrimento durante la notte fino a raggiungere le proporzioni di
una silfide.
Siamo stati abituati a credere che ci si puo rimettere in salute semplicemente
ingoiando delle pillole. Che il grasso accumulato da anni svanir`a in poche
ore. Anche nei casi di malattie gravi si osserva la stessa mancanza di realismo.
Il profano non `e pratico dello stato di deterioramento degli organi e dei tessuti e
si aspetta, addirittura pretende, dei risultati che sono impossibili. Lo stesso uomo
cha ha impiegato quaranta o cinquanta anni per sviluppare lo stato di malattia presente,
nel momento in cui decide di intraprendere un digiuno `e convinto di poter
guarire in pochi giorni o poche settimane.
Prima riusciremo a sradicare dalle nostre menti queste false credenze, meglio
riusciremo a comprendere il fatto che ristabilirsi, che `e un processo inverso,
richiede tempo e costanza.
Spesso un digiuno solo non `e abbastanza. Il paziente cronico, dopo molti anni,
non solo dovr`a insistere nello sforzo di combattere gli effetti di una vita condotta
in maniera errata, ma dovr`a anche armarsi di molta pazienza.
Ma vi sono anche condizioni in cui un digiuno di qualsiasi durata `e sconsigliabile,
addirittura impossibile. Negli stati di debolezza, di gravi malattie
di cuore, di cancro, di diabete e nella tubercolosi avanzata, digiunando non
si ottiene nulla. Nei casi di tumore al fegato e al pancreas `e meglio evitarlo.
Quando si ha molta paura del digiuno, `e meglio non intraprenderlo.
Durante la gravidanza, il digiuno dovrebbe essere limitato ai soli casi di stretta
necessit`a. Nei casi di nausee mattutine molto comuni allo stadio iniziale della
gravidanza, un digiuno di pochi giorni pu`o dimostrarsi benefico.
A prescindere da questo, comunque, se non sono presenti malattie acute che richiedono un digiuno,
la donna incinta dovrebbe evitarlo. Naturalmente, con questo non voglio dire che
occasionalmente non possa saltare un pasto o anche digiunare per un giorno se
pensa di averne bisogno.
Poich`e il digiuno diminuisce la quantit`a di latte nella madre, e questo non viene
aumentato riprendendo l’alimentazione, la donna che allatta dovrebbe evitarlo
a meno che l’esperto non lo consideri un’urgente necessit`a. `E importante che la
madre in attesa, mantenga un alto livello di salute sia durante la gravidanza che
durante l’allattamento.
Uno studente di Igienistica, una volta, semi-serio afferm`o: Il problema del
digiuno `e che non esiste un posto ideale in cui praticarlo.
Quasi sempre l’ambiente che circonda il digiunatore `e pieno di difficolta
e di ostacoli. La propria casa dovrebbe costituire il luogo migliore, ma troppo
spesso non lo `e. In parte ci`o `e dovuto alla grande ignoranza che circonda il digiuno.
Inoltre, sovente l’abitazione `e situata tra i rumori ed i fiumi della citt`a, dove
l’acqua `e talmente “trattata” da risultare quasi imbevibile. Forse con un piccolo
sforzo l’uomo di citta puo riuscire a procurarsi dell’acqua pura, ma dove puo
trovare aria pura?
In genere, l’ostacolo maggiore del digiunare in casa `e rappresentato dalla
quasi inevitabile opposizione dei familiari verso tale pratica, senza tenere conto
di quella dei vicini e degli amici. La persona che intende digiunare non verra
mai lasciata in pace. Tutti insisteranno e cercheranno di farla mangiare. Le di-
ranno che `e impazzita, che in questo modo si uccidera, che ha un pessimo aspetto,
e che anche se alla fine non morira rimarra, comunque, gravemente danneggiata.
Per riuscire nel loro scopo adotteranno metodi duri, si arrabbieranno, faranno
scenate isteriche. Diverranno talmente invadenti e la annoieranno a tal punto da
renderle il digiuno quasi impossibile. Chiameranno un dottore che la persuada ad
interrompere il digiuno. Potrebbero addirittura arrivare a chiamare la polizia
o a minacciare di rinchiuderla in un istituto per malattie mentali.
Prepareranno dei piatti appetitosi allo scopo di tentarla. Con il loro modo
di fare, trasformeranno il digiuno in un incubo grottesco. Spesso mi `e capitato
di dover prelevare i pazienti dalle abitazioni e mandarli altrove a completare il
digiuno.
Nella situazione opposta, quando in casa si trova aiuto e cooperazione, digiunare
diventa piacevole, rilassante ed i risultati non tardano a manifestarsi.
Il digiuno dovrebbe essere condotto in un ambiente calmo, sereno, dove
l’aria `e pura e l’acqua `e pura, fresca e incontaminata, dove le persone sono
disponibili. Poiche dovrebbe essere sempre guidato da un esperto del campo,
il miglior luogo dove praticarlo `e una di quelle istituzioni dove il digiuno viene
praticato regolarmente.
Un’istituzione Igienistica situata in campagna e diretta da una persona
esperta, `e sicuramente il luogo ideale per digiunare. Digiunare non significa
semplicemente astenersi dal cibo per un determinato periodo di tempo. Significa
anche riposare, esporsi al sole, immergersi, essere circondati da quiete
e da pace, e controllare il paziente per tutta la durata del digiuno fino al periodo
di recupero che segue la sua interruzione. Tutto questo richiede conoscenza
dell’argomento ed esperienza.
Per la maggioranza delle persone, digiunare rappresenta un’esperienza insolita.
Specialmente se si tratta della prima volta. Probabilmente chi digiuna prover`a
angoscia, incertezza, turbe mentali e persino paura. Inoltre, le nuove sensazioni
che avverte potrebbero sconcertarlo. Per queste ragioni, il luogo migliore per digiunare
`e senz’altro l’istituzione, sotto la guida di uomini che sanno il fatto loro a
riguardo.
Per quanto tempo si pu`o continuare a digiunare? Quali sono i tempi consigliati?
A tale riguardo esistono diversi punti di vista e molto `e il discutere che si
fa sull’argomento. La risposta ideale `e che il digiuno dovrebbe proseguire fino al
ritorno della fame. In realta, pero, questo non `e sempre possibile, e non `e cosa
saggia stabilire, comunque, un limite arbitrario di durata.
Nessuno `e in grado di predeterminare il digiuno necessario in un particolare
stato dell’organismo, n`e di stabilire in anticipo quale sar`a la durata migliore per
evitare poi complicazioni. La persona esperta non consiglia un digiuno con l’idea
che poi il paziente stabilir`a dei nuovi record.
Il digiuno non `e una gara. La persona che guida ha un obiettivo preciso quando
consiglia al paziente di digiunare: per ridurre il peso, per abbassare la pressione
del sangue, per ringiovanire l’individuo, per liberare il corpo dai rifiuti accumulati,
per dare riposo ad un sistema nervoso stanco o per qualsiasi altra ragione. Egli
osserva attentamente il digiunatore ed i suoi sviluppi giornalieri ed interrompe la
pratica quando la meta `e stata raggiunta o quando si presenta una situazione di
pericolo.
Nessun essere vivente pu`o resistere troppo a lungo senza cibo, ma, se condotto
nei limiti di costituzione dell’organismo, il digiuno `e sempre sicuro. Poich`e tali
limiti sono ben demarcati, molto difficilmente l’esperto li sorpasser`a spingendosi
oltre il margine di sicurezza. Se il digiuno dura nel tempo, sara la natura stessa ad
indicare il momento in cui deve essere interrotto.
I limiti arbitrari sono giustificabili solo se il paziente possiede poco tempo a
disposizione per digiunare o per motivi di lavoro, o in quei casi in cui `e sconsigliabile
protarlo nel tempo. Ad eccezione di questi casi, l’unico modo per condurre
un digiuno `e quello di essere seguiti giornalmente negli sviluppi delle condizioni
fisiche di chi lo pratica.
Seguendo tale regola, un digiuno pu`o durare pochi giorni, poche settimane o
dei mesi. Il pi u lungo che io ho condotto `e stato di novanta giorni. Due altri
pazienti hanno superato i settanta giorni e molti altri i sessanta. Digiuni cos`?
lunghi non rappresentano una regola, n`e `e possibile che ogni digiuno possa essere
continuato cos`? a lungo. In ogni caso bisogna regolarsi secondo i bisogni e le
capacit`a dell’ individuo.
L’esperto che arbitrariamente stabilisce un limite di tempo in anticipo non aiuta
il paziente. Stabilire un limite di tre giorni o di una settimana o di ventuno giorni,
come fanno alcuni, vuol dire, nella maggioranza dei casi, dover sospendere il
digiuno molto prima del tempo programmato. Ma nemmeno bisogna cominciare
con l’idea di stabilire un nuovo record di durata o di raggiungere una meta determinata
in pochi giorni. L’unica regola logica `e la seguente: “siano gli sviluppi
a determinare la durata del digiuno”.
In alcuni casi `e preferibile adottare una serie di digiuni brevi piuttosto di uno
lungo. Generalmente un digiuno di durata prolungata produce risultati migliori
di tanti digiuni brevi. Non sempre `e possibile che un paziente sia in grado di
intraprendere una serie di digiuni brevi. Il tempo che questi richiedono `e spesso
troppo e le spese sono proibitive. Ed un tale programma, a meno che non venga
rigidamente controllato, pu`o produrre danni che non si presentano mai, invece,
durante un digiuno condotto appropriatamente. Inoltre, bisogna anche tener conto
del fatto che un programma di alternanza di alimentazione e di digiuno tende, per
l’individuo, a diventare molto difficile da svolgere.
Spesso accade che i periodi di astinenza sono di durata appena sufficiente da
permettere al digiunatore di abituarsi al processo. Ogni volta che il paziente digiuna,
deve passare attraverso la stessa esperienza. Se non arriva mai a pro-
vare gli stadi piacevoli del digiuno, tende a ribellarsi ad esso ed a quelli eventualmente
successivi; esita, insomma si tira indietro e si trascina svogliatamente
per tutta la sua durata.
Nonostante le difficolt`a presenti nella serie di digiuni brevi, vi sono casi in cui
questa `e l’unica via da seguire; allora bisogna agire con prontezza e determinazione,
ma sotto guida esperta, se si vogliono raggiungere i risultati preposti.
Le domande di dove, quando e quanto, sono le variabili da trattare e stabilire
con saggezza. La decisione deve essere flessibile, umana, comprensiva, saggia.
Stiamo trattando con esseri umani, non con delle macchine.
Cosa bisogna sapere se si sta
digiunando
Sia che intrapreso per ragioni dimagranti, sia per ristabilire buone condizioni
di salute, che per qualche altro motivo fisico, il digiuno arreca degli sviluppi
che dovrebbero essere sempre esaminati attentamente. Tali sviluppi sono per la
maggioranza lievi, in particolar modo se la persona digiuna solo per calare di peso.
Voglio chiarire un punto: non credo sia possibile sovraenfatizzare il fatto che
le sensazioni fisiche provocate dal digiuno siano, di solito, piu piacevoli rispetto ai
reali o illusori piaceri della buona cucina. Il paziente che, ad esempio, ha sofferto
in passato dall’essere costretto a mangiare senza averne alcun desiderio, potrebbe
provare una sensazione di sollievo iniziando un digiuno.
Qualunque siano le condizioni del digiunatore quando si appresta ad iniziare
l’astinenza, rimane vero che a volte tale pratica pu`o risultare spiacevole, per lo
meno in alcuni stadi. `E anche vero che in genere chi digiuna si sente meglio di
quando consumava cibo. Molte persone riescono a digiunare per lunghi periodi di
tempo rimanendo rilassati e manifestando pochi disturbi, o addirittura nessuno.
Di solito, si attribuiscono al digiuno tutte le sensazioni anormali, i disturbi
e i dolori che si manifestano durante il suo svolgimento. Questo accade anche
se, con il procedere del digiuno, i disturbi cessano. Le condizioni dei tessuti
dell’individuo costituiscono la causa principale dei sintomi che si verificano
all’inizio. Quando questi vengono purificati, i disturbi scompaiono.
Molti di noi hanno sentito parlare delle sofferenze e della prostrazione provocate
dai “sintomi di rigetto” dell’alcolizzato quando si tenta di allontanarlo dal
suo vizio. In maniera parallela puo accadere che chi decide di intraprendere un
digiuno sia talmente abituato, da anni, all’uso di stimolanti dell’appetito da attraversare
un periodo di depressione simile a quello dell’alcolizzato quando viene
privato del suo alcol.
Possono verificarsi nausea e vomito. Le persone possono
diventare irritabili, insonni, deboli, si possono manifestare dolori corporei;
possono essere tormentati da forti mal di testa. Non `e corretto chiamare tali
sviluppi “sintomi di rigetto”. `E importante sapere che sono evanescenti, di breve
durata e raramente gravi.
A volte, nel tentativo di evitare o di migliorare tali sintomi, il digiunatore mangia
della frutta. Non credo che questa sia una buona soluzione. Con questi cibi il
digiuno viene interrotto al primo comparire dei disturbi e poi ripreso dopo due o
tre giorni. Solo durante un periodo di notevole durata, il digiuno pu`o essere sospeso,
alternandolo con un’alimentazione leggera. `
E dubitevole che queste brevi interruzioni evitino al digiunatore il manifestarsi dei sintomi, mentre `e certo che
prolungano il periodo di osservazione.
Se, al primo comparire dei sintomi, il digiunatore stringera i denti e proseguira, questi non si ripresenteranno una
seconda volta. In genere la pima crisi `e di breve durata, non piu di un’ora
circa. Solo raramente raggiunge i tre o quattro giorni.
Oltre ai suddetti sviluppi generali, vi sono diversi campi specifici in cui spesso
si presentano cambiamenti. Nonostante questi non presentino problemi o difficolt`
a, `e necessario esporli francamente all’ Igienista che supervisiona il digiuno.
Quando si inizia un digiuno quasi inevitabilmente si presentano degli sviluppi
fisici che non devono allarmare. I principali tra questi sono: la lingua diventa
bianca, la bocca assume un sapore cattivo e l’alito `e di odore spiacevole. I
denti appaiono impastati. L’organismo intero segue l’esempio della lingua, della
bocca e dell’alito, e si sviluppa la febbre.
Comunque, i sostenitori del digiuno paragonano cio al lavoro depurativo da una malattia acuta, una “febbre”.
Nonostante tali condizioni possano essere spiacevoli, esse rappresentano un
processo purificatore. Appena il corpo scarica il suo fardello tossico, inizia il
processo di purificazione della lingua, prima alla punta e sui lati, gradualmente
poi si sposta nella parte posteriore e nel mezzo fino a che, nel momento in cui si
ripresentano gli stimoli della fame, la lingua e la bocca risultano pulite e l’alito
piacevole.
Per quanto chiara l’urina possa essere nel momento in cui si inizia il digiuno,
essa diverra molto scura dopo un giorno dall’inizio. In alcuni casi diventa
quasi nera e di odore molto forte.
Dopo una o due settimane, secondo le condizioni
del digiunatore, comincer`a a schiarirsi, a riprendere il suo colore, a perdere
quel cattivo odore e, nel momento in cui si manifester`a la ripresa della fame, essa
sar`a tornata normale sia nel colore che nell’odore. L’intero procedimento sta
a testimoniare il lavoro dei reni, impegnati ad eliminare una grossa quantit`a di
sostanze di rifiuto. Le analisi delle urine lo confermano. Man mano che la purificazione
progredisce, le urine tornano normali. La perdita di peso che si verifica
durante un digiuno `e dovuta all’utilizzazione delle riserve dell’organismo per nutrire
i tessuti principali e all’escrezione degli accumuli tossici. Tale perdita deve
essere considerata parte del processo di purificazione. La condizione dei tessuti
facilita la determinazione della rapidit`a con cui si caler`a di peso.
Il dimagrimento `e maggiore nello stadio iniziale del digiuno; le persone grasse
dimagriscono pi`u in fretta di quelle magre. Vi sono tuttavia, degli individui
magri che, a causa dello stato di intossicazione dei tessuti, nei primi giorni
dimagriscono velocemente quanto le persone obese. I cali, in questo stadio
iniziale, variano dagli ottocento grammi al giorno circa, fino a due o tre chili al
giorno negli individui molto forti. Negli stadi finali di un digiuno di lunga durata,
si riesce a perdere in media meno di dodici grammi al giorno. Infatti,
dopo i primi giorni, il tasso di dimagrimento diminuisce.
Nelle considerazioni sul digiuno, facilmente si tende ad esagerare l’importanza
della perdita di peso. La persona molto magra che rimane tale anche dopo
diverse “diete ingrassanti” pu`o apparire riluttante all’idea di dimagrire ancora di
pi`u, anche se generalmente dopo il digiuno, riuscir`a ad ingrassare con molto meno
cibo rispetto a quello consumato abitualmente. `E sbagliato pensare che il digiuno
pu`o dimostrarsi benefico solo alle persone grasse.
La sensazione di debolezza, a volte provata durante un digiuno, `e dovuta
all’inattivita funzionale. Vi `e un senso generale di rilassamento, in quanto l’organismo
tenta di cogliere l’opportunit`a di riposare che gli viene offerta. Il cuore
rallenta i suoi battiti, la circolazione `e meno veloce, la respirazione `e rallentata. Le
ghiandole del corpo riducono la loro attivit`a. In generale, l’organismo stanco tira
un sospiro di sollievo e si mette a riposo. Questo `e quello di cui si ha bisogno e la
prova che sia un fatto benefico appare nel ritorno delle forze man mano che l’organismo
si riposa e si purifica, molto prima della ripresa dell’appetito. Infatti, la
debolezza presente durante i primi giorni di digiuno non `e altro che l’assenza
della solita “stimolazione”.
Molte persone intraprendono il digiuno pensando erroneamente che i processi
di purificazione che avvengono durante questo periodo siano di natura estremamente
spiacevole. Questo `e vero solo in una piccola percentuale dei casi; non `e
assolutamente la regola. Al contrario, molti digiunatori attraversano lunghi periodi
di astinenza senza il minimo accenno di crisi. Gran parte del lavoro escretorio
viene svolto senza la produzione di crisi dannose. Quando si sviluppa una crisi,
questa dovrebbe essere considerata come un segno positivo, in quanto la sua
natura `e quasi sempre riparatrice.
Raramente, durante un digiuno, si manifestano eruzioni cutanee, ma quando
si presentano sono da considerarsi anch’esse dei processi eliminatori. Le vertigini,
gli svenimenti, le palpitazioni, ed altri sintomi di natura simile, sebbene non
comuni, non devono essere considerati come delle crisi. Non sono un pericolo per
chi digiuna.
Forse l’aspetto pi`u noioso che si presenta durante un digiuno `e quello rappresentato
dalle nausee e dal vomito. Non `e solo fastidioso, ma indebolisce anche
l’individuo. Fortunatamente, non vi sono dubbi che tali crisi sono sicuramente
benefiche e che non si manifestano pi`u che nel 15% dei casi. Nausea e vomito
– 50 –
possono verificarsi sia nel primo giorno del digiuno sia in un qualsiasi altro momento.
In genere, la crisi si presenta dopo diversi giorni di astinenza. Sono pochi
i casi in cui si manifestano dopo quattro o pi`u settimane.
La sostanza emessa `e di solito composta da un liquido bilioso unito a muco
in grande quantit`a. Il fegato `e sovraccarico di lavoro (per uno o pi`u giorni) e
molta della bile prodotta viene in tal modo rigurgitata nello stomaco e poi rigettata.
Il digiuantore verr`a talmente beneficiato da tale prova da essere pienamente
compensato dei disturbi causatigli. Questi episodi possono durare un giorno o
due, tre, quattro, fino ad una settimana. Raramente il vomito continua per pi`u di
una settimana. Le forze del digiunatore ritornano appena il vomito cessa.
Se persiste per diversi giorni ed i liquidi non vengono ritenuti, `e inevitabile
una disidratazione. Questo `e un argomento piuttosto serio, specialmente nei casi
in cui il vomito perdura. Si deve considerare immediatamente la possibilit`a di
sospendere il digiuno. Il digiunatore viene indebolito dalla disidratazione ed il
recupero delle forze `e molto lento. Se si manifesta anche diarrea, ma questo `e
molto raro, la disidratazione `e ancora pi`u grave.
In simili casi, se il vomito non cessa in tempo ragionevole, bisogna interrompere
il digiuno. La cosa non `e molto facile in quanto si verifica la tendenza a
rimettere sia il cibo che l’acqua. Controllando diversi digiuni, spesso ho dovuto
provare diversi liquidi prima di poterne trovare uno che fosse ritenuto.
La diarrea nel digiuno non `e comune quanto il vomito, ma a volte capita.
Pu`o manifestarsi in qualsiasi momento del digiuno, anche dopo trentacinque
giorni. Il materiale espulso `e composto di bile, muco e feci trattenute. Questa
crisi `e senza dubbio di carattere purificatore. Pu`o essere considerata nella stessa
prospettiva della diarrea che accompagna i marcati edema delle nefriti (morbo di
Bright) in cui gran parte del liquido edemico viene espulso dall’organismo. Se
questo si verifica anche tra chi non digiuna non so dirlo, ma l’idropisia `e uno
sviluppo molto comune nel digiuno.
– 51 –
Capitolo 11
Nove punti fondamentali
Voglio enfatizzare il fatto che il digiuno `e un processo molto piu complicato di
cio che si immaginano persino i suoi piu ardenti sostenitori. Comprende molto
di piu del semplice astenersi dal mangiare.
Esiste l’arte del digiuno cos`? come la scienza del digiuno. Gli usi del digiuno appaiono, a volte, quasi illimitati. I
suoi inconvenienti non sono gravi, i pericoli pochi e quasi mai gravi. Nonostante
ci`o, per ottenere risultati pi`u soddisfacenti deve essere condotto secondo regole e
tecniche ben stabilite dagli esperti. Non `e un processo da lasciare alla merc`e di
chiunque non possegga la necessaria conoscenza ed esperienza in materia.
Paradossalmente, nelle malattie acute `e necessario un controllo inferiore rispetto
a quelle croniche. Quando la malattia `e il risultato di anni e anni di
vita sbagliata, e se il paziente appare in condizioni molto deboli, e presenta
diversi danni organici, sar`a necessaria una grande abilit`a per sanare una tale
situazione con il digiuno.
In tali situazioni `e molto azzardato affidarsi alla guida di una persona inesperta
ed incompetente. Sono a conoscenza del fatto che esistono molti profani che
pretendono di condurre i digiuni. Sono convinto che sia molto importante informarsi
prima per essere sicuri di incontrare una persona esperta. A questo riguardo
voglio sottolineare inoltre, che nel nostro paese esistono diverse scuole cosiddette
curative riconosciute dalla legge, ma che pochi sono i diplomati che escono da
tali scuole possedendo la necessaria conoscenza ed esperienza sul digiuno. Non
si pu`o scegliere un dottore “per caso”, senza conoscere la sua formazione
professionale, ed eleggerlo supervisore del nostro digiuno.
`E regola fondamentale della pratica Igienistica che tutti i bisogni fisiologici
sono presenti negli stati di malattia. E nei periodi di astinenza, questi devono
essere soddisfatti secondo il grado di necessit`a e di capacit`a funzionale, al fine di
mantenere o ristabilire l’integrit`a funzionale ed organica.
Cerchiamo di comprenderlo pi`u chiaramente: quando digiuniamo, non cessiamo
di respirare o di bere acqua. Non si verifica mai l’assenza di bisogno di
ossigeno; la sete continua a presentarsi ad intervalli e noi la soddisfiamo bevendo.
Il digiuno `e l’astinenza dal cibo, non dagli altri fattori essenziali della vita. Ed `e
astinenza dal cibo solo nel senso che ci asteniamo dall’ingerire la materia nutritiva
per un certo periodo di tempo, mentre l’organismo d`a fondo alle sue scorte. Il
bisogno del cibo `e costante e l’utilizzazione avviene ugualmente.
Digiunare non significa smettere di vivere. Infatti, nonostante sia un periodo
di attivit`a ridotta, alcuni dei processi vitali vengono accelerati durante l’astinenza.
Le necessit`a quotidiane della vita: cibo, aria, acqua, calore, sole, attivit`a fisica,
riposo, sonno, pulizia, tranquillit`a della mente, rimangono i bisogni fondamentali
anche per l’organismo a digiuno.
Il cibo (nutrimento) con cui sostenere i tessuti principali del corpo, viene ottenuto
dalle riserve interne dell’organismo. L’acqua deve essere consumata secondo
gli stimoli della sete; il calore `e necessario per non far raffreddare il corpo; i raggi
del sole sono necessari per mantenere il passo con le ridotte attivit`a metaboliche;
la pulizia `e sempre indispensabile; il sonno `e una necessit`a; la stabilit`a mentale ed
emotiva `e di importanza particolare.
Questo significa che le tecniche del digiuno sono molto importanti e, almeno
in senso generale, devono essere riconosciute e comprese da chi `e interessato
all’argomento o si appresta ad intraprendere un digiuno.
Dove iniziano queste tecniche? Alcuni affermano che dovrebbero nascere
molto prima dell’inizio del digiuno: alle fasi iniziali della preparazione al digiuno.
11.1 La preparazione
Per preparare l’individuo o il paziente al digiuno, sono stati compilati molti programmi
complicati. Alcuni di questi comprendono un periodo di dieta particolare
inteso a svuotare il tratto intestinale da ogni materiale prima che si inizi il digiuno.
Altri sono rituali del tipo digiuno di un giorno, alimentazione per due, digiuno
di due giorni, alimentazione per quattro e cos`? via in questo ordine, con lo scopo
di preparare gradualmente il soggetto al digiuno completo e prolungato. Tali
programmi sono uno spreco di tempo e denaro, in quanto girano intorno all’idea
di alimentarsi mentre, invece, sarebbe necessario un digiuno. Poich`e non esistono
motivi per i quali una persona non possa intraprendere un digiuno improvvisamente
e senza rituali, questi non sono consigliabili.
La vera preparazione,
quella fondamentale, risiede nelle abitudini mentali ed emotive.
Se si riesce a comprendere la razionalita del digiuno, se si e in grado di
liberare la mente da tutte le paure circostanti questo processo normale, allora
si puo` digiunare tranquillamente. Bisogna essere convinti che il digiuno sar`a
altamente benefico e quindi, liberarsi da tutte le paure e le ansiet`a. Lo stress
mentale e la paura rendono il digiuno difficile o impossibile, invece, potrebbe
essere di grande aiuto.
Quando ho iniziato la mia professione, fui per alcuni mesi
sotto la direzione diMilo A. Crane, un medico che dirigeva il Crane Sanitariums di
Elmhurst nell’Illinois. Il dott. Crane non sottoponeva mai un paziente a digiuno,
se questi ne avesse avuto paura. Lo metteva a dieta, invece, e gli permetteva di
unirsi agli altri pazienti. In genere, dopo pochi giorni, era il paziente stesso a
chiedere di poter iniziare il digiuno.
Ecco uno dei vantaggi dello stare insieme ad altri. Serve a rendersi conto che
le altre persone non stanno morendo di fame, anzi sono migliori rispetto a prima.
Le paure svaniscono di fronte alla realta.
11.2 Il riposo
Le tecniche del digiuno si basano su semplici principi fisiologici. Non implicano
il bisogno o l’utilizzazione di misure estranee alle reali necessita dell’organismo
umano. Nel digiuno non esistono trattamenti, modalit`a particolari, procedure forzate.
La tecnica pi `u importante `e quella di ridurre alminimo l’attivita mentale,
sensoria e fisica, in modo da permettere al soggetto di conservare le sue energie
cosicch`e i processi di guarigione ed escrezione ne possano trarre vantaggio.
Chi digiuna deve sempre tenere a mente la semplice regola della compensazione:
“Per poter consumare da una parte, la natura deve conservare da un’altra”.
Quello che il soggetto non consuma per un’attivit`a secondaria, pu`o essere usato
nell’eliminazione e nel recupero.
Il riposo fisico viene garantito cessando le attivit`a fisiche, rimanendo a letto,
rilassandosi. Le attivit`a fisiche consumano molte energie ed impediscono quel
recupero di forze, indispensabili al ristabilimento della normale energia nervosa.
Il riposo mentale viene garantito con la riduzione delle attivit`a mentali e degli
stress emotivi. Discutere argomenti altamente controversi `e nocivo. Inquietarsi
o lasciarsi coinvolgere in dispute triviali `e`e nocivo. La tranquillit`a emotiva
`e il segreto del riposo mentale. Non sempre `e facile per chi digiuna smettere di
preoccuparsi o superare le ansiet`a, ma bisogna sforzarsi di farlo.
Il riposo dei sensi pu`o essere raggiunto ritirandosi in un posto tranquillo ed
evitando di affaticare gli occhi nella lettura, con la televisione, guardando film o
in cose simili. Il rumore distrugge la tranquillit`a e fa sprecare energie. La calma,
la pace e l’inattivit`a sensoria favoriscono la conservazione delle energie.
Riposare, tuttavia, non significa cessare di vivere o cadere in letargo o assumere
uno stato di passivit`a embrionale. Ci`o che si intende fare `e evitare gli stress,
raggiungere quella sensazione fisica di pace, per mezzo della quale `e possibile
riposare.
Il riposo non guarisce, ma `e uno dei fattori essenziali per una guarigione
effettiva e per il mantenimento di buone condizioni di salute. `E di immenso
valore per i deboli ed i tossiemici. Non i tonici o gli stimolanti, non i sedativi e
i tranquillanti, non l’ipnosi, solo il riposo `e ci`o che necessita all’organismo dopo
essere stato sfruttato al massimo dagli eccessi alimentari, sessuali, dalle tensioni
emotive, dal lavoro e da tanti altri fattori della vita moderna.
Gli organi resi impotenti dagli eccessi di lavoro e dalle troppe stimolazioni
possono, con il riposo, tornare al loro pieno vigore. Stimolarli ulteriormente, in
qualsiasi modo, serve solo ad esaurirli maggiormente.
11.3 L’attivita
Chi digiuna riposa durante il periodo di astinenza perche, nell’esercizio normale
delle funzioni vitali, l’alimentazione e l’attivit`a si bilanciano l’una con l’altra.
Alcuni esperti permettono ai loro soggetti lunghe camminate e consigliano loro
di svolgere giornalmente determinati esercizi fisici. Nei digiuni dimagranti `e
permesso un esercizio moderato, naturalmente sempre sotto controllo. Per gli altri
tipi di digiuno l’esercizio fisico rappresenta un inutile consumo di energie
ed uno spreco di riserve.
L’attivita dovrebbe essere collegata all’alimentazione.
Senza consumo di cibo, le attivita dovrebbero essere ridotte al minimo. `E
necessario il riposo, non lo spreco.
11.4 Il calore
La resistenza al freddo di chi digiuna `e probabilmente inferiore di quella di una
persona che si alimenta regolarmente. Si raffredda facilmente.
Il raffreddamento
inibisce l’eliminazione, aumenta i disturbi e provoca una pi `u rapida utilizzazione
delle riserve. `E importante, pertanto, che chi digiuna sia al caldo. Questo
vale anche per i mesi estivi. I piedi, in particolare, dovrebbero sempre essere
mantenuti caldi. I piedi freddi impediscono il sonno a chi digiuna.
11.5 L’acqua
Chi digiuna avr`a sete ad intervalli, meno spesso di chi si alimenta normalmente.
La sete dovrebbe venire soddisfatta con la piu pura acqua a disposizione.
L’acqua minerale ( a meno che non sia a bassissimo residuo fisso e piu’ pura possibile) e quella dal sapore strano non sono consigliabili. `E sempre
meglio utilizzare acqua di sorgente, acqua piovana, acqua distillata, acqua filtrata
o qualsiasi tipo di acqua priva di impurita’.
Dovrebbe essere consumata solo in base alle sollecitazioni della sete. Non
vi `e motivo di bere molta acqua, anche senza avvertirne la necessita, solo per la
teoria che i liquidi purificano il sistema. `E vero che piu acqua si beve e piu liquidi
verranno espulsi dai reni, ma questo non aumenta l’eliminazione delle sostanze di
rifiuto. Anzi, potrebbe diminuire la quantita di materiale espulso.
Nei mesi estivi si puo presentare il desiderio di bere acqua fredda. L’acqua
fresca va benissimo, ma quella di frigorifero o quella ghiacciata possono rallentare
e ritardare il ristabilimento. In alcune circostanze l’acqua calda puo risultare
piu piacevole di quella fredda o a temperatura ambiente. In alcuni casi, con il
permesso del supervisore, l’acqua calda puo venire moderatamente sorseggiata;
in altri casi il suo consumo `e sconsigliabile.
11.6 Le immersioni
Lo stesso bisogno di pulizia vale sia nel digiuno che durante l’alimentazione normale.
Giornalmente, o comunque ogni qualvolta ritenuto necessario, bisognerebbe
immergersi. Il bagno dovrebbe essere tale da non causare un grosso dispendio
di energie. Per essere sicuri di cio, si dovrebbero osservare le seguenti regole:
(a) Il bagno dovrebbe essere di breve durata. Chi digiuna non deve temporeggiare
troppo a lungo n`e sotto la doccia n`e nella vasca. La comune abitudine di
immergersi per lunghi periodi di tempo nell’acqua indebolisce e dovrebbe
essere evitata.
(b) L’acqua della vasca dovrebbe essere tiepida, n`e troppo calda n`e troppo fredda.
Per resistere nell’acqua calda o fredda, `e necessario impiegare molte energie.
Pi`u la temperatura dell’acqua si avvicina a quella corporea, meno energie
si sprecheranno. Bisogna sempre ricordare che ci si immerge solo a scopi di
pulizia e non per trovare i presunti effetti “terapeutici”. Immergetevi e lavatevi
velocemente, poi uscite subito dall’acqua.
(c) Se chi digiuna `e troppo debole per farsi da solo il bagno, una spugnatura a
letto, fatta da un assistente, sara sufficiente.
11.7 I bagni di sole
I raggi solari sono un fattore nutritivo essenziale nell’alimentazione sia delle
piante sia degli animali e sono di grande aiuto durante un digiuno.
Non devono essere considerati una cura, in quanto non lo sono, ma un elemento normale
dei regolari processi nutritivi della vita. Il loro ruolo nel metabolismo del
calcio `e molto importante, ma `e importante anche nell’utilizzazione del fosforo e
nell’assicurare forza ai muscoli. In verit`a essi servono a diversi scopi importanti
nei normali processi vitali e sono molto pi`u essenziali di quello che ci si pu`o
immaginare.
A meno che non si ecceda, il bagno di sole provoca un rilassamento e un
dispendio di energie minimo. Se il sole `e troppo caldo, se l’esposizione `e troppo
lunga, se l’arrivare o l’andarsene dal solarium `e troppo stancante per il paziente,
ci`o pu`o causare uno spreco di energie. Nel controllare i bagni di sole `e necessario
“non tirare troppo la corda”. Per fare ci`o, si dovrebbero osservare le seguenti
regole:
• Esporsi al sole nelle prime ore della mattina, quando ancora non fa troppo
caldo, o nel tardo pomeriggio, se `e estate. In un clima moderato, se non
`e troppo caldo a mezzogiorno, il bagno di sole pu`o essere fatto in ogni
momento.
• Iniziare l’esposizione con una durata di cinque minuti per la parte frontale
del corpo e cinque minuti per quella posteriore. Il secondo giorno si pu`o
arrivare a sei minuti da entrambe le parti. Aumentare la durata di un minuto
ogni giorno fino ad arrivare ad un massimo di trenta minuti per ogni lato. `E
consigliabile non oltrepassare questi limiti.
• Se il digiuno supera i venti giorni di durata, ridurre l’esposizione a circa
otto minuti da entrambi le parti, e continuare cos`? fino all’interruzione del
digiuno.
• Se in un momento qualsiasi il sole indebolisce o irrita il digiunatore, la
durata dell’esposizione dovrebbe essere ridotta. Evitare gli eccessi.
11.8 I purganti
Viene spesso sostenuto, erroneamente secondo me, che durante un digiuno `e necessario
mantenere l’intestino, i reni e la pelle attivi, per eliminare le tossine immesse
nella circolazione dell’eliminazione dei tessuti. Viene consigliato di consumare
giornalmente purganti o di praticarsi clisteri per pulire l’intestino; di
bere molta acqua o diuretici per mantenere attivi i reni; di fare delle saune per
mantenere attiva la pelle.
Tutte queste misure forzate non solo sono inutili, ma sono nocive. Non
c’`e niente pi`u del digiuno stesso che riesca senza danni ad aumentare l’azione
dei reni. Durante un digiuno l’intestino si svuota ogni qualvolta si presenta la
necessit`a. Se questa non si presenta, l’intestino si riposa. La pelle non `e un organo
eliminatore e le saune non servono a niente. Tali misure indeboliscono il
digiunatore e tendono ad indurire l’eliminazione anzich`e accelerarla.
– 57 –
11.9 La sofferenza
`E stato detto che il digiuno dovrebbe essere sospeso quando il soggetto `e in preda
a sofferenze come nei casi di problemi di salute gravi. Il fatto `e che proprio in
queste circostanze le capacita digestive ed assimilative sono piu ridotte. Maggiore
`e la sofferenza, inferiore `e la capacita di chi soffre di ingerire e digerire il cibo.
Quando il disturbo passa, l’esperto consigliera in quale momento alimentare il
paziente.
Il digiuno tende a fare scomparire le sofferenze, ed il soggetto provera sollievo,
in tempo piu breve, se continua nel digiuno anziche interromperlo.
– 58 –
Capitolo 12
L’interruzione del digiuno
`E
strano come la seguente verit`a, ovvia come tutte le verit`a, sia difficile da comprendere
per la maggioranza delle persone: il momento ideale per interrompere il
digiuno `e, naturalmente, quello in cui si manifesta il ritorno dell’appetito. Quando
l’appetito ritorna, la lingua si purifica, l’alito `e di sapore gradevole e cos`? la bocca.
Sono tutte indicazioni del fatto che l’organismo ha completato il suo lavoro di
purificazione ed `e pronto a tornare ad alimentarsi.
Generalmente si manifesta una salivazione nella bocca ed un forte desiderio
di cibo. L’appetito torna sempre? La risposta corretta `e: quasi sempre. Nei casi
disperati, quali tumori avanzati, la tubercolosi, le gravi malattie di cuore, ed altre
condizioni in cui la morte `e solo una questione di tempo, raramente si verifica il
ritorno dell’appetito. In tutti i casi recuperabili, ed in quelli normali, l’appetito
torna sempre al momento giusto.
Infatti, frequentemente ritorna molto prima del consumo totale delle riserve.
Questo vale specialmente in seguito ad una malattia acuta. Dopo uno o due giorni
dalla scomparsa di tutti i sintomi acuti,il malato esprime quasi sempre, desiderio
di cibo, nonostante il suo organismo possa essere ampiamente fornito di riserve a
sostenerlo per ulteriori giorni di astinenza.
Ad eccezione dei casi citati, la persona che digiuna, affetta da malattia cronica,
presenta la stessa situazione. Infatti, le difficolta che attraversa non sono costituite
dalla mancanza di appetito, ma dal controllare lo stimolo della fame quando
questo si ripresenta.
Dopo un digiuno di lunghezza considerevole, c’`e sempre un periodo di
diversi giorni, fino a due settimane, in cui il soggetto manifesta lo stimolo
della fame in ogni momento della giornata. Se riuscira a controllare la sua
alimentazione fino al superamento del periodo iniziale, il suo appetito si stabilira
ad un livello normale e si debellera il pericolo di un eccesso di alimentazione.
Se non controllato, potrebbe arrivare a tali eccessi alimentari, in questo periodo,
da perdere tutti i benefici acquisiti durante il digiuno. Uno dei vantaggi
–
importanti del condurre il digiuno in una situazione `e che il controllo continua
fino al ristabilimento del livello normale di alimentazione. In tali luoghi la dieta
del soggetto viene esaminata e seguita scrupolosamente; non gli viene concesso
di sovralimentarsi. In casa, per potersi controllare dovrebbe essere molto
auto–disciplinato, cosa che un uomo normale difficilmente riesce ad essere.
Per molte ragioni gran parte dei digiuni vengono interrotti prima del ritorno
dell’appetito. In una piccola percentuale di casi, chi digiuna `e troppo debole o
troppo magro per poter continuare la pratica fino alla sua ultimazione naturale. In
molti casi, si verifica una mancanza di tempo, di denaro, o di voglia di continuare
a digiunare per troppo tempo.
Alcuni soggetti, nonostante digiunino solo per motivi di salute, si rifiutano
di diventare troppo magri. La maggioranza preferisce interrompere il digiuno
appena siano spariti i sintomi ed i disturbi. Molti credono di poter terminare il
recupero iniziato con il digiuno adottando una dieta. Questo `e sbagliato, ma non
`e facile convincere coloro i quali sono attratti da tale via di mezzo. Molto spesso
dopo si pentono della loro decisione. Alcune persone si mettono a dieta durante le
vacanze, avendo quindi a disposizione un periodo di tempo limitato per digiunare,
per interrompere il digiuno, e per prepararsi a tornare al lavoro. Altre sostengono
di potersi allontanare dalla famiglia o dal lavoro, solo per un breve periodo di
tempo.
Esistono migliaia di motivi personali per terminare un digiuno prima che questi
giunga alla sua conclusione naturale. In alcuni casi l’interruzione prematura
viene a costituire la differenza tra il successo completo ed il fallimento parziale.
Un lavoro fatto a met`a `e uguale ad un lavoro non fatto. Sicuramente la sua
salute vale qualche sforzo in pi`u. Saltare qualche pasto in pi`u `e piccola cosa se
paragonata ai risultati che produce.
Quando gli animali interrompono il digiuno, nel momento in cui riprendono
ad alimentarsi, fanno uso di qualsiasi tipo di cibo a loro disposizione. Si pu`o
dire che gli animali siano pi`u controllati dell’uomo in generale. Non presentano
la tendenza ad “ingozzarsi” appena finiscono un digiuno, ma consumano piccole
quantit`a di cibo. Un cane a digiuno per un mese, ad esempio, berr`a poco latte
alla volta, rifiutando per i primi quattro o cinque giorni dopo la sospensione del
digiuno, anche la carne. Se gli istinti dell’uomo fossero saggi come quelli degli
animali, non esisterebbe la necessit`a di supervisionare un digiuno.
Un digiuno pu`o essere interrotto da un qualsiasi tipo di cibo, compresa la
frutta e le verdure. Per non eccedere nel consumo, pensiamo sia meglio pesare
ogni alimento per i primi giorni. La dott.ssa Virginia Vetrano, mia eccellente assistente
per diversi anni, possiede una grossa esperienza nell’interrompere i digiuni
utilizzando qualsiasi genere alimentare; secondo lei `e meglio usare tale sistema,
invece, che consumare solo succhi di frutta o estratti di verdure, come `e stato
precedentemente consigliato. Se gli animali allo stato selvaggio non possedendo
succhi di frutta o bevande di tale genere, devono interrompere i loro digiuni facendo
uso di cibo come lo trovano in natura, perch`e l’uomo dovrebbe rappresentare
l’eccezione alla regola?
Usando le sue conoscenze in campo fisiologico, la dottoressa prosegue affermando
che il volume, negli animali, `e necessario ad iniziare sia la peristalsi sia
le condizioni miste nello stomaco e nell’intestino. Il volume `e necessario anche
alla secrezione dei succhi digestivi dello stomaco e dell’intestino. La massa di
cibo, toccando lo stomaco e le pareti dell’intestino, rappresenta lo stimolo per le
contrazioni muscolari e per le giuste secrezioni digestive. A causa di ci`o, il cibo
solido viene digerito pi`u efficacemente dei liquidi. Viene trattenuto nello stomaco
e nell’intestino per tutto il tempo necessario ad una buona digestione ed assimilazione,
mentre i liquidi, essendo privi di volume, vengono spinti velocemente
nel tratto digestivo. Non possedendo volume, i liquidi non provocano forti onde
peristaltiche e non favoriscono, allo stesso modo dei cibi solidi, il riflesso gastrocolico.
`Eper questo che quando si conclude un digiuno facendo uso di liquidi si
ritarda il primo movimento dell’intestino. Quando vengono impiegati cibi solidi,
i movimenti dell’intestino vengono ripresi pi`u in fretta.
La masticazione `e necessaria sia dal punto di vista psicologico che da quello
fisiologico. Un altro vantaggio dell’interrompere il digiuno con i cibi solidi `e
rappresentato dal fatto che il soggetto non si gonfia di sostanze liquide. Il volume
del cibo previene l’eccesso di alimentazione e lascia il soggetto pi`u soddisfatto.
Quando si usano estratti di frutta o di verdura si verifica una perdita di vitamine
e di sostanze nutritive a causa dell’ossidazione. Il processo di spremere la frutta
o di passare la verdura, per quanto breve possa essere, richiede del tempo e nel
momento in cui la bevanda `e pronta per essere bevuta dal digiunatore l’ossidazione
`e gi`a avvenuta.
Il digiuno pu`o venire interrotto in un qualsiasi momento del giorno o della
notte in funzione del ritorno dell’appetito. Se questo si fa prima del ripresentarsi
della fame, si pu`o stabilire un momento arbitrario in cui agire, per esempio, le
otto di mattina. Per l’interruzione del digiuno si sono studiate numerose tecniche.
Infatti, ogni uomo che digiuna porta avanti un suo programma preferito. Il bisogno
principale `e rappresentato dalla necessit`a di consumare cibi interi; ma non troppi.
Il dott. Crane, gi`a menzionato, era solito somministrare ai soggetti un’arancia
per terminare il digiuno.
L’attenzione riposta nelle interruzioni del digiuno di solito `e proporzionata alla
sua lunghezza. Il seguente `e il metodo da noi adottato. Presumiamo che il digiuno
sia continuato per oltre quattordici giorni. Cominciamo con il somministrare
al soggetto un etto circa di arance intere (pesate senza la buccia) ogni due ore,
questo per il primo giorno in cui si riprende l’alimentazione. La nostra giornata
alimentare comincia alle otto di mattina e termina alle sei di sera, naturalmente ci`o
pu`o essere fatto solo quando il digiuno viene interrotto prima della ripresa dell’appetito.
Quando, invece, il digiuno arriva alla sua conclusione naturale, dovrebbe
essere interrotto in qualsiasi momento della giornata senza tener conto dell’ora.
Comunque, anche nei casi in cui la fame si ripresenta durante la notte, a mezzanotte,
o durante le prime ore della mattina, aspettare fino alle otto non sar`a nocivo
per il soggetto.
Il secondo giorno somministriamo al digiunatore due etti di arance o un qualsiasi
tipo di frutta fresca (pesato senza buccia) sempre ogni due ore. In ognuno di
questi piccoli pasti pu`o essere impiegato un tipo diverso di frutta ogni volta. Se il
soggetto non desidera rispettare tutti gli orari pu`o saltarne uno o due. Ma questo
avviene raramente; nei digiuni interrotti con i succhi di frutta il fenomeno `e pi`u
frequente. Durante questo periodo non esistono quantit`a obbligatorie di cibo da
consumare.
Il terzo giorno passiamo alla somministrazione di sei etti di arance intere o di
melone per colazione, di due o tre pomodori, secondo le loro dimensioni, per pranzo,
e di tre o quattro arance per cena. Dopo il terzo giorno non `e pi`u necessario
pesare il cibo, in quanto l’organismo `e di nuovo abituato a trattarlo nella maniera
corretta. Sempre il terzo giorno, invece delle arance, pu`o essere data la stessa
quantit`a di uva o di altra frutta succosa di stagione. Il cibo somministrato non
`e importante quanto l’evitare l’eccesso alimentare. La frutta deve essere fresca,
ben matura, e deve essere masticata bene. Bisogna evitare che il digiunatore
consumi i suoi pasti troppo in fretta.
Il quarto giorno somministriamo una piccola colazione composta di agrumi
o di un paio di altri frutti freschi o di melone; a pranzo, un’insalata di verdure
senza sale, olio, aceto, limone o altri condimenti, ed un vegetale cotto non
contenente amido. Per cena di nuovo frutta. Tale pasto dovrebbe essere leggero,
ma un pochino pi`u abbondante della colazione.
Il quinto giorno un’altra colazione a base di frutta; a pranzo un’insalata, due
verdure verdi cotte ed una patata arrosto o una proteina (piccola quantit`a); a cena
frutta. Per chi non `e vegetariano, insieme alla cena, c’`e la possibilit`a di bere un
bicchiere di latte acido (derivato dal latte intero).
Il sesto giorno i pasti sono simili a quelli del quinto giorno ad eccezione delle
quantit`a che sono aumentate. Alla fine della prima settimana il soggetto dovrebbe
essere in grado di alimentarsi normalmente. Non `e permesso mangiare tra i
pasti n`e prima di coricarsi. Tre pasti al giorno, semplici e formati da cibi freschi,
costituiscono il miglior programma alimentare dopo un digiuno. Se in seguito, il
soggetto desidera adottare un programma basato su due pasti o un pasto solo al
giorno pu`o farlo, ma prima deve aspettare di aver di nuovamente messo su qualche chilo.
Durante la prima settimana di alimentazione bisognerebbe continuare a riposarsi
a letto e riprendere l’attivit`a molto lentamente.
`E facile che il digiunatore voglia tornare attivo appena riprende ad alimentarsi.
Questo non fa bene. In quel momento egli non `e forte e non possiede resistenza
sufficiente. Inoltre, l’attivit`a ritarda il processo ingrassante, se questo era lo scopo
del suo digiuno.
Se il digiuno `e stato inferiore alle due settimane, pu`o essere interrotto con
quattro etti di frutta intera, ogni due ore per il primo giorno, e poi adottando il programma
precedente. Nell’interrompere un digiuno di breve durata sono necessarie
meno cautele e l’attivit`a pu`o essere ripresa molto pi`u in fretta.
Naturalmente questo vale per quegli individui in buona salute. Se si presenta
il bisogno di maggiore riposo o di un’alimentazione leggera per un determinato
periodo di tempo dopo l’interruzione, il soggetto deve seguire i consigli
dell’esperto.
Il consiglio pi`u importante per tutti quelli che sono sul punto di interrompere
un digiuno `e: “non fate le cose troppo in fretta!”.
Herbert M. Shelton –
http://risveglio.myblog.it/wp-content/uploads/sites/245753/2014/07/Herbert-M.-Shelton-Il-digiuno-pu%C3%B2-salvarvi-la-vita.pdf
la seconda parte :
https://www.spaziosacro.it/interagisci/blog/blog2.php/digiuno-il-digiuno-puo-salvarti-1
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.