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Gratitudine e Ingratitudine

 

Gratitudine e ingratitudine sono due stati d’animo e atteggiamenti profondamente interconnessi con il modo in cui viviamo e interagiamo con gli altri e con noi stessi.

La gratitudine è un sentimento di riconoscenza per ciò che riceviamo, sia esso tangibile (come un dono o un aiuto) che intangibile (come affetto, sostegno emotivo, esperienze di crescita). Essere grati è riconoscere il valore di ciò che abbiamo e il contributo che gli altri danno alla nostra vita, anche nelle piccole cose quotidiane.

La gratitudine induce una sensazione di benessere interiore e genera emozioni positive, come gioia, serenità e senso di connessione con gli altri. Psicologicamente, è associata a un maggior livello di felicità.

Essere grati amplia la nostra visione delle cose, ci aiuta a vedere il quadro completo e a percepire il lato positivo anche nelle sfide. Non si tratta di ignorare le difficoltà, ma di riconoscere ciò che c’è di buono in ogni situazione

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Studi scientifici hanno dimostrato che la gratitudine riduce il rischio di depressione, abbassa i livelli di stress e migliora la qualità del sonno. Porta a una maggiore resilienza e capacità di affrontare le difficoltà.

Esprimere gratitudine rafforza i legami tra le persone, perché riconosce e valorizza gli atti di gentilezza, creando una reciprocità positiva. Una semplice parola di grazie può rendere un’interazione più significativa.

L’ingratitudine è l’opposto della gratitudine.

È l’incapacità o il rifiuto di riconoscere i benefici ricevuti da altri o dalla vita in generale. Questo atteggiamento tende a generare emozioni negative e può avere un impatto negativo sulle relazioni e sulla percezione della realtà.

Spesso, l’ingratitudine deriva dal credere che tutto ci sia dovuto. Si perde la capacità di apprezzare i piccoli gesti e si ha la tendenza a concentrarsi su ciò che manca, piuttosto che su ciò che si ha.

Le persone ingrate tendono a chiudersi in una visione egocentrica, che può minare le relazioni. Gli altri si sentono non valorizzati o sottovalutati, il che può portare a frustrazione e allontanamento.

L’ingratitudine è collegata a emozioni come rabbia, risentimento e insoddisfazione cronica. Può portare a un circolo vizioso di negatività, che si riflette nella percezione della vita e delle esperienze quotidiane.

L’ingratitudine, soprattutto nelle relazioni interpersonali, può logorare i rapporti. Le persone che si sentono sfruttate o non apprezzate possono allontanarsi o smettere di offrire aiuto.

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Per  superare l’ingratitudine e’ necessaria l’Auto-consapevolezza: fermarsi a riflettere su quanto si riceve dagli altri e dalla vita, piuttosto che concentrarsi solo su ciò che manca.
Valorizzare il presente: Imparare ad apprezzare il qui e ora, senza proiettare costantemente il desiderio verso ciò che non si ha.
Praticare l’umiltà: Riconoscere che non tutto ci è dovuto e che ciò che riceviamo dagli altri merita apprezzamento e riconoscenza.

Sia la gratitudine che l’ingratitudine influiscono profondamente sulla nostra salute mentale, sulle nostre relazioni e sulla nostra percezione della vita. Praticare la gratitudine non significa ignorare le difficoltà, ma piuttosto sviluppare una visione più equilibrata, che riconosca e celebri ciò che di buono abbiamo.
Invece, l’ingratitudine tende a isolare e generare insoddisfazione. Coltivare una mente grata può portare a una vita più serena, ricca di connessioni profonde e significative.

Ecco alcuni pensieri di grandi maestri spirituali su gratitudine e ingratitudine:

Thich Nhat Hanh (monaco buddhista) parla spesso di gratitudine come parte integrante della mindfulness. Insegna che dovremmo essere grati non solo per le grandi benedizioni della vita, ma anche per le piccole cose quotidiane. Thich suggerisce che la gratitudine coltivata costantemente aiuta a riconoscere il miracolo della vita nel momento presente. Dice: “Quando sei consapevole, ogni momento può essere un momento di gratitudine”. Questa pratica ci riconnette alla bellezza della vita e riduce la sofferenza.

Eckhart Tolle sottolinea che la gratitudine non è solo un’emozione, ma uno stato di consapevolezza. Il suo insegnamento principale è che la gratitudine si trova nel “qui e ora”. “Quando accetti pienamente ciò che è, allora puoi essere grato per l’interezza della vita”. Non si tratta solo di essere grati per ciò che va bene, ma per l’esperienza stessa della vita, che include sia la gioia che le difficoltà.

Uno dei suoi insegnamenti più celebri recita: “Se l’unica preghiera che dirai mai nella tua vita è ‘grazie’, sarà sufficiente”. !
Questo sottolinea come la gratitudine sia una potente forma di preghiera, una connessione diretta con il divino, e un modo per vivere con pienezza e senso di pace.

per l’Ingratitudine
Mahatma Gandhi ha parlato spesso dell’ingratitudine come un grande ostacolo alla pace interiore e alle relazioni. Ha affermato: “L’ingratitudine è forse la più alta forma di violenza, perché è l’atto di ignorare e non apprezzare il sostegno e l’amore che riceviamo”. Gandhi credeva che la gratitudine fosse una chiave per costruire una comunità più armoniosa e che l’ingratitudine spezzasse i legami tra le persone.

Paramahansa Yogananda:  nel suo libro Autobiografia di uno Yogi, ha sottolineato l’importanza della gratitudine verso il divino e verso i propri maestri. Ha detto: “La gratitudine è il cuore della devozione” e ha spesso avvertito che l’ingratitudine porta a una chiusura mentale e spirituale. Secondo Yogananda, coloro che non sono capaci di essere grati rischiano di vivere nella prigionia dell’ego e del materialismo, perdendo il contatto con l’essenza spirituale della vita.

San Francesco d’Assisi: predicava la gratitudine per ogni cosa, inclusa la sofferenza. Per lui, la gratitudine non era limitata ai doni visibili, ma si estendeva anche alle prove e alle difficoltà. Diceva che attraverso la gratitudine si poteva trovare Dio in ogni aspetto della vita, e che l’ingratitudine era un modo per allontanarsi dall’amore divino. “È nella semplicità e nella gratitudine che si trova la vera ricchezza dello spirito”.

Gesù e la gratitudine
Gesù ha insegnato molte lezioni sulla gratitudine attraverso parabole e gesti concreti nel suo ministero. Due dei suoi insegnamenti più significativi sul tema della gratitudine si trovano nel Vangelo secondo Luca.

La guarigione dei dieci lebbrosi (Luca 17:11-19): In questo racconto, Gesù guarisce dieci lebbrosi, ma solo uno ritorna per ringraziarlo. Questo unico uomo, un Samaritano (considerato straniero e pagano), mostra gratitudine per la sua guarigione, mentre gli altri nove non tornano. Gesù allora afferma: “Non sono stati guariti tutti e dieci? Dove sono gli altri nove? Solo questo straniero è tornato per rendere gloria a Dio?”. Questa parabola sottolinea l’importanza di riconoscere le benedizioni ricevute e l’ingratitudine degli altri nove guarisce, ma senza riconoscenza, si allontanano dalla pienezza spirituale.

La preghiera di ringraziamento di Gesu’: In molti momenti cruciali, come durante l’Ultima Cena, Gesù ha mostrato gratitudine. Prima di spezzare il pane e condividere il vino, “prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro” (Luca 22:19). Questo gesto di ringraziamento mostra come la gratitudine fosse parte integrante della sua connessione con Dio e del suo insegnamento.

Una delle massime del Buddha recita “C’è sempre qualcosa di cui essere grati. Non essere così pessimista se ogni tanto le cose non vanno come vorresti. Sii sempre riconoscente per gli affetti e le persone che già hai vicino a te. Un cuore grato ti rende felice.”

Yogi Bhajan e la gratitudine
Yogi Bhajan, grande maestro di Kundalini Yoga, insegnava che la gratitudine è una delle vibrazioni più elevate che un essere umano possa esprimere. La gratitudine, secondo Yogi Bhajan, non riguarda solo il dire grazie per le cose belle, ma l’accettare con gratitudine anche le sfide e le difficoltà.

Il concetto di “Sukha e Dukha”: Yogi Bhajan parlava spesso dell’importanza di essere grati sia per il Sukha (piacere, benessere) sia per il Dukha (dolore, sofferenza). Diceva: “Sii grato per ogni sfida, per ogni dono, per ogni cosa che ti fa crescere spiritualmente”.
Per Yogi Bhajan, la gratitudine è l’energia che ti permette di vedere oltre le illusioni della vita materiale e di connetterti con la tua vera essenza divina.

Yogi Bhajan ha sottolineato che la gratitudine è un catalizzatore di guarigione e trasformazione. Ha insegnato che essere grati ogni giorno, anche per le piccole cose, eleva la coscienza e rafforza l’anima. Diceva: “Gratitudine è la strada più breve verso Dio. Essere grati significa essere consapevoli di quanto sei benedetto in ogni momento della tua vita.”

Sia Gesù che Yogi Bhajan che Buddha vedono la gratitudine non solo come una semplice emozione, ma come una via per crescere spiritualmente, per connettersi con Dio e la parte divina che c’e’ in noi per vivere con consapevolezza e amore. Essi mettono in guardia contro l’ingratitudine, perché allontana dalla realizzazione spirituale e dalla pienezza dell’esperienza umana.

NOI SIAMO GRATI PER TUTTO E PER TUTTI  GRAZIE!
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