I BAMBINI HANNO BISOGNO DI REGOLE, COME FARSI ASCOLTARE?
Il verbo educare deriva dal latino educere, che letteralmente significa “portar fuori”, ovvero far emergere ciò che è nascosto! Affinché questo processo di sviluppo si realizzi, preciso compito del genitore è quello di fornire al bambino un supporto stabile, una base sicura, che permetta al piccolo di sviluppare le proprie capacità e, a tempo stesso, di costruire una propria identità.
Fornire una base sicura vuol dire offrire al bambino la possibilità si sperimentarsi e di testare le proprie abilità all’interno di uno spazio protetto.
Il genitore quindi è costantemente sintonizzato sulle necessità del figlio, con la consapevolezza di dover leggere e di dover saper rispondere adeguatamente a tutti i suoi bisogni. Ascoltare i bisogni del bambino significa anche accettare il fatto che possa arrabbiarsi, che possa piangere, che possa aver bisogno di litigare e di ricercare il limite per mettere alla prova le proprie forze.
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Con la crescita, infatti, i bisogni del bambino si fanno sempre più complessi e i comportamenti agiti assomigliano sempre più a un test, una sorta di esperimento che gli serve per capire di quali forze dispone, quanto è sicura la base e quanto ci si può appoggiare e quanto ci si può staccare.
La comparsa di parole come «Io», «No» e «Mio», indica che il bambino sta provando a definire i propri confini, affidandosi all’altro, sicuro di essere protetto.
Fornire al piccolo delle regole significa, in quest’ottica, sia dargli dei validi principi in base ai quali egli possa agire all’interno della realtà e nel rispetto di ciò che lo circonda, ma, al tempo stesso, renderlo capace di distinguere Sé stesso dall’alto, per intrecciare relazioni sane.
Educare senza porre delle regole può condurre il bambino a mettere in atto dei comportamenti nella convinzione di poter agire senza limiti. Evitare di dire «No» significa non fornire quella base sicura, quello scoglio fermo, ma gentile, necessario a stabilizzare la sua personalità.
Lo sviluppo dell’autonomia equivale alla capacità di operare una libera scelta, ma è inesatto pensare che un bambino, al quale non siano mai state date regole, possa essere libero di scegliere. I bambini non vivono nell’indeterminatezza: ogni gesto, ogni comportamento assunto dall’adulto rappresenta un messaggio chiaro, che viene interiorizzato e riutilizzato in seguito.
Se è vero quindi che i bambini hanno bisogno di regole … come riuscire a farsi ascoltare?
Tra il modello autoritario delle generazioni delle bisnonne e il permissivismo sfrenato, oggi è largamente condiviso da psicologi ed esperti dell’età evolutiva un approccio educativo autorevole sì, ma lontano da qualsiasi estremismo. Se questo lavoro educativo non viene fatto fin dalla prima infanzia, i genitori possono trovarsi letteralmente in balia di un bambino, che decide a suo piacimento quando, dove e che cosa fare, con una serie di capricci inarrestabili se si cerca di convincerlo a cambiare atteggiamento.
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Cerchiamo, in questa cornice, di prendere 6 punti fermi:
1. I bambini hanno bisogno di regole chiare, precise e adeguate alla loro età
Le regole devono essere molto chiare, mai troppo vaghe e generiche.
Bisogna essere molto pratici quando si chiede qualcosa ad un bambino ed esplicitare bene la richiesta. Per esempio: ‘Fai il bravo!’ non dà nessuna indicazioni, ma genera solo confusione; mentre ‘Stai attento a scuola’, o ‘Si va a letto alle 9′ sono messaggi chiari e precisi.
Stabilire un numero di regole fisse. Per un bambino piccolo, di tre anni, possono essere 5/6, semplici, che riguardano l’organizzazione quotidiana, come i pasti, il sonno, la cura del corpo e le principali norme di educazione socialmente comuni. È preferibile che siano fisse per non generare confusione. Ogni regola deve avere senso in base all’età del bimbo, in quanto la tipologia e il numero cambiano nel corso della crescita.
2. Le regole vengono stabilite da mamma e papà
Le regole vanno pensate dalla coppia e devono essere stabilite in precedenza, prima di essere esplicitate al bambino. E’ opportuno che i genitori abbiano un piano di regole da assegnare e da spiegare al piccolo. Esplicitarle chiaramente non basta infatti, si devono spiegare bene al bambino i motivi per i quali è necessario che assuma determinati comportamenti, piuttosto che altri, di modo che capisca che la regola introdotta è per il suo bene e non rappresenta una punizione.
3. I bambini prendono sul serio chi è coerente
Come adulti è importante essere dei modelli: il modo più efficace per chiedere ad un bambino di fare qualcosa è farla in prima persona, mantenendo sempre coerenti le proprie azioni.
Qualunque sia la richiesta fatta al bambino non è mai opportuno cambiarla sul momento
È bene, una volta stabilita e spiegata la regola, rimanere fermi e uniti nella decisione. Se si è detto “Dieci minuti di tv al giorno” non si possono avere tentennamenti di fronte ad uno scoppio d’ira o di pianto. Alle volte i capricci possono essere estenuanti, ma è importante stabilire dei limiti chiari, ragionevoli e farli rispettare, senza cedere alle pressioni.
4. I capricci e le punizioni
I capricci rappresentano una forma di comunicazione sbagliata, di ribellione: il bambino comincia a piangere o ad arrabbiarsi perché sa che così ottiene ciò che vuole. Per uscire da questo circolo bisogna insegnare al bambino a comunicare parlando, facendogli capire che se fa i capricci non gli si darà attenzione e non otterrà quello che vuole.
Non cedere quando il bambino cerca di ottenere ciò che vuole, anche se alle volte è molto difficile, è importante per evitare che si rinforzi il comportamento sbagliato e, analogamente, la convinzione che portando mamma e papà allo sfinimento si ottiene ciò che si vuole.
Il pianto va tranquillizzato, il genitore deve cercare di tradurre a parole quello che il bambino sta esprimendo. Per mantenere il controllo un errore da evitare è quello di adottare lo stesso comportamento del bambino, perché il genitore ha altre risorse da mettere in campo.
Se il bambino urla è preferibile abbassare la voce, per suggerirgli che c’è uno strumento diverso dall’urlo per comunicare. Se si arrabbia è più funzionale mantenere la calma e mettersi nei panni del bambino, per rimandargli che ha ragione ad essere arrabbiato. L’umorismo è sicuramente una risorsa che va attivata e funziona subito, si impara attraverso le esperienze positive, per poi riapplicare quanto appreso ad altre situazioni.
Le punizioni ed i castighi vanno messi in atto solo nel caso in cui esse derivano da accordi che sono stati stabiliti e concordati in maniera chiara con il bambino; non devono essere improvvisate e neppure legate all’emozione del momento. I ricatti morali non funzionano, perché l’accettazione di una regola, basata solo sulla paura, non è uno stimolo per la crescita.
5. Se il bambino rispetta la regola ditegli: “Bravo!”
Quando un bambino rispetta una regola o prova a farlo, occorre sottolinearlo e mettere in risalto l’impegno e la buona volontà. Questo comportamento agisce da rinforzo e trasmette al bambino un messaggio chiaro e positivo rispetto a quello che ha fatto. Così avrà voglia di replicare quel comportamento in modo spontaneo. Il bambino ha bisogno di sentirsi protetto e rassicurato e di ricevere anche approvazioni e riconoscimenti dagli adulti.
6. Impara a comunicare i sentimenti
L’adulto deve riconoscere i sentimenti del bimbo e, al tempo stesso, esplicitare i suoi, senza imbrogli, per aiutarlo a capire cosa prova. Se la mamma è molto seccata per il comportamento agito dal figlio, più che sgridarlo, per consolarlo subito dopo, è più funzionale che lo ammetta, ‘Sono arrabbiata ora perché questa cosa non si fa!‘. La conferma affettiva è vitale per crescere, tutti noi abbiamo bisogno di essere amati incondizionatamente.
Psicologa Nicoletta Remiddi
http://www.nostrofiglio.it/bambino/bambino-3-6-anni/psicologia-3-6-anni/bambini-come-insegnare-il-rispetto-delle-regole
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