Si troverebbe nascosta all’interno di un particolare minerale, la ringwoodite, contenuto in grande quantità nella zona di transizione del mantello. Lo studio su Science
Una intera sezione del mantello terrestre, la regione rocciosa che si trova tra la crosta e il nucleo del nostro pianeta, potrebbe essere soggetta a scioglimento, e la colpa sarebbe di un enorme bacino idrico nascosto al suo interno. È quello che sostiene uno studio, condotto da Brandon Schmandt e dai suoi colleghi dellaUniversity of New Mexico, e pubblicato su Science. Ma perché i ricercatori parlano di questo oceano sotterraneo? Partiamo dall’inizio.
Il mantello della Terra contiene un gran numero di minerali, tra cui la ringwoodite, un polimorfo (ossia presente in diverse forme cristalline) dell’olivina di un caratteristico colore blu. La ringwoodite si trova localizzata in una zona compresa tra i 500 e i 700 km di profondità, una regione del mantello chiamata zona di transizione. La ringwoodite è nota perché, in laboratorio, la sua particolare struttura è in grado di trattenere al suo interno acqua, sia allo stato liquido, sia sotto forma di ioni idrossido (ossia atomi di ossigeno e idrogeno legati insieme). Ma finora gli scienziati non erano stati in grado di determinare se la ringwoodite fosse in grado di esistere nella sua forma idratata anche all’interno delmantello del nostro pianeta. Se questo fosse possibile, sostengono i ricercatori, questo vorrebbe dire che all’interno del mantello sarebbe contenuta una enorme riserva di acqua: una riserva che potrebbe, sotto alcune circostanze, causarne lo scioglimento della parte inferiore, influenzando moltissimo l’attività delle onde sismiche.
Durante la loro ricerca, Schmandt e il suo team hanno studiato molti modelli numerici delle correnti presenti nel mantello, e hanno analizzato con attenzione le onde sismiche che attraversano il nostro pianeta a circa 700 km di profondità. Gli scienziati hanno anche condotto alcuni esperimenti riscaldando la ringwoodite con dei laser e studiando i risultati ottenuti con uno spettrografo ad infrarossi e un microscopio elettrico.
I dati ottenuti hanno confermato che nello strato di mantello terrestre contenuto tra i 410 e i 660 km di profondità potrebbe essere contenuta una grande quantità di acqua sotto forma di ringwoodite. Quest’acqua, liquefacendosi, tenderebbe o a restare nel mantello o a scendere verso il basso. La combinazione di questo scioglimento e dei movimenti sismici all’interno del pianeta, che tendono a riportare l’acqua verso l’alto, potrebbe, secondo gli scienziati, creare una vera e propria trappola a lungo termine per l’H2O, che rimarrebbe di fatto all’interno della zona di transizione del mantello.
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150 anni fa Jules Verne immaginò un vasto mare che si trovava sotto la superficie del nostro pianeta. Oggi, ‘Viaggio al centro della Terra ha riscontrato un’eco inaspettata in un ritrovamento importante.
Un team di ricercatori dell’Università di Alberta, in Canada, sostiene di aver trovato la prova che indica l’esistenza di un vasto serbatoio di acqua nelle profondità della Terra. In particolare, circa 400 o 600 miglia sotto i nostri piedi. Secondo le loro stime, questo serbatoio può contenere l’acqua di cui tutti gli oceani del mondo insieme.
La prova viene da un minerale noto come ringwoodita (scoperto in un meteorite nel 1969). Questo minerale è stato un obiettivo accarezzato di scienziati per un lungo periodo di tempo, si è creduto di essere la chiave per risolvere la questione se la zona di transizione della Terra (che è tra i 400 ei 670 km di profondità) è una fonte di acqua o una zona asciutta nella sua interezza.
SCOPERTA PER CASO
Nel 2008, un gruppo di geologi dilettanti trovato in un fiume poco profondo, nello stato brasiliano del Mato Grosso una piccola pietra, solo tre millimetri, chiamato ‘diamante marrone’. La pietra, che non ha valore commerciale, è stata acquisita da scienziati canadesi quando erano alla ricerca di altri minerali.
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Dopo anni di analisi, utilizzando la spettroscopia e diffrazione di raggi X, con attrezzature di laboratorio specializzato, si avrebbe la conferma che era ringwoodita, la prima prova della presenza sulla Terra di questo raro minerale, secondo la rivista Nature .
Il team ipotizza che il diamante marrone salito alla superficie durante un’eruzione vulcanica con un flusso di kimberlite, una roccia vulcanica che si verifica a profondità tra i 150 ei 450 km.
http://www.correodelorinoco.gob.ve/ciencia-tecnologia/tierra-esconde-una-gran-reserva-agua/
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