Il lato oscuro del pensiero positivo: quando la luce crea più ombre
Il culto tossico della positività
Viviamo in un’epoca paradossale. Da un lato, assistiamo a manifestazioni di durezza, volgarità e disumanità sempre più evidenti. Dall’altro, prolifera una retorica quasi ossessiva sulla positività, sull’amore universale e sulla vibrazione alta come unica risposta accettabile alle difficoltà della vita
Questo fenomeno ha persino un nome nella psicologia moderna: toxic positivity, la tendenza a negare, minimizzare e invalidare qualsiasi emozione autentica percepita come negativa
“Pensa positivo”, “sii grato”, “manda amore e luce” sono diventati i nuovi mantra di una spiritualità che rischia di trasformarsi in fuga dalla realtà
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
Ma come ci ricorda saggiamente Osho , questa visione non solo è superficiale, ma potenzialmente dannosa. Quando reprimiamo un’emozione come la rabbia, essa non scompare magicamente, viene semplicemente spinta nell’ombra, dove cresce indisturbata e potenzialmente più pericolosa
Il valore delle emozioni “negative”
Ciò che definiamo come emozioni negative: rabbia, paura, tristezza, indignazione, sono in realtà strumenti evolutivi potentissimi:
La rabbia ci segnala un’ingiustizia o una violazione dei nostri confini
La paura ci protegge dai pericoli reali
La tristezza ci permette di elaborare le perdite
L’indignazione può essere il motore del cambiamento sociale
Queste emozioni non sono “oscure” di per se, sono informazioni preziose, segnali che qualcosa richiede la nostra attenzione. Tentare di sostituirle forzatamente con pensieri positivi equivale a staccare la spina a un sistema di allarme che esiste per proteggerci
L’ipocrisia sociale della positività forzata
Come possiamo mandare amore e luce davanti a manifestazioni di odio, intolleranza e violenza? Come possiamo limitarci a pensare positivo quando vediamo giovani che bestemmiano o figure pubbliche che fanno dell’odio verso i più vulnerabili un motivo di vanto e applauso?
Infatti ecco alcuni esempi:
Ieri camminando in piazza a Bologna, una ragazzina e’ stata “urtata” da un corteo di persone e lei ha reagito bestemmiando. Mi si e’ gelato il sangue: chi glielo ha insegnato? ma sa quello che dice?
Un intrattenitore ora riceve migliaia di applausi ridicolizzando e dicendo di odiare handicappati, migranti, gay e donne: perche’ viene cosi’ applaudito? Cosa c’e’ di positivo in questo?
Questa dissonanza tra la realtà che viviamo e l’imperativo di mantenersi positivi crea una frattura interiore che genera ulteriore sofferenza. Non solo dobbiamo affrontare un mondo difficile, ma dobbiamo sentirci anche in colpa per provare emozioni “negative” di fronte ad esso!???
La consapevolezza come alternativa alla scelta forzata
Ciò che Osho propone è rivoluzionario nella sua semplicità: una consapevolezza senza scelta. Non si tratta di scegliere il positivo sul negativo, ma di osservare entrambi senza identificarsi, senza reprimere, senza giudicare
Quando una persona prova rabbia di fronte all’ingiustizia, questa rabbia può essere osservata, compresa, e persino utilizzata come energia per un’azione costruttiva. Non ha bisogno di essere né repressa né alimentata, semplicemente riconosciuta per ciò che è: un’informazione, un’energia, una risposta naturale magari davanti a qualche cosa che deve cambiare
Un’autenticità esistenziale
Il vero percorso spirituale non è verso una positività artificiale, ma verso un’autenticità profonda.
Quando viviamo in questo spazio di consapevolezza:
Le lacrime possono esprimere sia gioia che dolore, senza essere etichettate
La rabbia può trasformarsi in determinazione e azione costruttiva
La paura può diventare prudenza e protezione
L’indignazione può alimentare il cambiamento personale e sociale
Questa visione ci libera dalla schiavitù del dover apparire sempre felici e positivi, permettendoci di essere autenticamente umani, con tutta la complessità che questo comporta
La trappola dell’industria del benessere
Vale la pena notare che esiste oggi un’enorme industria costruita attorno al “pensiero positivo”: libri, seminari, corsi online che promettono di attirare abbondanza e felicità attraverso il potere del pensiero. Come sottolinea Osho, queste idee hanno avuto particolare successo in America, dove si legano al mito del self-made man e alla convinzione che ognuno sia artefice del proprio destino
Ma questa visione semplificata ignora le complessità sociali, economiche e personali che plasmano le nostre vite. Non tutti partono dallo stesso punto, non tutti hanno le stesse opportunità, e pretendere che la positività sia l’unico ingrediente necessario per il successo significa ignorare le disuguaglianze strutturali della nostra società e portare alla discriminazione
Un invito all’integrazione
Siamo per un potente invito all’integrazione piuttosto che alla repressione. Integrare significa riconoscere tutte le parti di noi, quelle luminose e quelle in ombra, e capire che fanno tutte parte dell’esperienza umana
In un mondo che sembra sempre più polarizzato, dove il bene e il male vengono dipinti in termini assoluti, ricordarci della nostra comune umanità, con tutte le sue contraddizioni e sfumature, è forse il gesto più rivoluzionario che possiamo compiere
Non si tratta di cedere al cinismo o alla disperazione, ma nemmeno di rifugiarci in una positività illusoria
Si tratta piuttosto di coltivare una presenza autentica che accoglie la vita nella sua interezza, con coraggio e compassione genuina verso gli altri e verso noi stessi
GRAZIE