L’esperienza divina della sincronicità
La sincronicità è l’esperienza di due o più eventi che apparentemente si verificano casualmente, ma che insieme sono correlati in modo significativo per l’osservatore. Per contare come sincronicità, dovrebbe essere improbabile che quei determinati eventi
si verifichino insieme per caso. Per lo scrittore Robert Torres, si tratta di un’esperienza divina.
Robert Torres è l’autore di ‘Sin Thesis’, un libro che esplora il mondo della scienza e della spiritualità, si definisce un magnete umano di eventi paranormali. Torres è anche un cantante, compositore, artista e collaboratore freelance per diverse riviste americane.
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Chi crede che la sincronicità sia semplice coincidenza, non ha letto nulla dei massimi esperti del settore. Il famoso psicoterapeuta Jung, ad esempio, coniò il termine ‘sincronicità’ negli anni ’20 per riferirsi all’allineamento di forze universali con le esperienze di una persona.
Per secoli, in molte tradizioni spirituali, queste forze sono state cercate come un mezzo per allinearsi al ‘flusso’. Solitamente ci vogliono anni di meditazioni disciplinata, studi, rituali o altri mezzi per navigare in questo cammino, indirizzato all’armonica ‘individuazione’. Per alcuni, la ricerca è all’interno del sé, per altri invece è una ricerca esterna, rivolta alla spiritualità.
La mia prima esperienza con la sincronicità è stata al momento della mia nascita. Sono nato il 21 marzo alle 03:03 del mattino – che è il terzo mese, la terza settimana, la terza ora, e il terzo minuto. È anche l’equinozio. Quel momento era il mio allineamento con le forze universali, il pianeta, lo spazio e il tempo.
Il mio interesse per la ricerca della natura metafisica della realtà è giunto in un momento di risveglio nel quale ho avuto un incontro soprannaturale con un entità di luce. Dopo quest’incontro, ho sentito una comprensione intrinseco di molti concetti, quali il flusso, lo spirito, l’unità e anche la divinità.
UNITA’: CHE COSA CI COLLEGA?
vi è un significato soggettivo che ci collega. Senza un osservatore (tu), non c’è mente, non c’è sincronicità, non c’è significato. I pensieri sono collegati agli eventi, la mente è connessa ai movimenti della materia, e questo è soggettivo; vi è l’assenza di una causa oggettiva (è acausale).
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La mia ricerca è iniziata con Jung, ma già millenni prima di Jung l’uomo aveva vissuto la sincronicità. Prima di ‘sincronicità’, l’umanità antica usava parole come compassione, armonia e unità.
Nel IV secolo a.C. il filosofo greco Eraclito vedeva tutte le cose come interconnesse: nulla è isolato e tutte le cose sono collegate. Similmente, Ippocrate diceva: «Esiste un flusso comune, un respiro comune. Tutto è in accordo». L’idea classica che la separazione sia un’illusione include anche un legame tra gli oggetti inanimati. Alcuni dicono che tutta la materia ha una coscienza.
IL RUOLO DELLA COSCIENZA E IL PARANORMALE NELLA SINCRONICITA’
A lavorare con Jung c’era il fisico vincitore del premio Nobel Wolfgang Pauli che ha presumibilmente avuto esperienze con la telecinesi. Quando era in giro si verificavano spesso dei guasti catastrofici alle attrezzature sperimentali. Ci ha sempre scherzato su, ma gli altri scienziati temevano la sua presenza negli esperimenti, perché pensavano che la causa fosse sua. In fisica questo effetto è infatti rimasto noto come ‘Effetto Pauli’.
Insieme, Jung e Pauli sono stati gli scienziati pionieri della parapsicologia. Molti altri sono andati avanti negli studi, e la coscienza viene spesso vista come la chiave per spiegare abilità come la telecinesi, la visione a distanza e la precognizione.
Un grande esempio sono i ‘campi morfici’ di Rupert Sheldrake. Egli ci mostra come i campi possano creare delle relazioni.
Nel suo libro, ‘Una nuova scienza della vita’, Sheldrake cita degli esperimenti nei quali viene data ai ratti una specifica formazione e, in seguito, i ratti presenti in un altro laboratorio sono più facilmente in grado di imparare la stessa cosa. È come se i ratti condividessero un campo nel quale le conoscenze acquisite attraverso questo allenamento diventano disponibili per tutti.
Il fisico David Bohm, in ‘Ordine implicito ed esplicito’, afferma che la coscienza inizia all’esterno del nostro spazio-tempo, nel ‘flusso’ in cui è presente tutta la conoscenza e la nostra realtà materiale prende forma. Essa poi si dispiega nella nostra dimensione, per poter ritornare di nuovo al flusso.
Queste teorie, assieme a quelle esplorate da Michael Talbot nel famoso ‘Universo olografico’ o dal fisico David Peat in ‘Significato e Forma’, ipotizzano tutte l’esistenza di un substrato al di sotto della nostra realtà materiale e temporale.
La coscienza stessa non può essere quantificata scientificamente. Molti credono che esista fuori dal cervello – nel concetto tradizionale indiano di campo, o ‘Akashic’, esiste un compendio di tutte le conosce di tutti gli esseri senzienti esistiti del tempo. Sebbene questo sia d’accordo con molte di queste teorie in merito all’esistenza di una ‘matrice’, qual è l’intelligenza al lavoro dietro tutto questo?
UNA FORZA INTELLIGENTE
L’umanità ha da tempo riconosciuto l’esistenza di un’Intelligenza maggiore, sebbene appaia in diverse forme; e anche i più grandi scienziati della Storia sono arrivati alla stessa conclusione. Einstein disse: «Tutti coloro che sono seriamente coinvolti nella ricerca scientifica si convincano che lo spirito sia una manifestazione delle leggi dell’Universo – uno spirito di gran lunga superiore a quello dell’uomo».
Max Planck, uno dei padri fondatori della fisica quantistica, ha detto: «Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù di una forza. Dobbiamo assumere che dietro questa forza ci sia l’esistenza di una mente cosciente e intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia».
Isaac Newton riteneva che l’universo fosse meccanico, messo in moto da Dio e poi lasciato andare. Ci sono altri che credono nel fatto che l’esistenza sia un’emanazione di Dio. Alcuni non credono che esista proprio alcun tipo di intelligenza esterna. Questo non è ciò che penso io.
Molte di queste teorie e credenze sostengono che i nostri pensieri possano alterare il mondo esterno in relazione a noi stessi. Sebbene ci sia un’intelligenza che coordina, tu sei un co-creatore.
Quando la sincronicità si manifesta come un evento esterno, correlato in maniera acausale e significativa ai propri pensieri, è chiaro come si stia aiutando a crearlo.
Ma gli eventi coincidono anche senza che noi li pensiamo, come il momento della mia nascita. Dentro di noi abbiamo sempre saputo che noi siamo sempre stati guardati, persino in una stanza vuota, non siamo mai veramente soli. Quante volte gli eventi si allineano in maniera così strana e statisticamente improbabile da credere che si siano verificati per caso? Essi devono provenire dall’esterno. Ciò significa che la Fonte o l’Unità che in definitiva controlla il tutto è là fuori.
E anche Albert Einstein, d’altronde, una volta ha detto: «La sincronicità è il miglior modo per Dio di rimanere anonimo».
Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times.
Articolo in inglese: ‘Synchronicity as a Divine Experience’
Fonte: epochtimes
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