Non è da poco che l’OMS ha classificato la chemioterapia come agente cancerogeno, ma la notizia rimbalza nuovamente da quando il governo ci ha stupiti con la discutibile scelta di attribuire i costi di due farmaci anti-tumorali direttamente al paziente e non più alla sanità pubblica, per un costo di circa 3 mila euro a settimana.
A questo punto i cittadini cominciano a chiedere maggiori risposte alla comunità scientifica che il più delle volte appare spaccata al suo interno e ricca di contraddizioni come quella relativa alle posizioni dell’OMS sull’uso dei farmaci chemioterapici.
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Il paradosso della nostra medicina è proprio quello di voler guarire sapendo di danneggiare. Qualsiasi terapia accreditata potrebbe apportare benefici e, allo stesso tempo, degli effetti collaterali. Tuttavia colpisce comunque pensare che, mentre milioni di donne decidono di curare il cancro alla mammella con chemioterapie, allo stesso tempo stanno inconsapevolmente assumendo sostanze classificate come “cancerogene”. Qualcuno potrebbe obiettare che lo stesso concetto è alla base delle vaccinazioni contro molti ceppi di virus.
È vero, ma la differenza è che il cancro non è un virus e non andrebbe, in teoria, curato con una vaccinazione a base di sostanze che provocano il cancro. Un parallelismo sicuramente non scientificamente calzante, ma che rende l’idea di quello che da diversi decenni sta accadendo in campo oncologico.
Il cancro è la seconda causa di morte nei paesi industrializzati. Innumerevoli sono i fattori che possono causare l’insorgenza di questa malattia: in primo luogo l’inquinamento e le diossine che entrano nel ciclo agro-alimentare, le polveri sottili inalate, l’elettromagnetismo, fattori genetici e moltissime altre cause. Qualsiasi sia la causa che ha cagionato l’insorgenza della malattia, la terapia è sempre a base di chemio. Ne esistono di diversi tipi a seconda del tumore. In moltissimi casi vengono somministrati mix di farmaci e, in alcune cliniche, prima della terapia vengono fatte flebo con lo scopo di diminuire l’acidità del sangue.
La chemio quindi è la terapia più usata per combattere alcuni tipi di cancro, ma colpisce pensare che la stessa Organizzazione mondiale della Sanità e l’American Cancer Society la “classificano come agente cancerogeno” quantificando il suo reale beneficio in una media del 2,2%. È stato stimato infatti che in America la media era del 2,1% mentre in Australia del 2,3%.
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Non solo. Secondo gli studi e le statistiche la Radioterapia è ancora peggiore perchè causa il cancro e lo peggiora. Anzi, la radioterapia sarebbe conosciuta da medici e pazienti come una terapia che causa spesso alcune forme tumorali.
Siamo di fronte quindi al più grande fallimento della medicina?
Di fallimenti ce ne sono stati tanti durante gli ultimi decenni, in campo chemioterapico il primo e più noto fallimento dell’oncologia riguarda il farmaco DES usato per molti tipi di cancro e soprattutto per il cancro alla mammella. Questo farmaco dava effetti collaterali anche nel lungo termine ed era stato già indicato da alcuni oncologi come “farmaco pericoloso”. Correva l’anno 1938. Ma questo farmaco uscì fuori commercio solo nel 1970 lasciando il posto all’oggi discusso TAMOXIFEN. La rete pullula di materiale concernente la tossicità di questo farmaco che per altro presenta una struttura simile al DES e che oggi è ancora il farmaco più prescritto al mondo per il cancro.
Su vogliovivere.org è scritto esplicitamente che:
Il ben conosciuto ricercatore Pierre Blais descrive il tamoxifen come “farmaco spazzatura che si poneva ai vertici del mucchio di immondizia”.
Le tremende previsioni di Blais furono ignorate.
Il tamoxifen venne dapprima approvato dalla FIDA (Autorità per i medicinali e gli alimenti degli USA, ndt) per essere usato come pillola per il controllo delle nascite, poi per la prevenzione del tumore al seno.
Ben presto si rivelò invece come promotore di cancri particolarmente aggressivi all’utero ed al fegato, come causa di fatali coagulazioni di sangue ed ostacolo a numerose altre funzioni.
Clicca qui per leggere l’aricolo completo.
Come approcciare quindi a queste posizioni?
Come mai la scienza resta sempre un’opinione?
La ricerca dovrebbe darci una spiegazione scientifica, cioè formulata con metodo scientifico che risponda quindi a domande universali e che sia caratterizzata da esperimenti ripetibili. Fin quando si troverà risposta a tutte queste domande sarà lecito parlare di eventuali benefici derivanti di terapie nuove e sperimentali spesso piuttosto discusse o ingiustamente temute. Soprattutto alla luce del fatto che, il nuovo decreto legge approvato dal Governo Letta addebita i costi delle cure antitumorali direttamente al paziente e non alla sanità pubblica. I consumatori e i pazienti quindi devono avere una risposta. Abbiamo posto queste domande a validi ricercatori. Presto vi informeremo delle risposte.
Fonte: EC Planet
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