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La Maggior Parte Dei Farmaci In Commercio Non Sono Efficaci
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La maggior parte dei farmaci in commercio non sono efficaci

La maggior parte dei farmaci in commercio non sono efficaci : parola del professor SILVIO GARATTINI fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri

 

Il sistema medico-sanitario dei paesi industrializzati si basa oggi prevalentemente sulla somministrazione di rimedi farmacologici e chimici.

 

Questa è di fatto l’unica opzione che ci viene suggerita in via ufficiale, sebbene poi ce ne siano molte altre (medicina tradizionale cinese, medicina olistica, medicina informazionale…).

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Oggi i farmaci stanno diventando la proposta di cura e di rimedio alla nostra salute a qualsiasi livello, fisico come psicologico.

 

Ma siamo davvero sicuri che le soluzioni chimiche farmacologiche siano sempre la cura più adatta?

 

Il professor Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (un istituto di ricerca italiano che si occupa proprio di ricerche valutative sui farmaci) in un’intervista con Il Messaggero (2005) dichiarò:

«Su 8.500 farmaci disponibili sul mercato italiano, solo qualche decina è realmente efficace».

 

Il professor Garattini è stato intervistato anche da Marco Pizzuti, autore del libro I mercanti della salute, nel quale vengono spiegati nei dettagli più reconditi la storia e il funzionamento del nostro sistema medico-sanitario.

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Eccovi un estratto dell’intervista.

 

Pizzuti: «Durante l’intervista del 2005 lei ha dichiarato che i farmaci veramente utili non sono più di qualche decina. Considerando però che la lista dei farmaci in Italia comprende ormai quasi 10000 prodotti (2012), non è chiaro perché il costo di molti di essi vada a finire sul conto della spesa pubblica. Qual è la sua opinione a riguardo?»

 

Garattini: «Si tratta spesso di scelte dettate da interessi commerciali che hanno la predominanza sulle esigenze mediche.»

 

Cosa vuol dire? Vuol dire forse che nel nostro Sistema gli interessi commerciali di chi produce e vende farmaci hanno maggiore influenza del Giuramento di Ippocrate che tutti i medici che noi abbiamo delegato a guarirci dovrebbero sottoscrivere?

 

Nel 2005 c’erano circa 8500 farmaci in commercio. Sette anni più tardi, nel 2012, il loro numero era salito a oltre 10000. Questo significa che le industrie farmaceutiche hanno continuato a produrre nuovi farmaci, e molti.

 

Ma se di quegli 8500 farmaci (dato del 2005) soltanto una decina funzionava, perché hanno continuato a mantenerli sul mercato fino al 2012? E soprattutto: siamo sicuri che i farmaci immessi nel mercato più di recente siano veramente nuovi (e non «riciclati»), che curino patologie nuove (patologie reali) e che siano più efficaci di quelli che c’erano prima?

 

In realtà, spesso i nuovi farmaci non sono altro che una revisione estetica e di proposta commerciale dei farmaci già esistenti.

 

Pensate stia esagerando? Allora analizziamo i dati di uno studio americano, sempre citato da Pizzuti: «Tra il 1998 e il 2002, dei 415 nuovi farmaci approvati per la vendita sul mercato americano, il 14% presentava qualche effettiva novità rispetto ai già esistenti e il 9% era costituito da farmaci vecchi ai quali erano stati apportati dei miglioramenti significativi».

 

Ok. 14% + 9% = 23%. E il restante 77%? Sono nuovi o non sono nuovi? E soprattutto: presentano qualche miglioramento o vantaggio rispetto a quelli già precedentemente in commercio? Forse non tutti lo sanno, ma non esiste alcuna norma che costringa l’industria farmaceutica a effettuare comparazioni tra un nuovo farmaco e un farmaco già esistente…

 

Per non rimanere intrappolati nella morsa consumistica che ci ha creato intorno l’industria della salute, interessata a fini di profitto a renderci “dipendenti” da farmaci e fedeli “consumatori” degli stessi, l’alternativa è prima di tutto prevenire e in seconda battuta sfruttare le naturali capacità di auto-guarigione del corpo. Esse necessitano spesso solo dei giusti stimoli, delle giuste frequenze e delle giuste informazioni per rimettersi in moto.

 

Questo è esattamente il principio su cui si basa l’RQI (acronimo di “Riequilibrio Quantico Integrato”), una metodologia semplice e alla portata di tutti, facile da imparare e applicare nella propria vita. E non solo per persone comuni, ma anche per medici e terapeuti che lo stanno integrando nelle loro pratiche.

 

Ideato dal geniale e dibattuto ricercatore veneto Marco Fincati, l’RQI permette prima di tutto di individuare le vere cause di qualsiasi problema di salute (che per ognuno di noi possono essere diverse) e poi le migliori soluzioni per risolverli, prediligendo tecniche non invasive e prive di effetti collaterali.

 

Fonte: metodorqi.blogspot.it

 

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