Verrà pubblicato il prossimo maggio, ma l’importante è che sia stato approvato. Il DSM-5 è già una realtà, quel Manuale Diagnostico e Statistico delle malattie mentali, quinta edizione, cui l’Associazione degli psichiatri americani (Apa) stava lavorando teoricamente dal 1999 , in realtà dal 2006 quando fu nominato capo della task forcelo psichiatra David J. Kupfer. La data della presentazione ufficiale è stata scelta in coincidenza con il congresso annuale dell’American Psychiatric Association a San Francisco, in California, 18-22 maggio 2013.
LA SVOLTA DEL 1980- C’è molta attesa per questa quinta edizione poiché dovrebbe trattarsi diuna profonda revisione dopo 30 anni, a far data dal “rivoluzionario” DSM-III del 1980 che segnò una svolta epocale nella disciplina, conquistando al volume il titolo di “bibbia degli psichiatri” in tutto il mondo.
Fu la scelta, allora, di sposare in pieno il metodo scientifico descrittivo e un linguaggio capace di accomunare specialisti dei più diversi contesti geografici e culturali. Come ha dichiarato il presidente dell’Apa, Dilip Jeste, le prime due edizioni del Manuale, 1952 e 1968, «erano sostanzialmente influenzate dalle teorie psicoanalitiche». Indimostrabili.
Per ora è ancora in vigore la quarta edizione del 1994, poi rivista nel 2000 (DSM-4R). Come ogni volta, anche per passare al n. 5 è stata coinvolta un’ampia task force internazionale costituita di 1.500 esperti tra psichiatri, psicologi, assistenti sociali, infermieri psichiatrici, pediatri, neurologi, appartenenti a 39 Paesi.
«Tra le modifiche nel nuovo testo», commenta lo psichiatra Giovanni Battista Cassano, professore emerito dell’Università di Pisa, «alcune rilevanti sul disturbo bipolare, di cui sono state considerate le patologie sottosoglia. Il disturbo ossessivo-compulsivo è stato tolto dai disturbi d’ansia, è meglio definito l’autismo con tutto il suo “spettro”».
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UN LINGUAGGIO COMUNE – Ma, soprattutto, al professore preme difendere il Manuale dalle polemiche. «Ci sono sempre state, e feroci, dall’uscita della III edizione nel 1980. E anche oggi ci saranno. Invece il DSM è un prodotto ineguagliabile e quando sono stati fatti tentativi da opporgli per sostituirlo le proposte non sono state accettate. Così è per il manuale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, lo ICD-10, la Classificazione internazionale dei disturbi giunto alla decima edizione: da un punto di vista scientifico, è generico e vago».
Continua Cassano: «Il DSM puntava all’affidabilità per cui un numero sempre maggiore di clinici potesse fare diagnosi uguali e comunicarsele con un linguaggio comprensibile perché comune. Così il Manuale nasce per finalità diagnostiche epidemiologiche, cioè per studiare l’incidenza dei disturbi psichiatrici nella popolazione, poi è stato allargato alla diagnosi clinica e a fini terapeutici o medico-legali e alla ricerca. Grande suo merito è aver promosso un progresso enorme nel riconoscimento dei disturbi mentali».
Serena Zoli
https://www.fondazioneveronesi.it/articoli/neuroscienze/la-nuova-bibbia-degli-psichiatri
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