Il 70 per cento delle persone adulte soffre di patologie grastriche e spesso la medicina tradizionale ha pesanti effetti collaterali
Un bruciore che nei momenti più inaspettati prende appena sotto lo sterno, risale fino alla gola e pare non passare più; la sensazione di avere un macigno del peso di una tonnellata proprio sullo stomaco; un dolore acuto alla parte alta dell’addome così totalizzante da impedire di pensare ad altro; un gonfiore continuo che non si riesce a spiegare: un quadro clinico che suscita un po’ di timore. Invece, stiamo parlando forse dei sintomi più diffusi al mondo. Li accusa circa il 70% degli adulti e si stima che il 50% dei soggetti sopra i 45 anni che li hanno trascurati avranno conseguenze a lungo termine. Stiamo parlando delle patologie gastriche e correlate.
Le cause dei sintomi a carico del primo tratto digerente possono essere molto diverse. L’Helicobacter Pylori è uno dei maggiori responsabili di sintomi gastrici: il batterio, presente nel 90% delle gastriti e nel 70% delle ulcere, colonizza infatti la mucosa distruggendo meccanicamente i suoi rivestimenti protettivi esponendola all’azione corrosiva del succo gastrico. Anche l’abuso di aspirina e di altri antinfiammatori è associato a bruciori e iperacidità con un significativo rischio di gastriti ed ulcere; questi farmaci esercitano infatti la loro azione antinfiammatoria inibendo la sintesi delle prostaglandine, una famiglia di molecole naturalmente presenti nel nostro organismo che si divide in due gruppi ben distinti: le prostaglandine pro infiammatorie, responsabili di molti dei sintomi dell’infiammazione, e le prostaglandine gastroprotettive che si dispongono sulle pareti dello stomaco e lo proteggono dall’azione corrosiva degli acidi gastrici.
L’inibizione non selettiva di questa famiglia di composti fa sì che venga inibita la sintesi delle prostaglandine pro infiammatorie, ottenendo quindi l’azione antinfiammatoria ricercata dal farmaco, ma nello stesso tempo, venga inibita anche la sintesi delle prostaglandine protettive della mucosa gastrica, con il risultato che la mucosa stessa, privata delle sue naturali difese, viene esposta all’azione dei succhi digestivi con il reale pericolo di lesioni e ulcerazioni.
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
La terapia convenzionale
Data la diffusione delle problematiche gastriche, è intuitivo pensare che i rimedi “convenzionali” siano molteplici: antiacidi, inibitori della pompa protonica, H2-antagonisti. Tuttavia, come accade spesso nella medicina ufficiale, il metodo con il quale si tenta di risolvere la patologia produce, nell’organismo del paziente, effetti negativi anche seri. Eccoli.
• Farmaci antiacidi: sono principalmente sali di Alluminio, Calcio, Sodio e Magnesio, che reagiscono con l’Acido Cloridrico, prodotto dallo stomaco, neutralizzandone l’eccessiva acidità; sono farmaci sintomatici, eliminano quindi solo i sintomi dell’aumento di acidità, non agiscono invece sulla causa che lo produce. Nonostante il loro grande utilizzo, a tutt’oggi non esiste ancora un antiacido ideale: gli effetti collaterali, collegati in particolare alla presenza dei metalli summenzionati, sono molteplici e ben evidenti.
Sicuramente il primo responsabile degli effetti collaterali degli antiacidi è l’Alluminio: presente quasi sempre come “Alluminio idrossido”, è responsabile di disturbi a diversi distretti anatomici. Si è dimostrato infatti che l’Alluminio indebolisce i tessuti del canale digerente, “sequestra” le vitamine e altri nutrienti rendendoli inutilizzabili dall’organismo, oltre a provocare costipazione e disordini intestinali. Inoltre, assumere quantità eccessive di Alluminio può provocare sintomi da avvelenamento come stitichezza, coliche, perdita dell’appetito, nausea, disturbi dermatologici, spasmi muscolari agli arti inferiori, sudorazione eccessiva, e perdita di energia. Ma gli effetti collaterali principali di questo metallo sono di ben altra portata: si è scoperto infatti che una delle forme di Alluminio più utilizzate come antiacido, il gel di idrossido d’Alluminio, può ridurre il fosfato del sangue provocando la dissoluzione ossea, dolori e l’indebolimento muscolare. L’ingestione ricorrente di questo metallo riduce la massa ossea e la formazione della matrice e dell’osso. Ma non è finita qui: piccole quantità di sali solubili di Alluminio nel sangue causano una forma di avvelenamento lenta, caratterizzata da paralisi motoria e intorpidimento di alcune parti del corpo con degenerazione dei reni e del fegato. Possono presentarsi anche cambiamenti anatomici nei centri nervosi e sintomi di infiammazione gastrointestinale. Questi sintomi sono il risultato dello sforzo del corpo per eliminare il veleno. Ancora, l’Alluminio è fortemente coinvolto in alcuni disturbi del comportamento: infatti gli ioni di alluminio si depositano facilmente negli accumuli di grasso corporei e nel cervello provocando scompensi del Sistema Nervoso Centrale determinando, a lungo andare, l’insorgenza di patologie quali saturnismo e sbalzi d’umore; inoltre è stato recentemente evidenziato che quantità anche infinitesimali di Alluminio nel cervello sono collegate ad attacchi epilettici, demenza senile, convulsioni e morbo di Alzheimer.
Anche il Sodio presente in questi farmaci sortisce effetti negativi sulla salute che interessano diversi distretti corporei: il primo e fondamentale è sicuramente la ritenzione idrica con manifestazioni che vanno dai più effimeri problemi di inestetismi cutanei, a quelli ben più seri come l’ipertensione. Altri effetti collaterali sono alcalosi sistemica, stipsi o diarrea, eruttazioni gassose, “ritorno acido” dovuto ad una iperneutralizzazione della acidità gastrica con conseguente ripresa dell’attività secretoria da parte della mucosa gastrica, il che può portare il pH nello stomaco a valori anche più acidi di quelli di partenza.
• Farmaci inibitori della pompa protonica (PPI): sono i farmaci antiulcera per eccellenza, prescritti in prima battuta in tutti i casi di bruciori e gastriti. Il loro meccanismo d’azione prevede il blocco irreversibile della cosiddetta pompa protonica, che produce l’acido cloridrico, ma non solo: infatti, gli inibitori della pompa protonica bloccano anche la secrezione acida indotta dalla gastrina con la conseguenza di aumento, per riflesso, della secrezione della gastrina stessa che porta poi a ipergastrinemia. Alti livelli di gastrina possono provocare iperplasia delle cellule del fondo gastrico che contengono istamina. Nel modello animale, l’iperplasia si è spesso evoluta in carcinoma gastrico. Questi farmaci, di uso diffusissimo, oltre a presentare numerosi effetti collaterali, alterano sensibilmente i processi digestivi, con conseguenze disastrose a livello gastro-intestinale. È stato inoltre evidenziato che gli inibitori della pompa protonica interferiscono con l’assorbimento di calcio e vitamine (oltre che di alcuni farmaci) e inducono un aumento del rischio di fratture all’anca, risultando perciò dannosi ai fini della tutela dell’integrità dello scheletro.
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
• Farmaci H2 Antagonisti: sono molecole che inibiscono la secrezione acida gastrica indotta dall’istamina ed in minor misura quella mediata dalla gastrina e dall’aceticolina. Gli H2 antagonisti inibiscono la secrezione acida basale e notturna, come pure quella stimolata dal cibo. Tuttavia, i problemi collaterali di questi farmaci sono tutt’altro che lievi: gli H2 Antagonisti hanno infatti un effetto antiandrogenico che può causare ginecomastia (crescita del seno sugli uomini) ed impotenza, inoltre alcune molecole hanno provocaro stati d’ansia, panico, confusione mentale, perdita della memoria. L’effetto collaterale forse più significativo però riguarda la capacità di questi farmaci di inibire il Citocromo P450, questo porta ad un aumento della permanenza in circolo di altri farmaci eventualmente assunti, i quali permanendo più a lungo nell’organismo, aumentano i loro effetti tossici.
L’alternativa naturale
Come in molti altri casi, anche per le patologie gastriche la migliore alternativa ci viene offerta dalla natura: esistono infatti alcune piante il cui contenuto in attivi, comprende molecole a cui sono state riconosciute attività utili al benessere gastrico. Vediamo quindi quali estratti ci possono venire in aiuto e per quali problematiche.
Il posto d’onore tocca all’Estratto di semi di Pompelmo, ormai noto per le proprietà antibatteriche. è un aiuto fondamentale per debellare una delle principali cause di gastriti e altri problemi gastrici: l’Helicobacter Pylori. L’estratto esplica una potente, efficace e risolutiva azione antimicrobica verso questo batterio, che invece risulta di difficilissima eradicazione con gli antibiotici di sintesi. Ma non è finita qui. Negli ultimi dieci anni, in seguito ad alcuni studi di efficacia, quest’estratto ha cominciato a esser utilizzato anche come protettore e riparatore della mucosa gastro-intestinale. Alcuni studi hanno confermato il ruolo gastroprotettivo e la capacità di accelerare la guarigione delle lesioni con un ruolo protettivo sulla mucosa gastrica. Determina un aumento del flusso sanguigno nella sottomucosa, che garantisce un continuo apporto di ossigeno ed elementi nutritivi necessari, sostiene il ricambio e la crescita cellulare, favorisce la rapida reintegrazione dell’epitelio mucosale e lo protegge dai danni dello stress ossidativo. Queste attività di antimicrobico e protettore, riparatore della mucosa gastrica, rendono l’estratto ideale per un approccio naturale ed efficace, per qualsiasi problematica gastrica.
Ma non è l’unico estratto utile nella risoluzione delle sintomatologie gastriche. In particolare, contro l’acidità, gli estratti vegetali ideali, oltre al pompelmo, sono:
• Alloro (Laurus nobilis). Noto per le sue proprietà antispasmodiche e rilassanti dovute principalmente alla presenza di pectine e mucillagini che esplicano un’azione tamponante l’iperacidità gastrica e protettiva sulla mucosa.
• Centella (Centella asiatica). Gli studi d’efficacia hanno dimostrato l’attività di stimolazione della ristrutturazione e rigenerazione del tessuto connettivo. Il suo impiego risulta prezioso per ristrutturare e rafforzare la barriera mucosa gastro-intestinale, per proteggere dal danno dovuto all’iperacidità e per accelerare la rimarginazione delle lesioni.
• Salicaria (Lythrum salicaria). Risolve lo stato infiammatorio della mucosa gastro-intestinale e favorisce l’emostasi delle lesioni, prevenendo le complicanze emorragiche tipiche dell’ulcera peptica.
• Boswellia (Boswellia serrata). è ricca di acidi boswellici con spiccate proprietà antinfiammatorie dovute all’inibizione dei mediatori dell’ infiammazione, e al blocco della liberazione dell’enzima responsabile della distruzione del collagene e dei tessuti coinvolti nel processo infiammatorio. Manifesta inoltre un’attività protettiva nei confronti di ulcere e gastriti.
• Rutina. Bioflavonoide presente in diverse specie vegetali tra cui la vite rossa, i mirtilli, le mele rosse, ecc. Gli studi le hanno attribuito una spiccata attività vasoprotettrice, oltre che antiossidante e riepitelizzante, grazie alle quali coadiuva ed accelera i processi di cicatrizzazione delle mucose infiammate o danneggiate e dei vasi sanguigni sottostanti.
• Passiflora (Passiflora incarnata). Originaria del Sud America, è nota per le proprietà sedative e calmanti. Data la rilevanza di stress e ansia nell’insorgenza di bruciori e acidità, la passiflora risulta particolarmente indicata. Inoltre, la sua riconosciuta capacità di alleviare gli spasmi gastro-intestinali consente di ottenere anche un effetto sedativo del dolore. Un test clinico dimostra che l’estratto di passiflora è sicuro nel trattamento di stati ansiosi e nervosi, senza il rischio di dipendenza, assuefazione e tendenza alla depressione.
Quali altri rimedi ci può offrire la natura?
* Ananas (Ananas sativus). Soprattutto il gambo è ricco in Bromelina, enzima con due attività: proteolitica (cioè di scissione delle proteine) che conferisce al frutto una spiccata azione digestiva e inibitrice delle prostaglandine infiammatorie con stimolazione della sintesi delle prostaglandine protettive, che conferisce un’azione antinfiammatoria e protettiva della mucosa gastrica.
• Cardo (Silybum marianum). Noto per le straordinarie virtù antiossidanti e disintossicanti ma non solo: infatti, la tradizione fitoterapica, confermata da recenti studi scientifici, attribuisce al Cardo anche un’attività digestiva e antispasmodica, i cui responsabili sono stati individuati nei principi “amari” presenti nel fitocomplesso.
• Rabarbaro (Rheum officinalis). Le attività di questa pianta sono molteplici e collegate alla presenza di principi amari antrachinonici, che gli attribuiscono le note proprietà stomachica, digestiva, amaro tonica, pro-cinetica gastrica.
• Coriandolo (Coriandrum sativum). Conosciuto già dai tempi dell’antico Egitto. La fitoterapia moderna riconosce al Coriandolo le proprietà carminativa (favorisce l’assorbimento dei gas gastrici e intestinali), stomachica (favorisce la funzionalità gastrica) ed eupeptica (favorisce la corretta digestione).
• Cardamomo (Elettaria cardamomum). Considerata una delle spezie più preziose al mondo, presenta svariate proprietà salutistiche dovute principalmente al suo alto contenuto in terpeni con attività antibatteriche e batteriostatiche, che attribuiscono al Cardamomo le attività eupeptica, stomachica e carminativa.
• Carvi (Carum carvi). Le molecole presenti in maggiore quantità sono il Carvone, il Limonene e il Tujone. Grazie alla loro presenza, al Carvi è riconosciuta attività antimicrobica, eupeptica-carminativa, antispasmodica e spasmolitica.
Stefania Marchisio
http://www.famigliacristiana.it/costume-e-societa/star-bene/medicina-e-salute/articolo/lo-stomaco-brucia-soluzioni-naturali_060611132004.aspx
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.