ALIMENTI: ‘ASSOLTI’ E ‘CONDANNATI’ PER MAL DI TESTA, LIBRO FA PROCESSO A CIBI
Ma nel processo alla dieta dei 6 mln di italiani vittime di cefalea ci sono alimenti o comportamenti ‘assolti’ e altri ‘condannati’: tra i primi i formaggi, cioccolato, la frutta secca.
Mentre tra i secondi, il digiuno, alcolici, salumi e gli aperitivi e ‘happy hour’.
E’ quanto emerge dal libro ‘Mangia sano che ti passa’ (Edizioni Internazionali) a cura di Piero Barbanti ed Emilio Jirillo, rispettivamente responsabile del Centro per la diagnosi e terapia delle cefalee e del dolore dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma e professore ordinario di Immunologia dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari.
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Il volume è stato presentato oggi a Roma e ‘assolve’ con formula piena o ‘condanna’ i cibi sospettati, considerati i principali ‘killer’ del benessere di milioni di cefalalgici cronici.
“Tra i condannati più famosi e che faranno senz’altro sospirare gli amanti della movida e delle notti brave, troviamo quindi gli alcolici e abitudini come aperitivi e happy hour – sottolineano gli autori – Insieme ai salumi, il digiuno è inoltre un colpevole universalmente riconosciuto.
Assolti invece, per insufficienza di prove, i formaggi.
Buone notizie per i golosi, poiché, nell’istruttoria contro cioccolato e frutta secca, il verdetto della corte è che ‘il fatto non costituisce reato'”. Il libro propone anche un abbecedario del mal di testa: ‘dalla A alla Z, tutti gli alimenti ritenuti a torto o a ragione nemici del mal di testa’.
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A come Alcol.
Gli alcolici possono scatenare la cefalea in tutti ma soprattutto negli emicranici – sottolineano gli autori – La cefalea può comparire entro 3 ore dalla bevuta (cefalea immediata) o tra le 5 e le 12 ore successive (cefalea immediata).
In questo ultimo caso le bevande più a rischio sono il vino bianco ed i liquori scuri (whisky, bourbon); B come bere molta acqua: berne poco facilita il mal di testa perché induce squilibri elettrolitici, disfunzioni energetiche, disturbi vegetativi e modificazioni dell’encefalo.
L’iperidratazione (cioè incrementare di 1-1.5 litri l’apporto idrico rispetto al normale) sembra avere proprietà preventive nell’emicrania; C come cioccolato: non c’è alcuna evidenza scientifica che questo alimento provochi il mal di testa.
La verità è che la fame di cioccolato è un tipico campanello d’allarme dell’arrivo della crisi emicranica in diversi soggetti.
E ancora: D come digiuno, saltare un pasto o ritardarlo può indurre mal di testa in chiunque, ancor di più nell’emicranico ove rappresenta la terza causa scatenante dell’attacco; E com energia: non si deve rimanere mai senza ‘carburante’, facendo ‘pit-stop’ frequenti per ricaricarsi con pasti leggeri e frazionati – evidenzia il libro – F come alimenti freschi: i conservanti alimenti sono osservati speciali per la loro capacità di indurre attacchi di emicrania.
G come ginko biloba, un suo estratto previene l’emicrania; H come happy hour, questa abitudine alimentare caratterizzata dal bere molti alcolici a stomaco vuoto o quasi sia un fattore di rischio per l’attacco di mal di testa; I come immunità, la nutrizione corretta può diventare immuno-nutrizione, ovvero contrastare i diversi meccanismi infiammatori alla base dell’emicrania; L come latticini, recentissimi studi dimostrano che alte dosi di vitamina D, presente nel latte e latticini, contribuiscono alla prevenzione dell’emicrania; M come sindrome metabolica, questo disturbo è più frequente in chi soffre di mal di testa e può comunque favorirne il peggioramento. N come nutraceutica, è una nuova e promettente frontiera per la cura dell’emicrania – sottolineano Barbanti ed Jirillo – anche in fasce deboli della popolazione come bambini e anziani; O come obesità, nel cefalalgico questa condizione può voler dire cronicizzazione del mal di testa; P come peperoncino, il suo principio attivo, la capsaicina, ha proprietà di legarsi al recettore Trpv1 posto sulle terminazioni trigeminali (responsabili del mal di testa) dapprima stimolandole, poi desensibilizzandole e producendo analgesia; R come riboflavina, (vitamina B2), contenuta in latte, formaggio, yogurt, lievito di birra, manzo, pollo e mandorle previene l’emicrania perché migliora il metabolismo energetico del neurone, potenziando l’attività dei suoi mitocondri. S come salumi, da sempre temuti come agenti scatenanti dell’emicrania, oggi sono meno criminalizzati dal momento che mancano prove scientifiche vere.
I responsabili sarebbero – scrivono i due esperti – i nitriti, conservanti in grado di produrre ossido nitrico, detonatore dell’attacco emicranico.
Una o 2 porzioni a settimana sono però consentite a chiunque.
T come teina, è in grado di conferire attivazione psicofisica e analgesica.
Le sostanze nervine a dosi opportune possono essere utili a risolvere un episodio di mal di testa e per tale motivo sono spesso presenti nei comuni analgesici; U come ubidecarenone, più noto come coenzima Q10 e contenuto in tonno, sardine, manzo, spinaci, soia, arachidi e noci.
Ha un chiaro effetto di prevenzione sull’emicrania quando venga assunto a dosi molto elevate (300 mg/giorno) perché potenzia la produzione energetica della cellula nervosa. Infine, V come visione tolemaica: era la vecchia concezione che considerava gli alimenti come il pericolo intorno al quale ruotava il mal di testa.
Questa visione è oggi sconfessata ed i nutrienti si rivelano invece strumenti efficaci di cura del cefalalgico.
Integrare quindi, senza più privare – precisano gli autori del libro – Z come zuccheri, usati nelle giuste quantità è un potente carburante per il cervello.
Attenzione quindi a ridurre da sé drammaticamente i livelli di carboidrati se si vuole perdere peso, specie se la giornata è fisicamente e mentalmente snervante e si soffre di mal di testa.
http://www.lasaluteinpillole.it/salute.asp?id=31733
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