Chi sono io?
Chi sono io?
Chiese un giovane a un maestro di spiritualità
Sei quello che pensi!
Rispose il saggio.
Te lo spiego con una breve storia:
Un giorno, dalle mura di una città, al tramonto si videro dell persone che si abbracciavano, sulla linea dell’orizzonte.
“Sono un papà e una mamma”.
Pensò una bambina innocente.
“Sono due amanti”.
Pensò un uomo dal cuore torbido.
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“Sono due amici che s’incontrano dopo molti anni”.
Pensò un uomo solo.
“Sono due mercanti che hanno concluso un buon affare”.
Pensò un uomo avido di denaro.
“É un uomo che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra”.
Pensò una donna dall’animo tenero.
“É una figlia che abbraccia il padre di ritorno da un viaggio”.
Pensò un uomo addolorato per la morte di una figlia.
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
“Sono due innamorati”.
Pensò una fanciulla che sognava l’amore.
“Sono due uomini che lottano all’ultimo sangue”.
Pensò un assassino.
“Chissà perché si abbracciano”.
Pensò un uomo dal cuore arido.
“Che bello vedere due persone che si abbracciano!”
Pensò un uomo di Dio.
Ogni pensiero, concluse il maestro, rivela quello che sei.
Esamina di frequente i tuoi pensieri: possono rivelarti molte più cose su di te, di qualsiasi maestro!
La fatina
C’era una volta una fatina che amava entrare di notte nelle case della gente e lasciare dei doni.
Per via di una macchia che le deturpava il viso, la fatina era visibile solo di notte come ombra, mentre, durante il giorno si rendeva completamente invisibile.
Così, al sicuro dallo sguardo della gente, la fatina osservava la felicità delle persone a cui aveva lasciato i propri doni e sorrideva, ma avrebbe tanto desiderato essere al posto di quelle persone, godere di quella felicità.
Tuttavia sapeva che la sua natura non le avrebbe permesso di esaudire quel sogno, perché le fate sono esseri orribili, esistono solo per fare doni alla gente e nulla più.
Così, rassegnata al proprio destino, la fatina continuava a distribuire i propri doni, convinta che nessuno la vedesse.
Ma un giorno le si parò dinanzi un grande mago con un mantello del colore del cielo che le disse: “Io so come puoi realizzare il tuo sogno”.
La fatina, presa dallo spavento fuggì via.
Intanto più i giorni passavano, più le parole del mago risuonavano nella testa della fatina, che ad un tratto decise di andare alla ricerca del mago, ma vergognandosi del proprio aspetto, iniziò a seguirlo a distanza, nella speranza di capire da sola cose le avrebbe potuto insegnare.
Così la fatina scoprì che anche il mago faceva dei doni ed erano addirittura più belli dei suoi, ma era felice perché organizzava delle grandi feste in cui la gente si divertiva e portava al mago altri doni in cambio.
Ad un tratto la fatina, decise di prendere il coraggio a due mani e si presentò un po’ tremante davanti al mago.
Il mago sorrise con dolcezza e trasse di tasca uno specchio magico in cui c’era l’immagine di una bella fanciulla.
La fatina chiese: “Chi è?”.
“Sei tu, rispose il mago questa è l’immagine di te che vedranno le persone a cui lascerai i tuoi doni se solo non fuggirai e tenderai la tua mano verso di loro per ricevere in cambio un cristallo magico con cui potrai ogni volta cancellare una parte di quella macchia che hai dentro il tuo cuore”.
I due uomini
In una clinica, a un uomino era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora ogni pomeriggio, per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Un altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.
La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell’acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza. Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l’altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla.Con gli occhi della sua mente così come l’uomo dalla finestra gliela descriveva. Passarono i giorni e le settimane. Un mattino l’infermiera del turno di giorno portò loro l’acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno.
L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.
Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco.
L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra. L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro. “Forse, voleva farle coraggio.” disse.
Epilogo: vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata. Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi e che il denaro non può comprare. L’oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.
Come il mare
Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito.
“Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile”.
Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: “Queste sono le tue sofferenze”. Tutta l’acqua del bicchiere si intorbidì e s’insudiciò.
Il maestro la buttò via.
Il maestro prese un’altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all’uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.
La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente come prima.
“Vedi?” spiegò il maestro “ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d’acqua o il mare”.
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