P. Petit ha raccolto l’essenza del funambolismo, un’arte sottile, effimera e ineffabile come l’arte di vivere
La piu’ grande impresa di un uomo che abbia mai visto, la piu’ incredibile e’ quella di Philippe Petit, il funambolo.
L’uomo che sa camminare sulla corda, cammina anche sulla corda metaforica tesa sulle difficoltà quotidiane della vita
IL FILM “THE WALK” lo immortala
Petit mi ha cambiato la mente….mi sono chiesta com’era possibile che un uomo riuscisse non solo ad attraversare su di un filo sottile le due torri di Y. York, ma anche ad inginocchiarsi sul filo, a stendervi la schiena…a ringraziare tutto… A PIU’ DI 417 M DI ALTEZZA….e 60 di lunghezza
Intermezzo promozionale ... continua la lettura dopo il box:
Mi ha dato forza e mi ha fatto pensare che all’uomo grato, ostinato ed evoluto e SEMPLICE, tutto e’ possibile.
Perche’ lo posto? perche’ vedendo le azioni di questo uomo tutti saremo consapevoli che in noi c’e’ una forza tremenda, ognuno di noi ha doni che puo’ utilizzare al meglio e una volonta’ che, se coltivata, puo’ dare e offrire frutti impensabili.
Grazie Philippe!
In un mondo dove la ricerca della perfezione sembra essere la norma, ci sono persone come PETIT che ci ricordano che i limiti sono solo nella nostra mente. Questo incredibile funambolo ha letteralmente camminato sul filo tra due grattacieli di New York a 417 metri da terra e per 60 metri, dimostrando una concentrazione e una determinazione fuori dal comune.
Ma come ha fatto? Forse i doni che gli uomini possiedono sono più grandi di quanto pensiamo. La capacità di superare le proprie paure, di concentrarsi al massimo e di mettere in gioco la propria vita per raggiungere un obiettivo sono solo alcune delle qualità che possiamo sviluppare se ci impegniamo al massimo.
PETIT ci insegna che i limiti sono solo una questione di prospettiva e che possiamo superarli se crediamo veramente in noi stessi.
Quindi, la prossima volta che ti senti bloccato dalle tue paure o dai tuoi limiti, pensa a PETIT e ricorda che non c’è niente che non puoi fare se ci metti il cuore e la determinazione
Guarda il film
Dice PHILIPPE PETIT nel suo libro :
Chi è fiero della propria paura osa tendere cavi sui precipizi; si lancia all’assalto dei campanili; allontana e unisce le montagne. Ecco il viaggio da fare: alzati quando il filo si mischia alla carta del cielo.
Il filo non è ciò che si immagina. Non è l’universo della leggerezza, dello spazio, del sorriso. È un mestiere. Sobrio, rude, scoraggiante.
Uomo dell’aria, tu colora col sangue le ore sontuose del tuo passaggio fra noi. I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni.
Chi non vuole intraprendere una lotta accanita di sforzi inutili, pericoli profondi, trappole, chi non è pronto a dare tutto per sentirsi vivere non ha bisogno di diventare funambolo. Soprattutto non lo potrebbe.
La caduta sul cavo, l’incidente lassù, l’esercizio mancato, il passo falso; tutto ciò deriva da una perdita di concentrazione, da un piede male appoggiato, da una fiducia esagerata in se stessi.
Possiedo la saggezza di colui che una volta è caduto; quando mi si dice che un funambolo s’è sfracellato al suolo rispondo: “Ha avuto ciò che si meritava”.
Mai esser tristi sul filo!
Quando i carpentieri in legno iniziano a costruire un ponte, quando i maghi esibiscono una cordicella sul palco, quando i bambini giocano a tiro alla fune e quando i funamboli clandestini installano un cavo, c’è sempre un momento in cui il filo penzola liberamente tra due punti, e sorride.
La gloria di soffrire mi è indifferente. Non c’è che il superfluo che m’incanti.
Ogni pensiero sul filo è una caduta in agguato.
L’essenziale è nella semplicità. Ecco perché il lungo cammino verso la perfezione è orizzontale.
Bisogna battersi contro gli elementi per apprendere che tenersi su un filo è poca cosa, ma restare dritti e ostinati nella nostra follia di vincere i segreti d’una linea è per noi funamboli la forza più preziosa.
Trattato di funambolismo:
Autore Philippe Petit
Traduttore Danilo Bramati
Editore Ponte alle Grazie
In questo libro Petit ha raccolto l’essenza del funambolismo, un’arte sottile, effimera e ineffabile come l’arte di vivere:
l’uomo che sa camminare sulla corda, cammina anche sulla corda metaforica tesa sulle difficoltà quotidiane della vita.
Per questo il Trattato di funambolismo è risultato fatalmente un libro sulla vita, poetico e filosofico, ed è subito diventato un caso letterario che ha affascinato artisti e intellettuali di tutto il mondo
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la vita :Philippe Petit
Oggi ha 67 anni
Autodidatta del funambolismo, Philippe Petit ha sei anni quando annuncia di voler diventare regista teatrale ed impara da solo l’arte dei giochi di prestigio. Studia per dieci anni pittura, scultura, scherma, stampa, falegnameria, teatro ed equitazione.
A diciassette si destreggia abbastanza bene da divenire presto giocoliere e funambolo autodidatta, ed è già abbastanza abile da fuggire dalla polizia col suo monociclo (nonostante questo, sarà arrestato più di cinquecento volte).
A diciotto anni è già espulso da cinque scuole per aver borseggiato gli insegnanti e manipolato carte da gioco, si rifiuta di dare esami per dimostrare qualcosa e va via di casa diventando artista di strada. S’iscrivono nel suo percorso sporadiche apparizioni all’interno dell’edificio teatro e nel circo, ma sono soprattutto la strada con “quel che sta sopra”, l’aria e lo spazio tra il suolo e l’etere, a costituire il suo teatro.
Quelli che divengono i suoi speciali spettacoli dell’aria, sono progettati e realizzati come veri e propri colpi cui non segue né precede una conferenza, un manifesto, una qualsiasi sorta di pubblicità, o, ancor meno, di ricompensa.
Divenuto famoso per le sue traversate clandestine sul cavo a grandi altezze, fanno parte del suo lungo curriculum la traversata che nel 1971 unisce i campanili di Notre Dame a Parigi, quella di Sydney, che nel 1973 unirà le cime dei piloni nord dell’Harbour Bridge; e ancora la traversata delle Grandi Cascate di Peterson, quella delle cascate del Niagara, il Superdome a New Orleans, le guglie della cattedrale di Lion, in Francia.
La traversata delle Torri Gemelle :
Il mattino del 7 agosto 1974, Philippe compie la sua impresa più famosa e spettacolare: la traversata delle Twin Towers del World Trade Center di New York.
Sono le 07:15 quando raggiunge il tetto della Torre Nord, aiutato dai suoi complici nell’installazione dell’attrezzatura, e si prepara a salire su un cavo di acciaio spesso poco meno di 3 centimetri, sospeso a 417.5 metri dal suolo.
La traversata dura 45 minuti, tempo in cui Philippe ripercorre il cavo (60 metri) otto volte avanti e indietro, con il solo aiuto di un’asta per l’equilibrio e del tutto privo di sistemi di sicurezza. Durante la performance non manca un saluto alle torri e anche al pubblico, che si è formato nel mentre.
Al termine dell'”esibizione”, Petit viene arrestato dalla polizia di New York. Tuttavia, valutata la copertura mediatica dell’impresa, il procuratore distrettuale fa cadere le accuse formali e tramuta la condanna nell’obbligo di esibirsi per i bambini a Central Park.
Dopo l’accaduto la Port Authority of New York & New Jersey gli concede un pass a vita per l’Observation Deck delle Torri Gemelle… solo che dopo saranno distrutte
grazie!