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Perche' Esiste Il Male?
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PERCHE’ ESISTE IL MALE?

 

“Il tema del male e il lato oscuro”

Il tema del male è un tema piuttosto scomodo ma è assolutamente indispensabile trattarlo, soprattutto perché viene interpretato in maniera scorretta dalla maggior parte delle persone, per lo meno per quanto riguarda i fini evolutivi che ci siamo proposti noi umani in cammino.
Se contrapponiamo il potere del male (del diavolo) al potere di Dio, considerato come Bene supremo, cadiamo in una logica duale ed antitetica che non porta a nulla, e d’altronde se definiamo Dio come l’onnipotente creatore di tutto ciò che esiste come potremmo pensare che non includa in sé anche il male? Diversamente gli sarebbe sfuggito qualcosa e non sarebbe più onnipotente.

Di norma un individuo tende a dividere e giudicare le cose come positive (bene) o negative (male), cercando di dirigersi verso ciò che considera essere bene. Così facendo crea quei due aspetti del sé (inferiore) definiti come persona ( in latino persona significa maschera) ed ombra (la parte rifiutata dell’essere), e poiché – come ormai ben sappiamo – l’ombra non può essere semplicemente negata, in quanto parte integrante del tutto, essa continuerà incessantemente a manifestarsi sotto forma di malattie fisiche e/o pulsioni psichiche.

Come scrive Heinrich Zimmer:

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“Gli innocenti si sforzano sempre di escludere da sé e di negare nel mondo le possibilità del male. Questa è la ragione del persistere del male – ed è il suo segreto. La funzione del male è di mantenere in movimento le dinamiche del mutamento. Cooperando con le forze benefiche, seppure in modo antagonistico, le forze del male contribuiscono alla tessitura dell’arazzo della vita; perciò l’esperienza del male, e in qualche misura questa esperienza soltanto, produce la maturità, la vita reale, il reale controllo dei poteri e dei compiti della vita”.

In effetti bene e male non sono qualità inerenti alla realtà ma semplici giudizi che ad essa si sovrappongono, il cercare di “stabilire una sponda buona su cui appoggiarsi” porta inevitabilmente a conoscere solo metà delle possibili esperienze inerenti alla Vita, e poiché la Vita si basa proprio sulla contrapposizione degli opposti (non sapremmo cosa sia la luce se non conoscessimo l’ombra, o il caldo se non conoscessimo il freddo) in questo modo non conosceremmo mai cosa sia la Vita in realtà! Di fatto nelle nostre molteplici incarnazioni abbiamo conosciuto il significato di virtù e bontà ma anche quello di vizio e perversione, a volte siamo stati irreprensibili e altre volte empi e malvagi.

Possiamo dire che il giorno sia migliore della notte? Di sicuro no, ma è certamente vero che non sono le stesse le attività a cui sono dedicate le varie ore della giornata. Nel momento in cui comprendiamo questo gioco della polarità possiamo decidere di uscirne, ma non possiamo assolutamente evitarlo fino a che vi siamo dentro e dunque fintanto che siamo incarnati in un corpo sessuato e siamo identificati in esso.
Solo il completo risveglio dell’essere porta alla trascendenza dalla dualità.
Qualunque tentativo di combattere il lato oscuro contrapponendovisi, non fa altro che rafforzarlo, poiché non ha senso agitarsi per scacciare un’ombra, ma se proprio volessimo agire verso una direzione polare, potremmo allora provare ad accendere una luce!
Dice un antico detto cinese “Stolto è colui che aspira a un buon governo senza considerare un mal governo”.
In ogni caso non sarebbe comunque possibile astenersi dal male in assoluto. Se ad esempio consideriamo l’uccisione come atto negativo e la condanniamo, dovremmo immediatamente prendere coscienza che la nostra stessa sopravvivenza fisica si basa su di essa (che sia uccisione di animali, di vegetali o anche semplicemente quella dei nostri microbi simbionti).

Anche quando una persona “cattiva”  ci invia degli “accidenti”,  essi arrivano in quanto energia che si muove ma, se chiediamo aiuto i nostri Angeli, essi  attutiranno di molto “i colpi”

 

Se l’aspetto distruttore di Dio non intervenisse mai, attraverso la morte, la Vita stessa non esisterebbe!

Come abbiamo visto non possiamo, e non avrebbe senso, allontanarci arbitrariamente da un polo della coscienza, è vero però che possiamo integrare un archetipo (poiché in ultima analisi solo di questo si tratta) a livelli diversi di coscienza.
Nel momento stesso in cui prendiamo consapevolezza che esiste un “assassino in potenza” in ciascun essere umano, e dunque anche in noi, non abbiamo necessariamente bisogno di uccidere qualcuno per sentirci completi…

è sufficiente la presa di coscienza della tensione polare tra l’archetipo dell’assassino e quella del salvatore (rappresentato dall’eterno gioco tra demoni ed eroi, guardie e ladri) per ritrovare una dimensione più vicina alla completezza e all’Unità originaria.

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DA Heinrich Zimmer

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