Per molti anni si è pensato che le lacrime fossero il principale segno di debolezza di una persona poiché con il semplice fatto di piangere si dimostrava una personalità immatura. Addirittura si pensava che le persone piangessero perché non sapessero assumersi le responsabilità dei propri errori e cercassero di suscitare compassione.
In realtà vedremo che il pianto emotivo è, non solo un istinto insito nell’uomo come forma di primo linguaggio ma anche vitaleper il suo stato di salute.
Il pianto sembra che ci assalga, che arrivi incontrollato e questo solo perchè è legato alla parte antica del nostro cervello ovveroal cervello emozionale, limbico, depositario della nostra memoria inconscia-implicita e che ci offre la risposta emozionale come risposta alla commistione fra percezione dell’evento e ricordo. La conseguenza emozionale è una cascata di effetti fisici fra cui appunto il pianto.
Il pianto quindi come attività involontaria governata dal sistema neurovegetativo (escludiamo qui il pianto indotto da agenti esterni) come espressione di emozioni: dolore,rabbia, paura ma anche felicità.
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Ho trovato molto interessante la correlazione fra pianto primordiale, nutrimento e perdita del pelo da parte dell’Homo sapiens.
Studiosi infatti hanno osservato una correlazione in tal senso:
Il pianto è strettamente legato al nostro cervello emotivo, al sistema limbico, quindi a tutta quella parte che fa capo alla nostra memoria implicita, archetipa, che trascende la parola, un mondo in cui il linguaggio verbale ancora non era in atto.
Il pianto del bambino è la sua prima manifestazione di comunicazione infatti.
Secondo la medicina biologica o integrata il pianto viene definito come uno “scivolamento della funzione originale digestiva”.
Il mammifero una volta introdotto il boccone deve insalivarlo per procedere all’assimilazione dei nutrimenti. La secrezione delle ghiandole salivari è pertanto necessaria alla captazione di nutrimento. L’essere umano con il complesso sviluppo del suo sistema nervoso ha una necessità di vissuto emozionale dal quale procede la sua crescita come fosse un vero nutrimento. La deprivazione emozionale infatti genera nell’essere umano conseguenze importanti sullo sviluppo fisico ed emotivo come se le emozioni fossero “cibo”.
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La perdita del pelo in parallelo ha permesso all’uomo di essere esposto maggiormente agli eventi esterni e contemporaneamente ha permesso un maggior contatto tra gli esseri umani e dunque anche con le emozioni. Il successo evolutivo dell’ assenza di pelo è in relazione alla evoluzione emozionale umana. Il pianto e l’assenza di pelo sul corpo derivano entrambi dalla necessita umana di donare e ricevere emozioni per lo sviluppo delle funzioni più complesse del sistema nervoso.
Le emozioni sono in tal senso un ” nutrimento” per l’ homo sapiens.
Quando l’uomo capta l’emozione questa si trasforma in cibo. Nell’uomo si scatena il pianto pertanto ogniqualvolta, nella ricerca di rapporto emozionale si manifesta una turbativa del prendere o ricevere tali emozioni. Il pianto è un tentativo arcaico di “insalivare” il nutrimento emotivo del quale l’uomo ha assoluto bisogno. L’uomo che vive un conflitto di captazione nei confronti di una anelata emozione esprime una soluzione biologica per il tramite della commozione. Il pianto come commozione è una soluzione biologica al conflitto di captazione della stessa emozione.
Il pianto emotivo quindi ha una sua struttura che nasce dall’elaborazione dell’amigdala, quindi la sua costituzione assolve un preciso compito informativo sia per la realtà esteriore di comunicazione corporea – che l’altro percepirà attraverso i suoi neuroni specchio, la sua empatia – sia come valvola di autoguarigione per la realtà interiore.I ricercatori dell’università nel Minnesota (USA) hanno constato che le lacrime del tipo emozionale hanno una composizione chimica diversa dalle lacrime involontarie non legate quindi ad eventi che coinvolgono il cervello. Contengono infatti un quantitativo di prolattina , ormone ACTH e encefalina più alto. Si tratta di ormoni significativi per la relazione, lo stress e il dolore. La interpretazione biologica più elementare, descrive il pianto come una risposta alle emozioni, come la comunicazione non verbale delle emozioni e come il segnale biologico di accettazione.
Infatti nello stato depressivo ad un calo di noradrenalina, dopamina, serotonina il corpo risponde con il pianto come per lanciare un tentativo di aiuto e liberazione rilasciando endorfine, ossitocina e prolattina ACTH..
Gli esperti armericani spiegano questa diversa composizione chimica con il fatto che grazie al pianto eliminiamo tutte quelle tossine che si accumulano nel corpo quando si è sotto stress e se non eliminate con le lacrime queste potrebbero arrecare danni al cervello ed al cuore.
9 su 10 le persone che hanno dichiarato che il proprio umore migliora e avvertano una maggiore sensazione di benessere dopo un bel pianto, il che le consente di affrontare i problemi con maggior forza avvertendo anche un miglior stato di salute psico fisica.
Il pianto diventa un calmante naturale
Quando si è tristi, e lo si dimostra piangendo, automaticamente il corpo libera delle sostanze che svolgono il ruolo di un calmante naturale che aiuta a rendere il dolore meno intenso di quanto sembri.
Il pianto produce encefalina ,un oppioide endogeno e potente anestetico che insieme all’ossitocina ha il principale scopo, nel corpo umano , di scaricare la tensione accumulata, rilassando i muscoli.
Le encefaline sono neurotrasmettitori della famiglia delle endorfine. Vengono secrete a livello cerebrale e sono coinvolte nella regolazione della sensazione dolorifica. Sono agonisti fisiologici dei recettori degli alcaloidi dell’oppio (morfina e derivati), per questo vengono chiamati oppioidi endogeni. Hanno potenza analgesica inferiore a quella della morfina in quanto vengono catabolizzati molto rapidamente, circa 20 secondi.
Funzionano da anestetici naturali che portano tranquillità e, in un certo senso, rilassamento.Questo liquido che fuoriesce dagli occhi è molto simile a quello secreto dal corpo quando sudiamo, divenendo questi due modi molto validi di abbassare gli alti livelli di stress
Il pianto ripulisce l’anima dalle emozioni tossiche
Il pianto quindi diventa la voce delle nostre emozioni, diventa la capacità di lasciar andare ( il famoso letting go), importante per non trattenere l’emozione tossica che altrimenti farebbe mantenere uno stato psicofisico di instabilità.
Si può ben dire a ragione scientifica che il pianto fa bene al cuore.
Il pianto cerca di “pulire l’anima” eliminando psicobiologicamente un eccesso di tensione… lava l’occhio, lava l’anima, in questo senso esso ha una funzione limite tra il soma e la psiche: è una difesa somatica che viene utilizzata anche dalla psiche, il pulviscolo tossico emotivo viene rilasciato.
Vi riporto un’altra interpretazione del pianto, collegata a tutto questo dire, formulata dall professore William Frey, autore del libro «Crying: The Mystery of Tears» (Piangere: il mistero delle lacrime), per spiegare cosa accade quando noi piangiamo, ha formulato la «recovery theory» (teoria della guarigione). Partendo dalla scoperta che le «lacrime emozionali», quelle causate da un dolore o da una forte emozione, sono diverse chimicamente da quelle provocate da stimoli non emotivi, come quelle che versiamo ogni qual volta sbucciamo una cipolla, lo scienziato suggerisce che il primo tipo di lacrima è prodotto dal nostro organismo per restituire al nostro corpo una condizione di equilibrio e di benessere che era stata perduta a causa di una situazione stressante: «Penso che ci sentiamo meglio dopo aver pianto perché ci siamo liberati di qualcosa» afferma il professore William Frey al quotidiano inglese Independent. «Le sostanze chimiche che sono prodotte quando siamo sotto stress probabilmente sono rimosse attraverso le nostre lacrime quando noi piangiamo». Il professore inoltre pensa che le lacrime siano necessarie e che senza lacrime lo stress incamerato non sarebbe espluso e ciò farebbe aumentare il rischio di infarto o di danni al cervello:
«La capacità dell’uomo di piangere gli permette di sopravvivere».
Uno strumento al quale, una volta che l’uomo avrà acquisito il linguaggio verbale, potrà comunque attingere per entrare in contatto con la sua coscienza, con la sua parte emozionale, la sua parte fisica irrazionale che determina il suo stato di salute psicofisico. Quando si piange, si fa con tutto il corpo: con tutto il sistema nervoso, l’apparato endocrino, gli organi interni e, soprattutto, la mente e l’ambiente esterno del soggetto sono infatti coinvolti nell’attivazione delle emozioni che si manifestano nel piangere
Il pianto quindi come linguaggio, nutrimento,e pulizia..
PERCHÈ LA DONNA PIANGE DI PIÙ DELL’UOMO?
La donna ha la possibilità di piangere di più proprio per la sua natura biologica ed esoterica.
La donna è commistione,biologicamente formata per la protezione, l’attaccamento, l’empatia, ha un potere di accoglimento, integrazione, nutrimento, ricettività e connessione che non solo viene descritta dalle filosofie antiche ma anche proprio dalle neuroscienze, che negli ultimi 10 hanno dimostrato con la neuroimaging un substrato scientifico a questo dire.
Il cervello della donna, a differenza dell’uomo destinato ad una processione più pragmatica ed analitica, ha una intelligenza relazionale maggiore, maggiormente attivate sono infatti alcune aree del suo cervello.
La donna ha più attive tutte le parti associative della corteccia prefrontale, della corteccia cingolata, dell’insula (percezione del sè) dell’ipotalamo,centri del linguaggio e non per ultima la parte sinistra dell’amigdala. (Di tutte quelle parti che rilasciano ormoni e neurotrasmettitori utili al fine della difesa, commistione,empatia, ossitocina, prolattina, encefaline,…)
L’amigdala depositaria della memoria emozionale, colei che attribuisce significato emozionale agli stimoli è dedita alle risposte impulsive, alla risposta allo stimolo COMBATTI-FUGGI, sostanzialmente per questo è più attiva nell’uomo ma in modo settoriale.
L’amigdala destra è maggiormente ricettiva negli uomini, nelle donne quella sinistra.
http://www.lifeme.it/2016/03/piangere-neuroscienze-uomo-donna-fa-bene.html?m=1&_utm_source=1-2-2
La parte destra è legata agli impulsi emotivi che riguardano la reattività il “tutto o nulla”. Tutto ciò che richiede una reazione in pochissimo tempo viene processato qui. Infatti l’amigdala reagisce in 12 millesecondi. Vitale nella sua funzione primordiale.
La parte sinistra è invece adibita agli impulsi di paura, e quindi è del tutto normale che nella donna sia maggiormente ricettiva, proprio per la sua funzione biologica di difesa e protezione (difesa della prole).
L’amigdala deputata come visto prima al pianto assume quindi una connotazione importante nel linguaggio espressivo della donna.
Un profiling emotivo e biologico quindi diverso.
Infatti noi donne siamo sensibili a reazioni di tipo impulsivo che magari dall’altra parte non vengono percepite come tali.
La donna avendo fisicamente una parte ricettiva al pianto come espressione di disagio ovviamente questo diventa uno strumento inconscio e conscio di utilizzo.
Spesso l’uomo non capisce, viene quasi irritato dal pianto di una donna o lo fa sentire inerme, in colpa.. in realtà è dovuto non da mancanza di amore ma proprio perchè il profiling emotivo e biofisico uomo e donna sono diversi.
Un bilanciamento amigdaloideo , dove per la donna quella reazione è istintiva di espressione di disagio e di difesa, dall’altra parte invece genera nel cervello maschile un punto di domanda, perchè allo stimolo generatore l’uomo attiva o avrebbe attivato altro tipo di risposta, una risposta reattiva e quindi nasce la famosa domanda : “COSA STA SUCCEDENDO?”.
Qui deriva l’apparente incomunicabilità.. semplicemente uomo e donna ad uno stimolo reagiscono fisicamente e biologicamente con linguaggi diversi.. e tante incomprensioni di coppia (amorosa o di amicizia) verrebbero meno se solo fossimo consci di questo.
http://www.lifeme.it/2016/03/piangere-neuroscienze-uomo-donna-fa-bene.html?m=1&_utm_source=1-2-2
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