300mila chilometri al secondo. Forse, in alcuni rarissimi casi, qualcosina di meno. È quanto sostiene James Franson, astrofisico alla University of Maryland, a proposito della velocità della luce, una delle grandezze meglio note in fisica. Franson ha infatti appena pubblicato un lavoro sulla rivista New Journal of Physics in cui illustra come la folle corsa della luce potrebbe essere rallentata a causa degli effetti quantistici dovuti all’interazione dei fotoni con i campi gravitazionali di stelle, supernove e galassie.
L’idea di Franson parte da un’osservazione sperimentale del 1987, quando gli astronomi furono testimoni dell’unica esplosione di supernova degli ultimi 400 anni abbastanza vicina alla Terra da poter essere vista a occhio nudo. Secondo la teoria tradizionale, neutrini e fotoni della supernova avrebbero dovuto attraversare lo spazio tra la Grande Nube di Magellano e la Terra alla velocità della luce. I fotoni, a differenza dei neutrini, sono però rallentati dal nucleo denso della supernova e quindi, secondo le previsioni teoriche, sarebbero dovuti arrivare con un ritardo di circa tre ore. In realtà, non fu così: anziché osservare un singolo flash di neutrini tre ore prima dell’arrivo dei fotoni, i rivelatori raccolsero due treni distinti di particelle, uno 7,7 ore prima e l’altro 4,7 ore prima. Una discrepanza non trascurabile rispetto alle previsioni.
Secondo Franson, l’errore sarebbe dovuto a fenomeni quantomeccanici estremamente rari che, in alcune circostanze, potrebbero rallentare ulteriormente i neutrini. L’effetto di tali fenomeni sarebbe estremamente piccolo, ma, su distanze di centinaia di migliaia di anni luce, potrebbe essere responsabile del ritardo anomalo. Secondo la teoria di Franson, alcuni fotoni si trasformerebbero in una coppia elettrone-positrone (la cosiddetta polarizzazione del vuoto) che in seguito, a loro volta, si ricombinano in fotoni, perdendo nel processo una piccola frazione della propria velocità: “Il fenomeno”, spiega Franson, “è dovuto ai campi gravitazionali: il loro potenziale cambia l’energia della coppia elettrone-positrone e dunque anche quella del fotone, che di conseguenza viaggia più lentamente”.
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Sebbene il modello teorico dello scienziato sembrerebbe essere consistente con le osservazioni del 1987, non mancano gli scettici: dal momento che la rivelazione direzionale dei neutrini è piuttosto scarsa, molti scienziati ritengono che i neutrini avvistati con anticipo anomalo arrivassero, in realtà, da qualche altra parte. Franson, dal canto suo, risponde che la probabilità di un evento simile sia una su 10mila.
http://www.wired.it/scienza/spazio/2014/07/01/ce-ancora-qualcosa-che-non-sappiamo-sulla-velocita-della-luce/?utm_source=wired&utm_medium=NL&utm_campaign=daily
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