SAT NAM RASAYAN – La cura attraverso la consapevolezza
L’arte della cura secondo Guru Dev Singh
Sat Nam Rasayan, termine sanscrito che significa “cura attraverso il nome” o “rilassamento profondo nel nome divino”, rappresenta una pratica di guarigione spirituale radicata nella tradizione del Kundalini Yoga.
“Sat Nam” significa “vero nome” o “identità vera”, e si riferisce all’essenza autentica di ogni essere, quell’energia vitale universale presente in tutto e in tutti. Quindi, il “rilassamento profondo nel nome del divino” si può intendere come l’entrare in uno stato di quiete in cui ci si allinea con la propria vera essenza e con l’universo, risuonando con ciò che è sacro e autentico dentro e fuori di noi. E, a specchio, ritrovarlo anche nell’altro…siamo un tutt’Uno!
Sat Nam Rasayan non è magia né miracolo; è una disciplina meditativa che insegna a curare attraverso la profonda consapevolezza.
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In questo metodo, il terapeuta non cerca di alterare o manipolare il corso naturale degli eventi; si affida invece a uno stato meditativo per allentare le tensioni e dissolvere le resistenze della persona che ha scelto di ricevere la cura.
Attraverso la meditazione, il praticante entra in una dimensione di consapevolezza in cui può percepire e rilasciare blocchi energetici senza “intervenire” direttamente, ma semplicemente ESSENDO PRESENTE! Questa pratica si fonda sulla capacità del terapeuta di essere consapevole e rimanere in uno stato di quiete e neutralità.
Guru Dev Singh e la sua missione
Nel 1978, Guru Dev Singh iniziò a studiare il Sat Nam Rasayan in modo tradizionale, in silenzio, seduto accanto al suo maestro, Yogi Harbhajan. Yogi Harbhajan lo invitò POI a condividere questa preziosa conoscenza con il mondo, utilizzando uno strumento accessibile a tutti: la parola.
Guru Dev Singh accettò la sfida di insegnare Sat Nam Rasayan, trasmettendo l’arte di questa antica cura con semplicità e saggezza.
In un’epoca in cui molte persone vivono momenti di crisi, Guru Dev Singh vede il Sat Nam Rasayan come una risposta naturale alle esigenze spirituali di oggi: “Il Sat Nam Rasayan – diceva – appare oggi quasi come una realtà quotidiana, la tecnica naturale per questo tempo. Una cura mistica adatta a questi tempi e a questi allievi per niente mistici.”
La sua visione non solo rende la cura accessibile, ma offre uno strumento di connessione e benessere per chi desidera esplorare un percorso spirituale.
Il praticante di SAT NAM RASAYAN entra in uno stato di SHUNYA
Shuniya è uno stato mentale ed energetico di quiete totale, in cui si entra in una sorta di “vuoto attivo”
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Shuniya è la chiave per una consapevolezza limpida, che non giudica, non teme e non cerca di cambiare il corso delle cose. È un’apertura all’essere nel momento presente, un dono che il praticante offre sia a se stesso sia alla persona che sceglie di curare.
Esperienze personali
Quando Guru Dev Singh veniva a Bologna, partecipare ai suoi seminari era un appuntamento immancabile per molti di noi. La sua presenza suscitava meraviglia e ispirazione; era una guida verso la crescita spirituale. Anche le sessioni individuali di numerologia tantrica con lui lasciavano un’impressione profonda: attraverso i numeri, Guru Dev Singh insegnava a comprendere aspetti profondi della propria vita. Attraverso il Sat Nam Rasayan si veniva curati soprendentemente!
Durante le sessioni di Sat Nam Rasayan, momenti sorprendenti e di grande risonanza interiore potevano manifestarsi. L’esperienza era unica: ogni meditazione con lui apriva nuove prospettive e portava una comprensione profonda di noi stessi e della connessione universale.
Scoprire il Sat Nam Rasayan significa intraprendere un viaggio di profonda consapevolezza, dove la cura avviene attraverso l’essere presenti in modo assoluto.
il Sat Nam Rasayan è una pratica di cura meditativa, dove l’attenzione e la consapevolezza del terapeuta sono gli strumenti principali. Ecco cosa avviene nella pratica:
1. Entrare in uno stato di meditazione profonda
Il praticante di Sat Nam Rasayan inizia mettendosi in una posizione meditativa, svuotando la mente e raggiungendo uno stato di quiete interiore.
L’obiettivo è raggiungere la “Shuniya”, ovvero il silenzio profondo e l’assenza di giudizio. In questo stato, il terapeuta si apre completamente alla consapevolezza di tutto ciò che è presente, senza filtri mentali.
2. Connessione con la persona
Il terapeuta dirige l’attenzione verso la persona che riceve la cura, entrando in uno stato di ascolto sensibile. In questa fase, il praticante non “osserva” con gli occhi o con il pensiero, ma percepisce e “sente” senza aspettative, percependo eventuali blocchi o tensioni nel campo energetico della persona.
Non c’è bisogno di contatto fisico; il terapeuta è presente in uno stato di empatia e ricettività.
3. Rilasciare le resistenze
Durante la connessione, il terapeuta può avvertire aree di resistenza o tensione energetica nella persona. Queste sono come “blocchi” nel flusso naturale dell’energia.
Attraverso la propria consapevolezza, senza intervenire direttamente, il praticante lascia che queste tensioni si dissolvano, come se si trattasse di un flusso naturale che riprende il proprio corso.
Il terapeuta non forza la guarigione: è presente in modo assoluto, permettendo all’energia di riequilibrarsi. Questa neutralità aiuta a liberare il corpo e la mente da ostacoli energetici.
4. Mantenere la neutralità
In Sat Nam Rasayan, è fondamentale mantenere una posizione neutra e distaccata, senza cercare di controllare o modificare ciò che accade.
Il praticante osserva, senza giudicare e senza attaccamento al risultato. Questo stato di neutralità permette al flusso naturale di energia di agire senza l’interferenza della mente razionale.
5. Il ruolo della consapevolezza condivisa
Durante la sessione, si crea uno spazio condiviso di consapevolezza tra il praticante e la persona. Questo campo di coscienza comune permette una connessione che va oltre il linguaggio e favorisce un rilassamento profondo. Il paziente sperimenta una sensazione di pace e rilassamento, poiché la consapevolezza del praticante guida dolcemente l’energia, sciogliendo le resistenze presenti.
6. Conclusione e integrazione
Una volta raggiunto un punto di equilibrio, il praticante interrompe la connessione e torna a uno stato di consapevolezza ordinaria.
La persona può avvertire un senso di leggerezza, di chiarezza mentale o di rilassamento profondo. L’effetto del Sat Nam Rasayan può continuare a integrarsi anche nei giorni successivi, portando gradualmente a un maggior benessere e serenità.
Questa pratica richiede allenamento e tempo, perché il terapeuta deve saper raggiungere e mantenere lo stato di Shuniya. È una cura che lavora a livello profondo e che non forza nessun risultato, rispettando i tempi e le necessità di ciascuno.
Il concetto di Shuniya è centrale nel Sat Nam Rasayan e in altre pratiche meditative del Kundalini Yoga.
In sanscrito, Shuniya significa “vuoto” o “zero” ed è uno stato di consapevolezza pura e di assenza di giudizio. In questa condizione, si è completamente presenti, senza pensieri distrattivi, emozioni turbolente o intenzioni di controllo.
Shuniya è uno stato mentale ed energetico di quiete totale, in cui si entra in una sorta di “vuoto attivo”.
Questo vuoto non significa assenza, ma piuttosto una pienezza silenziosa in cui ci si distacca da ogni rumore interiore e dalla necessità di agire.
È un livello di coscienza in cui si è liberi dal dialogo mentale, come se la mente fosse spenta e non ci fossero pensieri o giudizi che interferiscano con la percezione.
Come si raggiunge Shuniya
Raggiungere Shuniya richiede una pratica meditativa costante, perché è uno stato che va coltivato attraverso l’allenamento della mente.
La meditazione, il controllo del respiro e le pratiche di osservazione interiore aiutano a ridurre gradualmente il peso dei pensieri, consentendo di entrare in una dimensione di pace interiore.
In Sat Nam Rasayan, per arrivare a Shuniya, il terapeuta si siede in silenzio, respira profondamente e osserva senza reazione tutto ciò che accade nel momento presente.
Shuniya come stato di neutralità
In Shuniya, si sperimenta una totale neutralità: non si cercano soluzioni, non si tenta di modificare nulla, si osserva e si accoglie ogni cosa così com’è.
È un aspetto di neutralità radicale, in cui il praticante si fa vuoto per diventare un canale che permette all’energia universale di fluire liberamente.
In questo modo, si diventa semplicemente “testimoni” del flusso della vita, lasciando che l’energia faccia il suo corso senza interferenze o giudizi.
Shuniya nella cura
Raggiungere Shuniya è fondamentale per la pratica del Sat Nam Rasayan, poiché permette al terapeuta di entrare in risonanza con l’energia della persona da curare, senza intervenire in modo diretto.
In questo stato di vuoto, il praticante può percepire con chiarezza le resistenze e i blocchi energetici e, semplicemente “essendo presente”, aiuta il paziente a rilassarsi e a sciogliere le tensioni.
È come se il terapeuta fosse una sorta di specchio, che riflette una presenza così intensa da permettere all’altro di allentare le proprie difese.
Benefici di Shuniya nella vita quotidiana
Coltivare Shuniya non è utile solo in contesti terapeutici, ma anche nella vita di tutti i giorni. Questo stato di presenza e neutralità aiuta a gestire situazioni stressanti con più calma e ad affrontare le sfide senza farsi travolgere.
Shuniya permette di vedere le situazioni con maggiore chiarezza e accettazione, facilitando scelte più consapevoli e meno reattive.
In sostanza, Shuniya è la chiave per una consapevolezza limpida, che non giudica, non teme e non cerca di cambiare il corso delle cose. È un’apertura all’essere nel momento presente, un dono che il praticante offre sia a se stesso sia alla persona che sceglie di curare.
Grazie Maestri Guru Dev Singh e Yogi Harbhajan!
carmen