Scoperto il gene pilastro dell’ Alzheimer
l’APOE ?4
Ecco cosa hanno scoperto alcuni scienziati sull’Alzheimer
Di Gerardo Attanasio
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5 Gennaio 2020
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Il gene apolipoproteina ?4 è stato associato al morbo di Alzheimer già molto tempo fa. I soggetti portatori di tale gene hanno un rischio maggiore di sviluppare la malattia, poiché tale gene innesca l’accumulo nel cervello di placche neurotossiche amiloidi.
Gli scienziati della McGill University hanno confermato tale correlazione, anzi, sembrerebbe che il gene in questione svolga un ruolo ancor più preponderante nello sviluppo della demenza.
Cosa hanno scoperto i ricercatori
Il morbo di Alzheimerè la forma più comune di demenza ed una delle maggiori cause di morte nel mondo, collegata all’avanzare dell’età. Essa si sviluppa principalmente per l’accumulo di due neurotossine: placche amiloidi e grovigli di tau. Il gene citato in precedenza viene associato alla prima neurotossina.
Gli scienziati per studiare il collegamento hanno analizzato 500 individui divisi in due gruppi, al fine di generare un pool di dati derivanti da numerosi test come risonanze magnetiche e scansioni pet. Grazie a tali esiti, è stato possibile stabilire l’associazione tra il gene APOE ?4 e non solo le placche amiloidi, ma sembrerebbe anche i grovigli di tau. In poche parole, le persone portatrici del gene APOE ?4 accumulerebbero più grovigli nel cervello.
Ciò significherebbe che il gene è addirittura il pilastro di questa malattia, cposì come riportato da uno degli autori dell’articolo, Joseph Therriault,che ha dichiarato: “Il nostro documento è un importante passo avanti perché forniamo prove che il sostanziale aumento del rischio di sviluppare la demenza conferito dal genotipo APOE ?4 è correlato a entrambe le patologie distintive della malattia di Alzheimer” .
Purtroppo, la demenza in età avanzata colpisce 50 milioni di persone al mondo e ogni anno si verificano 10 milioni di nuovi casi. Secondo le statistiche, questa condizione peggiorerà, ma capire da cosa è scatenata potrebbe aiutare a trovare nuove cure nei prossimi anni.
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