Lo si definisce una sorta di fucile a precisione. Fin dall’India sono venuti a vedere il centro (Boston, Desdra, guardano con interesse alla sperimentazione). Il Centro di Protonterapia di Trento costituisce anche un laboratorio di grande interesse scientifico per quanto riguarda lo studio delle caratteristiche dei fasci protonici e dei loro potenziali utilizzi in campo scientifico e tecnologico.
Il termine “Protonterapia” deriva dal tipo di particelle utilizzate, gli adroni, cioè particelle costituite da quark. La terapia utilizza protoni energetici, una forma di radioterapia a fasci esterni che utilizza fasci di protoni, neutroni o ioni positivi per il trattamento dei tumori.
In queste ore è stata potenziata la “cabina di regia” del centro. Ne fanno parte anche professionisti della struttura provinciale competenti nel campo della ricerca. Tra i suoi compiti definire e monitorare il cronoprogramma che porterà alla piena operatività del Centro, individuare le migliori strategie per coinvolgere altri sistemi sanitari regionali e esteri interessati a portare a Trento i loro pazienti, seguire l’integrazione clinica e organizzativa con la rete oncologica provinciale, costruire regole e modalità per l’utilizzo del Centro per attività di ricerca e per eventuali altri utilizzi connessi allo sviluppo di particolari tecnologie.
Alla cabina partecipano il direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, il dirigente generale del dipartimento Salute e solidarietà sociale e quello del Dipartimento della Conoscenza, un ricercatore presso lo stesso dipartimento, il dirigente provinciale che si occupa dell’analisi e lo sviluppo delle politiche sanitarie, il direttore dell’Unità operativa di Protonterapia, il direttore dell’Oncologia medica, il direttore della Radioterapia oncologica, la direttrice del Servizio comunicazione interna ed esterna dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari.
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Cento milioni è l’assegno che la Pat ha staccato per il centro protonterapia dove si curano i tumori molto piccoli. Ora si spera che il sistema sanitario trovi anche 600 mila euro per una camera iperbarica (i pazienti che necessitano delle cure devono andare a Bolzano in struttura privata convenzionata). Qualche motivo ci sarà. Ma tant’è, gioiamo di questo gioiello, senza smettere però di chiedere anche quello più piccolino.
(Angela Pagani, 30.6.2014)
http://www.giornalesentire.it/article/centro-protonterapia-trento-camera-iperbarica-sanita-trentina.html
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