Grazie a un elettrodo impiantato nella spina dorsale, due equipe mediche statunitensi sono riuscite a far riacquisire la mobilità volontaria degli arti inferiori a tre ragazzi paralizzati da anni. Una speranza per i pazienti in tutto il mondo, ma la strada da fare è ancora lunga.
Camminare
ancora sulle proprie gambe. Per Jered Chinnock, Kelly Thomas e Jeff Marquis era più un sogno che una reale possibilità, dopo anni di paralisi. Ora, grazie a un dispositivo elettrico impiantato a livello della lesione al midollo spinale, quel sogno si è realizzato, e quando l’apparecchio è acceso riescono a muovere qualche incerto passo da soli, contando sulle proprie forze. A rendere noto il successo sono le équipe di ricerca della Mayo Clinic e dell’Università di Louisville, rispettivamente dalle pagine di Nature e New England Journal of Medicine. Pur non nascondendo un certo entusiasmo, i ricercatori sottolineano tuttavia come sia necessario andare cauti: non si sa ancora con esattezza come il dispositivo interagisca con l’organismo e pare che non funzioni per tutti i pazienti allo stesso modo.
L’impianto
Quando si ha un incidente, come quello Jered, Kelly o Jeff, che ti spezza la schiena, c’è poco da fare. È praticamente impossibile riparare la lesione e le terapie che si possono intraprendere riguardano soprattutto interventi per stabilizzare la colonna vertebrale, il potenziamento della parte superiore del corpo e la fisioterapia per mantenere un minimo di tono muscolare anche dalla lesione in giù.
È un lavoro costante e impegnativo da fare su se stessi, ma senza grandi prospettive di recupero.
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Un elettrodo restituisce la possibilità di camminare a tre pazienti paralizzati
Grazie a un elettrodo impiantato nella spina dorsale, due equipe mediche statunitensi sono riuscite a far riacquisire la mobilità volontaria degli arti inferiori a tre ragazzi paralizzati da anni. Una speranza per i pazienti in tutto il mondo, ma la strada da fare è ancora lunga
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(foto: Università di Louisville)
Camminare ancora sulle proprie gambe. Per Jered Chinnock, Kelly Thomas e Jeff Marquis era più un sogno che una reale possibilità, dopo anni di paralisi. Ora, grazie a un dispositivo elettrico impiantato a livello della lesione al midollo spinale, quel sogno si è realizzato, e quando l’apparecchio è acceso riescono a muovere qualche incerto passo da soli, contando sulle proprie forze. A rendere noto il successo sono le équipe di ricerca della Mayo Clinic e dell’Università di Louisville, rispettivamente dalle pagine di Nature e New England Journal of Medicine. Pur non nascondendo un certo entusiasmo, i ricercatori sottolineano tuttavia come sia necessario andare cauti: non si sa ancora con esattezza come il dispositivo interagisca con l’organismo e pare che non funzioni per tutti i pazienti allo stesso modo.
L’impianto
Quando si ha un incidente, come quello Jered, Kelly o Jeff, che ti spezza la schiena, c’è poco da fare. È praticamente impossibile riparare la lesione e le terapie che si possono intraprendere riguardano soprattutto interventi per stabilizzare la colonna vertebrale, il potenziamento della parte superiore del corpo e la fisioterapia per mantenere un minimo di tono muscolare anche dalla lesione in giù.
È un lavoro costante e impegnativo da fare su se stessi, ma senza grandi prospettive di recupero.
I tre ragazzi, però, hanno voluto credere nella ricerca, nella tecnologia, e hanno scelto di partecipare a una sperimentazione (Jered con la Mayo Clinic, Kelly e Jeff con l’Università di Louisville): i chirurghi hanno impiantato al di sotto della loro lesione a carico del midollo spinale un elettrodo collegato a un dispositivo (posto nell’addome) che genera impulsi elettrici. Quando il dispositivo è acceso, i pazienti sono in grado di compiere spontaneamente dei movimenti. È bene chiarire che non si tratta di un risultato immediato: senza la riabilitazione intensiva non si sarebbe arrivati a nulla.
L’equipe che ha seguito Jered, per esempio, riferisce che dopo poche settimane dall’impianto, il ragazzo steso su un fianco poteva compiere movimenti simili a dei passi. “Solleva la gamba, scalcia il piede”, era il mantra da ripetere per tutte le sedute di allenamento. Jered è poi riuscito a stare in piedi da solo e infine, dopo 43 settimane e oltre 100 sessioni di allenamento, a camminare sulle proprie gambe.
Coi piedi di piombo
Risultati davvero straordinari agli occhi della comunità scientifica, ma sono gli autori stessi a frenare l’entusiasmo perché c’è ancora tanto da fare e da capire.
Ammettono infatti di non sapere con esattezza come funzioni il dispositivo, cioè in che modo l’elettrodo riesca a veicolare i comandi dal cervello ai muscoli oltre la lesione spinale. Inoltre il team della Louisville ha tentato l’impianto su altri due pazienti, i quali però non hanno avuto il medesimo iter di successo. Sembra dunque che per raggiungere simili risultati debba verificarsi una combinazione di circostanze favorevoli.
I ricercatori pensano infatti che il dispositivo sia efficace quando le vie nervose a valle della lesione sono ancora attive ma dormienti e un po’ arrugginite. Gli impulsi elettrici applicati risveglierebbero questi circuiti, ma solo con una riabilitazione rigorosa, capendo a quali segnali rispondono i vari muscoli, è possibile recuperare i movimenti volontari.
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https://www.wired.it/scienza/medicina/2018/09/25/elettrodo-camminare-paralisi/?utm_source=wired&utm_medium=NL&utm_campaign=daily
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