Le foreste della Terra stanno trattenendo il respiro
(in senso letterale)
Le foreste sono i polmoni della Terra e purtroppo ora a causa dei cambiamenti climatici stanno letteralmente trattenendo il respiro.
Secondo un nuovo studio, a mettere in difficoltà la sopravvivenza delle foreste è il riscaldamento globale….o le scie chimiche che non dicono.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Climate Change il 23 gennaio 2017.
E’ ormai noto secondo i ricercatori che gli ecosistemi della Terra, come gli oceani e le foreste, sono in grado di contrastare gli impatti negativi dell’utilizzo di combustibili fossili rimuovendo l’anidride carbonica dall’atmosfera e agendo come serbatoi di carbonio.
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I ricercatori però sono ancora incerti riguardo le modalità con cui proprio questi ecosistemi risponderanno ai futuri cambiamenti climatici. Si chiedono cioè se le foreste e gli oceani riusciranno a trattenere più Co2 o se ne inizieranno a rilasciare maggiori quantità nell’atmosfera.
A parere dei ricercatori le foreste stanno letteralmente trattenendo il respiro e ancora non è dato sapere cosa succederà nei prossimi anni.
Le foreste riusciranno ancora a trattenere grandi quantitativi di anidride carbonica o a un certo punto arriveranno al collasso e non riusciranno più ad aiutarci a contrastare l’inquinamento?
Marta Albè
Cambiamenti climatici: la foresta amazzonica non assorbe abbastanza CO2
Amazzonia senza fiato. Il “polmone verde della Terra” non ce la fa e fatica ad assorbire anidride carbonica. La causa? La precoce mortalità degli alberi con la conseguenza, ovvio, che tutti i modelli climatici che fanno proiezioni in base all’assorbimento delle foreste tropicali dovranno essere rivisti.
Tutto ciò emerge da uno studio trentennale condotto su questa foresta tropicale da Terra, cioè senza osservazioni satellitari, e descritto in un articolo apparso su Nature da un team inglese dell’Università di Leeds, coordinato da Roel Brienen.
Per calcolare queste variazioni, i ricercatori hanno esaminato 321 lotti di foresta nei complessivi sei milioni di chilometri quadri dell’Amazzonia, identificando 189mila alberi e misurandone il tasso di nascita, di crescita e di morte a partire dagli anni ottanta.
“La mortalità degli alberi è incrementata di più di un terzo a partire dalla metà degli anni ottanta, e questo fenomeno sta influenzando la capacità dell’Amazzonia di stoccare il carbonio”, ha dichiarato Brienen.
Quello che caratterizza le foreste tropicali è il loro ruolo nel mantenimento della salute della Terra: loro sono in grado di assorbire e immagazzinare l’anidride carbonica immessa dall’uomo (uso di combustibili fossili in primis) nell’atmosfera. Queste foreste rendono conto di circa la metà di tutta la CO2 assorbita annualmente dalla biosfera, capacità che si ripercuote sul clima del pianeta, dal momento che l’anidride carbonica è il principale gas serra responsabile del riscaldamento globale.
Gli studiosi hanno ora concluso che questo dato allarmante sarebbe causato da una più alta mortalità di alberi nelle zone vergini della foresta e da una stabilizzazione nella capacità di assorbimento delle nuove piante.
Questo a causa della accresciuta variabilità stagionale del clima amazzonico e del fatto che maggiori quantità di CO2 (inquinamento con la geoingegnaria) in atmosfera anziché favorire lo sviluppo vegetativo degli alberi ne starebbero accelerando la morte.
“Se questa tendenza si conferma nel corso degli anni allora dobbiamo preoccuparci perché significa che l’aiuto che ci ha dato sin qui la natura prima o poi si fermerà e quindi dovremo realizzare riduzioni delle emissioni o fermare l’inquinamento ancora più incisive se vogliamo tenere i cambiamenti climatici sotto controllo”, ha concluso Roel Brienen
Germana Carillo
Greenme.it
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