Le api vengono decimate dalla chimica e dai cambiamenti climatici. Un danno inestimabile per gli ecosistemi e per l’economia
Le api sono nei guai.
Scompaiono dai campi ad un ritmo vertiginoso, gli apicoltori ne trovano sempre di piu’ morte sotto gli alveari, la produzione e’ in grave calo in tutto il mondo.
Si tratta di un fenomeno complesso, come tutti quelli che riguardano gli ecosistemi, ma in questo caso non e’ difficile risalire al responsabile principale della moria: il binomio insetticidi ed effetto serra.
A lanciare l’allarme questa volta e’ il World Watch Institute diffondendo dati che non lasciano margini al dubbio.
Un terzo degli alveari di ape domestica e’ gia’ scomparso e la stessa sorte riguarda quelle selvatiche che soccombono nella competizione con altre specie.
Al danno naturale, si aggiunge quello economico perche’ ? spiegano i ricercatori del World Watch ? il valore dell’impollinazione delle piante e’ stimabile intorno ai 10 miliardi di euro l’anno nel mondo.
La decimazione delle api comincia alla fine degli anni sessanta, quando comincio’ l’uso intensivo di fitofarmaci in agricoltura.
Molti si sono rivelati letali per questi piccoli e preziosi insetti.
Alcuni sono stati vietati nel corso degli anni, ma spesso sono stati rimpiazzati da altri non meno letali.
E’ il caso del imidacloprid e del fipronil due molecole introdotte dalla Bayer nel ’99, di cui e’ stata comprovata la tossicita’.
Alcuni Paesi ne hanno vietata le vendita, altri, come l’Italia, si sono limitati a stabilire alcune limitazioni.
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’annus horribilis e’ stato il 2003.
-Le condizioni climatiche estremamente secche sono state cosi’ avverse che il calo produttivo generale e’ stato di un minimo del 25%, fino ad un massimo del 75% nelle aree piu’ colpite- spiega Enzo Marinelli, ricercatore dell’Istituto sperimentale per la zoologia agraria.
Secondo i dati forniti dai produttori, nel 2003 sette api su dieci non hanno concluso il loro ciclo vitale.
-Il 2004 e’ andato sicuramente meglio, ma gia’ quest’anno la stagione non e’ cominciata bene, questa volta a causa di un inverno troppo rigido e lungo, insomma il contrario del 2003-, spiega ancora il ricercatore.
-Ai problemi causati dall’imprevedibilita’ del clima, vanno aggiunti i danni certi della chimica ? conclude Marinelli -. Senza un impiego piu’ ragionevole delle sostanze chimiche in agricoltura, non possiamo sperare in una inversione di tendenza di questa grave crisi-.
Tratto da www.greenplanet.net
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