La città di Harbin, nella Cina nordorientale, ha letteralmente chiuso per inquinamento. Lunedì 21 ottobre, 11 milioni di persone si sono svegliate avvolte da una cappa di nebbia e smog che ha costretto le autorità a chiudere scuole, strade e aeroporti.
Harbin è una città cinese di circa 11 milioni di abitanti che si trova nella provincia nordorientale di Heilongjiang. Una città tranquilla e non troppo nota, se non fosse che da lunedì è apparsa sulle testate di tutto il mondo con il nome di Airpocalypse (dai termini inglesi “air” e “apocalypse”).
Così l’hanno ribattezzata gli stranieri in Cina quando, il 21 ottobre, nonostante le stazioni meteorologiche prevedessero sole e una temperatura gradevole, i cittadini si sono svegliati immersi in una nebbia di inquinamento che ha costretto le autorità a chiudere le scuole e l’aeroporto dato che la visibilità media era inferiore ai 50 metri.
La causa di questa apocalisse atmosferica è stata la prima ondata di freddo invernale che ha costretto molti edifici all’accensione degli impianti di riscaldamento, spesso alimentati da centrali a carbone. Un gesto che ha portato la concentrazione di polveri sottili fuori da ogni limite accettabile.
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Il livello di pm2,5 ha raggiunto i 1000 microgrammi per metro cubo in alcuni quartieri. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità non si dovrebbero superare i 20 microgrammi e già una concentrazione superiore a 300 viene considerata pericolosa per salute.
Il peggio però non sembra essere ancora arrivato visto che a Pechino i riscaldamenti sono ancora spenti ma i livelli di pm2,5 oscillano già tra 100 e 300 microgrammi per metro cubo. Secondo quanto riportato dal blog “Il cielo sopra Pechino” pochi giorni fa “a Pechino è arrivata Patti Austin, 63 anni, cantante da premio Grammy: doveva tenere un concerto. Le è preso un attacco d’asma appena sbarcata”.
http://www.lifegate.it/it/eco/profit/impatto_zero/news/harbin-apocalisse-atmosferica.html
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