Si dice: “Che meraviglia è la gratitudine! Accende così facilmente il fuoco del cuore e riempie lo spirito con nobiltà. Si dovrebbe svilupparla soprattutto perché la gratitudine è sorella della lealtà”.
Non potremmo anche dire che la gratitudine è il rispetto del servizio? Lo spirito, nello sconforto davanti ad una prova di servizio, saluta in profonda ammirazione questa generosa dimostrazione del cuore ardente, attraverso l’espressione di gratitudine. Un’emozione così necessaria in un modello di perfezione, infonde il desiderio di imitare o di ricompensare. Un sentimento che amorevolmente e sottilmente, guida ad una nuova comprensione dell’utilità del sacrificio.
Al contrario, l’ingratitudine attesta con evidenza la cecità dello spirito che impedisce di riconoscere la maestà del servizio, per l’ignoranza suprema che addormenta il cuore lasciandolo ristagnare nell’avidità egoistica.
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Evitiamo questa ignobiltà e riconosciamo che questa tenera ricompensa del cuore bilancia, nella perfezione della Natura Divina, un servizio offerto per il bene comune. Altra prova della giustizia infallibile del cuore, come fulcro degli sforzi umani.
Con cuore sincero dobbiamo coltivare questo bel fiore, nella corona delle realizzazioni con cui si adornano le basi del futuro
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