come funziona oggi il mercato dei semi?
Rispecchia ancora questo schema naturale vecchio di millenni? Non più.
Oggi le aziende produttrici di sementi hanno creato piante in grado di fruttificare una sola volta. Tali piantine daranno sì frutti o verdure buone, ma i cui semi non sono fertili, perciò inutilizzabili ai fini di una nuova semina. L’anno successivo, perciò, il contadino che aveva acquistato quella determinata pianta sarà costretto a ritornare a comprare altre piantine.
E se al posto della piantina il contadino comprasse semi, la situazione sarebbe sempre di dipendenza. Quei semi produrranno per un solo anno, e poi saranno sterili.
Oggi il mercato dei semi a livello mondiale è dominato da tre società, che insieme detengono il 53% del totale del mercato: Monsanto (che da sola detiene circa il 27% del mercato), Dupont e Syngenta (quest’ultima è uno spin-off di Novartis, la multinazionale svizzera produttrice di farmaci…).
Ma da dove nasce tutto questo?
Come hanno fatto queste aziende ad affermarsi e a imporre il loro mercato di semi brevettati e sterili?
Nel 1994, durante un incontro del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, su pressione degli Stati Uniti venne fatta approvare una norma per la quale si sarebbero potuti brevettare anche gli organismi viventi. Cosa significa? Significa che, da quella data in poi, le aziende avrebbero potuto creare semi ibridi o geneticamente modificati e poi brevettarli: i loro semi, coperti da brevetto, non si sarebbero più potuti piantare senza l’autorizzazione della stessa azienda proprietaria del seme.
Da quel momento, quindi, i contadini sono stati costretti a comprare annualmente i semi da piantare. Ma c’è di più.
Per ogni seme brevettato, le aziende vendono in abbinamento i propri fertilizzanti o pesticidi, senza l’uso dei quali i loro semi difficilmente potranno essere produttivi.
Per intenderci, un agricoltore che decide di piantare un seme Monsanto non può usare un fertilizzante Dupont: rischia di uccidere il seme. Dovrà usare il fertilizzante Monsanto, e per farlo deve firmare un contratto assai vincolante, che lo sottopone a diversi controlli e lo obbliga a ricomprare i semi di anno in anno.
L’idea di abbinare i fertilizzanti e i pesticidi ai semi brevettati trae origine dall’azienda Monsanto. Prima degli anni 1970 la multinazionale statunitense faceva tutt’altro che sementi: produceva prodotti chimici, tra cui il famoso Agente Arancio che, durante la guerra in Vietnam, serviva a distruggere tutta la vegetazione dietro la quale i vietcong si mimetizzavano per infliggere dolorose imboscate all’esercito statunitense.
Quando poi la guerra in Vietnam giunse al termine, con la delusione di tutto il popolo statunitense per le grandi energie impiegate e le perdite subite, la Monsanto capì che il mercato bellico si era di molto ridimensionato e dovette cercarsi un altro settore per creare un nuovo business. Lo trovò nel mercato agricolo, dapprima con i fertilizzanti, e successivamente con le sementi ibride e geneticamente modificate.
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