Esiste una correlazione tra l’autismo e l’inquinamento ambientale.
Il vaccino può diventare pericoloso in alcuni casi specifici, ma non c’è nesso causa effetto, sui bimbi predisposti e intossicati fin dalla gestazione dai metalli pesanti.
Il siero quindi potrebbe fungere solo da scintilla per l’autismo.
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Non si spiegherebbe altrimenti l’aumento delle patologie del neurosviluppo (autismo, deficit attentivi, dislessia, discalculia) nella popolazione che risiede nelle zone più inquinate”.
A dirlo all’Adnkronos Salute è Maurizio Proietti, specialista in malattie del neurosviluppo e componente dell’Isde Italia, Associazione medici per l’ambiente.
Proietti prende le distanze dal caso esploso in questi giorni sul presunto legame tra vaccini e autismo.
Una vicenda nata dopo la decisione dalla Procura di Trani di aprire un’indagine contro ignoti per lesioni colpose gravissime, al fine di accertare un nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino pediatrico trivalente contro il morbillo, la parotite e la rosolia e l’insorgenza di autismo e diabete mellito.
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“Su questo tema non deve esserci una divisione Guelfi-Ghibellini – dice l’esperto – il vaccino non causa l’autismo, anzi è stato fondamentale e lo è tuttora per prevenire numerose malattie.
Ma oggi occorre porsi delle domande sul carico vaccinale a cui sono sottoposti i bimbi”.
“Da anni seguo tantissimi casi di bambini autistici e nel prossimo Congresso nazionale sulle patologie ambientali, in programma a Sulmona dall’11 al 12 aprile – aggiunge – il mio intervento verterà sull’esperienza e i dati osservazionali raccolti sul legame tra autismo e inquinamento da metalli pesanti (mercurio, alluminio e piombo).
Si è visto come una volta messi a dieta i piccoli, senza glutine e glutammato, i bambini hanno avuto dei miglioramenti.
Questo perché – precisa – c’è stato un intervento salutare sulle problematiche intestinali, di cui soffrono, riducendo il carico di citotossine frutto di un’alimentazione contaminata da metalli pesanti”.
“In Usa sempre più ricerche si stanno occupando dei rischi genetici legati all’inquinamento ambientale – suggerisce Proietti, anche componente della commissione delle patologie ambientali dell’Omceo L’Aquila – ma lo fanno anche scienziati italiani come Rosita Gabbianelli dell’Università di Camerino che da oltre 15 anni lavora sul legame tra pesticidi e Parkinson.
E’ chiaro – continua – che anche per quanto riguarda l’autismo servono più ricerche e studi epidemiologici.
Ma dai dati che cominciano ad emergere, ad esempio dalla Terra dei fuochi o dalla zona dell’Ilva di Taranto, emerge chiaramente che sono in aumento le patologie del neurosviluppo”.
Il Congresso nazionale sulle patologie ambientali è organizzato da Omceo L’Aquila con il supporto della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e progettato in collaborazione con Alba Auxilia.
L’obiettivo è di creare interdisciplinarità tra i tanti interlocutori interessati: specialisti con competenze ecologiche, biologiche e cliniche.
Così da comprendere il ruolo dei diversi contaminanti negli alimenti e le patologie correlate alle sostanze xenobiotiche, ovvero di origine naturale o sintetica, ma comunque estranee all’organismo.
http://www.lasaluteinpillole.it/salute.asp?id=18496
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