I dati della Fao sulla fame: diminuisce ma in Africa una persona su cinque è denutrita. I dati dello spreco alimentare in occidente crescono, 18 miliardi all’anno.
842 milioni di persone. Sono quelle che non hanno accesso al cibo, che devono combattere per una minestra o solo un piatto di cereali. In Africa ha fame una persona su cinque, nel mondo la stima è una su otto. Sempre troppe per un occidente che dilapida le risorse sprecando – stime 2011 – 18 miliardi e mezzo di cibo. E parliamo di confezioni da supermercato ancora intatte, quelle che dai nostri frigoriferi pieni vanno direttamente nella spazzatura.
Una persona su otto nel mondo soffre di «fame cronica», scrive l’agenzia delle Nazioni Unite, che evidenzia grandi differenze da una regione all’altra.
L’Africa sub-sahariana resta il continente più colpito e registra il livello di denutrizione più alto del mondo, con il 21% della popolazione colpita.
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Invece la maggior parte dei Paesi asiatici ha registrato una riduzione significativa delle persone sottoalimentate: in venti anni la percentuale è infatti scesa dal 31 al 10,7%. Complessivamente quasi il 60% delle persone denutrite si trova tra il Sud-Est asiatico (295 milioni) e l’Africa sub-sahariana (223 milioni), ma anche in quest’ultima regione la percentuale di popolazione denutrita è fortemente diminuita negli ultimi due decenni, dal 32,7% al 24,8% della popolazione totale.
L’Asia nel suo insieme «non è lontana dal raggiungere» l’obiettivo di dimezzare il numero di malnutriti entro il 2015, rileva la Fao. L’organizzazione ritiene che tale obiettivo «può ancora essere raggiunto» da parte di tutti i Paesi in via di sviluppo, a condizione che siano messi in campo sforzi supplementari per ridurre la fame, anche con maggiori investimenti in agricoltura.
“E in questa situazione noi buttiamo via 18 miliardi di cibo”. Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market, l’esperto in sprechi avverte gli italiani sugli sprechi domestici, quelli nelle case, pari allo 0,96% del pil. Già, perché è lo spreco domestico che soprattutto incide sulla quota annuale del cibo sprecato secondo rilevazioni di Waste Watcher, il primo Osservatorio permanente sullo spreco attivato da Last Minute Market e dall’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari – Dipartimento di Statistica) in collaborazione con Swg. Secondo l’ultima elaborazione di Waste Watcher, gli italiani sembrano pronti a scendere finalmente in campo contro lo spreco alimentare: il 78% degli intervistati si dichiara preoccupato del fenomeno e il 95% chiede da subito maggiori informazioni e indicazioni utili a ridurre lo spreco domestico.
«I dati – aggiunge Segrè – per il nostro Paese sono choccanti, e lo testimoniano rilevazioni aggiornate del nostro Osservatorio Waste Watcher: lo spreco alimentare rappresenta addirittura l’1,19% del pil (circa 18,5 miliardi riferiti al 2011). Una stima della quale «soltanto» lo 0,23% si colloca nella filiera di produzione (agricoltura), trasformazione (industria alimentare), distribuzione (grande e piccola) e ristorazione (collettiva), mentre il resto è tutto a livello domestico e rappresenta lo 0,96% del Pil. Dobbiamo ridurre l’eccesso, il surplus, il ’troppo’, e far crescere l’ “eco”, la “casa grande” – ecologia, natura – e quella “piccola” – uomo, economia – per ritrovare una società fatta di uomini che, nella riduzione al minimo assoluto dello spreco, dell’eccedenza, dell’inutile, vive per durare nel tempo, rinnovandosi continuamente».
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