Un livello elevato di cadmio nell’organismo rende più probabile il decesso per ragioni legate alle malattie del fegato. Il metallo è molto utilizzato a livello industriale per la preparazione di vari prodotti, dalle pile ai rivestimenti per materiali plastici e come fissante. Un’altra fonte è rappresentata dalle sigarette.
Secondo uno studio della Johns Hopkins University School of Medicine chi presenta un livello della sostanza troppo elevato ha una probabilità 3,5 volte maggiore di morire per una malattia del fegato rispetto a chi mostra invece livelli bassi.
I ricercatori guidati da Omar Hyder hanno analizzato i dati relativi a oltre 12 mila partecipanti al National Health and Nutrition Examination Survey, un grande studio prospettico sulla salute dei cittadini statunitensi. Gli scienziati hanno incrociato i livelli di cadmio nelle urine con gli esiti di ultrasuoni utilizzati per
utilizzati per diagnosticare le malattie del fegato più comuni.
Fra le possibili malattie causate dalla sostanza vi è la steatosi epatica non alcolica e la steatoepatite non alcolica, due patologie caratterizzate da depositi di grasso nel fegato che ostacolano la normale funzione epatica nel meccanismo di filtraggio delle tossine del sangue, nel favorire la digestione, nel produrre ormoni e immagazzinare energia.
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Gli uomini sono più colpiti delle donne, protette probabilmente dagli ormoni che, soprattutto durante la menopausa, agiscono sulla distribuzione del cadmio nell’organismo, con un alleggerimento della concentrazione nelle sedi in cui provoca più danni, ovvero nel fegato e nei reni.
Commenta il dott. Hyder: “conosciamo già i rischi per la salute dei metalli pesanti come il piombo e il mercurio, ma non sappiamo molto di quello che il cadmio fa al corpo”, suggerendo la necessità di studi più approfonditi.
http://www.italiasalute.it/1513/pag2/Problemi-al-fegato-a-causa-del-cadmio.html
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